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LE ORIGINI DELLA SEMIOTICA - CINE-SEMIOLOGIA

comunicazione



LE ORIGINI DELLA SEMIOTICA

Semiotica: studio dei segni, della significazione e dei sistemi significanti

Realismo platonico (filo class.): affermazione dell'assoluto e oggettiva esistenza degli universali, cioè convinzione che forme, essenze e concetti astratti esistono indipendentemente dalla percezione umana

Realismo aristotelico (filo class.): la convinzione che gli universali esistono solo negli oggetti del mondo esterno

Realismo ingenuo (filo class.): credere che il mondo sia quale lo percepiamo ("vedere è credere")



Realismo del senso comune (filo class.): convinzione dell'esistenza oggettiva di fatti e il tentativo di vedere questi fatti senza idealizzazioni

Sesto Empirico (Stoici) distingue i tre aspetti del segno in significante, significato e referente

John Locke: primo filosofo moderno a usare il termine "semiotica", da semiotiké, o dottrina dei segni il cui compito è considerare la natura dei segni che la mente usa per la comprensione delle cose o per la trasmissione della sua conosc. ad altri

Metalinguaggio (Carnap): quando il linguaggio parla di se stesso, come nel caso della linguistica; distingue tra il linguaggio che usiamo per parlare e quello che usiamo per parlare del linguaggio

Semiologia (Sauss., '22): scienza che studia la vita dei segni nel quadro 616i82g della vita sociale (dal greco semeion, segno)

Segno (Peirce): "qualcosa che rappresenta qualcosa per qualcuno in qualche rispetto o capacità"; s. iconico: un segno determinato dal suo oggetto in virtù della sua stessa natura interna; s. indexicale: segno determinato dal suo oggetto dinamico in virtù dell'essere in relazione reale con esso; s. simbolico: si basa su un rapporto interamente convenzionale tra il segno e l'interpretante

Funzione segnica (Eco): la correlazione tra un'espressione (occorrenza materiale) e il suo contenuto; processo di semiosi, cioè la produzione del significato, coinvolge una triade di entità: oggetto (ciò di cui il segno sta al posto); interpretante (l'effetto mentale generato dalla relazione tra il segno e l'oggetto, interprete). Semiosi infinita (processo per cui i segni si riferiscono solo ad altri segni, così che il significato viene costantemente rinviato

Sincronico (Sauss.): quando tutti gli elementi messi in gioco da un fenomeno linguistico appartengono a un unico e identico momento della medesima lingua

Diacronico (Sauss.): quando un fenomeno linguistico prende in considerazione elementi appartenenti a tempi e stadi di sviluppo diversi all'interno della stessa lingua

Langue (Sauss.): il sistema della lingua condiviso da una comunità di parlanti

Parole (Sauss.): gli atti linguistici individuali resi possibili dalla lingua, cioè le enunciazioni performate da singoli parlanti in situazioni reali

Segno (Sauss.): l'unione di una forma che significa - il significante - con un'idea significata - il significato; l'opposizione originaria di significante/significato costituisce il principio fondante della linguistica strutturale

Significante (Sauss.): il segnale sensibile, materiale, acustico o visivo che innesca un concetto mentale, cioè il significato

Significato (Sauss.): la rappresentazione mentale, assente, evocata dal significante

Significazione (Sauss.): la relazione tra significante/significato, che secondo S. è arbitraria

Paradigma (Sauss.): un insieme virtuale o "verticale" di unità che hanno in comune il fatto di essere legate da relazioni di somiglianza e contrasto e che possono essere scelte per essere combinate con altre unità (relazione paradigmatica)

Sintagma (Sauss.): dimensione "orizzontale" del discorso, ossia quella particolare sequenza degli elementi che lo rendono un intero dotato di senso (relazione sintagmatica)

Formalismo Russo (FR): a partire dal 1915-30; esponenti: Jakobson, Sklovskij, Ejchenbaum, Tynjanov

Letterarietà (FR): ciò che rende un dato testo un'opera letteraria; è inerente alla forma del testo e va cercata nelle scelte stilistiche, nel grado di consapevolezza rispetto alla forma

Straniamento (Sklovskij, FR): modo in cui l'arte acuisce le percezioni e mette in corto circuito le forme abituali di ricezione; funzione dell'arte poetica è colpirci per aumentare la nostra consapevolezza, sovvertire le nostre percezioni abituali

Verfremdungseffekt o distanziamento (Brecht, FR): procedura attraverso cui un'opera d'arte, in modo politicamente consapevole, rivela contemporaneamente il processo della sua produzione e quello della struttura sociale

Dominante (FR): la componente che mette a fuoco un'opera d'arte e che regge, determina e trasforma le altre componenti

Discorso interiore (Vygotskij, FR): sorta di flusso dialogico interno alla coscienza individuale che ha origine nell'infanzia e continua nell'età adulta; ha una sintassi alterata e abbreviata, tende alla condensazione e distorsione dei sintagmi

Circolo di Batchin (CB): in contrapposizione al metodo formalista; esponenti: Kristeva, Todorov, Batchin

Oggettivismo astratto (CB): un approccio che, attribuendo alla lingua un sistema di norme formali, inevitabilmente ne ignora l'eterogeneità e l'evoluzione (critica di Batchin a Sauss.)

Translinguistica (CB): teoria del ruolo dei segni nella vita e nel pensiero umano (vs. segno e sistema di Sauss.)

