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LO STATO - NOZIONE DI STATO

diritto








Lo stato è la massima espressione della vita sociale. Esso è subentrato ad organismi più semplici fondati sul vincolo di parentela: famiglie, tribù.

Si ha dunque lo stato quando al vincolo di parentela si sostituisce la subordinazione ad un potere supremo.

I fini dello stato sono:

la difesa dall'esterno;

la tutela dell'ordine esterno;



il progresso morale, intellettuale, fisico ed economico della collettività.

NOZIONE DI STATO

Lo Stato è l'organizzazione politica e giuridica sovrana di una comunità strutturata in forma stabile su di un determinato territorio.


Si tratta di un'organizzazione in quanto allo Stato fa capo tutta una serie di funzioni, apparati e mezzi; un' organizzazione politica in quanto a esso, spettano determinate decisioni, relative al governo della collettività.

E' un' organizzazione giuridica perché il compito primario e imprescindibile dello Stato è la produzione di un sistema organico di regole volte a coordinare la comunità.


Lo Stato esercita innanzitutto la funzione legislativa (parlamento), quella esecutiva (governo) e quella giurisdizionale (magistratura).

L'esercizio delle funzioni legislativa, esecutiva e giurisdizionale è il contenuto della sovranità dello Stato.

La sovranità è un potere originario poiché non deriva da nessun potere superiore allo Stato.

Lo Stato è considerato un ente necessario in quanto senza di esso non vi sarebbe una comunità sociale organizzata. E' infine ad appartenenza necessaria in quanto è lo Stato che stabilisce chi è cittadino e chi invece non lo è.


Per essere pienamente "sovrano" e "originario" lo Stato deve essere anche del tutto indipendente e autonomo da altri poteri a lui esterni.

Quando ci si riferisce alla comunità statale si esprime il concetto di Stato-comunità o Stato-società.

Lo Stato-apparato indica il complesso di organi che costituiscono il potere supremo dello Stato.

Lo Stato-amministrazione è l'insieme degli organi burocratici ed esecutivi che amministrano la collettività.

Perché vi sia lo Stato ci deve essere una collettività organizzata stabilmente su un territorio: popolo, territorio e sovranità; elementi costitutivi dello Stato.


ELEMENTI COSTITUTIVI DELLO STATO

IL POPOLO

Il popolo è l'insieme dei cittadini dello Stato ed è  il suo elemento personale

Il concetto di popolo è un concetto giuridico, quello di Nazione (concetto etnico culturale) è, invece, l'insieme delle persone appartenenti oppure no ad uno stesso Stato legate dalla stessa lingua, tradizione, costumi (pensiamo alla Svizzera che è uno Stato multinazionale).

Sono le leggi stesse a decidere chi fa parte del popolo e chi no: queste sono le leggi sulla cittadinanza, godere del diritto di voto e all'assistenza sanitaria gratuita rientra fra i diritti, pagare le imposte e sostenere il servizio militare rientra fra i doveri.  


ACQUISTO DELLA CITTADINANZA

La cittadinanza italiana si acquista automaticamente per diritto di nascita:

figlio di madre o padre italiani, anche se nato all'estero (diritto di sangue);

chi è nato in Italia da genitori ignoti o apolidi (diritto di suolo);

automatica: lo straniero minorenne adottato da cittadini italiano.


Diventano cittadini italiani su dichiarazione di voler acquistare la cittadinanza: gli stranieri o gli apolidi che discendono da cittadini italiani per nascita perché:

prestano servizio militare nello Stato o vi accettano un impiego nello Stato;

risiedano legalmente al raggiungimento di una maggior età da almeno 2 anni nello Stato;

lo straniero nato in Italia purché vi abbia risieduto ininterrottamente fino al raggiungimento della maggior età.

La cittadinanza è acquistata per concessione :

- per matrimonio:

risieda da almeno 6 mesi in Italia;

siano passati almeno 3 anni dal matrimonio, purché il vincolo coniugale sussista.

