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Dall'evento al documento - Carla Bianco, CENNI STORICI E TEORICI

sociologia



Dall'evento al documento

Carla Bianco

INTRODUZIONE

1. Fenomeno e documento. Cenni generali

Obiettivo: acquisizione di una coscienza metodologica.

Sono rari i casi in cui i ricercatori indicano gli errori commessi.

CAPITOLO I - CENNI STORICI E TEORICI

1.1 Storia e natura della ricerca sul terreno

1.1.1 Linee di sviluppo nella storia dei metodi etnografici. Cenni bibliografici

1800 Joseph-Marie Degérando: invita esplicitamente ad effettuare un tipo di osservazione "dall'interno" e contestualizzata, mediante, cioè, lo stabilirsi di un rapporto diretto con il terreno. Anticipa di oltre un secolo Malinowski.

I modelli etnografici di tutto il XIX secolo sono modellati dalle coeve concezioni dell'evoluzionismo: i dati che interessa raccogliere sono cioè preferibilmente quelli che contribuiscono al rinvenimento delle "prove" sugli stati evolutivi della società e della cultura.

In seguito Franz Boas, rifiutando il metodo delle grandi teorizzazioni e ricostruzioni, promuove un'attività molto intensa di ricerche documentarie capillari e sistematiche. Ma vi è un interesse tutto polarizzato sul testo dei miti e non vi è ancora posto per strategie osservative più elaborate e profonde, che investano il comportamento sociale nel suo insieme. Boas ha una concezione "emicamente" sfiduciata circa la possibilità di effettuare, dall'esterno, una osservazione obiettiva dei comportamenti di società molto diverse da quella dell'osservatore. Sostiene che le imprese degli osservatori occidentali sono poco affidabili e che più utili sarebbero dei dati raccolti dagli indigeni a ciò opportunamente addestrati.



Le correnti funzionalistiche rivolgendosi allo studio di interi sistemi sociali, impiegano e rendono famoso il metodo dell'osservazione partecipante: attività esercitata "dall'interno" del gruppo studiato: accantonamento delle prospettive diacroniche caratterizzanti la ricerca precedente e l'assunzione di un'ottica di analisi sincronica che si propone di osservare l'interazione reciproca degli elementi costitutivi di un sistema sociale. Oggetto: società o etnie di piccole dimensioni e sufficientemente isolate.

Stati Uniti: filone degli "studi di comunità": intensa e prolungata attività di osservazione applicata a tutto intero un gruppo sociale.

Tra gli anni '20 e gli anni '50 si diffonde un modello di indagine etnografica teso ad osservare e documentare tutti gli aspetti della vita di un gruppo (ricerca "olistica").

Nel periodo che va dall'inizio del secolo agli anni '40-45, la maggior parte delle indicazioni sui metodi etnografici si rivolge ancor 333i87d a al ricercatore che deve operare in società di tipo extraeuropeo ed extraoccidentale: vademecum dell'antropologo "Notes and Queries on Anthropology" del Royal Anthropological Institute britannico.

Dopo la pubblicazione nel 1922 di Argonauti nel Pacifico Occidentale si apre un dibattito sul rapporto dialettico fra posizioni teoriche e metodi di osservazione e rilevazione.

E' il periodo dell'antropologo funzionario delle amministrazioni coloniali e delle varie proposte "dell'antropologia applicata"

Negli Stati Uniti nasce il filone di studi chiamato "studi dei contatti di cultura" (Mead, Kroeber, Redfield, Lewis, Herskovits, Sapir) tra gli ex-studenti di Boas, i quali, piuttosto in disaccordo con le concezioni teoriche del loro maestro, lo seguono tuttavia nell'applicazione delle stesse strategie per la raccolta dei materiali etnografiche: le informazioni vanno rigorosamente raccolte nella lingua originale, affinché, una volta archiviate, costituiscano delle fonti dello stesso valore e consistenza degli archivi di storia.

Della nuova schiera di antropologi statunitensi, molti provengono da formazioni disciplinari diverse, quali la psicologia e la psicoanalisi, e contribuiscono a creare e a sviluppare un particolare settore di studi anche denominato "cultura e personalità", il cui obiettivo è quello di esaminare come un individuo rifletta la cultura del suo gruppo, essendone, al tempo stesso, il prodotto. Ma i metodi per osservare e documentare mancano di qualsiasi spessore operativo e convincono poco: Ruth Benedict nei "Modelli di Cultura": osservazione attraverso operazioni essenzialmente intuitive e creatività artistica.