Multiaccentualità (CB): capacità del segno di suscitare toni e valutazioni variabili in base allo specifico contesto socio-culturale in cui viene impiegato

Strutturalismo di Praga (SP): è un circolo linguistico ma si occupa della semiotica di forme artistiche; Tynjanov, Jakobson, Mukarovsky

Rivoluzione fonologica (SP): distinzione tra la disciplina della fonetica (studio dei suoni da un pdv fisico e materiale) e la fonologia (studio dei suoni in rapporto alla funzione svolta nel sistema della lingua)

Schema comunicativo di Jakobson: si presenta come una sorta di anello o circuito verbale che consente all'analista di individuare il tratto dominante nei vari usi linguistici; emittente (funz. emotiva), ricevente (funz. conativa), messaggio (funz. poetica), codice (funz. metalinguistica), contatto o canale (funz. fàtica), contesto (funz. referenziale)

Strutturalismo: secondo Barthes è una modalità di analisi di prodotti culturali che nasce dai metodi della linguistica contemporanea; secondo Piaget è una metodologia di indagine basata sui tre principi della totalità, dellatrasformazione e dell'auto-regolamentazione

Strutturalismo olistico: postula l'esistenza di strutture, determinate deduttivamente, che eccedono le occorrenze empiriche

Strutturalismo atomistico: individua le strutture attraverso una generalizzazione di carattere induttivo

Lévi-Strauss: fa uso del metodo saussuriano in antropologia; applica la logica linguistico-strutturale a tutti i fenomeni e le strutture sociali, mentali e artistiche; la vera essenza del mito sta nei "fasci di relazioni" che li uniscono opposizioni strutturanti

Propp: nella teoria del racconto scopre che tutte le fiabe analizzate hanno identiche caratteristiche strutturali (31 funzioni invariabili e 6 dramatis personae)

Strutturalismo letterario: sostenuto da Barthes, Torodov, Eco, Genette. Anni '60 e inizio '70 è l'apice dell'imperialismo semiotico: il metodo semio viene applicato ad aree precedentem. considerate non-linguisitche o inferiori; inizio anni '60 emerge la semiotica del cinema. L'orientamento politico della teoria contemporanea del cinema ha origine nella Contestazione

Ideologia (Althusser): un sistema di rappresentazioni (img, miti, idee, concetti) esistenti e aventi un dato ruolo in una società; oppure: l'espressione del rapporto immaginario degli uomini con le loro ideali condizioni di esistenza. L'ideologia opera attraverso l'interprellazione, cioè tutte le pratiche sociali e le strutture che chiamano in causa gli individui, e così facendo conferiscono loro un'identità sociale

Screen: rivista inglese degli anni '70; atteggiamento critico, privilegio alla dimensione spaziale e sincronica

Denaturalizzazione: esame di prodotti sociali e artistici per discernere i codici culturali e ideologici operativi in essi

Spettatore: inteso come "soggetto desiderante", viene posto al centro dell'istituzione cinematografica; l'approccio psicanalitico mette in luce la dimensione "metapsicologica" del cinema, ovvero le modalità di attivazione e regolamentazione del desiderio dello spettatore

Post-strutturalismo (Derrida): fine anni '60, spec. Francia; attacco al modello saussuriano e alla semiotica strutturalista; mette a cfr l'impulso tipicamente strutturalista verso la sistematicità con tutto ciò che viene escluso e represso da quella stessa sistematicità. Il decostruzionismo viene definito come uno spostamento di interesse dal significato al significante, dall'enunciato all'enunciazione, dallo spaziale al temporale, dalla struttura alla "strutturazione"

Disseminazione linguistica e testuale (Derrida): il processo di scivolamento semiotico in base al quale i segni si muovono senza sosta verso l'esterno, verso imprevedibilmente nuovi contesti di significato

Traccia (Derrida): il segno è una traccia lasciata da una catena infinita di ri-significazioni instabili all'interno di un contesto di intertestualità (la dipendenza di ogni testo da una moltitudine di figure, convenzioni, codici e altri testi antecedenti

Sous rature (Derrida): o "sotto cancellazione", pratica in base alla quale la stessa mossa che chiama in causa un concetto deve anche, allo stesso tempo, metterlo in crisi

Différance (Derrida): sospeso tra "essere diverso" e "rinviare"; designa il processo attraverso cui viene riprodotta un'opposiz. tra due termini costitutivi, instaurando quindi un'irrisolvibile alternanza tra struttura e ciò che viene represso da essa

Logocentrismo (Derrida): tradizione che assume il logos (il riflesso di una verità originaria dotata di coerenza intrinseca) come origine e sede della verità

Fonocentrismo (Derrida): convinzione che solo il discorso orale può rappresentare adeguatamente i significati presenti nella coscienza del parlante, mentre la scrittura rappresenterebbe rispetto ad esso una mediazione di secondo grado

II. CINE-SEMIOLOGIA

Tynjanov: vede il cinema come strumento per presentare il mondo visibile attraverso un insieme di segni significanti, prodotti da procedure cinematografiche quali l'illuminazione e il montaggio

Ejchenbaum: vede il cinema come "discorso interiore", traduzione di tropi linguistici (costruzioni sintagmatiche) in immagini

Polisemia (Barthes): concetto per cui l'img condivide con altri segni, compresi quelli linguistici, la proprietà di essere aperta a una molteplicità di significazioni

Ancoraggio (Barthes): un espediente verbale che "disciplina" la polisemia dell'img inducendo l'osservatore a seguire una lettura preferenziale

Codice: un sistema di differenze e corrispondenze che rimane costante attraverso una serie di messaggi (sinonimo di langue); il messaggio indica le sequenze significative generate dalla codificazione degli enunciati comunicativi

