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Architettura cinquecentesca
Nel Cinquecento si completa e si perfeziona quel percorso, iniziato nel 1400, che prese il nome di Rinascimento, e che coinvolse numerosi aspetti della vita culturale del tempo. Sotto il punto di vista architettonico si definiscono quei presupposti di recupero del repertorio classico, avviati nel secolo precedente, che vengono adesso arricchiti attraverso le rielaborazioni personali dei grandi protagonisti dell'epoca. Alcuni fattori storico-culturali confluiranno nel clima generale concorrendo alla definizione dell'architettura rinascimentale. Nel 1492, avviene la scoperta dell'America; le rivelazioni di 858g69i Copernico conducono ad un processo di laicizzazione che si riversò nella capacità di interpretare la nuova visione laica dello sviluppo di edifici e città. Il 1500 è il secolo delle città ideali, caratterizzate da un disegno dalla geometria regolare contrapposto al "disordine" delle città medievali. Ma, mentre nell'edificio, il principio geometrico bene si addiceva al suo funzionamento, in un organismo complesso come una città, l'adesione a rigidi canoni geometrici contrastava con le esigenze di vita reale della popolazione; pertanto tali città rimasero spesso disegni utopici, funzionanti solo a livello teorico, poiché il gioco di geometrie, semplici o articolate che fossero, certamente non serviva a risolvere le molteplici varianti un complesso sistema urbano. Tuttavia in certi casi si crearono da queste premesse, dei piccoli esempi, degli stralci di città ideale all'interno delle meravigliose città casuali, stratificate nella loro storia. In questi casi si raggiunsero dei piccoli capolavori, forse proprio perché circoscritti ad episodi urbani e non estesi a tappeto in tutto il contesto delle città, come ad esempio la michelangiolesca piazza del Campidoglio, a Roma. Il 1500 porta con sé una diffusa esigenza di rinnovamento religioso destinata a creare una vera e propria crisi all'interno della Chiesa, che si dividerà in seguito alla cosiddetta Riforma protestante di Lutero. Il Concilio di Trento del 1545, darà inizio ad un periodo che prenderà il nome di Controriforma, e che condurrà alla nascita di nuovi ordini religiosi: quello dei Gesuiti, dei padri Filippini e dei Cappuccini. Tali ordini si faranno promotori di una serie di attività costruttive.
Già nel 1400 ci si
era orientati verso una ricerca di proporzionalità degli edifici, che interessò
sia l'alzato che la pianta. L'interesse cominciò a convergere verso la pianta
centrale, che potendo essere inscritta in un cerchio -forma geometrica pura per
eccellenza-, venne nel tempo adottata come prevalente. Le chiese, pertanto,
vengono sempre più progettate con pianta a croce greca abbandonando
progressivamente la forma a croce latina. Un importante esempio di opera
architettonica a pianta centrale è il tempietto di San Pietro in Montorio di
Bramante, del 1502,dove la pianta centrale si pone in un rapporto di assoluta
armonia con tutte le parti dell'edificio. A Roma viene eletto nel 1513 Papa
Giulio II che inaugurerà una stagione di grandi opere architettoniche. Uno
degli eventi che maggiormente caratterizzò il periodo, fu senza dubbio il
concorso per la fabbrica di San Pietro. Chiesa dal fortissimo valore simbolico,
ambita meta da raggiungere per molti grandi architetti dell'epoca. Vi parteciparono
oltre al Bramante anche artisti illustri come Raffaello e Michelangelo,
Sangallo e Peruzzi. Agli inizi del Cinquecento, la basilica di San Pietro in
Vaticano, che risaliva ai tempi di Costantino, si presentava con dimensioni
ormai inadeguate all'importanza acquisita nel corso dei secoli... Papa Giulio
II, stabilisce l'abbattimento della precedente Basilica a favore di una sua
riedificazione, più grande e imponente e ne affida il progetto a Donato
Bramante, che concepì una pianta a croce greca, coronata da una grande cupola
all'incrocio dei quattro bracci. Successivamente all'opera del Bramante,
rimasta incompleta, si prospettarono nuove soluzioni. Il progetto di Raffaello
auspicava per la chiesa un ritorno alla pianta longitudinale. Successivamente
Antonio da Sangallo il Giovane preparò un progetto che prospettava un organismo
ibrido tra un edificio a pianta centrale ed uno a pianta longitudinale,
aggiungendo al progetto originario di Bramante un corpo anteriore davanti
all'ingresso, stretto ai due lati da due torri. Infine Michelangelo, pittore,
scultore e architetto, dal
Il 1500 è anche il
secolo dei trattati, scritti per esemplificare i nuovi principi architettonici,
e per dettarne con chiarezza metodologie di applicazione. Trattatista fu il
Vignola, il Serlio ed Andrea Palladio. Palladio, architetto, operò
prevalentemente a Vicenza e a Venezia. Applicava anche con una certa
attenzione, nelle sue opere architettoniche i principi dell'architettura
rinascimentale riuscendo però a raggiungere un linguaggio proprio,
originalissimo. Se ne possono distinguere i termini nella Basilica di Vicenza
ed in alcune chiese edificate a Venezia come il Redentore e San Giorgio
Maggiore. Infine le ville palladiane, che si trovano nelle campagne venete,
sono diventate tra gli edifici più amati dagli inglesi, che dal XVII secolo in
poi hanno fatto riferimento ad esse per esportare lo stile "palladiano" in
America, Australia, India e Sud-Africa, facendone la bandiera dell'architettura
coloniale inglese. Alcune soluzioni sperimentate da Palladio, come l'ordine
gigante che si estendeva fino a comprendere in altezza due piani di un
edificio, successivamente divennero frequentissime.