Caratterizza gli anni intorno alla seconda guerra mondiale ed il trentennio successivo il crescere degli atteggiamenti autocritici: dubbi circa il ruolo dell'etnografo e il valore etico della ricerca sul campo; oltre alle prime individuazioni e applicazioni di nuove tecniche di rilevazione e misurazione statistico-matematica dei dati.

1.1.2 Aspetti del rapporto fra teoria e documentazione diretta

Nell'accennare ai complessi legami esistenti fra concezioni generali e operazioni etnografiche, Cirese avverte che, se è vero che le prime determinano in gran parte i contenuti e i modi della documentazione ("si trova quel che si cerca"), è però vero anche l'inverso "e cioè che quello che si trova determina quel che si debba cercare o studiare", rendendo così efficacemente la circolarità che sempre caratterizza il rapporto tra teoria e documentazione.

Anche quando non ce ne accorgiamo, perfino le operazioni apparentemente più tecniche ed elementari, sono in realtà esito di una serie di scelte e di motivazioni molto più complesse e riconducibili a problematiche concettuali e interpretative su quel dato fenomeno.

Si dovrebbe tendere ad una metodologia etnografica per quanto possibile "teoricamente motivata", progettando cioè delle raccolte di dati problematicamente orientate. Per convincersi di ciò, basta riflettere sulla distinzione che è possibile fare fra il concetto di informazione, o di notizia pura e semplice, e quella di dato etnografico. Non tutta la massa di informazioni cui veniamo esposti nel corso della ricerca può o deve avere valore per la ricerca: il nostro dato etnografico può essere considerato come una forma particolare di informazione che risulti sufficientemente rilevante rispetto ad un problema scientifico.

1.2 Il "viaggio etnografico"

1.2.1 Antropologia applicata. Etnografia e governi coloniali

Durante le fasi più tarde del colonialismo britannico, il metodo della indirect rule ha come uno dei suoi strumenti ideali proprio l'antropologo di orientamento funzionalista. Questi funge spesso da tramite tra il governo e le popolazioni dominate. Data la sua esperienza di "osservatore partecipante", è portato spesso ad erigersi a paladino della cultura indigena (Malinowski).

D'altro canto, proprio per la sua dipendenza dal potere coloniale, viene a trovarsi in una posizione di crescente ambiguità e complicità.

Nel 1967 la American Anthropological Association pubblica il "Beals Report": in tale rapporto si criticano le intollerabili ingerenze e imposizioni censorie, operate dal governo. Progetto Camelot. Richiesta dei ricercatori di nascondere alle autorità i dati etnografici.

1.2.2 Metodi partecipanti. Revivals. Etnografia etnicistica

Malinowski contribuisce a diffondere il metodo dell'osservazione partecipante.

Recentemente negli Stati Uniti si sta verificando un altro fenomeno molto interessante nella pratica etnografica: si chiede che i gruppi che in passato furono oggetto di osservazione etnografica diventino ora osservatori di se stessi e producano, per così dire, "in proprio" documenti etnografici sulla loro identità culturale.

1.2.3 Il viaggio etnografico come formazione dell'antropologo

Lévi-Strauss sostiene che solo dopo che l'antropologo si sarà introdotto nella realtà da osservare, vedrà coagularsi in un insieme organico le conoscenze frammentarie e discontinue che prima aveva dei fenomeni e la vedrà di colpo acquistare un senso. Dichiara anche che la ricerca, oltre ad aiutarci a costruire un modello teorico della società umana, va vista anche come il risultato di motivazioni ben più radicali, che implicano la messa in causa del sistema nel quale siamo nati e cresciuti e un conseguente tentativo di riscatto.

1.2.4 La questione dell'obiettività nella documentazione etnografica

Raramente si fa uso di procedimenti descrittivi sufficientemente standardizzati e trasmissibili. Il problema della soggettività non può che essere fronteggiato con una ferma richiesta di descrizione approfondita. Anche se gli esempi di relazioni etnografiche che omettono di produrre il resoconto dettagliato delle condizioni e delle procedure operative - ossia della rilevazione dei dati - sono quasi la regola nella pratica di ricerca.

Dal momento che la ricerca etnografica sarà in qualche modo legata a delle valutazioni, è importante che queste vengano esplicitate. Occorre ammettere che il nostro quadro di riferimento complessivo può incidere sulle nostre procedure di ricerca e sui relativi risultati.