Codici operativi nel segno iconico (Eco): c. percettivi, c. della ricognizione, c. della trasmissione, c. tonali, c. iconici (figure, segni, semi), c. iconografici, c. di sensibilità e gusto, c. retorici, c. stilistici, c. dell'inconscio

Eredi di Saussure: Hjelmslev, Martinet, Benveniste - per i quali l'obiettivo della cine-semiologia è quello di cercare le equivalenze tra unità linguistiche e filmiche doppia articolazione; unità minime

Unità semiotica o linguistica: è una classe di entità costruite dal linguista allo scopo di ridurre la caotica eterogeneità del linguaggio a una matrice di principi generativi. I linguisti cercano di stabilire unità minime dalla cui combinazione deriva il linguaggio stesso

Articolazione: in semiotica, ogni forma di organizzazione che produce unità distinte ma comparabili; doppia articolazione: nel sistema linguistico, sorta di "abbinamento" di differenze fonetiche con differenze concettuali. Martinet approfondisce e distingue in morfema ("unità significante" o unità di senso che costituisce la prima articolazione) e fonema (livello non-significante, costituito da unità di suono puramente distintive; è la seconda articolazione)

Cinèmi (Pasolini): unità minime del linguaggio cinematografico, sono rappresentate dai vari oggetti che occupano il quadro; raggrupati in un'unità più grande danno forma all'inquadratura (il morfema, nella lingua naturale). nb cinèma e fonema sono diversi, perché i piani e le inquadrature presi singolarmente hanno cmq significato, la loro combinazione non è obbligatoria

Triplice articolazione dell'img (Eco): sono unità di significato riconoscibili immediatamente; 1_semi altamente codificati, 2_segni iconici, 3_segni della percezione

Metz: obiettivo della cine-lingua è individuare i processi significanti del cinema; cinema è un linguaggio (e non una lingua) perché consente solo una comunicazione rinviata; perché non possiede l'equivalente del segno linguistico arbitrario; perché l'analogia (pur presente) piano/parola e sequenza/frase è cmq problematica; perché il linguaggio non è accessibile come un codice, e infatti l'abilità di produrre enunciati filmici dipende dal talento, dall'esperienza e dall'accesso all'attrezzatura; perché il linguaggio cine è permeabile all'iniziativa e alla creatività individuale (la lingua naturale lo è molto meno)

Linguaggio cinematografico (Metz): è l'insieme di msg la cui materia di espressione consiste di cinque tracce o canali, ovvero l'img fotografica in movimento, la voce, i rumori, la musica e la scrittura. Il cinema è un linguaggio in quanto "unità tecnico-sensoriale" afferrabile da un'esperienza percettiva. È costituito dalla totalità di codici e sottocodici cinematografici (vedi "quasi-lingua") nella misura in cui le differenze che li dividono sono provvisioriamente messe da parte per poter trattare il tutto come un sistema unitario

Grande sintagmatica (Metz): è una tipologia dei diversi modi in cui il montaggio ordina lo spazio e il tempo nei diversi segmenti del film narrativo; figure sintagmatiche sono le unità che organizzano le relazioni spaziali e temporali secondo varie combinazioni. Metz utilizza tre criteri per identificare, delimitare e definire i segmenti autonomi: l'unità di azione (continuità diegetica), il tipo di demarcazione (dispositivi di punteggiatura) e la struttura sintagmatica (principi di pertinenza che consentono di identificare i segmenti maggiori). Metz usa la parola sintagma per designare sia le unità autonome dal pdv narrativo sia la struttura secondo cui i singoli piani possono essere raggruppati, riservando invece i termini "sequenza" e "scena" per designare i tipi specifici di sintagma

Diegesi (Metz): indica gli eventi e i personaggi colocati in un racconto, cioè il significato del contenuto narrativo, i personaggi e le azioni considerati "per se stessi", senza riferimento alla mediazione discorsiva; è anche la storia (cfr. histoire di Genette) quale è ricevuta e percepita dallo spettatore; è una costruzione immaginaria: spazio e tempo finzionali in cui il film opera

Livelli di narrazione in letteratura (Genette): diegetico (che deriva dal racconto primario), extradiegetico (inserzione narrativa nella diegesi), metadiegetico (pertinente alla narrazione di un narratore secondario)

Opposizioni binarie (Metz): un sintagma può essere costituito da un piano o da più di un piano; può essere cronologico o acronologico; e se è cronologico può essere consecutivo o simultaneo, lineare o non-lineare, continuo o discontinuo

Prove di commutazione (Metz): i sintagmi sono commutabili, una sostituzione sul piano del significante produce un determinato cambiamento sul piano del significato

GS - 1_piano autonomo:   un sintagma formato da un unico piano

GS - 2_sintagma parallelo:   due motivi che si alternano senza una chiara relazione spaziale o temporale

GS - 3_sintagma a graffa: brevi cene organizzate intorno a un concetto, senza successione temporale

GS - 4_sintagma descrittivo:    oggetti mostrati in successione, con coesistenza spaziale

GS - 5_sintagma alternato:   montaggio alternato che implica simultaneità temporale

GS - 6_scena:    continuità spazio-temporale percepita senza interruzioni o rotture

GS - 7_sequenza a episodi:   riassunto simbolico di diversi stadi della vicenda secondo uno sviluppo cronol. implicito

GS - 8_sequenza ordinaria:   azione presentata ellitticamente per eliminare dettagli "secondari" e in cui i salti spaziali e temporali vengono occultati dal montaggio in continuità