La cittadinanza è concessa con decreto del Ministero degli interni.

Nei casi in cui la cittadinanza venga concessa dallo Stato si parla di naturalizzazione dello straniero o apolide. Il naturalizzato per decreto deve prestare giuramento di essere fedele alla Repubblica e di osservarne le leggi.

L'acquisto della cittadinanza italiana non comporta necessariamente la rinuncia alla cittadinanza straniera.


PERDITA DELLA CITTADINANZA

La cittadinanza italiana si perde per rinuncia: è il caso di chi possiede già un'altra cittadinanza e non intende mantenerle entrambe.

Si perde:

una carica pubblica presso uno Stato o un ente pubblico straniero o un'organizzazione internazionale cui non partecipi l'Italia;

il servizio militare che si presta per uno Stato estero.

La cittadinanza è persa definitivamente:

quando si presta servizio pubblico o il servizio militare presso uno Stato col quale l'Italia sia in guerra.


GLI STRANIERI E GLI APOLIDI NELL'ORDINAMENTO ITALIANO

Chi non è cittadino dello Stato, se possiede la cittadinanza di un altro Stato, è considerato straniero. Se invece non possiede alcuna cittadinanza è considerato apolide.

Lo straniero gode quindi dei diritti civili che sono riservati ai cittadini, ma non di quelli politici.

Il principio della reciprocità comporta una limitazione per gli stranieri solo nel caso in cui il Paese di cui sono cittadini vi siano limitazioni per gli italiani.

Questo dispone che per l'apolide si applica la legge dello Stato in cui è domiciliato o, se senza domicilio, quella del luogo in cui ha la residenza.

Il diritto d'asilo è riconosciuto agli stranieri ai quali sia impedito nel loro Paese l'esercizio effettivo delle libertà democratiche. Il diritto che permette allo straniero di risiedere liberamente in Italia, è subordinato al riconoscimento dello status di rifugiato politico.


IL TERRITORIO

Il territorio è l'elemento materiale entro il quale lo Stato esercita il suo potere politico originario e sovrano.

Il territorio di uno Stato è delimitato dai confini terrestri, aerei e acquei, entro il quale ogni Stato deve essere sovrano. Nel proprio territorio ogni Stato deve essere indipendente da ogni altro potere.

Confini:

terrestri, sono facili da individuare perché sono i confini fisici del territorio;

marittimi, questi variano da Stato a Stato e dalle diverse situazioni; quasi tutti i Paesi estendono i loro confini costieri a 6 o a 12 miglia marine (1 miglio marino = 1852 metri);

aereo, si estende fin dove c'è l'atmosfera respirabile, cioè fin dove possono arrivare gli aerei.

Lo spazio superiore a quello atmosferico è libero, cosicché possono transitarvi liberamente i satelliti e le navi spaziali quale sia la loro provenienza.

Si considera territorio statale, il territorio flottante. Nel caso di navi mercantili e aerei civili sul mare libero; le navi e gli aerei militari si considerano, territorio statale ovunque si trovano.


LA SOVRANITA'

La sovranità consiste nella facoltà che appartiene unicamente allo Stato di esercitare, su di un determinato popolo e un particolare territorio, il potere di dettare norme obbligatorie, di renderle esecutive e di giudicare in base ad esse.

La sovranità nei rapporti fra stati significa indipendenza.

Quando si afferma che lo Stato è sovrano si intende proprio dire che il suo potere di comando è superiore a quello di qualsiasi altro soggetto o ente. Questo è possibile proprio perché è lo Stato a detenere il monopolio della forza.

La sovranità ha anche una sua valenza nei rapporti fra Stati, perché significa indipendenza, che è uno dei presupposti delle relazioni internazionali.

L'indipendenza è considerata la manifestazione esterna della sovranità.

L'uso che fa lo stato della forza è l'unico considerato legittimo.


