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Sigmund FREUD (1856-1939). La psiche come entità autonoma

filosofia



Sigmund FREUD

1. La psiche come entità autonoma

Partendo da un ambito prettamente medico la psicoanalisi ha finito per rivestire una importanza sempre maggiore per la vita degli uomini: la scoperta rivoluzionaria che la psiche nasconde in sé più livelli autonomi, in 959e46j dipendenti dalla volontà conscia del quotidiano, non poteva che costringere a rivedere molte delle opinioni che l'uomo si era fatto sulla propria libertà di scelta, sul fondamento delle proprie leggi morali, sulle reali intenzioni di ogni suo atto.

La psicoanalisi fu ed è in qualche modo il tentativo di riempire un vuoto, la speranza di poter risolvere entro se stessi ogni conflitto manifestatosi all'esterno, nella realtà, attraverso un atteggiamento esclusivamente ateo e scientifico. Sul fatto che la psicoanalisi sia realmente riuscita a dare qualche risposta ai suoi frequentatori abituali e interessati non possiamo dare risposte certe, indubbia è la sua importanza non solo in ambito medico, ma anche in ambito filosofico.

Interessante leggere la psicoanalisi alla luce del pensiero di Nietzsche e di Schopenhauer. Nietzsche aveva portato alla luce l'importanza dello stato psico-fisiologico dell'individuo, per cui non è la virtù che conduce l'uomo alla felicità, ma è la felicità dell'uomo che porta a pensare la virtù. Nietzsche riscontra quindi nell'individuo quell'entità originaria e istintiva che è l'energia vitale stessa, nel suo flusso caotico, egli considera però la psiche una delle tante forme di menzogna messe in atto dall'uomo per ordinare il flusso caotico dell'esistenza.
In Schopenhauer vi è invece l'individuazione di un principio caotico che sottende il funzionamento del mondo, quel cieco e irresistibile impeto che è la volontà. La volontà di cui parla Schopenhauer è quindi il fondo istintuale e irrazionale che genera ogni cosa e che si trova nel profondo dell'anima di ciascun uomo (e Schopenhauer giunge a porre questa entità caotica come cosa in sé, esistente indipendentemente dagli uomini).
Sia il mondo come scontro di profonde e oscure forze istintive indicato da Nietzsche che la volontà di Schopenhauer si possono leggere come anticipazioni di quella forza psichica caoticamente desiderante e serbatoio di ogni libido che Freud chiamerà Es (si veda il capitolo 9).




2. La prima topica: Conscio, Inconscio e Preconscio

La psiche umana non è del tutto trasparente. Non tutto ciò che sentiamo e crediamo di intendere in superficie è in sé compiuto e completamente chiaro. La psiche è come un iceberg: la parte superficiale è molto meno rilevante della parte sommersa, immensa e misteriosa. Freud, come prima suddivisione della psiche, formula la prima topica (nel senso di toponomastica, dislocazione e individuazione di luoghi psichici): la psiche è suddivisa in conscio, inconscio e preconscio.

L'Inconscio. E' la parte sommersa della psiche: i suoi scopi sono autonomi e nascosti alla coscienza superficiale. L'inconscio contiene il "ribollire" dei pensieri nascosti al sentire immediato, l''uomo non sente il contenuto dell'inconscio, l'inconscio ha una sua vita autonoma, le forze psichiche in esso contenute lottano e "agiscono" all'oscuro del pensato cosciente.

Il Preconscio. E' composto da i ricordi non completamente consci ma facilmente richiamabili alla coscienza superficiale, come, ad esempio, desideri e sentimenti dominanti che sottendono particolari circostanze o fasi della vita. Già dal nome si può notare come il preconscio è posto da Freud come termine medio tra l'assolutamente non percepito rappresentato dall' "inconscio" e il percepito chiaramente rappresentato dal "conscio".

Il Conscio. E' la parte superficiale della psiche, la coscienza "chiara e distinta" del contenuto della mente, l'ordinaria percezione dei pensieri, con il loro flusso di idee immediatamente presenti alla coscienza.

3. Nevrosi, rimozione ed equilibrio psichico

E' entro questa struttura della psiche che si possono manifestare le nevrosi, le psicosi e le isterie, ovvero quelle malattie dell'animo legate a uno squilibrio, a un trauma (un evento che ferisce profondamente l'anima), a quel meccanismo psichico che genera l'impedimento di uno sfogo emotivo e il porre in essere di una rimozione degli eventi indesiderati.

