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Periodo geometrico e orientaleggiante

storia dell arte





L'arte e l'architettura dell'antica Grecia e delle colonie greche si articolò dal 1100 a.C. e al I secolo a.C. Nata dalla civiltà egea, divenne fonte di perenne ispirazione per tutti i successivi sviluppi dell'arte occidentale.

L'arte greca predilesse la figura umana, che rappresentava indifferentemente personaggi divini o mortali, spesso associati ad animali o a motivi vegetali. I temi erano tratti prevalentemente dal mito, dalla letteratura e dalla vita quotidiana.

Gli esempi di architettura o scultura monumentale conservatisi nel loro stato originale e per intero sono rari, e non se ne conosce nessuno di pittura di grandi dimensioni. Ci sono tuttavia pervenuti ceramiche, monete, gioielli e gemme in gran numero, e questi tesori sono integrati dalle fonti letterarie, come i testi del romano Plinio il Vecchio e dello storico e geografo greco Pausania, che contengono molte informazioni utili sugli artisti e le l 959j97j oro opere.



Fino al 320 a.C. circa, la funzione dell'arte fu sostanzialmente pubblica, in ambito religioso o per commemorare importanti eventi storici come le vittorie ai giochi olimpici, mentre i privati commissionavano solo opere legate al contesto funerario. Le arti decorative, al contrario, erano destinate alla produzione di oggetti di uso comune; il corredo di una normale abitazione comprendeva numerosi vasi in terracotta dipinta e, solo per i ceti più elevati, oggetti in bronzo e specchi. Spesso gli utensili in terracotta e metallo erano decorati da figurine e rilievi.

I materiali utilizzati dagli architetti erano solitamente il marmo, la pietra calcarea, il legno e gli embrici per i tetti. La statuaria era modellata in marmo, pietra o creta oppure fusa in bronzo. Nel caso dei monumentali simulacri votivi si impiegavano più lastre di bronzo lavorato o si rivestiva in oro e avorio un'anima in legno; il capo e le braccia venivano realizzati separatamente e attaccati al torso. I pittori intervenivano quindi sulle statue in pietra dipingendole a colori vivaci, per intero o in parte. A loro era affidata anche la realizzazione di grandi affreschi o decorazioni vascolari. I vasi venivano modellati singolarmente sul tornio, fatti asciugare, politi, dipinti con colori ad acqua e infine passati nel forno per la cottura.

L'arte e l'architettura greche sono generalmente divise in quattro momenti che registrano significativi mutamenti stilistici. Le periodizzazioni adottate abitualmente sono le seguenti: 1) Periodo geometrico e orientaleggiante (1100 ca. - 650 ca. a.C.); 2) Periodo arcaico (660 ca. - 475 ca. a.C.); 3) Periodo classico (475 ca. - 323 ca. a.C.); 4) Periodo ellenistico (323 ca. - 31 ca. a.C.).

Periodo geometrico e orientaleggiante


Testimonianze significative sulle epoche più remote dell'arte greca ci vengono dalla ceramica. I vasi del periodo geometrico presentavano bande a meandri e altri motivi ornamentali ortogonali (le "greche"), combinate, negli esemplari più antichi, con elementi derivati dallo stile miceneo o minoico. Intorno al 750 a.C. fecero la loro comparsa animali e uomini a figure sottili, come quelle dei funerali di un guerriero e dei carri a cavalli dipinti sul più celebre esempio di ceramica geometrica conservatosi: il vaso Dipylon (rinvenuto nell'omonima necropoli nei pressi di Atene, ora al Metropolitan Museum of Art, New York), che serviva a segnalare un luogo di sepoltura e a raccogliere le offerte per i defunti.

Intorno al VII secolo a.C. lo stile della decorazione vascolare mutò, per effetto della colonizzazione greca del Mediterraneo orientale e del commercio con i fenici e con altri popoli dell'area. Sui vasi di quest'epoca, nota come "periodo orientaleggiante", i motivi geometrici furono sostituiti da forme più morbide e naturalistiche provenienti dall'Oriente, come il loto, la palmetta, il leone e la sfinge, intrecciate tra loro a formare una ricca ornamentazione.

