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La patologia vegetale

biologia



La patologia vegetale


La Fitoiatria è una disciplina della fitopatologia che studia tutti i mezzi di cura e le tecniche di lotta contro gli agenti ti danno e le malattie delle piante sia coltivate che ornamentali di interesse 515e47f paesaggistico.

L'agro-ecosistema è definibile come una struttura ecologica, creata dall'uomo, in cui si sviluppa una sola specie (coltura) che a seguito di interventi agronomici, sul terreno, sul clima e sui fattori biologici, fornisce una produzione economica. Per un certo periodo di tempo la fitoiatria è stato sinonimo di lotta chimica, infatti gli interventi con maggior successo difensivo effettuati con prodotti chimici di sintesi. L'evoluziorie di questi prodotti, molto spesso tossici o velenosi, ha seguito la crescente importanza del problema fitopatologico che si veniva ad evidenziare in campo agrario.

L'uso delle sostanze chimiche risale al 1600/1700 con l'impiego di arseniati, solfato di rame, cloruro di mercurio e nicotina, ma è nel 1881 che la chimica fa il suo ingresso trionfale nella pratica agricola con la scoperta (Millardet) dell'attività antiperonosporica del solfato di rame. Questi farmaci, oggi chiamati di prima generazione, sono stati sostituiti, nel dopoguerra, da altri quali i carbammati, i fosforganici e i derivati dell'urea, le triazine i cloroderivati ed altri che sono conosciuti comunemente come fitofarmaci di seconda generazione.



Sono nati così gli antiparassitari di terza generazione che, seppur molto diversi tra loro, hanno in comune la caratteristica di essere molto selettivi, sia nei confronti dei vegetali, sia nei confronti dei fattori naturali di limitazione ed hanno un basso impatto ambientale; tra questi ricordiamo i bioinsetticidi, i ferormoni, i regolatori di crescita, ed altri.

Generalità L'adozione degli interventi fitoiatrici può avvenire in due momenti diversi:

‑ profilassi: l'intervento è programmato preventivamente allo scopo di impedire o di ridurre l'instaurarsi del processo infettivo oppure di impedire o ridurre la eventuale infestazione parassitaria sull'ospite vegetale;

‑ terapia: l'intervento viene effettuato successivamente l'insorgere della malattia o della infestazione;

I mezzi utilizzati in fitoiatria per il controllo delle malattie sono molteplici:

mezzi la cui azione è mirata e diretta nei confronti del patogeno o comunque della causa della malattia; sono i più diffusi (es.: lotta chimica, quasi sempre di tipo terapeutico, lotta biologica);

mezzi che intervengono sull'ambiente per renderlo più idoneo alla coltivazione e sempre meno o ai patogeno/parassiti (es.: pratiche colturali di tipo preventivo);

mezzi che tendono ad aumentare le capacità intrinseche di resistenza del vegetale alle malattie o agli attacchi dei parassiti (es.: miglioramento genetico‑preventivo).

Mezzi e metodologie: La fitoiatria è intesa come l'unione di tutti i mezzi di lotta, compatibili con le esigenze ecologiche, che integrandosi a vicenda ottengono la massima copertura con il minore danno ambientale.

I principali mezzi di intervento utilizzabili in Fitoiatria sono i seguenti:

interventi agronomici;

‑ interventi con mezzi fisici;

‑ interventi con mezzi legislativi;

‑ interventi con mezzi biologici;

‑interventi con mezzi biotecnologici;

interventi con mezzi chimici.

INTERVENTI DI TIPO AGRONOMICO

Queste cure hanno lo scopo fondamentale di creare le migliori condizioni di vita per la coltivazione in atto, cercando contemporaneamente di avversare i patoge­ni/parassiti.

Gli interventi di tipo agronomico sono:

la scelta di seme selezionato riduce la possibilità di seminare semi infestati; ad esempio cariossidi di frumento esenti da agenti delle Carie oppure il seme della Erba medica esente da Cuscuta;

l'epoca di semina anticipata o posticipata oppure la scelta di varietà precoci o tardive permette di sfuggire a infestazioni per lo sfasamento delle fasi fenologiche con il ciclo biologico del patogciIo/parassita:

le sistemazioni idraulico‑ agrarie e le lavorazioni fatte opportunamente riducono l'insorgenza di marciumi radicali, perché favoriscono lo smaltimento delle acque in eccesso;

le rotazioni che comportano la mancanza di una specie per un certo periodo di tempo, riducono la presenza dei parassiti specifici;

le potature, se ben fatte, sono una pratica di difesa diretta, eliminando parti infette o degradate; o indiretta perchè facendo assumere forme adatte permet­tono adeguate insolazioni e arieggiamenti.