Piano autonomo si distingue in: (a) piano sequenza e (b) inserto (non-diegetico, diegetico dislocato, soggettivo, esplicativo)

Medium pluricodico (Metz): codici cinematografici specifici; codici non specifici; sottocodici filmici

Pro e contra GS, pagg. 66/67

Quasi-linguistica (Metz): il cinema è un medium pluricodico, parecchi rimangono constanti ma non ce n'è uno principale (cod. cinematografici specifici e non-specifici); i sottocodici filmici rappresentano usi specifici del codice generale (sono in competizione fra loro, incorporazione/esclusione)

Norme estetiche (Mukarovsky): in ogni momento storico un regista (artista) può disporre di un insieme di alternative sul piano estetico, un insieme di sostituzioni più o meno probabili all'interno di un contesto funzionale

Sistema testuale (Metz): l'organizzazione profonda di un testo filmico considerato come totalità singolare; una configurazione risultante dalle scelte compiute tra i diversi codici disponibili al regista. Il sistema testuale non è intrinseco al testo: è costruito dall'analista

Dislocamento percettivo "non-finalizzato" (Metz): il lavoro di costante ristrutturazione e dislocazione attraverso cui il film "scrive" il suo testo, modifica e combina i suoi codici mettendo alcuni di essi contro gli altri, e così costruisce il suo sistema

Écriture o scrittura cinematografica (Metz): indica il processo in base al quale il film lavora con e contro diversi codici per costituirsi come testo; è il processo che produce il dislocamento dei codici

Eccesso (Heath): manifestazioni dell'immaginario all'interno del simbolico che tradiscono, o mettono in rilievo, la minacciosa pluralità del soggetto; più in generale, indica tutti gli aspetti del testo non controllati dalle sue forze unificanti

Omogeneità (Heath): forze unificanti nel testo (forze centripete in Batchin)

Eterogeneità (Heath): forze che disgregano e frammentano l'unità del testo (forze centrifughe in Batchin)

Analisi testuale cinematografica (p.74): procede isolando un numero ridotto di codici e poi tracciando le loro interrelazioni lungo il testo filmico. Ha una maggior sensibilità per gli aspetti formali specificatamente cinematografici; rivela una consapevolezza metodologico; ha un approccio ai film radicalmente diverso rispetto al passato (moviola); ha un nuovo vocabolario derivato dalla linguistica strutturale, dalla narratologia, dalla psicoanalisi, dalla semiotica; è un tipo di studi caratterizzato dal senso del relativismo ("l'analisi avrebbe potuto.")

Frammento indeterminato (Bellour): è un frammento stabilito dall'analista invece che basato su un codice pre-esistente come la GS; è definito in base a: assenza/presenza di movimento di macchina, tipo di inquadratura, punto di vista

Effetti di rima (Bellour): dispositivi che si fanno carico della differenza a livello del racconto, attraverso un ordinato intreccio di somiglianze, contrasti, simmetrie e asimmetrie che si dispiegano lungo il testo

Volume testuale (Bellour): ripetizioni e variazioni che consentono l'avanzamento del discorso filmico; incrementi differenziali ripetono elementi di un codice in modo da produrre sia continuità (e comprensione) sia discontinuità (e interesse)

Ripetizione (Bellour): r. esterna (1) è relativa al processo di produzione; (2) è la ripetibilità o "ostinata identità testuale" dello stesso film/testo; r. interna (1) è la ripetizione elementare del quadro stesso; (2) è l'alternanza o l'opposizione strutturale di due termini attraverso il ritorno di uno o entrambi; (3) evoca la ripetizione testuale complessiva

Materie dell'espressione cinematografica (Ballour): rumore, dialogo, immagine, singole inquadrature, testo

Punteggiatura filmica (Metz): effetti di demarcazione usati allo stesso tempo per separare e collegare segmenti filmici

Macro-punteggiatura (Metz): è attiva non a livello delle singole inquadrature, ma piuttosto a livello del rapporto fra interi sintagmi. Questi dispositivi non sono segni analogici e quindi non rappresentano direttamente né un oggetto né un insieme di oggetti; eppure lo spettatore li accetta come se facessero parte dell'universo diegetico. Gli effetti di punteggiatura non sono necessariamente visibili (es. taglio netto e grado zero dell'enunciaz.); la dissolvenza incrociata assume significati diversi a seconda della sua collocaz. nella catena filmica: può essere dispositivo di puntegg., effetto ottico, marca di un'ellissi temporale

Iris di apertura e chiusura: nel cinema classico, specialmente muto, venivano usati per isolare una porzione specifica dell'inquadratura oppure come equivalenti delle dissolvenze; effetto stilistico virtuosistico nella Nouvelle Vague francese

Materia di espressione del cinema (Metz): rumore, dialogo, immagine, musica, materiali scritti

Discorso (Metz): nel caso del dialogo verbale del film, indivdua: 1_interamente diegetico (quello dei personaggi in quanto voci nella finzione); 2_non-diegetico (commento esterno, off, di un parlante anonimo); 3_semi-diegetico (commento in voce over condotto da uno dei personaggi)

Suono (Bordwell/Thompson): 1_diegetico semplice (fonte interna alla storia, tempralmente simultaneo all'img); 2_diegetico esterno (fonte materiale all'interno dello spazio della storia, di cui i personaggi sono consapevoli); 3_diegetico interno (sembra provenire dalla mente di un personaggio interno alla storia, del quale gli altri non sono consapevoli); 4_diegetico dislocato (ha origine nello spazio della storia, ma evoca un tempo anteriore/posteriore alle img cui è sovrapposto); 5_non-diegetico (musica di atmosfera o voce di un narratore esterno)

