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Raffaello Sanzio nacque il 6 aprile del 1483 nella città
di Urbino.
Il padre Giovanni Santi, anch' egli pittore, lo incoraggiò a studiare le opere
di Piero
della Francesca che aveva realizzato ad Urbino alcune tra le sue opere più
belle.
Raffaello cominciò così a studiare il disegno e la prospettiva, il padre
accortosi della sua bravura, gli cercò un maestro migliore: il Perugino. Nelle bottega del maestro
assimila la grazia tipica delle sue opere e insieme il gusto decorativo del Pinturicchio.
A diciassette anni, Raffaello lascia la bottega del Perugino con il titolo di magister che
gli diede il permesso di esercitare l'attività di pittore.
Nel primo periodo della sua attività realizzò alcune opere per Città di
Castello: la Pala del Beato Nicola da Tolentino di cui oggi ci restano
alcuni frammenti che si trovano a Brescia, Napoli e Parigi; lo Stendardo
della Trinità che si trova alla Pinacoteca civica di Città di Castello; e la
Crocifissione Mond che si trova alla National Gallery di Londra.
Successivamente eseguì per la famiglia Oddi la pala con l'Incoronazione
della Vergine oggi alla Pinacoteca Vaticana a Roma.
Nello stesso periodo eseguì per la Libreria Piccolomini di Siena, in una
collaborazione con il Pinturicchio, gli affreschi con Scene della vita di
Pio II.
Nel 1504 Raffaello realizzò uno dei suoi grandi capolavori:
lo Sposalizio della Vergine che oggi si trova alla pinacoteca di
Brera a Milano. L'opera si basa su un dipinto del Perugino ma in questa Raffaello mostra
di aver superato lo stile della maestro. Nello stesso anno il pittore si
trasferì a Firenze anche se comunque mantenne i rapporti con la corte di Urbino
e infatti eseguì per la corte urbinate, i ritratti di Guidobaldo da
Montefeltro e di Elisabetta Gonzaga e il dittico con San Michele
che abbatte Satana e San Giorgio 949f56j che uccide il drago.
Contemporaneamente il maestro realizzò due opere destinate alla città di
Perugia: la Pala Colonna che oggi si trova al Metropolitan Museum di di
New York e la Pala Ansidei oggi alla National Gallery di Londra.
A Firenze l'artista venne in contatto con i massimi esponenti della cultura
locale Leonardo e Michelangelo. L'influenza leonardesca si
avverte nella Madonna Terranova inserita in un tondo, la Madonna del Granduca del 1506, la piccola Madonna
Cowper, la Sacra famiglia e la Madonna di Orleans.
Tra il 1505 e il 1508 eseguì inoltre grandi tavole che rappresentano: la Madonna
del Cardellino, la Madonna del prato e la cosiddetta Bella
giardiniera, in questi dipinti le figure monumentali sono isolate su uno
sfondo paesaggistico.
L'influsso Michelangiolesco, cominciato con i ritratti dei duchi di Urbino,
proseguì in altri dipinti come il Giovane con la mela, la Dama del
liocorno. Eseguì inoltre a Firenze numerose tavole di devozione privata:
nel 1506, la famiglia Dei gli commissionò la pala d'altare per la Chiesa di
Santo Spirito: la Madonna del baldacchino e la Deposizione richiestagli da una nobile di Perugia.
La fama del pittore giunse a Roma, dove il Papa Giulio II gli affidò
l'incarico, licenziando tutti gli altri pittori, per la decorazione delle
Stanze vaticane. I lavori cominciarono nel 1508 dalla stanza detta della
Segnatura che ospitava la
biblioteca privata del Papa. Qui dipinse gli affreschi della Disputa del sacramento della Scuola di Atene e il Parnaso.
Nello stesso periodo eseguì altre opere tra le quali il Ritratto di Fedra
Inghirami, il Ritratto di Cardinale, la Madonna della torre,
la Madonna Aldobrandini, la Madonna dell'alba e la Madonna della seggiola.
Nella villa di Agostino Chigi affrescò il Trionfo di Galatea ispirato ad architetture
antiche descritte in testi letterari.
Tra il 1511 e il 1513 eseguì gli affreschi della seconda stanza in Vaticano
detta di Eliodoro con affreschi che rappresentano: Eliodoro cacciato dal
tempio, nel quale come nella Scuola di Atene, l'architettura occupa l'intero sfondo;
il Miracolo di Bolsena nel quale gli abiti dei dignitari e quelli del Pontefice
testimoniano contatti con la cultura veneta; la Liberazione di San Pietro dal carcere dove la luce è la protagonista
della scena.
Eseguì oltre in questo periodo opere come il Profeta Isaia nella chiesa
di Sant'Agostino a Roma, la Madonna di Foligno oggi alla Pinacoteca
Vaticana a Roma, la Madonna del velo oggi a New York e il ritratto di Giulio
II oggi al Londra.