CAPITOLO II - PREPARAZIONE

2.1 Impostazioni della ricerca

2.1.1 Problemi di addestramento

Anni '60: proposte di orientamenti metodologici responsabili.

Formazione al metodo:

esame dei modi in cui osservare i fenomeni;

valutazione dei vantaggi e limiti di ciascuna soluzione;

soprattutto esame critico dei risultati ottenuti dai metodi impiegati nelle altre ricerche.

2.1.3 Il problema della ricerca: identificazione e analisi del problema e delle determinazioni dei dati necessari

Un'analisi del problema aiuta ad individuare meglio, sia i dati che sarà opportuno raccogliere, sia le situazioni contestuali più idonee a rilevarli, e sia i metodi e le tecniche da impiegare per realizzare tutto ciò.

Realismo ingenuo: illusione di credere che la raccolta di dati, senza passare attraverso alcun confronto con dei problemi teorici, possa di per sé costituire verità e conoscenza.

Distinzione tra informazione e dato documentario: una notizia può rappresentare un dato solo nel quadro di un certo problema, quando si è deciso che serve ad identificare un fenomeno, e mettendola in relazione con altre notizie o aspetti.

L'esperienza diretta ci indicherà l'importanza di aspetti non considerati, l'esistenza di occasioni contestuali non previste, o ci farà constatare l'impossibilità di ottenere alcuni dei dati previsti.

Cresswell definisce il campo di ricerca come un "laboratorio".

2.1.4 L'ipotesi. Ruolo e limiti delle ipotesi

Ketner: è indispensabile fare un uso appropriato dell'ipotesi fin dalle prime fasi.

Goldstein: formulare una ipotesi solo quando giunti all'ultimo stadio della ricerca.

Vie di mezzo.

(Se si parte dall'ipotesi: metodo deduttivo, tentativo di falsificazione; se si parte dai dati: metodo induttivo, ricerca della teoria).

2.1.5 Tipi di indagine

3 tipologie di correnti:

rassegne o censimenti - tutti gli aspetti culturali della vita di uno o più gruppi, con carattere repertoriale, elencativo e descrittivo. Ricerche documentarie esplicate più in senso orizzontale che in profondità.

ricerche in profondità I - rilevazione intensiva di tutti gli aspetti di un dato fenomeno, o di un complesso di fenomeni in relazione fra loro, presso un certo gruppo sociale o presso due comunità da mettere in confronto (Studio di una festa).

ricerche in profondità II - ricerche focalizzate su un tema molto specifico e su un insieme di individui estremamente limitato (famiglia o famiglie imparentate).

2.2 Il piano di lavoro

2.2.1 Aspetti della progettazione

Dovendo studiare fenomeni molto complessi (festa), è opportuno tentare una distinzione fra le variabili, che sembrerebbero un groviglio, e tenere conto solo di quelle che ci sembrano più importanti.

Finalità del progetto di ricerca: evidenziare tutte le procedure adottate, ivi incluse le motivazioni delle scelte operate.

2.2.2 Luoghi e tempi della ricerca

L'area dell'indagine può essere predeterminata, in tutto o in parte, dal problema. A volte, invece, l'oggetto di studio è legato ad un luogo preciso.

Progettare i tempi di indagine in base a 3 fattori:

il problema e il tipo di ricerca - rassegne e censimenti oppure interviste in profondità; quantità dei temi;

rilevatore - personalità, facilità di inserimento, di farsi comprendere e di comprendere, adattamento all'ambiente e a pratiche nuove (alimentari, abitative, di interazione sociale); eventuali pause e assenze sul campo; comprendere la lingua o il dialetto;



caratteristiche del terreno - repliche di una ricerca già fatta (+ semplice); cattivi rapporti di precedenti ricercatori (+ difficile).

2.2.3 Rappresentatività e campionamento

Prima condizione del lavoro scientifico: i dati di una ricerca devono essere rappresentativi dei fenomeni e delle società che descrivono. Per saggiare la validità di una ipotesi è necessario che il luogo e il gruppo sociale prescelti rispondano a criteri di rappresentatività rispetto al problema dell'indagine. Anche il numero dei casi esaminati dovrà essere statisticamente rappresentativo della realtà.

Bisogna anche individuare e applicare categorie e criteri sufficientemente astratti e standardizzati e rinunciare invece ad altri che risultino troppo dipendenti dalla realtà di una singola ricerca. Solo così è possibile poi stabilire delle comparazione con i risultati di altre ricerche e chiederci di certe somiglianze o differenze.