Per quanto riguarda la scultura, si sono conservati solo pochi pezzi in creta e in bronzo (come la statua di Apollo proveniente da Tebe, oggi al Museum of Fine Arts di Boston), caratterizzati da una notevole tendenza all'astrazione.

Gli edifici del periodo geometrico e orientaleggiante erano strutture semplici in adobe e pietrisco. Le prime abitazioni furono capanne circolari, che col tempo assunsero una pianta ellittica, poi a ferro di cavallo e infine rettangolare, orientata sull'asse est-ovest e con un'entrata a porticato in corrispondenza di una delle due estremità; i tetti erano a due spioventi, in terra battuta o in paglia.

Analoga fu anche l'evoluzione della pianta dei templi: dalle fondamenta rinvenute a Samo, Sparta, Olimpia e Creta si sa che i più antichi erano circolari, da quelle di Eretria e Thermon si deduce che in seguito assunserto la forma a ferro di cavallo. L'ingresso dei successivi edifici rettangolari fu fatto precedere da un portico; la cella, che occupava tutto l'interno, aveva il soffitto sorretto da un unica fila di colonne lignee disposte lungo l'asse maggiore (in seguito sostituita da una doppia fila, perché impediva la vista del simulacro della divinità).

Periodo arcaico

Durante il periodo arcaico, con l'espansione geografica ed economica della società greca, l'accresciuta ricchezza e i contatti con altre civiltà portarono formalmente allo sviluppo dell'architettura e della scultura monumentale, in marmo e pietra calcarea. I templi ospitavano immagini degli dei ed erano ornati da sculture e dipinti. La pittura fiorì anche sui vasi, che erano importanti articoli di commercio.

Scultura



Ispirandosi alle enormi sculture dell'arte egizia e mesopotamica, i greci cominciarono a scolpire in pietra. Le statue erette presentavano la solidità e l'impostazione frontale caratteristiche dei modelli orientali, ma le loro forme erano più dinamiche, come ad esempio nella Dama di Auxerre e nel Torso di Hera (primo periodo arcaico, 660 ca. - 580 ca. a.C., entrambi al Louvre, Parigi). Intorno al 575 a.C. fece la sua comparsa sulle figure di entrambi i sessi il cosiddetto "sorriso arcaico". Questa espressione, sciolta da legami specifici con la persona o la situazione descritta, serviva forse a dare una caratterizzazione distintamente umana.

Si diffusero tre tipi di scultura: il giovane nudo eretto (kouros), la fanciulla eretta avvolta in un peplo (kore) e la donna seduta. Tutti sottolineavano e semplificavano i tratti essenziali della figura umana, presentando una progressiva comprensione della sua anatomia. I nudi maschili erano generalmente statuette funerarie o votive. Tra i più noti vi sono l'arcaico Apollo (Metropolitan Museum of Art, New York); l'Apollo Strangford proveniente da Lemno (British Museum, Londra), di un'epoca successiva; e l'Anavyssos kouros (Museo nazionale di Atene), con una struttura ossea e muscolare più evidenziata rispetto ai suoi precedenti. Le figure femminili erette e drappeggiate assumevano espressioni diverse, come negli esemplari del Museo dell'Acropoli di Atene, dal panneggio scolpito e dipinto con la delicatezza e la meticolosità tipiche della scultura di quest'epoca.

La scultura a rilievo, sviluppatasi in epoca successiva rispetto a quella a tuttotondo, raffigurava figure in movimento. I più celebri esempi del medio periodo arcaico (580 ca. - 535 ca. a.C.) sono i fregi del tesoro del santuario di Apollo a Delfi (Museo archeologico, Delfi), che descrivono una battaglia della guerra troiana. Notevole è pure il frontone frammentario con la lotta tra dei e titani, proveniente dall'antico tempio di Atena dell'Acropoli di Atene (Museo dell'Acropoli). Risalgono invece al tardo periodo arcaico (535 ca. - 475 ca. a.C.) i rilievi (ora alla Gliptoteca di Monaco) del frontone del tempio di Aphaia a Egina: i vivaci personaggi del frontone orientale ricordano gli atleti descritti dal poeta Pindaro.