I LIMITI DELLA SOVRANITA' DELLO STATO 

Lo Stato per essere una struttura e organizzazione di uomini e mezzi, deve avere proprie risorse materiali: prevalentemente queste gli pervengono coattivamente.

La riscossione dei tributi è fondamentale per l'esistenza dello Stato; oggi i mercati sono diventati internazionali (si parla di economia del mondo) e per lo Stato è diventato sempre più difficile controllare gli avvenimenti che si verificano in mercati così bassi.

In particolare la ricchezza tende sempre più a sfuggire al controllo dello Stato e a dirigersi ai paradisi fiscali (cioè verso a quei paesi che non impongono nessuna tassazione su di essa). Oggi è sempre più difficile distinguere in maniera netta problemi nazionali e problemi internazionali e la sovranità è in trasformazione, perché far parte di un'organizzazione internazionale, come l'Unione Europea, determina una parte di una propria sovranità.


ALTRE CARATTERISTICHE DELLO STATO


Ente a fini generali

Strettamente collegata al problema della sovranità e dei suoi limiti è la questione delle finalità dello Stato, cioè degli scopi e degli obiettivi che esso si prefigge di raggiungere.

Bisogna sottolineare che la Costituzione è sempre una legge e deriva dallo Stato. E' quindi lo Stato a darsi dei limiti, accettando di sottomettersi, e di sottomettere la sua azione, al rispetto della legge che lui stesso si è dato: "Stato di dritto" indica quella situazione in cui lo Stato accetta di limitare la sua azione nel rispetto verso la legge.


Ente rappresentativo

Lo Stato è la struttura politica organizzata di un popolo e in quanto tale rappresenta necessariamente tutto il popolo.

La rappresentatività dello Stato è sempre dimostrata nel contesto dei rapporti internazionali fra Stati: lo Stato è autorizzato a trattare con gli altri Stati e le decisioni che prende hanno quasi sempre una ricaduta sui suoi cittadini.

Lo Stato è tanto più rappresentativo quanto maggiore è il consenso verso il suo operato da parte della società civile che rappresenta.


Lo Stato italiano quale persona giuridica

La maggior parte dei giuristi ritiene lo Stato una persona giuridica per i seguenti motivi:

Lo Stato è titolare unico di un patrimonio, che comprende diritti di proprietà su determinati beni;

Lo Stato ha un unico bilancio. Tutte le entrate, nella quasi totalità derivanti da tributi, confluiscono in un conto tenuto con criteri unitari e gestito dal Ministero del tesoro; così tutte le spese sono previste in un unico documento, che costituisce il di bilancio dello Stato.

Lo Stato italiano è responsabile civilmente per gli eventuali danni causati ai cittadini.










Con forma-stato si intende indicare il carattere del rapporto che l'apparato unitario di potere, comando e coercizione che viene definito Stato intrattiene con la società civile, cioè l'insieme dei soggetti sottoposti alla sua autorità.

La forma-stato oltre ad indicare il rapporto fra governo e governati, è usata per designare la struttura e la composizione dello Stato.

In Europa l'evoluzione delle forme di stato è la seguente:

Ordinamento feudale;

Stato assoluto;

Stato liberale;

Stato totalitario;

Stato pluralista.


ORDINAMENTO FEUDALE

Durante il periodo dell'Alto medioevo non sono esistite forme organizzative statuali. Era il feudo, dalle limitate dimensioni e sostanzialmente chiuso all'esterno. Nel Medioevo mancava un centro di potere unitario ed è proprio per tale ragione che gli studiosi ritengono che non si possa parlare di Stato feudale, ma di ordinamento feudale.

Il periodo feudale va dall'VIII al XII secolo.

La società feudale è politicamente policentrica, organizzata attorno numerosi e variegati e marginale.

Le comunità, di numero ridotto, sono riunite sotto il dominio di un signore che fornisce protezione in cambio delle eccedenze agricole.

L'esistenza del feudo è strettamente legata alla figura del feudatario; in esso, il potere riveste un carattere essenzialmente personale.