Nel 500, agli architetti-pittori subentrano gli architetti-scultori, che si ispirano di preferenza alle opere di architettura romana invece che a quelle della greca; ed è qui da notare che i romani furono più eccellenti geometri che artisti.
In questo periodo si possono distinguere due scuole: una che riveste di ornati classici, specie romani, le forme dell'architettura romanza, più libera cioè; l'altra che si attiene più freddamente ai modelli classici.
La prima fiorisce in Lombardia, l'altra è costituita dagli imitatori e commentatori delle regole vitruviane.
Caratteristica di questo periodo è dunque la profusione degli elementi romani e cioè di colonne, frontespizi, nicchie, cornicioni, ecc., di cui si rivestono chiese, palazzi e ville.
Le finestre si adornano dei famosi frontoni triangolari o circolari, le facciate di colonne e pilastri con gli ordini sovrapposti secondo le regole di Vitruvio e ove non v'è sovrapposizione predomina lo stile dorico; la cornice inoltre assume forma di vera trabeazione.
Altro carattere importante nelle facciate è la decorazione policroma ad affresco o a graffiti monocromi, tendenza che si afferma specialmente nell'Italia settentrionale.
Riguardo alle chiese la pianta rimane pressoché invariata; si modifica solo la facciata, che, come si è detto, si va ornando di colonne, di nicchie che si popolano di statue, le quali trovano posto anche sul frontone.
Si usa anche il campanile, spesso abbinato nella facciata; ma quella che si è resa ormai indispensabile è la cupola, che nel secolo precedente era stata oggetto di particolare studio da parte dell'architetto.
Degna di speciale studio ed attenzione è però la decorazione architettonica, derivante naturalmente anche essa dalla greco-romana non disunita dallo studio della natura.
Può essere suddivisa in plastica e piana. Alla prima appartengono i bassorilievi in genere sia in marmo che in bronzo o in stucco, alla seconda i mosaici, le incrostazioni, i graffiti, ecc.
Le combinazioni ed intrecci geometrici non si usano più; si intrecciano ghirlande e festoni svolti con eleganza senza pari; fiori, frutta, foglie formano un tutto grazioso ed equilibrato. vuoti corrispondono i ripieni, ogni motivo ha il suo perchè ed occupa il suo spazio senza invadere quello degli altri. Si crea il putto e lo si associa alla flora, disposto graziosamente in mille guise.
Torna in auge anche la fauna, vera o fantastica, ma sempre ispirata alla natura e quindi leoni, chimere, ippocampi, delfini, uccellini e sono anche molto usati gli utensili che le molteplici industrie avevano apportato e cioè incudini, squadre, martelli, vasi, boccali, cornucopie, ecc.
Anche nella decorazione, anzi particolarmente in essa, si notano nel 500 le due tendenze, vale a dire quella settentrionale, derivante dai maestri comacini, che si usò niella Lombardia e nel Veneto, più libera e fantastica, e l'altra più dotta e sobria ispirata alle palmette, dentelli, perle ed ai fogliami classici, e ciò specie nella Toscana.
In questo frattempo si diffuse l' uso dello stucco e delle terracotte a stampo. Nell'interno delle chiese e delle case la decorazione è subordinata alle forme architettoniche.
Da ricordarsi infine le famose grottesche usate per la decorazione delle sale e delle logge; pare sia stato Morto da Feltre il primo a usarle o il Pinturicchio, mentre Raffaello e i suoi discepoli le portarono a perfezione.
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