Diegetizzazione progressiva: processo in base al quale una musica inizialmente presentata come non-diegetica viene ad assumere funzione diegetica entro la fine del film

Vococentrismo (Chion): la tendenza di registi e critici a privilegiare la voce rispetto ad altri elementi della colonna sonora (musica e rumore)

Suono acusmatico (Chion): suono che si sente senza vederne la fonte; quattro caratteristiche: ubiquità, panopticismo, onniscienza, onnipotenza

Deacusmatizzazione ironica: processo per cui a una voce senza corpo gliene viene finalmente dato uno

Punto d'ascolto (Chion): indica la "prospettiva" del suono secondo tre dimensioni, in funzione della sua collocaz. durante il processo di produzione, della sua collocaz. all'interno della diegesi, e in funz. della comprensione da parte dello spettatore

Fenomeni di mascheramento sonoro (Chion): rumore improvviso a causa del quale viene esclusa strategicamente una parte della colonna sonora

Tono emotivo della musica: in relazione all'azione e alla diegesi, musica ridondante (rafforzamento del tono emotivo); musica in contrapposizione (musica che "va contro" la dominante emotiva)

Colonna musicale (Chion): 1_musica empatica (che partecipa a e trasmette le emozioni dei personaggi); 2_musica anempatica (che mostra un'apparente indifferenza); 3_musica didattica in contrappunto (in cui l'apparente disinteresse è finalizzato a suscitare un'idea precisa, ironica)

Codici di riconoscimento iconico (Metz): nella colonna visiva, i codici che impieghiamo per riconoscere gli oggetti

Codici di designazione iconica (Metz): nella colonna visiva, i codici in base ai quali assegniamo agli oggetti un nome

Letteralismo (Ejchenbaum): quelle istanze filmiche in cui l'impatto visivo di un'inquadratura deriva dalla sua rigorosa fedeltà a una metafora linguistica, es. angolazione della macchina da presa, look down on [guardare dall'alto in basso]

Discorso interiore (Ejchenbaum): l'esperienza di guardare un film è accompagnata da un continuo processo di discorso interiore, in base al quale le img e i suoni sono proiettati su una sorta di schermo verbale che funziona da terreno costante di generazione del significato e da colla tra inquadrature e sequenze

Mainstream della cine-semiologia (Formalismo Russo, Circolo di Batchin, Strutturalismo di Praga, Semiologia saussuriana) // Altre correnti: Peirce (riletto da Deleuze in congiunzione con Bregson); a Deleuze non sta a cuore "cosa il cinema significa" ma "come il cinema pensa e presenta il reale, o si presenta come tipo di realtà"; Gruppo di Taru + studiosi sovietici (sist. modellante primario: lingua naturale; sist. mod. second.: linguaggi artistici); Chomsky (estesa allo studio del testo filmico, la grammatica generativa studia i criteri che garantiscono coerenza al progredire del testo filmico); Carrol sostiene l'esistenza di una grammatica del cinema; Colin è convinto che non ci sia una sostanziale differenza tra i meccanismi di base del film e quelli che regolano le lingue naturali)

III. NARRATOLOGIA DEL CINEMA

Racconto: la co-occorrenza di due o più eventi (o di una situazione e un evento) collegati logicamente e unificati da una tematica coerente, che si svolgono in un determinato tempo

Analisi del racconto: si occupa dello studio delle strutture narrative e delle modalità di comprensione del racconto; e dell'interazione tra i diversi livelli dell'opera narrativa, distinguendono gli elementi: il profilo della storia e la struttura della trama, le sfere di azione controllate dai diversi personaggi, il modo in cui le informazioni narrative vengono canalizzate e controllate attraverso il pdv, la relazione che il narratore intrattiene con gli abitanti e gli avventimenti del mondo della storia

Narratologia (Todorov): è il nome formale per l'analisi del racconto

Fabula: talvolta tradotta come storia, è la forma di organizzazione dei rapporti tra i personaggi e la forma di organizzazione delle azioni in quanto si sviluppano in ordine cronologico (Sklovskji). È una serie di eventi in relazione logica e cronologica causati o esperiti dagli attori [.] Eventi, attori, temporalità e ambientazione costituiscono tutti insieme il materiale della fabula (Bal). È il materiale grezzo o la struttura di base della storia antecedente alla sua organizzazione in forma artistica. È un costrutto immaginario che lo spettatore/lettore creano o astraggono dagli spunti e dalle informazioni offerti dal racconto. Per Sklovskji, la f. è il nucleo su cui costruire la narrazione; per Tynjanov è un costrutto, una proiezione dello spettatore/lettore (le opere più avanzate sul piano estetico fanno quasi a meno della f.); per Galan "il cinema poetico è un cinema senza storia"

Sjuzet: l'organizzazione in forma artistica, o "deformazione", dell'ordine causale-cronologico degli eventi. Spesso è tradotto come intreccio (plot); in esso l'ossatura di base degli eventi della fabula è rimodellata in una forma esteticamente soddisfacente attraverso l'impegno di dispositivi artistici. Alla base di sjuzet c'è la nozione formalista di straniamento

Nota: Sklovskji vede il cinema come prosa (anche Ejchenbaum); Tynjanov vede il cinema come poesia (cfr. Formalisti)