INTERVENTI CON MEZZI FISICI E MECCANICI

Questi mezzi agiscono sia direttamente sul patogeno oppure indirettamente, creando condizioni che ostacola­no la diffusione degli agenti patogeni e di danno. Fanno parte di questi interventi: la sterilizzazione dei terricci di coltivazione con calore; la distruzione dei focolai di inoculo e/o infezione; la dendrochirurgia su organi legnosi; la protezione dalle avversità meteoriche (reti antigrandine, irrigazioni antibrina, barriere frangivento), la protezione delle ferite con opportuni mastici, le spazzolature ai tronchi infestati da forme svernanti di Insetti, la raccolta degli adulti di Insetti per ridurre la popolazione anfigonica, la bruciatura dei residui delle potature di vite attaccate da Bostrichidi e altri.

Si può mettere in atto un'intervento fisico/meccanico con i metodi seguenti

- con temperature sufficientemente alte (maggiori di 50°C) si possono disinfestare derrate alimentari oppure gli organi di propagazione di alcune bulbose. In questo caso le temperature (circa 40'C) dovranno essere rigorosamente controllate per evitare danni termici alla pianta;

- il fuoco può essere utilizzato per la distruzione di nidi di defogliatori (processionarie) o delle ramaglie di potatura con eventuali insetti dannosi;

- l'acqua che in particolari condizioni permette la disinfestazione di frutta.

- la difesa dalle avversità meteoriche che risparmia traumi infettanti ostacolando parassiti da ferita quali la Botrytis,

Questi mezzi hanno una importanza rilevante in quanto svolgono una azione sinergica con altri interventi, aumentando l'efficacia di questi, e per la loro natura non inquinante non hanno controindicazioni ecologiche.

La loro utilizzazione singola non sempre risolve il problema ma se inserita nel contesto di una integrazione degli interventi (lotta integrata) spesso determinano il successo della difesa delle coltivazioni.

INTERVENTI CON MEZZI LEGISLATIVI

Legge 2876/96 che abolisce la lotta a calendario e introduce la soglia di intervento. Viene poi rinnovata da agenda 2000.


INTERVENTI CON MEZZI BIOLOGICI

l concetto di mezzo biologico è insito nel significato etimologico del prefisso "bio" «che comprende, in esso, ogni essere vivente; pertanto gli interventi con mezzi biologici consistono nello sfruttamento degli antagonismi naturali allo scopo di controllare le popolazioni dei fitofagi e degli agenti di malattia.

Lotta biologica consiste nella conservazione e nell'uso degli antagonisti esistenti nell'ambiente naturale, con la finalità di controllare la densità delle popolazioni fitofaghe e mantenerle entro limiti considerati al di sotto soglie economiche di danno. Metodologie di lotta biologica

Innanzitutto occorre evidenziare le due linee d'azione fondamentali, sinergiche tra loro e spesso applicate contemporaneamente, che essa propone:

- protezione e potenziamento degli antagonisti presenti in natura;

- uso degli antagonismi presenti in natura

- metodo inoculativo Lo scopo è quello di creare allevamenti di parassitoidi nell'ambiente stesso. Rientra in questo metodo l'immissione periodica di entomofagi già introdotti ma presenti a basse soglie.

- metodo protettivo: consiste nel creare e mantenere zone di protezione per ospiti alternativi; ad esempio la presenza dalle siepi.

- metodo propagativo: si riferisce alle specie di altri ambienti importante senza i loro nemici naturali; in questo caso si devono introdurre nel nuovo ambiente antagonista o gli antagonisti naturali dell'ambiente originario. La finalità di questo metodo è il controllo permanente.

metodo inondativo: si riferisce alla esigenza di contenere, in tempi brevi, la popolazione di un fitofago; in questo caso vengono immessi nell'ambiente agenti biotici come se fossero insetticidi.