L'Ordinamento feudale si viene così a caratterizzare per la personalità dell'esercizio del potere, che ai feudatari deriva formalmente dall'investitura dell'imperatore.

Manca perciò uno Stato, dal momento che la forza non è monopolizzata da un unico centro di potere. Da ciò consegue che i feudatari minori possono allearsi per sconfiggere il maggiore; esistono addirittura feudatari più potenti dello stesso imperatore, il quale è spesso costretto ad alleanze per muovere guerra contro i vassalli che gli sono ribellati.

L'autorità si basa quindi su rapporti di scambio.

In conclusione, se il potere inferiore ha la possibilità di ribellarsi a quello superiore nel momento in cui da questo non vengono rispettati i patti, ne consegue necessariamente una società policentrica.


LO STATO ASSOLUTO

Lo Stato assoluto si afferma definitivamente in Europa nel XVII secolo. E' una forma di potere centralizzata che comanda uniformemente su tutto il territorio nazionale, imponendo una maggiore omogeneità nelle leggi e nell'amministrazione della giustizia.

Lo Stato assoluto ha il monopolio della forza, il potere è concentrato tutto nelle mani del Re, ma allo stesso tempo diventa impersonale, cioè non è più legato alla persona fisica del Re; la spersonalizzazione dello Stato comporta innanzi tutto che lo Stato resta indipendentemente dal Re; significa anche che lo Stato diventa titolare di un proprio patrimonio.

Una grande novità dello Stato assoluto è la nascita di un apparato burocratico (Pubblica Amministrazione) stabile ed ampio caratterizzato dal principio della gerarchia.

Nello Stato assoluto anche il Re deve considerare le esigenze dello Stato, che coincidono sempre più con quelle della società ed è necessario, infine, un sistema fiscale efficiente perché la riscossione dei contributi è fondamentale per lo Stato il quale lascia ai privati grande autonomia nelle faccende economiche.


LO STATO LIBERALE

Prevale in Europa nel XIX secolo fino alla 1° guerra mondiale.

Lo Stato liberale è caratterizzato dalla difesa della libertà e dell'indipendenza degli individui; esso non è più assoluto perché deve rispettare le libertà del cittadino, garantite dalla legge.

I principi alla base dello Stato liberale sono i seguenti:  

prevalenza della legge, cioè  anche lo Stato è sottoposto alla legge;

uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, cioè libertà individuale;

la rappresentatività dello Stato, garantita dal ricorso periodico alle elezioni del Parlamento.

E' il francese Montesquieu nella sua opera "Lo spirito delle leggi" a teorizzare la teoria della divisione dei 3 poteri, divisione fondamentale per superare l'assolutismo.

Lo Stato liberale è uno stato interventista, che rende minimi i suoi interventi nella società civile.

La sua base sociale è costituita dalla borghesia proprietaria, che è l'unica ad avere diritto di voto; lo Stato liberale andrà in crisi proprio nel momento in cui si ha l'ampliamento del diritto di voto.


STATO TOTALITARIO

Interviene costantemente nella società civile, negando qualsiasi autonomia; un esempio è lo Stato fascista che si ha in Italia dal 1925 al 1943.

Nello Stato totalitario i cittadini possono fare solo ciò che è emesso dallo Stato e non ci sono elezioni libere.

Lo Stato socialista tende, invece, ad arrivare alla estinzione dello Stato, cioè al comunismo. Tutto ciò è alla base del pensiero dello studioso tedesco Marx, secondo il quale le disuguaglianze sociali derivano dalla proprietà privata dei mezzi di produzione (terra, capitale, lavoro).

Lo Stato socialista rifiuta dunque la proprietà privata, ritenendo che una volta raggiunta l'uguaglianza sociale lo stato non ha più ragione di esistere.

Nei fatti degli stati socialisti si sono comportati come quelli totalitari, limitando le libertà dei cittadini, esempi ancora esistenti di Stato socialista sono: Cuba, Corea del Nord, Vietnam.