La nevrosi è quel malessere della psiche che insorge quando ci nascondiamo un trauma. Fatti e accadimenti spiacevoli sono infatti spesso oggetto di rimozione, ovvero di una dimenticanza impostaci dalla nostra mente: tali fatti spiacevoli vengono stipati allora nell'inconscio, e, nel loro tentativo inesausto di riaffiorare, vengono sublimati (trasformati in energia e comportamenti positivi) o dolorosamente castrati dalla mente cosciente (e in questo caso assumono le forme negative di compulsioni, ovvero atti illogici, tic nervosi, ai quali non ci possiamo sottrarre, e ossessioni, corto circuiti mentali, che ci costringono a tormentarci attorno a un'idea fissa).

Il concetto di nevrosi porta a rivoluzionare il nostro concetto equilibrio mentale: ben presto ci si accorgerà che pochi di noi sono realmente immuni da manie e nevrosi più o meno fastidiose.
La psicoanalisi costringe a fare i conti con una scomoda verità: nessuno è immune dalle proprie piccole manie, per la nostra mente la salute è una questione di equilibrio, di compromesso tra luoghi della psiche, la salute si erge al di sopra della possibilità sempre incombente della malattia psichica.


4. La sublimazione

La sublimazione, come già accennato nel capitolo precedente, è lo sfogo creativo di una nevrosi o comunque di una situazione rimossa. Essa si distingue quindi dalla nevrosi per il fatto di portare ad un comportamento positivo, conforme alle norme della vita reale, e non negativo-distruttivo.

Mentre la nevrosi è quindi da ritenere una malattia, la sublimazione rappresenta la rielaborazione positiva (o meglio realistica) dello stesso processo nevrotico. Il processo di sublimazione sarebbe dunque alla base dell'ispirazione artistica, ma anche di ogni comportamento utile alla vita, come la passione per una certa organizzazione del proprio lavoro, le passioni sportive, gli hobbies in generale.

La sublimazione agisce seguendo il principio di realtà (si veda il capitolo successivo): essa è lo sfogo del desiderio frustrato in atteggiamenti conformi alle norme e ai divieti sociali.


5. Principio di piacere e principio di realtà

Tutte le scelte della psiche sono dettate dal principio del piacere: l'uomo desidera la sua felicità, l'appagamento immediato e incondizionato dei suoi desideri, ma tale desiderio si scontra quasi sempre con la realtà, ovvero con le costrizioni morali e le tradizioni sociali che sono ostili alla pieno soddisfacimento del piacere (tale affermazione ha molto in comune con l'indagine dell'anima propria della filosofia ellenistica).

Il principio del piacere si scontra con la realtà e ne deriva l'inevitabile frustrazione dei desideri. Ecco allora che al principio del piacere può subentrare il principio di realtà: esso cerca la soddisfazione del desiderio in relazione a ciò che la realtà può offrire secondo comportamenti accettati.

Mentre il principio di piacere cerca la soddisfazione immediata del desiderio in modo completamente irrazionale, il principio di realtà persegue l'appagamento del desiderio ponendosi obiettivi estesi nel tempo e sublimando l'impossibile appagamento immediato in rappresentazioni sostitutive. In altre parole, di fronte all'impossibilità di un appagamento completo secondo le modalità del principio di piacere, il principio di realtà agisce in modo da adattare il soddisfacimento del desiderio alle situazioni che tendono a limitarlo, escogitando diversi quanto necessari appagamenti.


6. Il metodo psicoanalitico: la "talking cure"

Il metodo psicoanalitico utilizzato da Freud si discostava di molto dai precedenti metodi di cura: se prima di Freud isteria e nevrosi erano curate con l'ipnosi o addirittura con l'elettroshock, con Freud la cura divenne meno cruenta e più raffinata (si potrebbe azzardare il termine "sublimata").

Freud introdusse la talking cure ("la cura del parlare, del discorrere"), ovvero lasciava che i pazienti, opportunamente rilassati e distesi comodamente su un divano (tramutatosi poi nell'iconografia della psicoanalisi nel famigerato lettino dell'analista), dessero libero sfogo alle parole e al flusso delle proprie idee, tentando di vincere l'azione di censura delle tradizioni, della morale e degli imperativi sociali che impedivano ai fatti raccontati di presentarsi per ciò che erano.