2.2.4 Questioni terminologiche

Evitare, nella stesura dei materiali etnografici, espressioni e termini gergali non standardizzati e neologismi aventi significato solo all'interno di una particolare ricerca.

Esplicitare il proprio linguaggio normativo, e quale applicazione si intende fare dei singoli termini nel corso di tutta l'indagine.

2.2.5 Scelta dei metodi e delle tecniche

Metodologia = studio sistematico e generale dei principi che guidano l'indagine, sia teorica che pratica.

Metodo = il modo (o i modi) scelto per avvicinarsi alla produzione di determinati fatti (osservazione, intervista, etc.).

Tecniche di rilevamento = le pratiche di attuazione dei metodi e di applicazione degli strumenti (diverse tecniche di colloqui, di uso del questionario, di registrazione dei dati, etc.).

Si sostiene che è la pratica della ricerca a fornire l'occasione di apprendere i metodi e le tecniche etnografiche.

Il rilevamento dei dati sul comportamento umano dipende da tre tipi di operazioni:

l'osservazione diretta dei fenomeni;

l'interazione verbale (formale e informale, provocata e spontanea);

la descrizione dei fenomeni (o la raccolta dei prodotti materiali delle attività di una società).

Controversia tra approccio qualitativo e quantitativo: un rifiuto a priori di qualsiasi tecnica di indagine è rischioso.

2.3 Strumenti e tecniche della documentazione

2.3.1 Competenze e aspetti interdisciplinari

Occorre sondare se vi sia la necessità di reperire delle competenze anche in altri campi disciplinari (linguistica, storia, economia, etnomusicologia, archeologia).

Esaminare le proprie attitudini di tipo tecnico (uso degli strumenti audiovisivi) e tecnico-annotativo (stenografia, rappresentazione grafica e cartografica dei fenomeni, schedatura).

Conoscenza della lingua parlata dalla società che si intende studiare (Mead: "usare la lingua" e "parlarla").

Herskovits: importanza delle competenze linguistiche per comunicare con gli informatori e per capire gli aspetti della cultura concettualizzati nelle forme e nella struttura del linguaggio (linguistica).

2.3.2 Tecniche annotative. Schede, questionari, note, diari, altre tecniche grafiche. Primi cenni sulla organizzazione dei dati.

Queste tecniche appartengono tutte alla problematica della descrizione etnografica, perché sono forme preliminari e provvisorie di descrizioni più ampie da realizzare successivamente, nella elaborazione dei dati e nell'analisi.

Schede per la rilevazione dei fenomeni:

schede predisposte da musei, archivi, oppure elaborate da altri ricercatori;

scheda da campo (usata per il censimento o rassegna;)

schede usate dopo la rilevazione;

schede personali degli informatori (deve contenere notizie in modo sufficientemente astratto e condensato, e offrire facili chiavi di lettura e di compilazione).

Per la schedatura di fenomeni molto complessi una scheda viene spesso impiegata per l'ordinamento e la catalogazione di dati già rilevati e non ancora sistematizzati, piuttosto che per la rilevazione primaria.

Questionario

uno o più questionari;

tutti o in parte predeterminati, o viceversa formulati sul terreno a rilevazione avviata;

impiegati per tutta la ricerca o solo per una verifica finale;

Disporre di un questionario può funzionare come guida sistematica mentale per le nostre interviste, oltre che come strumento attraverso il quale controllare, giornalmente, il lavoro realizzato e quello che resta da effettuare nelle successive visite agli informatori.

Tracce di rilevazione o check list:

elenchi di temi, organizzati per blocchi distinti di argomenti, ricollegabili al piano teorico della ricerca (l'informatore nel corso di un colloquio informale, non perde di vista la sintesi totale degli argomenti);

elencazioni di motivi e di aspetti molto dettagliati

tracce di rilevazione di tipo intermedio (si tratta di piccole guide per la raccolta di dati su aspetti particolari e ben circoscritti della cultura).

Sistema delle note: anche la più semplice annotazione rappresenta una informazione che, una volta sulla carta o dettata sul nastro, vi si trova isolata rispetto al contesto da cui è stata estratta: dobbiamo ricorrere necessariamente ad una descrizione riassuntiva di esso.

La scelta del metodo di osservazione partecipante rende impossibile qualsiasi azione annotativa e documentaria in genere.

2.3.2.1 Note brevi e provvisorie

L'interazione obbligata con gli interlocutori - o con le azioni - non può e non deve assolutamente essere impedita dalle azioni di registrazione annotativa degli eventi.