Gli scultori arcaici continuarono a fondere statuette in bronzo. Quelle del VI secolo a.C. avevano membra molto muscolose, uno stretto arco che descriveva la porzione inferiore del torace e acconciature a ricci molto fitti. Sfingi e altre forme scultoree in pietra servivano a decorare le pietre tombali.

Architettura



Il modello egizio fu seguito dai greci anche per i templi in pietra, che assunsero tratti originali a partire dal VII secolo. Gli architetti arcaici impiegarono di norma il calcare in Italia e Sicilia, il marmo nelle isole greche e in Asia Minore e calcare ricoperto in marmo nella madrepatria. Gli edifici sacri erano rettangolari, poggiavano su di una piattaforma bassa a gradini ed erano posti all'interno di un recinto in cui venivano celebrati i rituali. I templi più piccoli erano preceduti da un atrio a due colonne e talvolta da un portico; quelli di dimensioni maggiori avevano porticati a sei colonne su entrambi i fronti, o erano ulteriormente racchiusi da un peristilio. Il colonnato sosteneva la trabeazione (o architrave) su cui poggiava un tetto a due spioventi coperto da embrici.

Si svilupparono due ordini architettonici, legati a due tipologie distinte di colonne: il dorico e lo ionico. Le colonne doriche, che erano prive di basamento e i cui capitelli erano formati da un elemento a forma di parallelepipedo (abaco) sovrapposto a un altro a forma di cuscinetto (echino), erano massicce e poste a distanza ravvicinata per sorreggere il peso della muratura. La loro "pesantezza" si stemperava grazie al fusto rastremato e scanalato. In corrispondenza di ogni colonna, la trabeazione era decorata da triglifi verticali e, nei loro intervalli, da lastre in pietra (metope) rettangolari - poi quadrate - originariamente dipinte, in seguito costituite da rilievi dipinti. Lo stile dorico nacque in Grecia e si diffuse nelle colonie (vedi Arte della Magna Grecia), dove furono edificati templi come quelli tuttora esistenti di Siracusa, Selinunte, Pompei, Taranto, Metaponto, Corcira (la moderna Corfù) e Paestum, celebre per lo splendido tempio di Poseidone (450 a.C.).

Le colonne ioniche, utilizzate inizialmente nella Ionia in Asia Minore (vedi Civiltà ionica) e nell'arcipelago greco, erano più sottili, slanciate, con scanalature più profonde e maggiormente separate tra loro rispetto a quelle doriche. Ognuna poggiava su una base composta da un anello convesso e uno concavo, e terminava in un capitello a forma di cuscino schiacciato ai cui lati si arricciavano delle volute. La trabeazione, più lieve rispetto alla dorica, era talora ornata da un fregio. Ci sono pervenuti vari esempi di templi ionici, tra cui quello di Efeso, nei pressi dell'attuale Izmir in Turchia, l'Eretteo sull'Acropoli di Atene e i resti del tempio di Naucrati in Egitto.

Pittura vascolare


Intorno al 675 a.C. i pittori di vasi di Corinto cominciarono a decorare i loro manufatti con figure scure di profilo, di solito animali in corsa dalle forme arrotondate, disposti in uno o più piccoli fregi, dando vita a uno stile detto protocorinzio. Nella fase di piena maturità del corinzio, fiorente fino al 550 a.C. (e di cui si sono conservati numerosi esempi), sui vasi si affollarono molte figure disposte su sfondi a ornamenti floreali. Uno dei soggetti più trattati furono le figure mitologiche, come la favolosa chimera, una creatura con il capo di leone, il corpo di capra e la coda di serpente. Analoghi motivi di origine orientale compaiono anche sui vasi rinvenuti in Laconia, Beozia, a Calcide, Rodi e Sardi.

Nel corso del VI secolo Atene ebbe la preminenza nel commercio dei vasi: ne sono stati rinvenuti esemplari nelle isole dell'Egeo, in Nord Africa, Asia Minore, Italia, Sicilia e persino in Francia, Spagna e Crimea. La popolarità delle ceramiche ateniesi si basava su qualità raffinata, proporzioni armoniose, finitura nerissima quasi vellutata e vivaci scene narrative delle decorazioni.

