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Il tema della giustizia e della violenza ne "La chimera" e ne "Il sentiero dei nidi di ragno"

letteratura



Il tema della giustizia e della violenza

ne "La chimera" e ne "Il sentiero dei nidi di ragno"


"La chimera" ci descrive un mondo nel quale il più forte ha il diritto di prevaricare sul più debole, e, attraverso l'uso della violenza, anche la più efferata, mantiene una condizione generalizzata di ingiustizia. 

Ne sono un esempio non solo la povera Antonia, ma anche gli esposti, strumentalizzati dalla Chiesa che li costringe ad apparire in pubblico per dare  "uno spettacolo edificante, e di grande elevazione morale"per mantenere in vita il mercato delle ind 222c29c ulgenze, le figlie di Barbero, colono dei Nidasio, violentate dal padre per anni, sin da piccole, la loro madre, Consolata, che, per ignoranza, rassegnazione e miseria non sa fare altro che difendere il marito, la povera Rosalina, obbligata dalla vita a prostituirsi, Biagio lo scemo che, in nome della legge del profitto, può essere castrato, come si farebbe con un animale, perché gli è concesso solo di essere "una macchina da lavoro", i "risaroli", sfruttati oltre ogni limite.




Questa situazione di ingiustizia generale e' generata e sfruttata dalla Chiesa del Seicento, che, in nome di Dio, alimenta l'ignoranza e la superstizione dei contadini, e, sempre in nome di Dio, legittima la tortura e la pena di morte, con un unico scopo: mantenere e rafforzare il proprio potere. Vassalli ci presenta tre figure di ecclesiastici particolarmente significative in questo senso, don Teresio, il vescovo Bascape' e l'inquisitore Manini.

Don Teresio e' un piccolo prete di campagna, ambizioso e avido di denaro, che si serve di Zardino per promuovere la sua ascesa personale ed estorce continuamente denaro ai contadini, con la minaccia della punizione divina; Carlo Bascape'  ha impiegato tutte le sue forze nella corsa al potere, ma ne esce sconfitto, vescovo di una diocesi insignificante, deriso ed umiliato a Roma; l'inquisitore Manini, uomo freddo, cinico e ambizioso, nutre un'ambizione sfrenata e tenta in tutti i modi di far prevalere il suo potere su quello del vescovo, tanto da tramutare il processo ad Antonia nel simbolo del proprio successo personale e da non esitare, lui ossessionato dalla castità, a servirsi di due stupratori per aiutanti.


A questo clima di oppressione i contadini di Zardino non sanno opporsi: sono dei rassegnati, accettano passivamente la situazione e, schiacciati come sono da superstizioni e paure, trovano nella caccia alla strega l'unica valvola di sfogo. E' quindi inevitabile che Antonia vada incontro alla morte, che l'amore dei Nidasio e la coraggiosa testimonianza del "camparo" Maffiolo non riescano a salvarla.

Anche ne " Il sentiero dei nidi di ragno" regna l'ingiustizia: un'ingiustizia "storica", quella vissuta dall'Italia oppressa da fascisti e nazisti, e una "privata", quella esercitata dalla vita nei confronti di Pin, ma il libro di Calvino è la storia della ricerca di giustizia, non solo da parte dei partigiani e del giovane protagonista: secondo l'autore la reclamano anche personaggi spregevoli, come Pelle, che tradisce i suoi compagni e distrugge il "luogo magico" di Pin, o come Michel, il Francese, che per avidità si arruola nelle Brigate Nere.

Il libro, in questo senso, è particolare, proprio perché non analizza la società di allora  secondo una concezione manicheista, dividendola cioè nettamente tra "buoni" ,i partigiani, e "cattivi", i fascisti, anzi, questi ultimi vengono giustificati da Calvino, perché, come fa spiegare a Kim, anche la loro vita è

stata offesa da un'ingiustizia, che li ha obbligati a fare "la fatica di dover essere cattivi" e in questa situazione "... basta un nulla, un passo falso, un impennamento dell'anima e ci si trova dall'altra parte.".


Ma questo libro è particolare anche per un altro aspetto: pur parlandoci di guerra, non si sofferma molto sulle morti, il sangue, i combattimenti, forse perché qui siamo di fronte ad una violenza "legittima", in quanto viene esercitata, come dice Kim, per "una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l'operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione."

C'è quindi una grande differenza tra la violenza descritta ne "Il sentiero dei nidi di ragno" e quella de "La chimera", dove la Chiesa del Seicento mette in atto il meccanismo è opposto, servendosi della violenza per mantenere l'ingiustizia e dove, incredibilmente, l'unico che sembri provare pietà per Antonia è il boia, quando decide di toglierle "un poco di quella capacità di intendere che è anche capacità di soffrire."

Ed è anche l'unico che si appelli ad un Dio buono, capace di perdonarlo se sbaglia.




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