L'azione di tali imperativi ostacolava spesso la soluzione di un trauma rimosso, il trauma incontrava resistenza nel venire alla luce: lasciando che le parole fluissero per associazione di idee, senza alcuna logica che non fosse spontanea, permetteva a Freud e al paziente di portare a galla verità che non si credevano nemmeno di avere nascoste.

Importante per tale lavoro di recupero del trauma era un certo rapporto di amore ed odio che si instaurava tra paziente e medico (il transfert, ovvero il vincolo emotivo): lungi da costituire un ostacolo alla terapia, Freud riteneva un certo grado di transfert essenziale per la guarigione del paziente. La cura così strutturata appariva dunque come un lavoro sul paziente, che da soggetto passivo diventava soggetto attivo: il paziente, con l'aiuto del terapeuta, si curava da sé, da sé poteva arrivare alla soluzione del suo stesso trauma (in questa tecnica psicoanalitica si possono riscontrare echi della maieutica socratica).


7. Il sogno: il luogo degli "indizi psichici"

Il sogno riveste una grande importanza per la psicoanalisi. Nel sogno l'inconscio riaffiora in parte, grazie ad un allentamento della censura diurna normalmente esercitata dalla coscienza. Nel sogno gli elementi che normalmente vengono ritenuti immorali riescono a trovare uno sfogo, ma la censura non allenta completamente le sue maglie ed ecco allora che i contenuti indesiderati si rivelano velati e deformati simbolicamente.

Benché ogni sogno sia in sé compiuto e irripetibile, vi sono cinque regole che si possono utilizzare per la sua interpretazione:

1. La condensazione, ovvero interpretare la tendenza del sogno a diluire elementi che sono altresì accomunabili fra loro;
2. Lo spostamento, ovvero l'attenzione a come l'interesse, l'impatto emotivo di una situazione onirica, si sposta da una rappresentazione all'altra;
3. La drammatizzazione, ovvero la consapevolezza che fatti psichici ordinari possono trasfigurarsi in rappresentazioni alterate e drammatiche;
4. La rappresentazione per opposto, ovvero la consapevolezza che a volte un fatto onirico in sé evidente può significare anche il suo opposto;
5. La simbolizzazione, ovvero l'apparente cambiamento di significato di un certo elemento onirico, la sua trasfigurazione in un altra cosa.

Per mezzo di queste cinque regole la psicoanalisi può indagare le cause inconsce di un trauma attraverso la via maestra del sogno, luogo di "indizi psichici" importantissimi nella chiarificazione della meccanica dell'anima.



8. "Eros" e "Thanatos"

Ad un certo punto del suo lavoro, Freud si accorse che la psiche non era solo governata da una pulsione (=impulso incontrollato e primordiale) al piacere, ma anche da una pulsione distruttiva, una pulsione di morte. La pulsione di vita, (l'eros), era affiancata da una pulsione di morte (thanatos); le due pulsioni sono presenti contemporaneamente in ogni uomo, in contrapposizione dialettica.

I comportamenti autodistruttivi suggeriti dalla pulsione negativa erano osservabili in quei pazienti che si vedevano costretti a ripetere azioni in modo compulsivo (=costrizione a ripetere certi atti in modo ossessivo). La pulsione di morte sarebbe quindi indirizzata alla scarica totale di tutti gli impulsi vitali, un autopunizione derivante dall'impossibilità del piacere. Essa può venire tenuta dentro di sé e provocare quindi comportamenti autodistruttivi, oppure essere convogliata verso l'esterno in comportamenti violenti.

9. La seconda topica: "Io, Es e Super-Io"

Nel 1923, con la pubblicazione de L'Io e l'Es, Freud individua altri tre luoghi psichici, i quali non andavano a sostituire la prima topica, ma la integravano.

L'Es è il serbatoio dell'energia vitale, l'insieme caotico e turbolento delle pulsioni, quell'entità che si fa interprete della volontà di ottenere il piacere ad ogni costo. L'Es è quindi governato dal principio di piacere.

Il Super-Io è la censura morale, l'insieme dei divieti sociali sentiti dalla psiche come costrizione e impedimento alla soddisfazione del piacere. Il super-io rappresenta quindi la censura morale della coscienza.

L'Io è la coscienza mediatrice prodotta dai due movimenti contrastanti dell'Es e del Super-io.
L'Io è governato dal principio di realtà, il suo compito è quello di mediare le istanze vitali dell'Es, tese al soddisfacimento irrazionale e assoluto, e le istanze del Super-Io, indirizzate verso la censura delle istanze dell'Es.