Cine-frase (Ejchenbaum): le modalità secondo cui le associazioni di inquadrature nel montaggio ritagliano l'azione in pezzi e frammenti sequenziali, come nell'interazione tra establishing shot [piano di ambientazione], campo medio e primo piano

Bordwell: descrive dettagliatamente il modo in cui il sjuzet entra in relazione con la fabula; logica narrativa lineare (segue la fabula) e complessa (scombina la sequenza causa/effetto); temporalità narrativa lineare (si aritcola in momenti successivi) o complessa (intero repertorio di possibili relazioni temporali sjuzet/fabula); accentuazione del ruolo dello stile nella costruzione del sjuzet: in certe opere, il motore principale del soggetto è lo stile; l'analisi del racconto ha senso quando prevale la dimensione narrativa, cioè la fabula

Autonomia - della strutt. narrativa dalle manifestaz. specifiche dei singoli media consente adattamenti da un medium all'altro

Analisi strutturalista/semantica (Lévi-Strauss), p.104: si occupa della relazione tra i segni e i messaggi prodotti dal racconto e il più ampio sistema culturale che conferisce loro significato; scomposizione secondo opposizioni binarie; analisi testi cinematografici interpretati in forma di testo mitico (cfr film western). Critica a L-S: non è possibile ignorare completamente il ruolo della trama

Analisi sintattica del racconto (Propp): lo studio dell'organizzazione sintagmatica degli eventi della trama, intesa come sorta di "motore" del progresso e dello sviluppo narrativo

Segmentazione (Bellour): una serie coerente di piani contentente una certa quantità di opposizioni

Alternanza (Bellour): la distribuzione sistematica delle opposizioni da un'inquadratura all'altra; 3 codici nell'organizzaz. delle opposizioni: il punto di vista (vedente/visto), la messa in quadro (vicino/lontano), i movimenti di macchina (immobile/mobile)

Modello di analisi sintattica della trama : Propp applica il suo approccio (portare alla luce la sintassi strutturale dell'opera narrativa) alla fiaba popolare russa; il metodo è valido anche per altre forme popolari, es. film Hollywood o programmi tv

Funzione (Propp): l'operato di un personaggio determinato dal pdv del suo significato per lo svolgimento della vicenda. Le apparentemente innumerevoli "azioni" o "eventi" delle storie possono essere ricondotte a una tabella di trenutno funzioni che rimangono costanti e sono ricorrenti all'interno del genere; esse si verificano nella stessa sequenza in ogni fiaba, anche se talvolta alcune possono venire omesse

Dramatis personae o ruolo (Propp): i personaggi sono condensati in sette figure standard (il cattivo, il donatore, l'aiutante, la figlia del re e suo padre, il dispensatore, l'eroe, il falso eroe). Un pers. può svolgere ruoli diversi, o più pers. un unico ruolo

Sfera d'azione (Propp): funzioni e ruoli costituiscono insieme le sfere d'azione; ognuno dei 7 ruoli ne ha in gestione una

Passo (Propp): parecchie funzioni accorpate insieme, che rappresentano una distinta linea di azione; una fiaba può essere composta da un solo passo o averne molti; un passo può linearmente seguirne un altro, oppure possono intrecciarsi

Altman, Rick: approccio semantico e sintattico al genere, enfatizza l'interdipendenza dei due registri. I codici semantici forniscono il materiale linguistico di base, mentre i vincoli sintattici creano i significati testuali specifici

S/Z di Barthes, modello significativo per l'analisi del cinema; i 5 codici del "testo leggibile": ermeneutico (si occupa dell'enigma/domanda posta dal testo, e sua risoluzione), proairetico (vettorializzazione della narrazione che ne assicura l'avanzamento logico e coerente), simbolico, semico, referenziale

Punto di vista: la prospettiva ottica di un personaggio il cui sguardo o vista domina una sequenza; in senso più ampio: la prospettiva complessiva del narratore sui personaggi e sugli eventi della storia

Narratore: l'istanza, iscritta nel testo, che riferisce o racconta gli eventi del mondo finzionale; dall'autore reale, dai pers.

Discorso del racconto: tecniche di sognificazione e strategie formali secondo cui un racconto viene narrato a un lettore o spettatore (attraverso quali figure testuali viene trasmesso un msg narrativo)

Narrazione (Browne): l'atto di comunicare una storia a uno spettatore attraverso img, montaggio, commento verbale e pdv, distinta dal mondo del racconto in quanto tale, cioè quello in cui i personaggi agiscono (varie attività in ordine gerarchico)

Autorità narrativa e identificazione spettatoriale: una combinazione delle due, secondo Browne, produce una prospettiva che oltrepassa il rappresentato, cioè il pdv ottico. Lo spettatore è in grado di valutare il peso del pdv rappresentato semplicemente come una prospettiva tra le altre: "uno spettatore è simultaneamente in molti luoghi"

Nota: è necessario distinguere tra sguardo // vista di un personaggio // collocazione della macchina da presa // pdv del film

Soggettività (Branigan): è il processo attraverso cui si conosce una storia, la si racconta e la si percepisce; è concepita come un'istanza specifica o livello di narrazione in cui l'atto del narrare viene attribuito a un pers. nel racconto e viene percepito da noi come se ci trovassimo nella situazione in cui si trova il pers. Soggettività: dell'autore, del narratore, del pers., del fruitore

Agente di organizzazione (Branigan): una delle posizioni fondamentali dello spettatore; è lui che utlizza le restrizioni, gli spunti, gli spostamenti tra i vari livelli della forma narrativa per dare un senso al mondo della finzione

