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APOLOGIA DI SOCRATE

filosofia



APOLOGIA DI SOCRATE

Presenta la difesa che Socrate ha presentato di fronte alla giuria di 500 cittadini ateniesi.

Il suo estensore è Platone.


Motivi per cui non è stato messo in dubbio:

vicinanza cronologica tra la diffusione dell'Apologia e il Processo.

L'Apologia circolava poco dopo il processo. Chi aveva udito il processo avrebbe dovuto fare della critiche o contestazioni se non fosse fedele a ciò che è stato detto.

Ma non ci sono state.

(NIENTE CRITICHE E POCO TEMPO)




TESTO STRANO: non è una relazione, ma descrive ciò a cui Platone ha assistito.

Non è in 3^persona. Non si descrive l'ambiente, non si dice chi parla e ascolta.

Si comincia con qualcuno che parla e pronuncia una difesa di sé stesso.

Si dice: Atene, Socrate, giudici, conclusione: condanna a morte (lo deduciamo dal testo).

Non ci sono interruzioni ma possiamo individuare 3 discorsi distinti, in occasioni distinte, con scopi distinti. Non si spiega la separazione fra i singoli discorsi.

Si devono mettere degli argomenti extra-testuali.

Dall'inizio ai 4/5 del discorso chi parla (Socrate) nel rivolgersi ai giurati li chiama  cittadini, come se non li considerasse giudici, mentre in 1/5 del discorso:

- cittadini: chi ha votato contro di lui;

- giudici: chi ha votato a suo favore.

Problema: è una strategia nel rapportarsi o è intervenuto Platone per scopi strumentali?

Platone non altera il discorso, ma mette qualche elemento per raggiungere scopi che non hanno a che fare con il processo.

3 DISCORSI:

difesa dalle accuse (in senso stretto); termina con una prima votazione (fatto extratestuale) 515c27f ;

indicazione di una pena alternativa; termina con una seconda votazione (fatto extratestuale) 515c27f

un commento a due volti.


prima parte del processo: accusa e difesa dall'accusa. Termina con una votazione.

Colpevole?

Socrate si difende e cerca di provare la sua innocenza.

Socrate viene dichiarato colpevole.


pena dell'accusa o pena alternativa della difesa?

Socrate discute se accettare la pena prevista dall'accusa o formulare una pena alternativa.

Socrate finge una richiesta: una multa che sa che i giudici non potranno accettare.

2^ votazione: condanna a morte.


3- non è parte del processo ma è un discorso su ciò che è accaduto.

Ci sono toni diversi:

- cittadini (ingiusti) quelli che hanno votato a suo sfavore;

- giudici (giusti) quelli che hanno votato a suo favore.


Nell'Apologia le accuse sono le stesse che si trovano nelle nuvole di Aristofane. L'accusa più pericolosa è quella di arroganza (Socrate è il più sapiente di tutti gli uomini).

Socrate non si reputa sapiente, dice infatti di sapere di non sapere.

La sapienza è:

- umana;

- più che umana: divina.

Socrate dice di possedere la sapienza umana, ma non quella divina.

Socrate sostiene di non essersi mai occupato di fisica, artefice è stato il suo amico Cherefonte, ma involontariamente.

L'oracolo disse che Socrate era il più sapiente e si diffuse così la voce perché era la volontà del Dio e non può essere obiettata.

Socrate fa delle ricerche per capire il senso esatto dell'oracolo.

La ricerca è la base delle sue disgrazie. Infatti interroga chi pensa che sia più sapiente di lui, ma capisce che gli uomini agiscono solo per interessi non per la conoscenza o per l'interesse della città.

Socrate mette in crisi l'immagine pubblica dei politici e questi pensano che sia per arroganza, mentre Socrate voleva sapere quali fossero le loro competenze.

Conclusione: Socrate pensa che la conoscenza politica non sia raggiungibile dagli uomini ma dagli Dei.