Note orali (magnetofono).

E' bene cominciare subito a prendere nota di quanto può sembrare utile ricordare (funzione di rodaggio);

si potranno talora stenografare le note;

requisiti di sistematicità: ogni unità di rilevazione dovrà essere numerata in modo chiaro e visibile, in una catena sequenziale complessiva;

funzione di stimolare rapidamente il ricordo della situazione totale da cui sono state generate.

2.3.2.2 Note estese e definitive

Si intende tutto ciò che viene scritto alla fine di ogni giornata o nelle pause. Forma di svolgimento e di ricomposizione di quanto le note brevi riescono a riportare alla memoria. Annotare anche le circostanze che risultano molto ricorrenti e usuali.

Stesso numero di catena sequenziale.

Utilità dei disegni e delle altre tecniche di rappresentazione grafica.

Diario o giornale di campo: ruolo di storicizzare l'indagine.

Consiglio di pubblicare o depositare in archivi pubblici tutti i materiali annotativi di una indagine.

2.3.3 Registrazioni audiovisive.

Film, fotografia, registrazione sonora.

Attuale dibattito sull'uso ingenuamente acritico e spesso feticistico della fotografia.

Equivalenza tra la fotografia e le annotazioni brevi ed estese.

Aiutano a richiamare la memoria della realtà osservata e rappresentano una chiave per aiutare altre persone, anche in futuro, a valutare il tipo e la quantità di mediazioni intercorse fra i fenomeni osservati e la loro descrizione annotativa.



2.3.4 Spoglio, fonti documentarie, sondaggi preliminari

Spoglio: di tutti i materiali già esistenti; per appurare se vi siano state ricerche precedenti sull'area e sul gruppo sociale che si sta per studiare, allo scopo di confrontare due ricerche analoghe.

Mastodontica banca dati: Human relations area files.

Sondaggio preliminare (o pilota).


CAPITOLO III - IL RILEVAMENTO DIRETTO DEI DATI: DALL'EVENTO AL DOCUMENTO

3.1 Il rapporto con il terreno

3.1.1 Cenni generali

Rapporto con la gente sul posto. Ci si può trovare legati, in modo esclusivo e limitante, a un solo gruppo di persone.

Stabilire il rapporto con il terreno comporta la combinazione di una serie di fattori: la sensibilità del ricercatore, il momento particolare in cui si trova la comunità, il tipo di insediamento.

La ricerca di un luogo dove abitare o mangiare costituisce una buona occasione per presentarsi. L'immagine che l'etnografo presenta di sé nei primi contatti può facilitare o ritardare buona parte del rapporto successivo. La gente del posto diventa molto interessata ad appurare il motivi della sua presenza

Gli esponenti delle classi dominanti sono convinti di essere gli unici depositari di conoscenza su tutta la storia e la vita locale.

Gli effetti del ruolo egemonico culturale di alcuni individui si colgono anche nelle relazioni degli informatori appartenenti ad altre fasce sociali: timore di apparire immodesti e dichiarazione di subalternità culturale (lo chieda al maestro).

L'abitare in un punto centrale e in un alloggio di tipo medio, rispetto alle condizioni abitative locali e soprattutto a quelle delle fasce sociali che ci interessano, ci mette in condizione di essere osservati, di farci conoscere e accettare.

3.1.2 Mistica dell'iniziazione etnografica

Impression management = costruzione guidata della propria immagine.

3.1.3 Motivazioni e ruoli. Aspetti etici. Fenomeni di feedback

Spiegazioni da fornire circa la nostra venuta:

Descrizione dell'indagine - sarebbe giusto cercare di descrivere alla gente quanto andremo facendo sul posto, sia per ragioni etiche e di rispetto, e sia nell'interesse della riuscita scientifica della ricerca. La descrizione preliminare del nostro lavoro non dovrà sempre presupporre, etnocentricamente, l'incapacità della "cultura osservata" a comprendere le nostre ragioni.

Motivazioni - offrire delle ragioni accettabili, per cui dobbiamo fare certe cose in quel dato luogo e non in un altro. Necessità di evitare, per quanto è possibile, il formarsi di spiegazioni incontrollate e difficili da rimuovere; tener conto delle specifiche connotazioni sociali del gruppo.

Ruolo del ricercatore - uno o più ruoli gli verranno comunque assegnati se questo aspetto non viene chiarito subito. Vi è in sostanza il bisogno di fornire delle coordinate adatte a rappresentarci in ruoli e condizioni umane accessibili all'esperienza sociale del gruppo.

