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Adolf Loos

architettura



Adolf Loos


È un personaggio estremamente particolare, attivo nel periodo della secessione viennese: pur essendo contemporaneo dei maggiori esponenti di questo movimento ha un orientamento opposto, e fa sentire 434d36e fortemente la sua voce. La sua opera è fondata sul mantenimento della funzione di abitazione delle case, lasciando la monumentalità a costruzioni funerarie o ai monumenti: K. Kraus (altra voce fuori dal coro, in ambito linguistico) scrisse "io e Loos abbiamo passato la vita cercando di spiegare ai viennesi la differenza tra urna e vaso da notte", in netto contrasto alle tendenze di migliorare tramite l'arte la vita delle persone. Un atto vitale (fare la pipì) non può essere cambiato di significato tramite l'arte. Loos stesso scriveva "dove saranno tra 10 anni le opere di Olbrich? L'ornamento moderno non ha né predecessori né discendenza, viene salutato con gioia dalla gente al suo apparire, ma ben presto viene dimenticato". Importante sottolineare che non critica la decorazione in sé (comunque secondo lui sintomo di arretratezza, non di modernità), ma la volontà di creare un qualcosa di nuovo, di moderno, senza alcun legame con la tradizione, con quanto avvenuto prima. È una posizione particolare, non compresa dai critici fino agli anni '70: lo ritenevano ipocrita, quando inseriva nelle sue composizioni (all'interno) delle rifiniture particolari. Loos decora, ma non per questo pretende di fondare da zero la sua architettura, cerca dei legami con il passato. Van de Velde pensava e disegnava tutto, in modo da costruire una scenografia attorno al suo cliente, mentre Olbrich decorava in maniera maniacale le superfici (entrambi applicando il "moderno"): utilizzavano l'arte per riscattare la bruttezza della vita. Loos scriverà "qualora si appendesse ad una cella carceraria una composizione tessile di Van de Velde, sarebbe un inasprimento della pena": ma non perché le composizioni di Van de Velde siano brutte, ma perché tolgono la vita, non lasciano spazio alla libertà individuale (sono pensate per risolvere le esigenze della persona). Stesso discorso negli edifici: quando nasce un bambino, o muore qualcuno (fatti cioè legati profondamente alla vita), ha ben poco importa della tappezzeria. Le architetture di Loos sono pensate per assolvere al loro compito, con interni curati a dispetto dell'aspetto esterno (che desta scandalo). Soprattutto raccoglie e impiega una professionalità particolare in tutte le parti interne: le parti lignee sono ben fatte, come le finiture in marmo, . Alla morte di Wellich, il suo artigiano del legno, scriverà lamentando l'insoddisfazione dei suoi futuri clienti, che non potranno più avere le composizioni, che rappresentavano grande esperienza e conoscenze.




Nell'arredamento del caffè Museum (presto soprannominato Nihilismus; Vienna 1899 ) non inserisce elementi troppo sfarzosi (come nel Barber Shop di Velde), tuttavia si nota una cura maniacale dell'arredamento in legno.

Nella sua casa (Vienna 1903, ) realizza un ambiente semplice, confortevole: ma non è spoglio, è pieno di particolari ben realizzati. 

Presso Montreaux, nel 1904/07, ristruttura la villa Karma : esternamente non dice molto, ma all'interno si trovano delle finiture di pregio, coscienziosamente pensate e realizzate (al solito). L'uso di marmi pregiati non è in contraddizione con quanto sostiene circa i moderni: Loos è convinto dell'importanza di mantenere e portare ai massimi livelli le conoscenze artigianali, e per questo è assolutamente necessario appoggiarsi a basi storiche, passate (vedi la novella delle selle). Gli artigiani non hanno il compito di inventare cose nuove (come pretendevano di fare a Darmstadt e poi al Werkbund): custodiscono le tradizioni, senza ripetere ciecamente, ma seguendo la naturale evoluzione delle tecniche. Per questo i suoi marmi sono il prodotto della custodia di un modo di ornare.

Il negozio Knize (Vienna 1910/13) ha degli interni coerenti per un negozio di moda; eccezionale la trovata dello specchio sulla scala, che amplia la spazialità; sarà molto apprezzato e studiato (Le Corbusier).

Il piccolo spazio del Kartner bar viene trattato a Boaserie in legno, con elementi in alabastro (molto usati anche in passato) che rendono una luce particolare; in alto una striscia di specchi, che aumentano la spazialità.

La casa vagone (Vienna 1910) ha un esterno che richiama per l'appunto a una forma nuova, dell'era contemporanea. Come in tutte le case d'abitazione di Loos non parla dell'interno (a questo proposito ritiene Vienna una città alla Potëmkin: "falsi" palazzi, che in realità sono case in affitto); l'interno invece parla dei proprietari. Quasi sempre troviamo livelli sfalsati, gioca sui volumi.



Tra i pochi edifici pubblici che Loos affronta c'è la "casa per i miei sarti" (progettata per estinguere i suoi debiti nei loro confronti.; Vienna 1909/11): sarà criticatissima, tale da meritargli una diffida per attentato al decoro pubblico, che accoglierà con felicità come patentino di artista! Ritiente il suo lavoro conforme a quanto avrebbero fatto, nell'ipotesi della risurrezione, i grandi architetti del passato: a Vienna non c'è mai stata pietra, la tradizione è quella dell'intonaco (da cui la facciata spoglia, anonima), delle paraste sarebbero proprio fuori posto! Altro discorso per il basamento, del tipo commerciale, senza tradizione: allora applica concetti moderni, in quanto gli antichi non avrebbero avuto soluzioni (marmo, con pilastri circolari e una trave in acciaio orizzontale). Apparentemente paradossale il suo apprezzamento per Otto Wagner: si toglie il cappello dinanzi al maestro ma "smonta" le concezioni dei suoi allievi! In realtà Wagner non ha mai lavorato con l'intento di reinventare qualcosa: ha cercato una mediazione, sostanzialmente custodendo l'arte dell'architettura (ma, appunto, seguendo i tempi). La sua adesione alla secessione avviene proprio in quanto architetto moderno, che segue i tempi.

In occasione del mausoleo a Max Dvorak (1921) emerge il suo pensiero secondo cui in tempi di modernità, l'Architettura è possibile soltanto per tombe e monumenti. Interessante anche il suo comportamento di fronte al concorso per la sede del Chicago Tribune (1922), dove era "soltanto" richiesto "l'edificio più bello del mondo". Tra le varie proposte si pensa anche a delle colonne, come forma principe dell'architettura: Loos allora propone di sciegliere perlomeno una bella colonna! È evidentemente contrario a queste tendenze: la sede di un giornale non può essere un'architettura "sporca di tempo" (come diceva A. Riegl). Loos criticherà lucidamente anche la concezione secondo cui l'architettura è in continua evoluzione, verso soluzioni sempre migliori: ci sono invece periodi bui, ritorni...






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