Nella lotta biologica contro gli Insetti vengono considera tutti quegli organismi che predano o parassitano degli Insetti; gli agenti biologici possono essere:

- entomofagi: uccelli, artropodi predatori e/o parassitoidi;

- agenti patogeni: virus, batteri, funghi, pro protozoi e nematodi.


ENTOMOFAGI

Uccelli insettivori che nel loro insieme costituiscono una importante forza di contenimento delle popolazioni fitofaghe. Se si considera che un uccello insettivoro può mangiare, nell'arco di un anno, una quantità di insetti circa 100 volte il proprio peso ci si rende conto della loro azione di contenimento.

Si devono creare, nell'ambiente agrario, zone di rifugio e ripristinare le alberate e le siepi per consentire la sosta e la nidificazione. Tra gli insettivori più comuni ricordiamo il picchio rosso maggiore, la rondine, il cuculo e la capinera.

La lotta biologica contro gli insetti fitofagi si avvale di artropodi entomofagi tra cui il gruppo più attivo è rappresentato da insetti predatori e da insetti parassitoidi; inoltre possono essere utilizzati anche acari predatori che si nutrono indifferentemente di insetti ed altri acari fitofagi.

Sono considerati predatori quegli artropodi che, in uno o più stadi della metamorfosi, si nutrono direttamente della preda che viene, da essi, attivamente ricercata spostandosi nell'ambiente. I predatori appartengono prevelentemente agli Ordini dei Rincoti, Neurotteri, Coleotteri e Ditteri.


INTERVENTO CON MEZZI BIOTECNOLOGICI

Il termine biotecnologia è stato codificato, nel 1982, dalla Federazione Europea di Biotecnologia come «l'utilizzazione integrata di biochimica, microbiologia e ingegneria per realizzare applicazioni tecnologiche partendo dalla proprietà di microrganismi, di colture cellulari e di altri agenti biologici».

Le applicazioni biotecnologiche spaziano in tutti i campi dell'attività biologica dell'uomo, dalla diagnostica clinica alla industria farmaceutica; dall'energia all'industria chimica; dalla agricoltura alla difesa ambientale.

In agricoltura l'uso delle biotecnologie ha trovato molteplici applicazioni che possono essere raggruppate in tre grandi settori:

- produzione: aumento della capacità produttiva attraverso l'incremento della attività simbiotica tra microganismi e piante; ad esempio i batteri simbionti, azotofissatori, delle Leguminose;

- creazione di nuovi genotipi: la tecnologici genetica, attraverso il trasferimento di geni da un individuo all'altro, ha prodotto nuove varietà di piante in grado dì avere caratteristiche di adattamento, resistenza e produttività diverse a quelle precedenti;

- difesa contro le avversità: nella lotta contro gli Insetti fitofagi si sono fatti grandi progressi anche in funzione della conoscenza e delle tecniche proposte dalla biotecnologia;

Nel settore specifico della difesa delle piante le biotecnologie utilizzate sono:

- uso dei ferormoni (trappole sessuali, disorientamento)

- uso della tecnica del «maschio sterile» (autocidio).

- uso dei regolatori dello sviluppo.


TECNICHE DI USO DEI FERORMONI

I ferormoni sono sostanze prodotte da specifiche «ghiandole esocrine «dette ghiandole a ferormoni». L'impiego di queste sostanze è ormai consolidato nella lotta guidata contro i fitofagi; vengono utilizzati ferormoni di tipo sessuale e quelli di tipo aggregante/disperdente,

è praticata, con discreto successo, nella difesa dei magazzini e nel controllo delle popolazioni infestanti dei frutteti (lotta guidata) .

Per l'impiego dei ferormoni sono stati individuati due obiettivi opposti:

- attrazione e cattura: per effettuare catture massali o di monitoraggio;

- disorientamento o confusione: per annullare o ridurre la possibilità di avvicinamento riproduttivo.

Attrazione e cattura

Tecnica del monitoraggio: consiste nella possibilità di poter censire le popolazioni dannose allo scopo di programmare i trattamenti di difesa delle coltivazioni. Vengono usati feromoni sessuali che attraggono i maschi in apposite trappole. Le trappole di cattura per il monitoraggio sono costituite da:

- un capsula contenente il ferormone fa diffondere;

- un supporto ricoperto di collante al cui centro viene collocata la capsula;

- un coperchio di varia forma con fessure o fori che consentono il passaggio degli insetti

Gli insetti attirati dal ferormone si incollano sul supporto e possono essere censiti.