Socrate interroga i poeti, che erano i più stimati. Socrate capisce che la poesia è data dall'ispirazione e non dal Genio, quindi è un dono degli Dei. Chi poeta non ha una sapere che lo guidi, ma è ispirato: ci mette poco di proprio e quel poco che ci mette è ignoranza. I poeti cercavano di essere maestri di saggezza del vivere bene, ma davano soluzioni sulla base di un sapere superiore in realtà. Non sapevano ciò che dicevano e non sapevano spiegare i temi morali e sociali, anzi i cittadini sapevano più di loro.

Socrate pensa che la soluzione dei problemi morali sia dovuta agli Dei.

Socrate interroga gli artisti e questi estendevano il loro sapere in campi in cui non sapevano.

Socrate sa di non sapere.


PARTE PRIMA

LA DIFESA DI SOCRATE

I - UFFICIO DELL'ORATORE E' DIRE LA VERITA'

Socrate afferma che sono i suoi accusatori eloquenti e non lui. Rileva però che sono menzogne quelle che ha sentito da loro. Tra queste ne menziona una in particolare: essi sostengono che la giuria deve stare attenta a non farsi ingannare da Socrate perché è un astuto parlatore. Socrate vuole smentire gli accusatori. Socrate assicura che da lui si sentirà solo la verità e parlerà con un linguaggio semplice che sarà improntato verso la giustizia. Socrate si vuole giustificare e scusare se parlerà come nelle piazze perché è la prima volta (ha 70 anni) che è costretto ad andare in tribunale e quindi è inesperto di quel tipo di linguaggio.

Prega la giuria solo che controlli che dica cose giuste o sbagliate. Lui asserirà solo la verità.


II - DUE SPECIE DI ACCUSATORI: GLI ANTICHI E I RECENTI. PIANO DELLA DIFESA

Socrate si difende prima dalle vecchie accuse perché sono più temibili perchè gli accusatori hanno influenzato i membri della giuria quando erano giovani, quindi si è nell'età in cui si è più inclini a credere.

I vecchi accusatori hanno fatto credere che un uomo sapiente (Socrate) indagasse i fatti fisici (ateo) e si occupasse dell'arte dialettica.

Socrate ricorda che è sconcertante che non si possa citare i loro nomi o confutarli, quindi si difenderà in modo che nessuno possa controbatterlo.

Socrate annuncia che prima si occuperà dei vecchi accusatori perché è più difficile rimuovere qualcosa che si annida negli animi da lungo tempo, poi passerà a difendersi dai nuovi accusatori (Anito e i suoi seguaci)


III - SOCRATE NON SI E' MAI OCCUPATO DI RICERCHE NATURALISTICHE

Socrate afferma che Meleto lo accusa di indagare le cause fisiche del cielo e della terra e di insegnare l'arte dialettica, come rappresenta la commedia di Aristofane.

Socrate non disprezza la fisica, ma non la conosce, infatti, non si è mai occupato di questa scienza e annuncia che chiama a testimoniare la giuria, perché contino i suoi discorsi e constatino che lui non ha mai creato discorsi su ciò che si basa l'accusa.


IV - SOCRATE NON CONOSCE, COME I SOFISTI, L'ARTE DI EDUCARE GLI UOMINI

Socrate dice di non saper educare gli uomini e afferma che i sofisti attirano al loro insegnamento i giovani, li persuadono ad andare da loro, a pagarli profumatamente e a mostrare anche la dovuta gratitudine.


V- LA SAPIENZA DI SOCRATE RIVELATA DALL'ORACOLO DI DELFO

Socrate dice di non possedere quella sapienza di cui è accusato, ma solo la sapienza umana. Questo gli è stato detto dall'oracolo di Delfo.

Cherefonte, amico di Socrate andò a chiedere all'oracolo se vi era qualcuno più sapiente di Socrate e la risposta fu negativa. Socrate dice che il fratello di Cherefonte può testimoniarlo essendo morto Cherefonte.