Sotto il pontificato di Leone X, e alla morte di Bramante, Raffaello è nominato
architetto della fabbrica di San Pietro. Nel frattempo completò affreschi della
stanza di Eliodoro con l'Incontro di Attila e Leone Magno e iniziò la
decorazione della terza stanza detta dell'Incendio.
In questo periodo realizzò anche i cartoni per gli arazzi destinati alla
Cappella Sistina che raffigurano episodi tratti dagli atti degli apostoli.
Accanto ai lavori destinati al Papa eseguì lavori per i nobili della corte tra
i quali al banchiere Chigi fornisce cartoni per l'affresco con Profeti e
Sibille in Santa Maria della pace a Roma, progettò la cappella funeraria in
Santa Maria del popolo che insieme a Villa Madama testimonia la sua attività di
architetto.
Tra il 1514 e il 1516 dipinse due pale d'altare: l'Estasi di Santa Cecilia
a Bologna e la Madonna Sistina contemporaneamente eseguì alcuni ritratti
di personaggi illustri tra i quali il ritratto di Baldassarre Castiglione,
il doppio ditratto che si trova alla galleria Doria a Roma e la cosiddetta Velata.
La sua conoscenza dell'arte classica spinsero il Papa a nominarlo conservatore
delle antichità e ad affidargli l'incarico di realizzare una pianta della città
di Roma antica della quale oggi non ci resta più nulla, ma l'importanza del
rapporto che l' artista aveva con l'arte romana è visibile in opere come
l'appartamento Bibbiena, la Loggia di Psiche alla Farnesina, le logge di Leone
X e la loggetta in Vaticano dove tutte le decorazioni sono ispirate a modelli
romani. Negli anni tra il 1518 eil 1520 l'aiuto della bottega divenne
necessario per l'attività del pittore questo è evidente anche nella quarta
stanza in Vaticano detta la stanza di Costantino. Tra le ultime opere abbiamo
il Doppio ritratto del Louvre, la Visione di Ezechiele a Palazzo
Pitti a Firenze e la Trasfigurazione alla Pinacoteca Vaticana a Roma.
Raffaello morì a 37 anni, il 6 aprile del 1520 nel giorno del suo compleanno.
La stagione giovanile
"Quando Raffaello era in vita la Natura temette di essere
vinta e ora che è morto teme di morire": con queste parole Pietro Bembo
parla della morte di Raffaello Sanzio.
La grandezza del pittore è evidente anche dalle prime opere realizzate in
Umbria. E' perduta, fatta eccezione per qualche frammento, la "Pala del
Beato Nicola da Tolentino", mentre si può ammirare lo stendardo di Città
di Castello, dipinto a doppia faccia e rappresentante una "Madonna della Misericordia"
ed una "Crocifissione". L'opera rivela l'influsso che Piero della
Francesca esercita su Raffaello in giovane età. Le altre opere del periodo
mostrano, invece, le suggestioni che il maestro Perugino esercita sul suo
allievo.
Alcune tratti pittorici di Raffaello sono frutto del suo apprendistato presso
il Perugino: la misurazione degli spazi, il chiaroscuro, l'alternanza di vuoti
e pieni, caratteristiche evidenti in tele quali l'"Incoronazione della
Vergine" e lo "Sposalizio della Vergine", seppure lo stesso Vasari
ammetta che quest'ultima opera - firmata e datata al 1504 - superi per bellezza
e cura formale il Perugino.
E' nel 1504 che Raffaello, per amore dell'arte, si trasferisce a Firenze.
L'incontro con la compagine culturale fiorentina lo pone di fronte alla sua
fama ancora limitata. Egli è celebre nella provincia umbra, ma nei primi anni
del Cinquecento Leonardo ha già dipinto la "Gioconda", Michelangelo
ha scolpito il "David" e realizzato il "Tondo Doni". Il
pittore urbinate si confronta con queste grandi personalità, ne assimila
suggestioni e stilemi. All'influenza esercitata da Leonardo e Michelangelo si
aggiunge l'apporto dell'opera di Frà Bartolomeo, imitatore del Perugino. Nei
primi anni fiorentini, Raffaello realizza opere quali "San Giorgio e il
drago", la "Dama con l'unicorno", tra i primi ritratti
fiorentini, su schema mutuato dalla "Gioconda", ma già fortemente
originale nell'uso della luce.
Le caratteristiche dell'opera raffaellesca sono già presenti in questa fase: la
simmetria, l'euritmia, l'armonia. Ogni immagine risponde ad una legge interna
di proporzionalità fra il centro compositivo e le parti, anche il corpo umano
rispecchia un'armonica legge proporzionale: ne è esempio principe la
"Belle Jardinière". Il soggetto più rappresentato in questo periodo è
la Madonna con il Bambino: Raffaello sembra aver in mente la
"Sant'Anna" di Leonardo, gradualmente l'influsso di quest'ultimo si
fa più evidente e fruttuoso, ad esempio nella "Madonna del Granduca".