Tecnica della cattura massiva: consiste nella possibilità di poter catturare i maschi di una specie dannosa per ridurre al minimo l'attività riproduttiva. Il metodo può essere applicato solo nelle specie non partenogenetiche.

Questa tecnica è attuabile in ambienti con caratteristiche particolari quali magazzini o grandi comprensori boschivi.

Le trappole di cattura massale sono costituite, fondamentalmente, da:

- una capsula contenente il feromone;

- un imbuto con finestrature, chiuso in alto da un coperchio; l'imbuto è cosparso internamente da una sostanza molto scivolosa;

- un sacchetto di raccolta degli insetti catturati.

Disorientamento o confusione

Questo metodo applica lo stesso concetto della cattura di massa: distrazione dei maschi dalla riproduzione.

Il metodo, applicabile solo nelle specie non partenogenetiche, consiste nella «copertura» della naturale emissione ferormonale delle femmine, con la diffusione dello stesso ferormone di richiamo sessuale; i maschi disorientati non trovano le femmine e pertanto non avviene l'accoppiamento.

La diffusione del ferormone è fatta con due modalità:

- diffusione a concentrazione normale del ferormone: in questo caso occorrono molti diffusori che costituiscono altrettanti luoghi riproduttivi, vanificando la ricerca delle femmine;

- diffusione ad elevata concentrazione: in questo caso la grande quantità di ferormoni «copre» la emissione naturale delle femmine che non vengono individuate.

I diffusori possono essere di due tipi: a diffusione o evaporazione del ferormone, oppure a microcapsule; questi ultimi servono per la distribuzione di alte concentrazioni di ferormoni su grandi superfici, possono essere distribuiti dai normali mezzi per i trattamenti antiparassitari.


TECNICA DELL'AUTOCIDIO

La lotta autocida fonda i suoi presupposti sulla possibilità di ridurre la popolazione di insetti dannosi utilizzando la sterilizzazione di individui (maschi) da immettere nell'ambiente; questi maschi, conservando la loro potenzialità sessuale entrano in competizione con quelli fertili e accoppiandosi con le femmine fanno deporre uova non feconde. La sterilizzazione degli insetti viene fatta, laboratorio mediante radiazioni ionizzanti (x e gamma) oppure con sostanze chemiosterilizzanti.


TECNICHE DI USO DEI REGOLATORI DELLO SVILUPPO

Questo metodo di lotta biotecnologica si basa sulla possibilità di interferire sui processi di (sviluppo embrionale e postembrionale degli insetti modificando l'equilibrio tra gli ormoni che regolano no la muta e le varie fasi della metarnorfosi.

Questi nuovi insetticidi "regolatori dello sviluppo o grow regulation" sono molto selettivi e svolgono la loro azione su due particolari metabolismi, caratteristici dello sviluppo degli insetti: la muta e la metamorfosi. Questi due metabolismi sono regolati da due ormoni: I'ecdisone e la neotenina.

Il primo presiede alla muta permettendo il distacco della vecchia cuticola e di conseguenza l'accrescimento lineare dell'insetto. Il secondo, chiamato ormone della giovinezza, mantiene l'insetto allo stadio giovanile. Lo sviluppo dell'insetto è il risultato dell'equìlibrio fra i due ormoni: il primo che fa accrescere l'insetto in volume e mantiene inalterate le strutture Il secondo che cambia le strutture. I composti a base di ormoni giovanili (neotenina ed altri) hanno maggior successo perchè si sono rivelati attivi sia nei confronti delle crisalidi, delle uova, degli embrioni ed infine sterilizzano le femmine che depongono uova sterili. Attualmente i regolatori dello sviluppo utilizzati in agricoltura si possono raggruppare in due categorie:

- regolatori dello sviluppo che agiscono sul rinnovamento della cuticola interferendo sul metabolismo dell'ecclisone;

- regolatori di crescita che simulano l'azione di sostanze secrete dagli insetti, quali la neotenina; queste sostanze vengono chiamate juvenoidi. INTERVENTI CON MEZZI CHIMICI

ZI CHIMICI La lotta con mezzi chimici consiste nell'utilizzo di principi attivi, inorganici oppure organici di sintesi, per prevenire e

La lotta con mezzi chimici consiste nell'utilizzo di principi attivi, inorganici oppure organici di sintesi, per prevenire e combattere le malattie delle piante; tali prodotti prendono il nome di Antiparassitari o Fitofarmaci.