Lo stile caratteristico della pittura vascolare ateniese era quello a figure nere, giunto da Corinto intorno al 625 a.C. e fusosi con una più lineare tradizione indigena. La decorazione scura veniva stesa sulla base rossa in argilla; i dettagli potevano essere incisi e talora enfatizzati e caricati di volume attraverso l'uso di tocchi rossi e bianchi.

A partire da quest'epoca, le scene rappresentate sui vasi e gli artisti che le dipinsero sono spesso identificati da iscrizioni. Conosciamo il nome di circa una trentina di pittori che siglarono le proprie opere, mentre un centinaio sono stati identificati in base al loro stile: in questo caso, i nomi loro assegnati corrispondono all'attuale collocazione dei manufatti (Maestro di Berlino), al soggetto di un'opera importante (Maestro del Maiale), alla collezione di cui fanno parte (Maestro di St Audries) o al nome del vasaio per il quale fu realizzato il dipinto (Maestro di Amasis).

Tra i capolavori di questo genere vi sono il vaso François, realizzato nel 560 a.C. da Ergotinus e dipinto da Clizia (Museo archeologico, Firenze); la coppa di Dioniso di Exechia (Gliptoteca di Monaco) e le opere di due dei maggiori pittori dello stile a figure nere, Lido e il Maestro di Amasis (Metropolitan Museum of Art, New York).

I primi vasi decorati nello stile a figure rosse, che si dice sia stato inventato dal pittore Andocide, risalgono circa al 530 a.C. La decorazione nasceva "in negativo": lo sfondo era dipinto in nero, mentre le parti occupate dalle figure venivano lasciate intatte, cosicché traspariva il rosso della base in argilla. Invece di essere incisi, i dettagli erano dipinti in spesse pennellate scure, che talora emergevano in leggero rilievo. Si utilizzava anche un terzo colore, un bruno dorato ottenuto diluendo il nero.

Intorno al 540 a.C. i pittori vascolari ateniesi svilupparono un nuovo stile, il cui migliore esempio è la coppa nota col nome di Cratere di Anteo, del vasaio Eufronio. Oltre a mostrare un notevole interesse nei confronti dell'anatomia umana, questi innovatori introdussero una nuova concezione spaziale, espressa attraverso l'uso dello scorcio e di un acquerello brunastro per le ombreggiature, che davano volume e tridimensionalità ai corpi.

Anche se lo stile a figure nere continuò a dominare per tutto il periodo arcaico, la produzione di vasi a figure rosse crebbe gradualmente. Tra i nomi più importanti del tardo periodo arcaico si ricordano Duris, il Maestro Brygus, il Maestro di Berlino e il Maestro di Cleofrade.

Periodo classico

Nel periodo classico, che va dall'era delle guerre persiane fino al regno di Alessandro Magno, l'arte greca giunse al culmine del suo sviluppo, liberandosi da influenze esterne e divenendo un modello per molti altri paesi.

Inizi del periodo classico (475 ca. - 448 ca. a.C.)

Dopo la vittoria riportata sui persiani, il bisogno di porre rimedio alle devastazioni compiute dagli invasori stimolò sia l'architettura sia la scultura, soprattutto ad Atene, che era il centro politicamente ed economicamente più potente.

Architettura

I templi del primo periodo classico furono prevalentemente in stile dorico, come quello di Zeus (metà del V secolo a.C.) a Olimpia: le sue colonne relativamente sottili indicano già una reazione contro le proporzioni massicce dell'epoca precedente.

Scultura


La scultura classica più antica non presentava più il tipico sorriso o la delicatezza dei dettagli caratteristici del periodo arcaico. Tendeva invece a esprimere un nuova solennità, unita a forza e semplicità di forme. Ne sono esempi le sculture del frontone del tempio di Zeus a Olimpia (Museo archeologico, Olimpia), l'Auriga (Museo archeologico, Delfi), il Giovane eretto, o Ragazzo di Kritios, dal nome del suo celebre autore, la Testa bionda ( entrambi al Museo dell'Acropoli di Atene) e l'Idolino (Museo archeologico, Firenze).

