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SCHEDA DI "APOLOGIA DI SOCRATE" - Platone

filosofia



SCHEDA DI "APOLOGIA DI SOCRATE"



TITOLO: Apologia di Socrate


ANNODI STESURA: 399 a.C.


AUTORE: Platone


SOGGETTO: difesa di Socrate





PERSONAGGI PRINCIPALI:


Socrate: sicuramente è il personaggio principale. Viene accusato do empietà e di corrompere i giovani. Al processo si difende da solo. È una persona molto saggia e dimostra una grande abilità oratoria.

Meleto: responsabile dell'accusa di S. Era un poeta mediocre che cercava di farsi un nome ad Atene attraverso il processo. Molte volte viene chiamato in causa da lui e si mostra confuso e contraddittorio. Accusa S. di corrompere i giovani senza avere adeguate conoscenze delle cose su cui lui stesso si fonda. Meleto si dimostra contraddittorio anche nell'accusa di empietà. Imputa a S. di non credere nelle divinità della città, ma in altre, quindi contemporaneamente sia di credere sia di non credere negli dei.

Ma colui che tirò le fila del processo e convinse Meleto a presentare l'accusa fu Anito un politico; esponente del partito democratico, figlio di un ricco commerciante ateniese.

Licone, altro politico, oratore sconosciuto, ebbe un ruolo significativo, perché organizzò e diresse le procedure.


PERSONAGGI SECONDARI:


Come personaggi secondari si possono indicare gli allievi di S. che v 737h73h engono nominati proprio da lui più volte durante la sua difesa: Critone, Lisania di Sfetto, Antifonte, Platone e Apollodoro.


TEMI PRINCIPALI:


Morte: alla fine dell'opera S. si rivolge ai giudici che lo hanno assolto. In questo messaggio finale parla della morte. Per S. la morte è come un non essere nulla. Chi è morto non si ha più alcuna sensazione, non si vede più nulla, come un sonno; allora per lui è un guadagno meraviglioso. Infatti tutto quanto il tempo della morte non sembra essere altro che un'unica notte.

S. ha anche una seconda visione della morte, secondo lui, stando ad alcune cose che tramandano è un mutamento e una migrazione dell'anima da questo luogo ad un altro, dove ci sono tutti i morti.

Anche questo sarebbe un grande bene.

Empietà: l'accusa di empietà presentata contro S. da Meleto era la più grave perché toccava il senso più vivo della religiosità greca che si identificava con l'anima stessa della polis.

S. veniva accusato di non credere nelle divinità della città, ma di introdurne di proprie; egli rifiutava le divinità della città per due motivi. In primo luogo giudicava assurdi e incompatibili con il concetto del divino i comportamenti che venivano loro attribuiti. In secondo luogo respingeva la teologia tradizionale anche per le sue conseguenze etiche; infatti su quella teologia risultava impossibile fondare un modo di vivere moralmente ordinato: tutte le colpe umane potrebbero essere giustificate appellandosi al comportamento degli dei ma a S. veniva imputato anche di introdurre nuove divinità. Questa imputazione si riferiva a un segno, a una voce divina, il demonio che diceva di sentire dentro di sé. Il daimonion questa voce non esorta S. a fare, ma lo trattiene.


La sapienza di Socrate: molti degli accusatori guardavano male Socrate già prima di queste accuse a causa di una serie di interrogatori che aveva fatto per interpretare un responso dell'oracolo di Delfi. Cherefonte, amico di Socrate domandando all'oracolo se c'era qualcuno più sapiente di Socrate ottenne come risposta: "Degli uomini tutti Socrate è il più sapiente". Egli sapeva bene di non essere sapiente né poco né molto. Sicuramente il Dio non menzogna, e Socrate continua a non capire.

Per cercare di dare una spiegazione al responso andò dalle persone ritenute sapienti (politici, poeti, artigiani), e interrogandole si accorse che il loro sapere era limitato e specialistico, e cercò di dimostrarglielo. Di conseguenza si fece nemiche molte persone. Andandosene trasse la conclusione che lui è più sapiente di quelle persone. Infatti nessuno dei due non sapeva niente di buono, ma mentre Socrate come non sapeva neppure era convinto di sapere, l'altro era convinto di sapere mentre non sapeva. Socrate così arriva alla conclusione che solo il Dio è sapiente e che la sapienza umana ha poco valore.

Molte persone vengono sottoposte ad esame sia da lui che dai suoi allievi. Essi trovano una grande abbondanza di persone ignoranti convinte di sapere; queste persone si adirano contro il loro maestro, Socrate, accusando lo di corrompere i giovani.


TEMI SECONDARI:


Il significato morale e sociale dell'attività di Socrate: Socrate pensa che il suo compito gli sia stato assegnato dal Dio e che condannandolo a morte non troveranno un altro come lui.



Il Dio lo ha messo al fianco della città per pungolarla, rimproverarla, di starle addosso tutto il giorno per svegliarla; come un tafano con un cavallo di razza.