Focalizzazione (Genette): attività del narratore, che racconta gli eventi del mondo finzionale; focalizzatore, personaggio dalla cui prospettiva gli eventi sono percepiti o focalizzati. Narratore è "colui che parla", focalizzatore è "colui che vede"

Focalizzazione interna: è la narrazione in prima persona, quando un racconto viene presentato interamente dalla prospettiva di un dato personaggio, con tutte le limitazioni e restrizioni che questo implica. Può essere fissa (limitata a un singolo personaggio), variabile (quando all'interno di una scena o di un film la focalizzazione passa da un personaggio all'altro), o multipla (quando un evento viene visto da diverse prospettive)

Focalizzazione, aspetti della (Rimmon-Keanan): mentre per Genette la f. va intesa in senso strettamente ottico, R-K aggiune 3 aspetti: percettivo (riguarda quanto rientra nell'ambito sensoriale del pers.), psicologico (quando il punto focale del testo, dal pdv emotivo e cognitivo, compete a un particolare pers.), ideologico (riguarda il per. la cui prospettiva si può considerare come l'espressione del sistema generale di valori). A volte l'aspetto percettivo lavora in opposizione alle altre due componenti

Focalizzazione esterna (Genette): si riferisce a quei racconti in cui la nostra conoscenza dei personaggi è limitata semplicemente alle loro azioni e alle loro parole, senza che vengano invocate la loro "soggettività", i loro pensieri e sentimenti. È una categoria discutibile e criticata: nel cinema non è facile rappresentare un pers. attraverso le sue sole azioni

Focalizzazione zero o non-focalizzato (Genette): riguarda i racconti in cui nessun personaggio o gruppo di personaggi è privilegiato in termini di prospettiva emotiva, percettiva, cognitiva. Genette la paragona alla "narrazione onniscente"

Nota: distinzione tra narratore (colui che racconta o presenta il mondo finzionale allo spettatore) e focalizzatore (colui che, interno alla diegesi, funge da sorta di lente d'ingrandim. o medium attraverso cui vengono percepiti gli eventi e gli altri pers.)

Ocularizzazione (Jost): indica la relazione tra quello che la macchina da presa mostra e quello che un personaggio vede ( focalizz., ciò che un pers. sa). È interna in quelle inquadrature in cui la macchina da presa sembra prendere il posto degli occhi di un pers., è esterna (ocularrizz. zero) nelle inquadrature in cui il campo visivo è esterno a quello di un pers.

Narratore-focalizzatore (Bal): quando al narratore (inteso come l'istanza che racconta la storia) viene assegnato il potere della focalizzazione; ciò implica un azzeramento della distinzione tra "chi parla" e "chi vede". [Chatman critica: questa confusione viola la distinzione tra storia (piano contenutistico della narrazione, la diegesi) e discorso (piano dell'espressione, ovvero le situazioni formali che il narratore impiega per raccontare la storia)]

Filtro: personaggio o personaggi (focalizzatori) che osservano da una collocazione interna il mondo finzionale e possono assumere un ruolo speciale come schermi, riflettori o filtri delle vicende e degli altri personaggi (filtro pdv ottico)

Narrazione filmica: attività discorsiva responsabile della rappresentaz. o del racconto delle vicende e delle situaz. della storia

Enunciazione: nella teoria del cinema, indica le marche discorsive o le tracce stilistiche che segnalano la presenza di un autore o di un narratore nel film

Modello tripartito di Genette: [1] récit (racconto) è il significante, l'enunciato, il discorso o testo narrativo di per se stesso, cioè il discorso verbale o cinematico che trasmette il modno della storia allo spettatore; possiede una sostenza materiale e una forma; è tripartito in tempo (il rapporto tra la temporalità del racconto e quella della storia), modo  (studio della focalizzazione in termini di prospettiva e distanza) e voce ("istanza narrante", le marche della narration nel récit); [2] histoire (storia) è il significato o contenuto narrativo del récit, cioè il mondo della storia o la fabula; [3] narration (narrazione) si riferisce all'atto di raccontare, cioè l'atto per cui un enunciato o un'espressione produce un'azione narrativa; indica le tecniche, strategie e segnali attraverso cui si può inferire la presenza di un narratore. Histoire e narration possono essere colte solo tramite inferenza del lettore/lettore, ma sono cmq suscettibili di analisi

Tipi di narratore filmico: personaggio-narratore o n_intradiegetico; n_omodiegetico (appare quale attore nella storia che racconta); n_eterodiegetico (il pers_narra non appare nella storia raccontata); n_extradiegetico (è esterno e impersonale, e ha il ctrl generale dei registri visivo e sonoro); narratore in voice-over (dovrebbe essere considerato un n_intrad, sebbene non compaia come personaggio della storia)

Narrazione metadiegetica: è un tipo di narrazione "a incastro", in cui un pers. inizia a raccontare una storia, poi un altro pers. all'interno della cornice della prima storia ne racconta un'altra e così via

Narratore filmico esterno (anche detto narratore-camera, image-maker, n_intrinseco o n_primario) produce il discorso-quadro, è impersonale, esprime il testo in forma non-verbale. Il racconto primario (o di primo livello) è controllato da un n_extradiegetico che avvolge il discorso del pers_narratore

Narratore invocante (Black): quello che ha la capacità di "invocare" un insieme di img visive in qualità di accompagnamento o illustrazione del suo racconto verbale. Ci sono volte in cui le img contraddicono apertamente il racconto verbale del n_invoc