VI - COME SONO SORTE LE CALUNNIE. SOCRATE INDAGA PRESSO I POLITICI. IL SENSO DELL'ORACOLO

Socrate dice che ha raccontato il fatto dell'oracolo perché è così che è nata la calunnia.

Socrate volle capire il senso dell'oracolo quindi andò ad interrogare quelli che riteneva più sapienti di lui: gli uomini politici. Si rese conto uno dopo l'altro che questi pensavano di essere sapienti, ma non lo erano, quindi il più sapiente era Socrate perché sapeva di non sapere.


VII - SOCRATE INDAGA PRESSO I POETI IL SENSO DELL'ORACOLO

Questo procurò a Socrate sempre più nemici, ma egli continuò la sua indagine.

Socrate si rende conto che le persone considerate le più sapienti, erano le meno provviste.

Socrate interroga i poeti, ma si rende conto che poetano per disposizione naturale, divina, non perché sono dotati. Inoltre anche i poeti, si reputavano come gli uomini politici, dei sapienti. Invece Socrate sapeva di non sapere.


VIII - SOCRATE INDAGA PRESSO GLI ARTIGIANI IL SENSO DELL'ORACOLO

Gli artigiani (o artisti) cadevano nello stesso errore dei politici e dei poeti: si reputavano i più sapienti e questa loro stoltezza finiva con l'oscurare quello che sapevano. Socrate sapeva di non sapere, quindi era più sapiente di loro.


IX - IL VERO SENSO DELL'ORACOLO.

A causa di queste indagini Socrate si era procurato molte inimicizie. Inoltre ogni volta che mostrasse l'ignoranza altrui si è pensava che volesse mostrare la sua sapienza (arroganza).

Il Dio Delfo volle far capire che la sapienza umana è poca o nulla. Per questo Socrate continuava ad interrogare la gente, per far capire al Dio che ha ragione. Questa occupazione non gli dava il tempo per occuparsi dei affari e quindi vive in estrema povertà.


Nessuno è sapiente. Nessun uomo possiede il sapere divino. Socrate è sapiente perché sa di non sapere e perché sa di non possedere il sapere divino.

Sapere umano (uomini) < sapere divino (Dei).


X - L'ODIO CONTRO SOCRATE SI ACCRESCE PERCHE' I SUOI DISCEPOLI LO IMITANO NELLA RICERCA

Molti giovani di ricche famiglie (hanno molto tempo a disposizione) accompagnano Socrate spontaneamente ad interrogare gli uomini "sapienti" e poi lo imitano. Da qui l'accusa di corrompere i giovani. E se qualcuno chiede come fa Socrate a corrompere i giovani gli si risponde come si è soliti dire contro i filosofi: egli insegna la fisica, a non credere agli Dei e a far prevalere il 2^ discorso.

Melèto se l'è presa con S. per difendere i poeti, Anito per difendere gli artigiani e i politici,

Licòne per difendere gli oratori.


XI - CONTRO I NUOVI ACCUSATORI

Socrate si vuole difendere da Meleto e dai nuovi accusatori.

Le accuse sostengono che Socrate corrompe i giovani, non crede agli Dei, ma a nuove divinità demoniache. Socrate afferma che Melèto prende alla leggera cose molto serie e trascina senza scrupolo, le persone in tribunale e dà a vedere di avere grande interesse di cose di cui  non si è mai si è curato. Socrate sostiene che lo dimostrerà.


C'è contrasto tra Socrate e l'ambiente della città, spiegazioni dell'oracolo.

Gli accusatori pensavano che Socrate fosse il più sapiente e avesse come scopo pavoneggiarsi e sbeffeggiali.


XII - MELETO NON SA CHE COSA SIA L'EDUCAZIONE DEI GIOVANI

Socrate chiede cosa migliora i giovani. Meleto risponde le leggi. Socrate chiede chi conosce meglio le leggi. Meleto risponde i giudici. Socrate dice che allora i giudici sanno educare i giovani. Meleto risponde di si. Socrate chiede se allora anche i membri del Consiglio, dell'Assemblea e in generale tutti gli ateniesi sanno educare i giovani. Meleto risponde positivamente.