Sesso del ricercatore - lo stato civile del ricercatore è un aspetto che interessa molto. A la donna giova l'immagine genericamente subalterna da cui risulta connotata in quasi tutte le società. Molti etnografi hanno preferito stabilirsi sul campo accompagnati dal coniuge.

Aspetti etici - proteste contro i progetti di ricerca clandestina.

Fenomeni di feedback - occorre considerare gli effetti prodotti dalla ricerca sull'orizzonte culturale della società studiata; tali effetti fanno parte delle usuali dinamiche acculturative attivate da tutte le occasioni di contatto. Tra queste modifiche vanno inclusi anche i casi in cui l'osservatore assume, più o meno inconsapevolmente, tratti culturali della cultura osservata. La necessità di insistere su un tema particolare può produrre un rinsaldarsi e moltiplicarsi di tale tema, in maniera totalmente artificiale (valori, produzione di oggetti, riattuazione di pratiche culturali ormai desuete).

3.2 L'osservazione

3.2.1 Cenni generali

Le varie tecniche di osservazione aspirano a porre il rilevatore nelle condizioni di contesto "naturale", ossia non provocato, né riprodotto per la ricerca, che si presume non presenti le distorsioni attribuite al forte livello di consapevolezza caratterizzante, invece, l'intervista. E' diffusa la pratica di abbinare i metodi dell'osservazione e quelli dell'intervista.

Affinché l'informazione diventi dato etnografico, occorre selezionare gli elementi che si presentano all'esperienza sensibile: selezione di informazioni e non riproduzione di realtà.

Dibattito tra i sostenitori dell'approccio "emico" e i sostenitori di quello "etico":

Emico : sostiene la scarsa validità dei risultati ottenibili se si applicano delle categorie inadatte alla conoscenza dei comportamenti di un dato gruppo sociale. Occorrerebbe invece individuare e impiegare gli stessi concetti e processi mentali operanti all'interno del gruppo studiato.

Etico : afferma che i concetti e le categorie con i quali osservare e comprendere la realtà che si vuole studiare possono e debbono essere quelli dell'osservatore scientifico.

Esempio: fotografia di un folto gruppo familiare (disposto dal ricercatore o spontaneo).

Timore che con una impostazione radicalmente emica il ricercatore possa perdere ogni prospettiva critica.

La maggior parte degli antropologi propende per posizioni di compromesso.

3.2.2 Tra "indigeno" e "indagine": l'osservazione partecipante. Livelli di partecipazione. Altre tecniche osservative.

Osservazione partecipante: l'osservatore fa ogni sforzo per "diventare un membro del gruppo". Scopi:

provare le stesse sensazioni per raggiungere una comprensione non mediata dei fenomeni;

cercare di provocare il minimo di distorsione e cambiamento negli eventi e nei comportamenti da studiare.

Problema scientifico di come creare le condizioni per una verifica o replica futura.

Certe immersioni e coinvolgimenti permettono l'ingresso in una cerchia esclusiva di persone, inibendo poi un analogo successo presso altri individui, fasce di età, etc.

La condizione di estraneo non partecipante presenta invece molti vantaggi: argomenti scottanti; registrazione.

Freilich - indigeno marginale: il ricercatore oscilla tra un ruolo di indigeno e uno di indagine, doppia caratteristica di appartenenza e di estraneità.

3.2.3 I contesti dell'osservazione. Contesti naturali e contesti ricostruiti.

Per contesti dell'osservazione si intendono sia gli ambiti che le occasioni in cui si verificano gli eventi da studiare.

Non sempre è possibile osservare un fenomeno nel suo contesto naturale e nella occasione che normalmente lo produce. Non tutti i fenomeni si prestano a previsione (morte, incendio, terremoto).

Contesti "non naturali": si verificano in parte (o del tutto) al di fuori delle usuali condizioni.

IL vantaggio del contesto naturale è costituito dalla possibilità di cogliere le relazioni fra un fenomeno specifico e la situazione in cui esso si verifica.

L'analisi comparativa tra due situazioni contestuali può rivelare differenze significative:

può verificarsi che alcuni tratti presenti nel contesto naturale risultino assenti o attenuati in quello ricostruito;

nel caso di contesti naturali divenuti invece desueti nella vita di una società alcuni fenomeni che si verificano normalmente in quei contesti sono anch'essi scomparsi;

nel contesto ricostruito si può anche notare la presenza di elementi viceversa mancanti nei contesti naturali; può accadere che gli intervenuti accentuino alcuni aspetti per la volontà di compiacere le aspettative dell'osservatore, volontariamente o meno.