Gli scultori dell'epoca raffiguravano il proprio soggetto nell'attimo precedente o successivo a un'azione importante. Le sculture del Maestro di Olimpia sono di questo tipo: sul frontone orientale sono rappresentati i preparativi, sorvegliati da Zeus, per la fatidica corsa di carri tra le figure leggendarie di Enomao e Pelope; su quello occidentale la lotta fra lapiti e centauri; e sulle dodici metope superstiti le fatiche di Eracle, aiutato dalla dea Atena.

Molte delle opere di questo periodo perirono nell'antichità, mentre altre sono giunte fino a noi tramite le copie fatte eseguire dai romani, da sempre affascinati dalla cultura greca: tra esse vi sono i Tirannicidi (Museo archeologico di Napoli), di Kritios e del suo collaboratore Nesiotes, e molte statue di Policleto, come il Doriforo ("portatore di lancia", Museo nazionale di Napoli), il Diadumeno (Museo nazionale di Atene) e l'Amazzone (Metropolitan Museum of Art, New York). Alla posizione frontale delle figure arcaiche subentrano in queste opere posture più complesse e forme più naturali.

Pittura

Non si è conservata quasi nessuna decorazione murale degli inizi del periodo classico, in cui prevalse Polignoto, il più celebre pittore del suo tempo. Sappiamo dalla descrizione di Pausania che i suoi affreschi nella sala assembleare degli cnidi a Delfi raffiguravano la caduta di Troia e il regno dei morti, e secondo Plinio il Vecchio egli fu il primo a riprodurre magistralmente le espressioni del viso.

La scoperta nel 1968 di una tomba greca affrescata a Paestum (470 ca. a.C., Museo archeologico, Paestum) contribuì a fornire un'idea del tipo di pittura praticata agli inizi del periodo classico: le figure dei Banchettanti e del Tuffatore mostrano una chiara comprensione dell'anatomia, della linea e delle espressioni facciali; gli occhi sono disegnati di profilo e vi sono esempi di paesaggio.

Nel campo della pittura vascolare le scene decorative vennero progressivamente soppiantate da rappresentazioni tridimensionali, come si vede sui vasi del Maestro di Pistoxeno e di quello di Pentesilea. Le forme sono più ampie, gli occhi di profilo, e le pieghe dei panneggi assumono forme e volumi naturali. Queste caratteristiche, evidenti soprattutto nelle opere del Pittore dei Niobidi, suggeriscono una derivazione da Polignoto e forniscono ulteriori indicazioni sul suo stile.

Medio periodo classico (448 ca. - 400 ca. a.C.)

Il classicismo maturo si sviluppò durante la seconda metà del V secolo a.C., soprattutto nell'Atene di Pericle, allorché l'architettura e la scultura raggiunsero un grado di perfezione raramente, o forse mai, eguagliato in seguito.

Architettura


Gli architetti svilupparono un certo numero di correzioni alle distorsioni prospettiche. Ad esempio, incurvarono al centro verso l'alto il basamento del tempio, invertirono la rastremazione delle colonne, ne inclinarono l'asse verso l'interno e fecero in modo che le linee verticali di un edificio fossero inclinate verso l'interno o l'esterno, a seconda dell'effetto ottico desiderato.

In Magna Grecia fu portato a termine dopo un centinaio di anni il grande tempio di Apollo a Selinunte. In Attica, Pericle ordinò il restauro di numerosi templi incendiati dai persiani. Egli affidò l'incarico di sovrintendere ai lavori sull'Acropoli allo scultore Fidia. L'edificio più importante fu il Partenone, progettato dagli architetti Ictino e Callicrate.

Tra le altre opere doriche del periodo ci sono l'Hephaesteion, prima chiamato Theseion, che si innalza su una collina a occidente dell'agorà di Atene ed è uno dei templi greci meglio conservati, il tempio di Poseidone a Capo Sunio e il tempio di Apollo Epicuro (450 a.C.) a Bassae in Arcadia, dove fecero la loro prima comparsa i capitelli corinzi.