Questa definizione è stata sostituita ed ampliata con il nuovo D.P.R. del 24 maggio 1988 n' 223 che regolamenterà, inoltre, anche la nuova classificazione dei fitofarmaci tenendo conto della «tossicità acuta»; la nuova definizione è:

«Sono considerati antiparassitari, ai sensi del presente decreto, i preparati pronti all'impiego nella forma in cui sono forniti all'utilizzatore destinati ai seguenti scopi:

a) distruggere gli oriranismi nocivi alle piante ed ai prodotti vegetali o prevenzione l'azione;

b) favorire o regolare la produzione vegetale, quando non si tratti di concimi o di altre sostanze destinate al miglioramento del terreno;

c) conservare i prodotti vegetali, compresi quelli che servono a proteggere il legno, quando non esistono particolari disposizioni in materia di conservanti, eccettuati i prodotti per rivestimenti che non contengano nessuna sostanza conservante che penetri nel prodotto vegetale;

d) distruggere le piante indesiderate;

e) distruggere talune parti di piante o impedirne uno sviluppo indesiderato;

f) rendere inoffensivi o distruggere gli organismi nocivi diversi da quelli che attaccano le piante, nonché gli organismi importuni od impedirne l'azione». Composizione di un antiparassitario. Il principio attivo è la sostanza che esplica l'azione diretta nei confronti del patogeno/parassita; è pertanto la sostanza dotata di tossicità intrinseca.

I coformulanti sono sostanze che vengono aggiunte al principio attivo al fine di migliorare la sua azione e la sua persistenza.

Le sostanze inerti non svolgono nessuna funzione specifica ma servono solamente a diluire il principio attivo, favorendo la buona riuscita della formulazione.

La quantità, espressa in %, di principio attivo presente in un antiparassitario costituisce il titolo; per legge esso deve essere riportato sulla confezione, questo obbligo non sussiste per i coformulanti e per gli inerti. I coformulanti che possono essere aggiunti al principio attivo sono diversi; la loro utilizzazione è valutata dai tecnici addetti alla formulazione e dipende dal: tipo di principio attivo; tipo di formulazione; tipo di impiego del formulato. I coformulanti possono essere raggruppati in categorie. tensioattivi o bagnanti, emulsionanti, disperdenti, adesivanti, antideriva. I principali formulati polveri secche, polveri bagnabili, polveri solubili, liquidi solubili, emulsioni oleose, pasta, microcapsulati, granulari, fumiganti. La tossicità intrinseca è rappresentata dal danno che un prodotto, il principio attivo, esplica nei confronti dell'organismo «bersaglio».

- il meccanismo di azione che consiste nella capacità di raggiungere i punti vitali; l'azione può avvenire in due modi: nel primo è sufficiente la lisi della parete cellulare per intaccarne il contenuto; nel secondo è necessaria la penetrazione, anche senza lisi;

- l'azione del principio attivo a livello cellulare: questa consiste nella sostituzione, nella competizione o nella aggressione dei sistemi biologici (respirazione, regolazione nervosa, ecc.) del patogeno.

La disponibilità, di un fitofarmaco, è la capacità di liberare il principio attivo, in presenza di vari stimoli, e di farlo arrivare a contatto con il «bersaglio»; questa disponibilità dipende da fattori collaterali quali la la prontezza di azione, la persistenza e la presenza di coformulanti che ne migliorano l'azione; ad esempio nella poltiglia bordolese l'aggiunta di calce consente al rame (principio attivo) una azione prolungata nel tempo.

- la copertura: rappresenta il grado di distensione del principio attivo sul vegetale; se il principio attivo non «tutela» tutta la superficie trattata, - il deposito: rappresenta la quantità di prodotto che rimane, sulla superficie del vegetale, dopo il trattamento.

- il residuo: viene definito come la quantità di principio attivo che rimane, sull'organo vegetale, dopo un determinato periodo di tempo dal trattamento fitoiatrico. Il concetto di residuo differisce da quello di deposito in quanto quest'ultimo si riferisce alla quantità di prodotto che si ferma sul vegetale e che ha azione sui parassiti presenti nel momento contingente; mentre il residuo spiega l'azione prolungata e preventiva che, quanto del principio attivo arrivato sul vegetale, ha nei confronti delle generazioni future.