Socrate dice allora che secondo Meleto è solo egli che li corrompe. Meleto risponde di si.

Socrate paragona gli uomini ai cavalli: non è una sola persona che li guasta e gli altri li migliorano.

Socrate dice a Meleto che così dimostra che non si è mai curato dei giovani e che dimostra la sua

noncuranza per ciò per cui ha trascinato S. davanti ai giudici.


XIII - SOCRATE NON CORROMPE I GIOVANI: MELETO MENTE SAPENDO DI MENTIRE

Socrate dice a Meleto che chi è malvagio reca danno a chi lo segue, mentre chi è buono fa del bene alla gente che lo segue. Quindi secondo Socrate non c'è nessuno che voglia essere danneggiato. Meleto dice che Socrate corrompe i giovani volontariamente.

Socrate dice:

- se lo faccio volontariamente sarei poco avveduto perché mi recherebbero danno;

- se lo faccio involontariamente dovreste correggere i miei errori e non dovrei essere in tribunale, perché la legge non punisce errori involontari.

In entrambi i casi Meleto mentirebbe.

Se si insegna a non fare involontariamente quello che si fa, allora si imparerà a non rifarlo.

Socrate non farà più involontariamente quel che fa, quando avrà imparato come si fa.

Meleto non ha istruito Socrate e non l'ha aiutato per correggerlo. Meleto l'ha fatto volontariamente e ha portato in tribunale Socrate dove vanno portati quelli che devono essere puniti e non educati.


Accusa di corruzione: per Socrate corrompere significava rendere qualcuno peggiore di come era prima. Colui che è reso peggiore è un pericolo costante: per colui che l'ha corrotto e per gli altri.

Allora nessuno corrompe volontariamente e se Socrate l'ha fatto non l'ha fatto volontariamente, quindi non andrebbe punito, ma rieducato.


XIV - O FORSE MELETO VOLEVA PRENDERSI GIOCO DI TUTTI NOI ?

Meleto accusa Socrate di corrompere i giovani a non credere agli dei e di credere in nuove divinità demoniache.

Socrate afferma che quindi non può essere ateo perché crede in qualcosa.

Meleto assicura che secondo lui Socrate non crede in alcun Dio.

Socrate afferma che crede nel sole e nella luna. Meleto sostiene che Socrate crede che il sole e la luna siano di terra e roccia. Socrate ricorda che ci sono i libri di Anassagora che tutti conoscono che dichiarano queste teorie e che i giovani potrebbero istruirsi da li senza andare da lui, comprendo questi libri per poco prezzo e farla pagare a Socrate se spaccia per sue queste teorie.

Socrate dice alla giuria che Meleto è insolente e avventato dato che le sue parole sono piene di contraddizioni. Socrate afferma che Meleto avrà pensato che si sarebbero accorti delle sue contraddizioni o forse sarebbe riuscito ad ingannare tutti.


XV- L'ACCUSA DI MELETO E' UNA PALESE CONTRADDIZIONE

Meleto continua a contraddirsi. Socrate dice che non possono esserci cose umane e non esistere gli uomini.

Se Socrate crede in cose demoniache deve credere anche ai demoni. I demoni sono dei o figli di dei.

Quindi non è possibile che esistano i figli (demoni) e i genitori (dei) no.


DEI

DEMONI

ESSERI UMANI


È impossibile credere nei figli (demoni) e non al padre e alla madre (Dei).

Il demone di Socrate no ha natura personale (m o f). Non è tradizionale e non è generato dagli Dei.


XVI - IL DOVERE DELL'UOMO

Socrate dice di essersi difeso così da Meleto e se qualcuno gli chiederà perché ha quasi rischiato di morire ( dato che ha interrogato gli uomini politici, .) egli gli risponderà che si deve tener conto di cosa è giusto o no, degli uomini buoni e di quelli malvagi.