3.2.4 Che cosa osservare

Il principale problema per un osservatore consiste nel come restringere l'informazione contestuale complessiva a qualcosa che possa essere definito "rilevante". Riuscire a frazionare il sistema unitario complessivo è operazione difficile. L'analisi approfondita del problema deve aver fornito criteri ed idee concrete.

3.3 L'intervista

3.3.1 Cenni generali

Viene impiegata nei casi in cui sia necessario indagare su giudizi, valori, convinzioni, memorie, ed altri aspetti della cultura non facilmente o non sufficientemente indagabili attraverso l'osservazione o per altra via. L'intervista può essere formale o meno, condotta con o senza l'ausilio di strumenti (questionari, tracce di lavoro, schede, audiovisivi, etc.). I vari tipi di colloquio possono aver luogo a più riprese, su argomenti identici o diversi, con vari livelli di approfondimento e formalizzazione, in luoghi pubblici o privati, con o senza intermediari e collaboratori.

3.3.2 Tipologia dei colloqui

I tipi e le tecniche di intervista antropologica variano con il variare delle concezioni teoriche che guidano un'indagine.



3.3.3 Oggetto e scopi dell'intervista

E' necessario ricorrere all'intervista per ottenere informazioni sulle azioni già osservate e per cercare di comprendere gli atteggiamenti dei partecipanti al fenomeno nei confronti del loro stesso parteciparvi. L'intervista potrebbe essere vista come un contesto parzialmente ricostruito dell'evento osservato.

Aspetti valutativi, emotivi, informativi - l'antropologo ha bisogno di ricevere risposte dirette circa i giudizi, i sentimenti e le convinzioni che sono alla base di determinate azioni.

Aspetti delle tradizioni orali - l'intervista è rimasta quasi l'unico mezzo attraverso cui indagare su fiabe, leggende, indovinelli, storie locali, canzoni, preghiere.

Documenti personali - diari, lettere, biografie o "storie di vita", autobiografie o "racconti di vita".

Descrizione di fenomeni desueti o non facilmente osservabili

3.3.4 Tecniche e strumenti dell'intervista

Presentazione all'informatore di una fotografia (album di fotografie o ritagli di stampa dell'informatore) oppure di oggetti o documenti fotografici proposti dall'etnografo. Le interviste così ottenute possiedono una strutturazione di fondo molto omogenea e possono fornire una buona condizione di comparabilità fra i risultati dei diversi colloqui ottenuti con lo stesso sistema.

Elencazioni tematiche o tracce di rilevazione.

Questionario - gli argomenti a favore di una cauta applicazione del questionario ruotano intorno all'esigenza di non influenzare la risposta dell'informatore ponendolo entro alternative forzate; un interlocutore può avere bisogno di piccole pause di riflessione o della riformulazione di alcune delle domande.

Un'intervista è un colloquio determinato e strutturato da ruoli sociali ben distinti. In questa situazione di parti sociali a colloquio, chiacchiere troppo informali possono provocare disorientamento nell'informatore. Quasi ogni società, infatti, è abituata dai mass media a concepire l'intervista come un colloquio condotto da professionisti, molto diretti nel rivolgere le domande.

Una tecnica è quella di spersonalizzare la domanda quando questa si riferisca a qualcosa di scabroso rispetto al codice di comportamento del gruppo. Poi porre anche domande più dirette, sia perché l'informatore si aspetta che è di lui che vogliamo sapere e solo secondariamente degli altri, sia perché potremmo addebitare erroneamente ad una persona idee e comportamenti di un'altra.

Altra tecnica: non lasciare mai che si verifichino dei silenzi fra una domanda e una risposta (o una mancata risposta).

Presentarsi ad ogni colloquio successivo dopo aver riletto, o riascoltato, attentamente i contenuti di quelli precedenti.

Una delle finalità di ricollegarsi ai colloqui precedenti è quella di controllare l'andamento della ricerca (tecnica della ripetizione: sia per ottenere una conferma o una riformulazione, sia per avere chiarimenti ulteriori e collegamenti con altre questioni).

Necessità di fare attenzione alla formulazione delle domande: potremmo rivolgere all'informatore una domanda che già contenga una indicazione più o meno velata del nostro giudizio in proposito (domanda guidata) e l'informatore potrebbe fornirci una risposta che conferma quanto richiestogli; esprimere con chiarezza l'ambito temporale a cui ci si riferisce (presente o passato); la lunghezza delle domande non deve mai essere tale da diluirne il nucleo rilevante in un'espressività verbale difficile da seguire.