-la prontezza di azione: definisce la capacità di un principo attivo di svolgere immediatamente le sue funzioni.

- la persistenza di azione: si intende la capacità di un fitofarmaco di prolungare la sua azione nel tempo; dipende dai fattori quali quantitativi già descritti ed in modo particolare dalla azione residuale;

la miscibilità: si intende la proprietà, intrinseca di un antiparassitario, di essere compatibile e quindi miscibile con uno o più formulati.

Ouesti prodotti vengono raggruppati in tre grandi categorie: citotropici: sono composti che pur venendo assorbiti dai tessuti vegetali, non sono mobili e si localizzano nei punti in cui sono entrati ed al limite nelle zone limitrofe; transiaminari: sono composti dotati di buona mobilità cellulare; essi vengono assorbiti é trasclocati da cellula a cellula, sia in senso laterale che trasversale (passano indifferentemente dalla pagina fogliare inferiore a quella superiore e viceversa); sistemici: sono prodotti estremamente mobili; essi vengono assorbiti ed entrano nel flusso linfatico raggiungendo anche le parti della pianta che non sono state oggetto del trattamento.

Tossicità dei fitofarmaci

I principi attivi presenti negli antiparassitari sono sostanze potenzialmente tossiche per l'uomo; le intossicazioni possono essere provocate essenzialmente in due modi:

- contaminazione accidentale: si verifica quando durante la preparazione e la distribuzione degli antiparassitari no* si adottano le precauzioni necessarie;

- contaminazione alimentare: si verifica per l'ingestione di derrate alimentari che contengono «residui tossici».

Possiamo distinguere tre vie di intossicazione:

- per inalazione: si verifica quando l'assorbimento avviene per inspirazione mentre si preparano e si distribuiscono le poltiglie, senza l'uso delle apposite maschere di protezione o quando queste sono in cattivo stato di manutenzione (filtro sporco e/o inattivo).

- per contatto o dermale: si verifica quando l'assorbimento avviene per contatto tra l'epidermide e il prodotto

per ingestione: si verifica quando si ingeriscono alimenti contenenti residui di principio attivo.

Il decadimento, è chiamato periodo di carenza o tempo di sicurezza viene stabilito per legge, ed è caratteristico per ogni antiparassitario e per ogni specie coltivata e obbligatoriamente deve essere indicato sulla confezione commerciale. Esso esprime il numero di giorni che devono trascorrere l'ultirno trattamento e la raccolta del prodotto ed suo eventuale consumo. Dopo tale periodo i residui tossici presenti, espresso in pprn (mg/kg) devono rimanere dentro valori chiamati limiti di tolleranza; questi esprimono la quantità massima di prodotto residuo che può essere presente sulla coltivazione, trascorso il periodo sicurezza, quindi al consumo.

CLASSIFICAZIONE DEGLI ANTIPARASSITARI

1° classe: comprende i presidi sanitari più tossici e che possono provocare intossicazioni mortali, anche per l'uomo. La loro DL50 è la più bassa ed è inferiore a 50 mg/kg di peso vivo. Sulle confezioni dei fitofarmaci di l' classe devono essere indicate: la scritta VELENO; il teschio con tibie incrociate poste su fondo giallo-aranciato.

2° classe: comprende i fitofarmaci che presentano una notevole tossicità per l'uomo. La loro DL50 è compresa tra 50 e 500 mg/kg di peso vivo. Sulle confezioni dei fitofarmaci di 2' classe devono essere indicate: la scritta NOCIVO;

la croce di S. Andrea su fondo giallo-aranciato.

3° classe: comprende i fitofarmaci la cui DL50 è maggiore di 500 mg/kg di peso vivo; presentano una tossicità relativamente molto più bassa dei precedenti ma comunque possono ancora determinare intossicazioni pericolose. Sulle confezioni dei fitofarmaci di 3 a classe deve essere indicata la scritta «ATTENZIONE MANIPOLARE CON PRUDENZA».

4° classe: in questa classe vengono convenzionalmente compresi tutti quei fitofarmaci la cui DL50 è sempre maggiore di 500 mg/kg di peso vivo ma che, rispetto a quelli di terza classe, comportano trascurabili rischi di intossicazione, per l'uomo.




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