È meglio la morte del disonore o della vergogna.


XVII - SOCRATE NON ABBANDONERA' MAI LA SUA MISSIONE

Socrate afferma che il volere del Dio Delfo è che lui interroghi gli altri e se disertasse per paura della morte o di altro, allora si non crederebbe agli Dei perché avrebbe disubbidito all'oracolo, temendo la morte e dimostrando di essere sapiente.

Il temere la morte è credere di essere sapienti senza esserlo, perché si crede a ciò che si ignora. Nessuno sa cosa c'è dopo la morte. Socrate dice di non sapere cosa c'è dopo la morte.

Socrate sa solo una cosa: che è cosa vergognosa disobbedire al Dio.

Socrate suppone che se la giuria lo assolverà se non si occuperà più di interrogare la gente, egli dovrebbe disobbedire e accettare la morte piuttosto che contraddire il Dio.

Socrate assicura che solleciterà tutti a non prendersi cura del corpo e delle ricchezze più che dell'anima, perché divenga quanto migliore possibile, giacché non dalla ricchezza deriva la virtù, ma dalla virtù la ricchezza e ogni altro bene ai cittadini e alla città. Socrate afferma che non cambierà la sua condotta nemmeno se dovesse morire.


XVIII - E' INTERESSE DEGLI ATENIESI RISPARMIARE SOCRATE

Socrate dice che se lo condannano a morte faranno un danno a loro stessi. Socrate è convinto che Meleto e ad Anito non possono recargli danno perché un uomo peggiore non può recare danno ad uno migliore. Potrebbero esiliarlo o togliergli i diritti, ma secondo Socrate il più gran male è condannare a morte un uomo innocente. Se lo uccideranno non ci sarà più Socrate a correggerli, come ordine del Dio. Socrate si definisce un dono di Dio: infatti si è preso cura dei suoi cittadini trascurando anche la propria famiglia e non volendo denaro. La testimonianza è la sua povertà e infatti nessun testimone può affermare che Socrate si sia mai fatto pagare.

XIX - PERCHE' SOCRATE SI E' ASTENUTO DAL PARTECIPARE ALLA VITA POLITICA

Socrate afferma che ha dato i consigli a causa del demone.

Questo demone è presente in lui, fin da quando era fanciullo e che ha il compito di ammonimento (gli dice solo ciò che non è giusto).

Il demone gli disse di non immischiarsi nella vita politica.

Infatti, se Socrate fosse entrato nella vita politica sarebbe già morto e non avrebbe recato vantaggi a nessuno.

Socrate sostiene che non c'è nessuno che riesca evitare la morte contrastando il tribunale o assemblee, per impedire ingiustizie in città o illegalità.

Chi combatte la giustizia deve tenersi lontano dalle cariche pubbliche.


A Socrate non importa morire, ma se deve vivere vuole vivere bene (in virtù e in giustizia). L'origine del suo vivere bene è il demone.

Il demone è presente come voce che gli dice ciò che non è giusto.


XX - SOCRATE CONFERMA CON ESEMPI LA SUA DIRITTURA DI CARATTERE

Socrate porta delle testimonianze per dimostrare che non andrebbe contro la giustizia neanche se fosse condannato a morte.

Socrate racconta che seppure in due occasioni ha rischiato la morte, ma non è andato contro alla legge.

La prima volta quando il Consiglio voleva sottoporre a giudizio i 10 strateghi, ed egli ha votato contro perché era illegale, anche se tutti gli altri avevano votato a favore.

I 30 tiranni ordinarono a Socrate e ad altri 4 compagni di arrestare Leonte il Salaminio per metterlo a morte. Socrate non lo fece perché lo reputava cosa ingiusta e sarebbe morto se poco dopo non fosse stata restaurata la democrazia.