E' in questi stessi anni che avviene l'incontro con Michelangelo. Agnolo Doni
commissiona a Raffaello un ritratto, egli entra in casa Doni e può ammirare il
celebre tondo michelangiolesco, tenuto nascosto ai più. Nella "Santa
Caterina d'Alessandria" è forte l'influsso di Michelangelo, ma già con la "Madonna
del Cardellino" viene raggiunta la piena maturità e l'emancipazione dai
Maestri.
Si preannuncia la grande stagione romana, Raffaello giunge a creazioni di
assoluta originalità. Nel 1507 realizza la "Deposizione", la prima
opera nella tradizione occidentale che abbia una concezione storica
dell'azione: non si tratta più di una rappresentazione statica, come nelle
raffigurazioni di Frà Bartolomeo, ma di un movimento dinamico, con valore
storico. L'iniziativa della trasformazione storica dei soggetti è unica,
Raffaello ne è il creatore.
La maturità
Alla fine del 1508, Raffaello viene chiamato a Roma dal
Papa Giulio II della Rovere per affrescare le stanze della sua dimora. Il tema
della sua attività pittorica, in questi anni, è di tipo storico. Sembrano ormai
arrivate a maturazione le esperienze passate ed il pittore raggiunge una
perfezione che è stata definita "classica".
Nella Stanza della Segnatura (1508-11), realizzata per prima, i soggetti sono
di tipo allegorico. Qui cristianesimo e paganesimo si congiungono attraverso i
principi guida di vero, bello, buono. La prima opera realizzata è quasi
certamente la "Disputa del S. Sacramento", il cui centro prospettico
è l'ostia consacrata, che divide l'alto (la chiesa trionfante) dal basso (la
chiesa militante). Nella volta si alternano, nella rappresentazione, le quattro
virtù ed il Parnaso. Il ruolo iconografico privilegiato spetta alla
"Scuola di Atene", capolavoro dell'arte rinascimentale.
Nel dipinto si svolge una dotta discussione tra Platone, simbolo del cielo e
rappresentato con i tratti di Leonardo, ed Aristotele, simbolo della terra. Tra
i personaggi minori spiccano Eraclito, filosofo del Fuoco, con le fattezze di
Michelangelo e, sull'estrema destra, Raffaello stesso.
La lunetta con le Virtù teologali reca la data del 1511, probabilmente momento
in cui il Maestro conclude la prima Stanza e si concentra sull'affresco della
Stanza di Eliodoro (1508-14). I soggetti qui rappresentati sono storici: un
mutamento di colore, forse influsso del cromatismo veneto, segna una forte
distinzione con la Stanza precedente.
Nell' "Incontro di Papa Leone Magno e di Attila", l'Unno appare sul
suo cavallo nero mentre viene cacciato da Leone I, assistito dai Santi Pietro e
Paolo. Raffaello raffigura anche il Colosseo e l'acquedotto, pur sapendo che
Attila non si spinse mai così vicino a Roma, per accentuarne la drammaticità.
Giulio II, in origine, era la figura chiave, ma dopo la sua morte Raffaello lo
sostituisce con il successore Leone X de' Medici.
Nella "Cacciata di Eliodoro", Giulio II è tratteggiato con solennità:
la sua figura domina l'immagine dell'espulsione dei pagani dal Tempio di
Gerusalemme. Accanto al Papa, ancora un autoritratto di Raffaello. Intorno alla
porta è affrescata la "Liberazione di San Pietro", caratterizzata da
un particolare uso della luce, emanata a destra dall'angelo celeste e
riflettuta sull'armatura della guardia a sinistra, mentre al centro Pietro
dorme profondamente.
Le altre stanze vaticane vengono affrescate da maestranze raffaellesche, su suo
disegno e progetto. Della Stanza dell'Incendio (1514-17), l'unico affresco
eseguito da Raffaello è "L'incendio di Borgo", nel quale Papa Leone
IV spegne l'incendio dell'847.
L'instancabile attività di Raffaello, negli anni in cui egli attende alle Stanze
Vaticane, ha lasciato ai posteri numerosi altri dipinti. Al 1511, anno della
fine della Stanza della Segnatura, risale la "Galatea", secondo
dipinto a soggetto mitologico. Dell'anno seguente, nel pieno dell'attività per
la Stanza di Eliodoro, è la "Madonna di Foligno", perfezione di
armonia delle forme. Nello stesso periodo Raffaello realizza numerosi ritratti,
fra i quali il "Ritratto di Castiglione", con caratteristiche
psicologiche ed iconografiche del tutto innovative. Negli ultimi sei anni di vita,
ormai finita l'opera vaticana, licenzia ancora alcuni capolavori: i cartoni per
gli arazzi delle "Storie evangeliche" e la "Santa Cecilia".
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