Narratore in prima persona (Kozloff): la narrazione omodiegetica in voice-over

Narratore in terza persona (Kozloff): la narrazione eterodiegetica in voice-over

Narratore cornice: pers_narra il cui racconto incomincia assieme alle prime img del film, ma il cui vero atto di narrare non è visualizzato, e narratore in-corniciato, visualizzato nell'atto di narrare ma solo quando la storia è già iniziata

Autorità autentificante: la capacità, spec. dei narra_cornice, di stabilire e verificare i fatti del mondo finzionale; i narra_incorniciati sono spesso percepiti come inattendibili, per cui si devono "guadagnare" l'autorità autnticante

Pseudo-diegesi: processo di trasferimento dello status narratoriale dal narra_ invocante al narra_intrinseco (extradiegetico)

Gender della narrazione in voice-over: i narra_cornice di 1a persona e i narra_in-corniciati o invocanti sono frequentemente femminili, ma il narratore di cornice di 3a persona è assegnato strettamente a voci maschili

Nota: il pers_narra riferisce semplicemente "su" un mondo, ne dà una personale versione dei fatti (più o meno attendibile); al contrario il narra_extradiegetico impersonale crea il mondo finzionale

Autore implicito: un agente che sta tra l'autore reale e il narratore, come mezzo attraverso il quale discriminiamo le versioni veritiere dei fatti da quelle false

[Narrazione extradiegetica // narratore esterno // narratore filmico] istanza primaria responsabile del racconto dei fatti, esterna e antecedente al mondo finzionale che descrive

Racconto mimetico (Bordwell/Platone): la diretta rappresentaz. o l'imitaz. di un'azione, come avviene nel teatro, senza che vi sia la mediazione o la retrospezione propria dell'atto di raccontare da parte di un narra (imitaz della realtà o percezione umana)

Racconto diegetico (Bordwell/Platone): aspetti discorsivi del cinema, che mettono il cinema in analogia con una forma di retorica, un discorso o un'enunciazione di tipo linguistico

Énoncé (Benveniste): l'enunciato in se stesso

Énonciation (Benveniste): l'atto di enunciare

Discours (Benveniste): i msg che portano la traccia o la marca esplicita del parlante = fonte del msg; ogni enunciazione che presuppone un parlante e un ascoltatore, e l'intenzione, nel primo, di influenzare in qualche modo il secondo

Histoire (Benveniste): i msg che non portano l'impronta personale di un parlante

Teorie del narratore filmico: Chatman, Casetti, Gaudreault e Gunning sostengono che il concetto di narratore filmico sia logicamente necessario per ogni racconto di finzione; anche in caso di "citazione" esiste un'autorità narrativa più alta, responsabile di essa; nozioni come verità e autenticità nella fiction dipendono dal concetto di narratore

Autorità (Casetti): quattro manifestazioni, 1_competenza (il sapere richiesto per raccontare la storia); 2_performance (la capacità di raccontare la storia); 3_mandato (l'investitura dell'agente responsabile del racconto); 4_sanzione (l'autorità autentificante). Competenza, performance e mandato possono a volte essere delegati al pers_narra, ma la possibilità di sanzionare il racconto del pers_narra è appalto esclusivo del narra_extradiegetico, l'unico a controllare la funz. autenticante

Narrativizzazione (Gunning/Heath): l'atto di convogliare la ricchezza dei dettagli mimetici di un film verso la creazione di una coerenza narrativa

Discorso narrativo (Gunning): sul piano dell'espressione, funziona su tre livelli, 1_profilmico (il materiale concreto della scena antecedente all'atto di filmare), 2_img messa in quadro (composizione degli elementi e istituzione di rapporti spaziali tra essi); 3_processo di montaggio (crea sintagmi narrativi, ampia gamma di articolazioni spaziali e temporali)

Base mimetica (Martinez-Bonati) dell'opera non viene esperita come linguaggio, ma direttamente come un mondo

Mostrazione (Gaudreault): l'atto di "far vedere", di presentare gli eventi al tempo presente, una sorta di "narrazione simultanea rigorosamente sincronica". La macchina da presa è il principale dispositivo di mostrazione

Montaggio: il prncipale codice attraverso cui il narratore cinematico esprime se stesso; è l'attività del narratore filmico che consente l'iscrizione di un vero passato del racconto

Narrazione impersonale (Ryan): costruisce un mondo finzionale mentre allo stesso tempo vi si riferisce come se avesse un'esistenza autonoma; paradosso: è sia creativa che descrittiva, il narratore è sia fonte illocutoria che agente che commenta

Narrazione personale (Ryan): ad esempio la narrazione del pers_narra, che non crea il mondo finzionale ma ne fa semplicemente il resoconto, come farebbe un testimone o un partecipante

Rapporti temporali: potente tecnica artistica per esprimere il mondo della storia in modo vario ed esteticamente interessante; eventi a livello di storia: rigida successione cronologica, ordine perfettamente lineare; eventi a livello del discorso: ordine che devia dalla stretta cronologia tramite dispositivi di flashback, parallelismo e flashforward. Genette distingue il récit in modo, voce e tempo; tempo distinto in ordine, durata e frequenza. Ordine: cronologico e anacronie (prolessi e analessi interne ed esterne). Durata: pausa descrittiva; ellissi, riassunto, scena (long take, isocronia) + rallentamento (slow motion, ripetizione da angoli diversi). Frequenza: forma ripetuta di singoli eventi; forma singolativa di frequenza; singola descrizione al posto di molteplici occorrenze (modo iterativo o requentativo)




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