XXI - SOCRATE NON E' STATO MAESTRO DI NESSUNO E NON HA QUINDI CORROTTO I SUOI CONCITTADINI

Socrate afferma che se si fosse dato alla politica non avrebbe vissuto tutti quegli anni sostenendo la giustizia, infatti, nelle discussioni pubbliche e private non ha mai concesso di andare contro alla giustizia.

Inoltre Socrate sostiene di non essere mai stato un maestro perché non si fece mai pagare e discuteva, sia con gente ricca, che con gente povera.


Per Socrate la responsabilità è di ciascuno.


XXII - PERCHE' ALLORA NON LO ACCUSANO QUELLI CHE SONO STATI CORROTTI O I LORO PARENTI?

Socrate dice di interrogare chi sostiene di sapere, a causa dell'oracolo e quindi questa è una missione che gli è stata data dal Dio.

Socrate sostiene che se ha corrotto molti giovani e molti altri ne corrompe si chiede perché non testimonino loro o i loro parenti contro di lui. In tribunale si trovano molti dei suoi allievi (Critone) e tutti sono pronti a difenderlo. Non sarebbe così, se li avesse corrotti.


XXIII - SOCRATE SI RIFIUTA DI IMPIETOSIRE I GIUDICI PERCHE' CIO' NON FAREBBE ONORE A SE' E ALLA CITTA'

Socrate non vuole impietosire i giudici nella sua difesa se lo condannassero a morte non per orgoglio, ma perché se lo facesse l'onore suo, della città e della giuria sarebbe compromesso, quindi sarebbe una vergogna.

Socrate sostiene che si dovrebbe condannare più gravemente chi impietosisce i giudici rispetto a chi mantiene un contegno dignitoso.

XXIV - SOCRATE VUOLE CHE I GIUDICI GIUDICHINO SECONDO LEGGE E NON SECONDO PIETA'

Socrate non vuole pregare il giudice di risparmiarlo, perché se lo facesse andrebbe contro al giuramento fatto dal giudice alle leggi, e gli insegnerebbe a non credere agli Dei.


La strategia solitamente usata nei processi era la nozione agli affetti: motivi sentimentali che legano i giudici, motivi familiari, un richiemo alle gesta, alle azioni vissute insieme. Sul piano affettivo era una tattica per ingraziarsi i giudici. Socrate non lo fa perché potrebbe essere controproducente. Solo i fatti e le azioni vanno giudicate, non le emozioni.

Verdetto 280 (colpevole) vs 220 (non colpevole).

Pena: la morte.


PARTE SECONDA

SOCRATE E' GIUDICATO COLPEVOLE

XXV - SOCRATE FA ALCUNE RIFLESSIONI SULLA SENTENZA

Socrate sapeva che sarebbe stato giudicato colpevole, ma si stupisce che lo scarto tra i voti dell'una e dell'altra parte sia stato così poco. Infatti bastavano 30 voti perché Socrate sfuggisse alla condanna.

Meleto non avrebbe vinto se non avesse avuto l'appoggio di Anito e Licone e sarebbe stato costretto a una muta di 1000 dracme per non aver raggiunto la quinta parte dei voti.


XXVI - LA PENA CHE SOCRATE SI ASSEGNA: ESSERE MANTENUTO NEL PRITANEO

Socrate dice che Meleto propone per lui la pena di Morte; Socrate invece propone per sé un premio per aver insegnato la virtù e la giustizia e non essersi arricchito. Socrate propone di essere mantenuto nel Pritaneo (dove le figure più significative della città di Atene venivano mantenute dallo stato).


Socrate contrappone una pena. Punto di vista etico e soggettivo. Socrate non si sente colpevole e quindi non vuole pene alternative, ma un riconoscimento: un premio. Vuole far parte del Pritaneo.


XXVII - SOCRATE NON HA FATTO TORTO A NESSUNO E PERCIO' NON PUO' PROPORSI ALCUNA PENA

Socrate afferma che non riuscirà a persuadere la giuria dalle calunnie che lo affliggono, perché in un giorno solo non si può fare molto.