10. Il cammino della sessualità

Altro argomento rivoluzionario della psicoanalisi fu la scoperta che molti dei nostri comportamenti comuni sono in realtà dettati da impulsi di origine sessuale. Considerato il fatto che dal punto di vista psichico "siamo l'eredità della nostra infanzia", Freud cominciò dall'analisi delle pulsioni infantili per arrivare alla conclusione che esse sono dettate da istinti sessuali non censurati.

Fu un annuncio scioccante, un'ipotesi di lavoro che costò parecchio a Freud in termini successo accademico: Freud definiva il bambino come un perverso polimorfo, ovvero un individuo che, data la mancanza di una censura morale consolidata, esplorava ogni via del piacere corporeo (la libido) senza sensi di colpa.

Nello sviluppo della sessualità di un individuo Freud distingue cinque fasi: la fase orale, quella anale, quella fallica, una fase di latenza e infine la fase genitale.

La fase orale
va dalla nascita ai due anni: il bambino esplora il mondo principalmente con la bocca. In questo periodo porta alla bocca gli oggetti per conoscergli e succhia il latte dal seno materno, ovvero la parte del corpo che lo lega al mondo circostante è la bocca.

La fase anale va dai due ai quattro anni: è la fase in qui il bambino impara a controllare la ritenzione delle feci (l'educazione al vasino). E' il periodo in cui incassa i primi si e i primi no, ciò che può e ciò che non deve fare. Questo implica secondo Freud il raggiungimento di una prima forma di autonomia psicologica.

La fase fallica va dai quattro ai sette anni: è una fase cruciale. maschi e femmine si accorgono della propria differenza sessuale. I maschi temono di perdere ciò che pensano abbia perso anche la femmina (complesso di castrazione), le femmine tendono a sentirsi inferiori ai maschi per ciò che manca a loro e subentra l'invidia del pene.
In questa fase si definiscono i ruoli sessuali che si assumeranno da adulti. Subentra il complesso di Edipo: i maschi vogliono sposare la mamma e le femmine il papà, entrambi sopperiscono alla gelosia nei confronti del papà e della mamma assumendo i ruoli dei genitori.
E in questa fase che si forma il Super-Io: i ruoli che si obbligano ad assumere portano i bambini a far fronte ai primi imperativi sociali legati alla figura materna e paterna (Freud ipotizza che un errata comprensione dei rispettivi ruoli assunti in questa fase sia all'origine dell'omosessualità e della delinquenza).

La fase di latenza va dai sette agli undici anni: i bambini si concentrano sull'apprendimento dei comportamenti sociali e trascurano momentaneamente quelli di natura sessuale.

La fase genitale va dagli undici anni fino all'età matura: è la fase del pieno sviluppo sessuale, del piacere attraverso i genitali, della masturbazione e del primo rapporto: l'adolescenza, la giovinezza e l'età adulta.


11. Totem e tabù: Dio e l'origine dei divieti sociali

Che cos'è la religione per Freud? La religione non è altro che una delle molte sublimazioni messe in atto dalla psiche, un andare incontro alla realtà vissuta come castrazione delle pulsioni dell'Es secondo un principio di realtà (questa affermazione contiene analogie piuttosto evidenti con il pensiero di Nietzsche). Inoltre, per Freud, Dio non è altro che la proiezione del rapporto ambivalente che ognuno di noi ha con il proprio padre e rappresenta quindi una proiezione umana di desideri e momenti psichici umani (questa affermazione presenta invece forti analogie con il pensiero di Feuerbach). La religione rappresenta quindi, secondo Freud, una rappresentazione mediata del desiderio umano di vincere la finitezza.

Che cosa dire poi della civiltà e del modo in cui viene vissuta dall'uomo? La civiltà è un insieme di atteggiamenti morali acquisiti che coincidono con le istanze del Super-io. Ogni individuo vive la civiltà come limitazione della sua libido: le circostanze sociali impongono di trovare alle pulsioni incontrollate sfoghi socialmente tollerati (il meccanismo della sublimazione).

Le società tendono quindi a ritenere morali quei comportamenti che ne garantiscono l'esistenza: ecco perché il tabù dell'incesto e della masturbazione (visti come impedimento alla procreazione) e di molti altri tabù anche non evidentemente sessuali. Il fondamento della morale non è quindi di carattere divino ma prettamente umano (ancora analogie con la filosofia di Nietzsche).





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