Lunghezza dell'intervista - la portata dei risultati ottenibili nel primo incontro con un informatore può essere difficilmente raggiungibile in quelli successivi (impressione di averci "detto tutto").

Le persone in gruppo - ca. 3.3.5

Rifiuto di colloquio - Motivato o meno. Le risposte strappate per forza possono non avere grande valore scientifico.

3.3.5 Informatori. Coinvolgimenti e partecipazione

Sono ugualmente fuorvianti sia la concezione di un distacco radicale e sia l'opposta ricerca di amicizia totale e senza riserve con tutti.

E' difficile far comprendere ed accettare agli informatori il motivo per cui ci rivolgiamo spesso ad un numero rilevante di persone.

Spirito di emulazione tra gli informatori.

3.3.6 Attendibilità delle testimonianze. Compensi all'informatore

Se è vero che una testimonianza volutamente inesatta può essere, talvolta, fuorviante per il ricercatore, la "bugia" può però costituire un elemento di conoscenza, se dischiude le circostanze che hanno portato l'informatore a mentire (paura dei poteri magici del ricercatore in quanto straniero, timore che sia una spia o un agente delle tasse, timore di incorrere nella derisione o nella ostilità degli altri membri del gruppo o nel giudizio negativo del ricercatore stesso). Gli informatori intendono raramente distorcere la verità di un fatto di storia locale; cercano piuttosto di passare sopra a qualche dettaglio che potrebbe gettare luce sfavorevole sul passato delle loro famiglie o della comunità.

Ciò che gli informatori "credono" che sia accaduto può essere altrettanto importante di quanto è accaduto.

E' bene astenersi da qualsiasi compenso per diversi motivi:

non introdurre criteri di mercificazione e compravendita delle informazioni culturali;

impossibilità di finanziare un pagamento generalizzato;

evitare di contribuire al formarsi di concezioni errate circa la finalità di una ricerca;

evitare di incoraggiare speranze di successo e fama;

evitare il rischio di gelosie e risentimenti.

3.3.7 Cenni sugli approcci biografici

Vecchio equivoco dell'autoevidenza.

3.4 Altri aspetti della rilevazione.

3.4.2 Ulteriori osservazioni sulle tecniche di rilevazione

Escludere qualsiasi tipo di registrazione sonora o visiva quando un individuo o un gruppo di persone abbia fermamente rifiutato di farsi registrare o fotografare.

Diario: tenerlo aggiornato.

Utile distinguere tra un giornale di lavoro (o di viaggio: registrazione più o meno globale, di tutti gli eventi rilevativi della giornata e di tutti i materiali annotativi) e un diario (riflette gli aspetti più personali e privati dell'esperienza etnografica del ricercatore).

Disegno: alcuni impieghi:

come oggetto di raccolta

come strumento di indagine - sollecitare il commento, esaminare la capacità e modalità di comprensione dell'informatore di una rappresentazione più o meno astratta di alcuni fenomeni;

come tecnica descrittiva - fotografia aerea, mappa (proiezioni visive sui concetti di spazio, distanza e direzione).

3.4.3 Segretezza delle informazioni

Cercare di chiarire in precedenza con gli informatori quali saranno gli impieghi che si faranno delle varie informazioni. Concordare anche l'opportunità di usare i veri nomi delle persone e dei luoghi, di limitarsi all'uso delle iniziali o addirittura di ricorrere a degli pseudonimi, sia per il luogo che per gli abitanti.

3.4.4 Organizzazione dei materiali documentari

E' buona regola adottare categorie di classificazione ampie ed elastiche e termini possibilmente omogenei (es. parentela, alimentazione, gestualità) a quelli generalmente accreditati nella ricerca etnoantropologica.

3.4.5 Pause e assenza dal terreno. Collaboratori

Pause programmate.

La letteratura etnografica è piena di descrizioni della condizioni di stress e desiderio di evadere del ricercatore che a volte viene travolto da un tale processo di identificazione e coinvolgimento con la realtà in cui si trova, da avere un assoluto bisogno di assentarsi, per riflettere e ristabilire un accettabile livello di prospettiva critica.

3.4.6 Termine della rilevazione sul terreno

Il ricercatore raramente è sicuro di avere terminato il lavoro sul campo.






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