Socrate si chiede quali penne riterrebbe accettabili.

Eticamente nessuna è gradita: è un'ingiuria morale.

L'ergastolo o il carcere: no, perché non potrebbe essere libero.

Una multa: nemmeno, perché egli non aveva soldi e non voleva chiederli ai suoi amici, altrimenti si sarebbe sentito in debito.

L'esilio: no, perché è un'ingiuria morale.


XXVIII - SOCRATE PUO' PROPORRE PER SE' TUTT'AL PIU' L'AMMENDA DI UNA MINA D'ARGENTO

Socrate si propone di pagare una mina d'argento perché è l'unica multa che potrebbe pagare.


Seconda votazione: 360 (colpevole) vs 140 (non colpevole).

809 persone che prima lo difendevano ora lo vogliono morto.





PARTE TERZA

SOCRATE E' CONDANNATO A MORTE

XXIX - SOCRATE PARLA AI GIUDICI CHE HANNO VOTATO LA SUA

CONDANNA A MORTE

Socrate dice di essere stato condannato a morte perchè non ha voluto usare l'arte dialettica per persuadere la giuria perché è una cosa indegna ed egli non ha paura della morte.

Socrate ricorda che il difficile non è evitare la morte, ma la malvagità. Egli dice di essere stato raggiunto dalla morte, mentre chi l'ha condannato è stato raggiunto dalla malvagità.


XXX - IL VATICINIO DI SOCRATE AI GIUDICI CHE HANNO VOTATO PER LA CONDANNA A MORTE

Socrate accusa ai giudici che hanno votato per la sua condanna che commettono un'ingiustizia. Fa una previsione: dice che pagheranno l'ingiustizia che compiono: i giovani si scaglieranno contro i padri perché hanno macchiato Atene di un crimine: non ci sarà più Socrate a consigliare loro la via della giustizia e della verità. Per liberarsi dalle accuse bisogna vivere onestamente. Chi ha voluto condannarlo deve riconoscere il proprio errore per non essere perseguito dai figli.


XXXI - I GIUDICI CHE HANNO VOTATO PER L'ASSOLUZIONE SI CONFORTINO: LA MORTE PER SOCRATE E' UN BENE

Chi ha votato per salvargli la vita, ha riconosciuto che la condanna a morte è un'ingiustizia.

Solo questi hanno il diritto di essere chiamati giudici.

Ciò che è ingiusto non può essere cosa buona.

Per lui la morte è una cosa buona (paradosso etico).


È un bene perché è un comportamento retto. Il demone non è mai intervenuto è ciò vuol dire che Socrate si è comportato giustamente. La morte è una bene:

- è la conseguenza di una vita giusta;

- è segno di una condotta retta.

Quando Socrate sottolinea che il demone non è intervenuto sapeva che la sua difesa l'avrebbe portato alla morte. Socrate parla di argomenti spinosi dei cittadini e della giuria.

Socrate è consapevole dell'accusa che gli amici gli faranno: di aver sbagliato difesa. Non da loro torto. Non si è comportato così per sfizio ma per bisogno di coerenza con i principi della sua vita. Quindi la morte è cosa buona.

Socrate non sa cosa sia la morte o cosa ci sia dopo. Si dichiara agnostico (non nega e non afferma l'esistenza di qualcosa dopo la vita)


XXXII - LA MORTE E' IN OGNI CASO E PER CHIUNQUE UN BENE

La morte è un'altra vita: una gioia senza fine: chi muore dopo una vita giusta non deve aver paura perché incontrerà i grandi eroi, i poeti, i semidei,.oppure sarà un sonno eterno dove non ci sarà né gioia né dolore.


XXXIII - L'UOMO GIUSTO NON HA NULLA DA TEMERE DALLA MORTE

Solo Dio conosce il futuro. Solo Dio sa se c'è un'altra vita. Socrate va incontro serenamente alla morte perché è cosa giusta.




Blu: appunti del Prof.

Nero: riassunto dell'Apologia





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