STATO PLURALISTA

Lo Stato pluralista è quello Stato che ammette l'esistenza nella società di molti gruppi sociali, che hanno diverse condizioni sociali ed economiche.

Lo Stato pluralista è quello che domina in Europa ed è quello che attualmente vi è in Italia: è lo Stato democratico (con il termine democrazia deriva dal greco e significa governo del popolo).

I requisiti minimi della democrazia sono i seguenti:

la possibilità per gruppi politici diversi di competere liberamente e a pari condizioni per ottenere la direzione del governo dello Stato;

la realizzazione di scelte che siano realmente espressione della volontà della maggioranza;

il continuo controllo delle minoranze sulle operazioni di governo effettuate dalla maggioranza.


Un'evoluzione dello Stato pluralista ha dato luogo allo Stato sociale o Stato del benessere che è quello che cerca di eliminare le differenze sociali create dal capitalista, dando beni e servizi alle classi meno abbienti.

Anche lo Stato pluralista è stato di diritto, nel senso che da dei limiti accettando di rispettare la legge che da lui stesso è stata creata; alla base dello Stato pluralista vi è la Costituzione che è un'insieme di regole che caratterizzano uno Stato in un certo periodo storico.


LE FORME DI STATO IN BASE ALLA STRUTTURA

Stato unitario: è quello in cui ogni funzione essenziale è centralizzata; si avrà quindi un solo organo esecutivo, un unico apparato legislativo e così via.

Lo Stato federale: è composto dall'unione di più stati che inizialmente erano indipendenti e che hanno deciso poi di rinunciare a una parte dei propri poteri (es. in politica militare) conservando nelle altre materie la propria indipendenza. (es. di stato federale sono gli Stati Uniti d'America).

Stato regionale: è uno Stato unitario che amplia le competenze e i poteri soprattutto delle regioni, riservandosi però il potere. L'Italia è uno Stato regionale dagli anni '70, in quanto le regioni furono create solo nel 1970.









La forma di governo definisce in che modo è ripartito il potere fra gli organi dello Stato e in che modo sono organizzati i rapporti fra gli organi.


MONARCHIE E REPUBBLICHE

Il primo studioso che distinse Monarchia e Repubblica fu Macchiavelli; nella Monarchia il sovrano ha il potere originario e personale; nella Repubblica, invece, la carica di capo dello Stato è elettiva ed è a termine.

Altre forme di governo sono:

forme di governo pure si parla di forme di governo pure quando ogni organo dello Stato cita la sua funzione politica autonomamente, senza subire condizionamenti da altri organi. Il governo non deve rispondere al parlamento.

Sono forme di governo pure:

monarchia costituzionale: l'esecutivo è nominato direttamente dal Re e i ministri rispondono solo al monarca. Il parlamento non può quindi costringere il governo alle dimissioni né criticarne l'operato. L'esistenza del parlamento sottrae il potere legislativo al monarca, che però può mantiene quello esecutivo.

Repubblica presidenziale: è caratterizzata dalla rigida separazione fra potere legislativo ed esecutivo. Quest'ultimo è affidato ad un Presidente eletto direttamente dal popolo si avvale di un gabinetto di ministri che sono a capo dei vari settori della pubblica amministrazione e che rispondono del loro operato solo al Presidente.

Repubblica direttoriale: deriva dalla Costituzione francese, il governo (direttorio) è eletto dall'assemblea legislativa, ma non può essere più revocata da questa.

Forme di governo miste: sono forme di governo miste quelle in cui l'esercizio dei poteri dello Stato è sottoposto a varie forme di coordinamento, ma anche reciproco condizionamento, fra i vari organi che le esercitano. In modo particolare il parlamento ancora la fiducia al governo e nel momento in cui gliela revoca, il governo è obbligato a dimettersi. La Repubblica parlamentare come in Italia è un esempio di forma di governo mista.






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