Uno splendido tempio ionico è l'Eretteo, costruito (forse da Mnesicle) sull'Acropoli, di fronte al Partenone. Le irregolarità del terreno e il sacro rispetto nei confronti dei precedenti santuari costrinsero l'architetto e conferire al tempio una complessa pianta asimmetrica. La trabeazione del portico è sorretta da statue di figure femminili, chiamate cariatidi, che sostituiscono le tradizionali colonne.

Ionico è anche il lieve e aggraziato tempietto di Atena Nike, nella zona sudoccidentale dell'Acropoli. Era riuscito a conservarsi fino al XVII secolo, quando i turchi ottomani lo abbatterono per costruire una postazione d'artiglieria, ma venne fedelmente ricostruito nel 1835.

Scultura



I più grandi scultori del medio periodo classico furono Fidia e Policleto. Per gli antichi greci, il primo era lo scultore degli dei e il secondo quello dei mortali. Fidia creò due colossali statue crisoelefantine (cioè in oro e avorio), quella di Zeus a Olimpia e quella di Atena sul Partenone. Nessuna delle due è sopravvissuta e non esistono neppure delle buone copie, ma è probabile che lo Zeus sia quello raffigurato su alcune monete, mentre la statuetta Varvakeion è forse somigliante all'Atena. La testa dell'Atena lemnia (Museo civico archeologico, Bologna) è una copia romana di un'opera di Fidia che, insieme alle statue dei suoi allievi Alcamene e Agoracrito, aiuta a intuire la qualità della sua arte.

Sono contemporanee al Partenone la Nike di Paionio a Olimpia e le opere del celebre scultore Mirone: due di esse, il Discobolo ("lanciatore del disco") e l'Apollo e Marsia, un tempo sull'Acropoli, sono sopravvissuti solo tramite copie.

Pittura

Le figure della pittura vascolare del medio periodo classico sono delineate con una rudimentale prospettiva lineare che dà loro una certa tridimensionalità. È probabile che alcune riproducano le opere perdute dei due celeberrimi pittori Apollodoro e Zeusi, del quale le fonti raccontano che dipinse, in competizione con un altro pittore, Parrasio, un grappolo d'uva così realistico che gli uccelli cercarono di beccarlo.

Tardo periodo classico (400 ca. - 323 ca. a.C.)

I grandi progetti architettonici declinarono in Grecia quando Atene, sconfitta nella guerra peloponnesiaca, perse la supremazia politica sul mondo greco. Nelle arti visive dell'epoca la caratterizzazione dettagliata delle figure riflette un interesse verso l'individuale che fu proprio anche della poesia e della filosofia del tempo. Vedi anche Letteratura greca; Filosofia greca.

Architettura

Il portico sulla fronte posteriore dei templi fu omesso, come nel tempio di Asclepio, a Epidauro (380 ca. a.C.). Le colonne corinzie (il terzo ordine architettonico greco, formato da colonne ioniche modificate con capitelli a foglie d'acanto) vennero utilizzate all'interno del Tholos (360 a.C.) circolare a Epidauro, progettato da Policleto il Giovane. I teatri, che per esigenze di acustica erano scavati nel fianco di una collina, venivano realizzati in pietra, come nello splendido teatro di Epidauro (350 a.C.), anch'esso di Policleto il Giovane, costruito su un declivio naturale e convergente sul cerchio dell'orchestra.

In Asia Minore si ebbe una rinascita dello stile ionico. Il più imponente edificio del tempo fu il mausoleo di Alicarnasso, l'enorme tomba di Mausolo, re di Caria (376 ca. - 353 ca. a.C.), una delle sette meraviglie del mondo antico. Si innalzava su un basamento, era cinto da un colonnato ionico e aveva una copertura piramidale sormontata dalla scultura di una quadriga, carro trainato da quattro cavalli. Secondo le fonti, ogni lato era decorato da fregi di Scopa e altri tre scultori attici. Alcuni resti di questa struttura sono oggi al British Museum di Londra, insieme a una colossale statua di Mausolo.