S. dichiara che non smetterà mai di filosofare e di esortare gli ateniesi per far capire loro che bisogna occuparsi della saggezza, della verità e dell'anima affinché diventi il più possibile buona, e non è delle ricchezze e del corpo che bisogna occuparsi, perché la virtù non nasce dalle ricchezze, ma dalla virtù stessa nascono le ricchezze e tutti gli altri beni. Se qualcuno dissentirà da questo lui lo interrogherà e lo confuterà. Alla fine S. dice che sia che lo lascino uscire dal carcere sia che lo tengano prigioniero lui non farà mai altre cose neppure se dovesse morire molte volte.


Giustizia: S. durante tutto il processo non ha mai smesso di chiedere giustizia. Potendolo fare non ha neanche chiesto una pena alternativa, perché pensava di essere nel giusto. Anche le sue ultime parole lo testimoniano: " l'uomo giusto non ha nulla da temere della morte". Secondo l'usanza ateniese durante il processo si poteva portare la propria famiglia in tribunale per fare pietà ai giudici, ma lui non ha voluto farlo; e a dimostrazione del fatto che crede molto negli dei, come nessuno dei suoi accusatori, affida ai giudici e al dio il compito di giudicarlo nel modo che sarà migliore per lui e per gli altri.


RICOSTRUZIONE SINTETICA DELL'OPERA:


L'apologia racconta della difesa di Socrate durante un processo in cui veniva accusato di non rispettare gli dei della città, ma di introdurne di nuovi, e di corrompere i giovani.

L'opera si compone di tre parti. La prima consiste nel grande discorso di difesa di Socrate alla fine del quale si ebbe la prima votazione che vide la maggioranza dei voti a favore della sua condanna anche se con un piccolo vantaggio.

La seconda parte contiene il discorso di Socrate in cui espone la sua dottrina e in cui afferma di meritarsi un premio per quello che fa. Questa affermazione gli costerà una notevole perdita di voti e di conseguenza la sua condanna.

La terza parte comprende un breve discorso di commiato diviso in due momenti: un primo è rivolto a quelli che lo hanno condannato (erano circa 360) in cui mette a confronto morte e malvagità. È più difficile sfuggire alla malvagità che alla morte, perché essa corre più veloce della morte, e i suoi accusatori sono stati raggiunti proprio dalla malvagità, mentre Socrate dalla morte.

A coloro che lo hanno condannato fa delle conclusioni profetiche in cui esprime un concetto molto importane e vero: uccidendo un uomo non si uccide l'idea che egli aveva creato.

Il secondo momento del suo discorso è rivolto ai giudici che lo hanno assolto (erano circa 140) a loro rivolge alcune considerazioni sulla morte.


VALUTAZIONE CRITICA:


Nell'Apologia una parte è dedicata alla riflessione di Socrate sulla morte. Egli la vede come un sonno, non si ha più alcuna sensazione; oppure come una migrazione dell'anima verso un posto dove si trovano tutti i morti. Altre riflessioni sulla morte si possono trovare nella dottrina pitagorica. Anche secondo Pitagora la morte è come una migrazione dell'anima da un corpo all'altro (metempsicosi): l'anima, di origine divina si è dovuta incarnare in un corpo per una colpa originaria, in questo si trova come in una tomba, e per potersi liberare dalla prigionia di questo corpo deve passare attraverso molte vite, deve cioè passare in corpi successivi sia animali che umani fino a giungere alla purificazione (catarsi). L'analogia con Socrate sta nel fatto che tutti e due vedevano la morte come una migrazione dell'anima, ma differiscono perché secondo Pitagora l'anima trasmigra in altri corpi, invece per Socrate dopo la migrazione arriva in un luogo dove ci sono gli altri morti.


La filosofia di Socrate si sviluppa contemporaneamente a quella dei sofisti, comune è anche l'argomento della ricerca: l'uomo e il cittadino. Queste due filosofie hanno in comune anche il fatto che ambedue si fondano sul ragionamento e sul linguaggio, tuttavia, a differenza dei sofisti per Socrate il logos non è uno strumento di persuasione, ma il mezzo attraverso il quale l'uomo può pervenire alla verità.


Molte volte nell'Apologia Socrate parla della sua occupazione come una missione assegnatagli dal Dio. Anche per i filosofi del tempio la filosofia è suggerita dalla divinità. Sia Socrate sia i filosofi del tempio affermano che la loro filosofia ha un'impronta divina, ma mentre a Socrate la divinità ha solo assegnato un compito, ai filosofi del tempio suggerisce tutta la filosofia.





CONSIDERAZIONI PERSONALI:


non pensavo che dalla lettura di un libro che riporta la difesa di una persona ad un processo avrei potuto ricavare un ritratto completo del personaggio e della sua filosofia. Mi ha interessato molto leggere questo libro, soprattutto per il metodo con cui Socrate procede nella sua difesa, facendo molte domande, esempi. È anche molto interessante come, ponendo qualche domanda riesca a mandare in crisi i suoi accusatori e a dimostrare l'inconsistenza delle loro accuse. 






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