Scultura


La scultura del tardo periodo classico fu dominata da Lisippo, Prassitele e Scopa. Lisippo creò agili e giovani atleti, come il bronzo perduto dell'Apoxyomenos ("che si deterge il sudore", 330 ca. a.C.). Il più celebre dei tre fu forse Prassitele, grazie anche al suo stile delicato e aggraziato. Nel suo Ermes con il giovane Dioniso (330 ca. - 320 ca. a.C., Museo archeologico di Olimpia), il tronco che sorregge Ermes è fuso nella composizione dalle voluttose curve della figura. L'Afrodite di Cnido (350 ca. a.C., copia romana del Museo Pio-Clementino, Città del Vaticano) costituì un modello celeberrimo per i successivi nudi femminili.

La scultura del IV secolo a.C. proseguì sulla strada aperta da Policleto. Lisippo introdusse un nuovo canone proporzionale basato su figure più snelle e dal capo più piccolo. In qualità di scultore di corte di Alessandro Magno, egli fece entrare le statue dei regnanti nel repertorio della statuaria classica. Scopa, suo contemporaneo, abbandonò progressivamente le serene espressioni del periodo classico per imprimere sui visi l'effetto di passioni e intense emozioni, come testimoniano le sculture (ora al Museo nazionale di Atene) provenienti dal tempio di Atena Alea a Tegea.

Si sono conservate molte statuette del IV secolo, in terracotta, dette "figurine di Tanagra" (dal nome dell'omonima località della Beozia in cui ne fu rinvenuto un gran numero), provenienti principalmente da tombe. Erano cave perché realizzate a stampo, venivano dipinte a tempera e raffiguravano con grande realismo esseri umani e divinità minori.

Le pietre tombali attiche del V e IV secolo erano formate da una lastra spesso collocata tra due pilastri sormontati da un cornicione; la lastra era decorata da figure a rilievo che esprimevano tutta la tristezza legata alla perdita.

Pittura

Tutte le pitture murali del IV secolo a.C., tra cui quelle del grande Apelle, sono scomparse. La loro influenza, tuttavia, è testimoniata dai paesaggi e dagli sfondi architettonici realizzati con la tecnica del trompe-l'oeil e dipinti sulle pareti delle case romane di Pompei ed Ercolano nel I secolo d.C.

Dopo il 320 a.C. ad Atene la produzione di ceramiche per l'esportazione declinò definitivamente, limitandosi solo a vasi di valore per gli atleti che competevano durante le panatenee. I manufatti provenienti dall'Italia subentrarono ai vasi ateniesi nel mercato mediterraneo; essi presentavano una grande varietà di tipologie, come quelle di Canosa e della vicina Cales. I vasi di Centuripe, in Sicilia, sono più elaborati, decorati con scene in tinte che ricordano quelle dei moderni pastelli e ornati da motivi floreali e figurativi tridimensionali.

Periodo ellenistico

Dopo aver conquistato le città stato greche, le armate di Alessandro Magno portarono la cultura greca nel Mediterraneo. Per le città della madrepatria iniziò allora il declino politico ed economico, la religione di stato e l'orgoglio civico si indebolirono e fu posta una nuova enfasi soggettiva nell'arte e nella religione. I greci si aprirono agli influssi dei nuovi gusti orientali, alla ricchezza della decorazione così come alle religioni mistiche. Fiorì una nuova mescolanza di stili greci e mediorientali, denominata "ellenistica", specialmente nelle ricche città dell'Asia Minore e ad Alessandria d'Egitto.

Architettura


Lo stile dorico continuò a essere usato per piccoli templi e per il piano inferiore dei nuovi edifici a due ordini. In Asia Minore furono realizzati grandi templi ionici, come ad esempio quello di Apollo a Didima (300 ca. a.C.), che aveva due colonnati ionici, uno interno all'altro, con dieci colonne sulla fronte e ventuno su ogni lato. Le colonne corinzie erano utilizzate con maggiore frequenza che in precedenza, come nel tempio di Zeus Olimpio ad Atene (iniziato nel 174 a.C.), commissionato dal re siriano Antioco IV.

Sorsero nuovi edifici nell'elaborato stile ellenistico dalla sovrabbondante decorazione, tra cui ginnasi e palazzi del senato, e grandi altari a Siracusa, Pergamo, Priene e Magnesia. I re ellenistici promossero la costruzione di porte e portici, biblioteche e teatri. I monumenti funebri imitavano lo stile suntuoso del Mausoleo di Alicarnasso. Le abitazioni private passarono dalla pianta a sala rettangolare a quella a rettangolo cavo con un cortile centrale cinto da un peristilio, e cioè da una serie di colonne.

Scultura


Con le conquiste di Alessandro Magno la centralità della Grecia venne disconosciuta da artisti che scelsero di selezionare come temi per le proprie opere non solo diversi tipi etnici, come persiani e indiani, ma anche tipi fisici fino ad allora considerati inadatti, come i vecchi o gli infermi, e soggetti grotteschi. La dissoluzione dell'impero di Alessandro portò alla nascita di numerose dinastie rivali, ognuna delle quali promosse una diversa scuola artistica. La dinastia dei Tolomei d'Egitto perpetuò le tradizioni del periodo classico e del IV secolo a.C. Gli Attalidi di Pergamo promossero un'arte seguace di Scopa, che rappresentava i riflessi delle emozioni sugli atteggiamenti del corpo umano, come testimonia lo splendido fregio, lungo oltre 100 m, dell'altare di Zeus - l'altare di Pergamo (ora al Pergamonmuseum di Berlino) - che raffigura la lotta fra dei e giganti. Fu eretto dal re di Pergamo Eumene II, figlio di Attalo I Sotere, che vinse le importanti battaglie contro i galati e un re della dinastia seleucide, Antioco III il Grande.

Alla stessa epoca nacque una scultura dalle forme aperte - che cercavano cioè di portare lo sguardo dello spettatore al di là dello spazio occupato dalle figure - e dallo stile emotivamente carico. Tra i più celebri esempi vi sono il Satiro dormiente (Palazzo Barberini, Roma), la Nike di Samotracia o Vittoria alata e l'Afrodite di Melos, più nota come Venere di Milo (entrambe al Louvre, Parigi).

Inoltre, la scultura del periodo ellenistico tentò di sperimentare nuove impostazioni compositive: una delle più diffuse, quella a incrocio, ritrae la figura umana con il torace in torsione - cioè con il capo e gli arti che puntano in direzioni opposte, che fu utilizzata in alcune composizioni di gruppo, come il Menelao con il corpo di Patroclo (Loggia dei Lanzi, Firenze). Con opere di questo tipo, lo scultore invitava lo spettatore a camminare intorno alle composizioni: solo in tal modo si potevano scoprire, ad esempio, i pomi delle Esperidi che Eracle cela dietro alla schiena nell'Ercole Farnese (Museo archeologico di Napoli) e l'ambigua sessualità dell'Ermafrodito dormiente (Museo delle Terme, Roma).

Molte di queste innovazioni della scultura greca risultarono affascinanti per i romani, che realizzarono copie di molte opere, adattandole al proprio gusto e aggiungendovi talora una o più figure sussidiarie, come nel Laocoonte (Museo Pio-Clementino, Città del Vaticano). Durante l'epoca romana, furono numerosi gli scultori greci che continuavano la tradizione ellenistica in Grecia, Asia Minore, Africa e Italia.

Rinascite greche

Durante il XV e XVI secolo la tradizione greca fu riscoperta, soprattutto attraverso le copie di età romana, e fu nuovamente sviluppata durante il Rinascimento. Il realismo, il misurato senso delle proporzioni, i motivi architettonici e decorativi greci tornarono in voga nell'arte europea. Gli scavi a Pompei e in altri siti greco-romani durante il XVIII secolo portarono a una nuova rinascita del gusto antico nell'architettura, scultura e pittura occidentale, che si tradusse nello stile neoclassico a cavallo fra XVIII e XIX secolo. I termini "classico" e "classicismo" cessarono allora di essere applicati solo a un determinato periodo dell'arte greca e romana, divenendo per estensione sinonimi di eccellenza in ogni campo (vedi Stile classico).

Spesso artisti e architetti imitarono solo superficialmente le caratteristiche dell'arte classica, senza riuscire a coglierne lo spirito. Nel XX secolo, reagendo a queste ormai logore tradizioni accademiche, si iniziò a rivalutare la produzione artistica greca del periodo arcaico.[1]




"Greca, arte e architettura," Enciclopedia® Microsoft® Encarta © 1993-1997 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.





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