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SANDRO
BOTTICELLI :
Nel
1948, pochi anni dopo la sua esecuzione,
Il quadro, contrariamente dal solito, va letto da destra verso sinistra.
Le figure poste davanti ad un boschetto ombroso, sono al 424c28e lineate in un praticello cosparso di fiori, a imitazione degli arazzi fiamminghi, all'epoca largamente diffusi come arredo nelle case aristocratiche fiorentine. Risulta difficile dare un nome ai numerosissimi fiori nel dipinto, perché in molti casi ai fiori non corrisponde il fogliame delle piante dalle quali nascono, spicca però l'inconfondibile Iris.
L'opera inizia con Zefiro, vento primaverile, che insegue la ninfa Clori dalla cui bocca escono fiori di ogni specie, essa fecondata dalla stesso Zefiro si trasforma in Flora, dea della Primavera e dei fiori, che pur non essendo il personaggio principale da il nome al quadro.
La figura al centro è Venere, davanti ad un cespuglio di mirto (pianta a lei sacra) atteggiata in un gesto tra il saluto e la casta ritrosia, stende la mano verso le tre Grazie.
Sopra di lei, il figlio Cupido, dio dell'amore che bendato sta per scoccare una freccia infuocata.
Sulla sinistra le tre Grazie danzano una carola; antico ballo eseguito da più persone in cerchio. Considerate figure della mitologia greca, erano figlie di Zeus e Eurinome, Esiodo ne indica tre: Talia la prosperità, Eufrosine la gioia, Aglaia lo splendore.
Personificavano la gioia e il benessere dati dalla natura, nonché l'amore e la bellezza e tutto ciò che dà la felicità. Queste figure hanno ispirato molti artisti, tra i quali i pittori Raffaello, Correggio, Tintoretto e Rubens. Nella letteratura, Ugo Foscolo, con il suo poema Le Grazie.
A sinistra Mercurio disperde le nuvole alzando il caduceo, un bastone di lauro o d'olivo sormontato da due ali e intrecciato con due serpi.
Le nove figure dipinte sullo sfondo di un boschetto di aranci compiono, isolatamente o in gruppo, la propria azione, indifferenti a quanto stanno facendo i personaggi intorno.
Zefiro,
ad esempio, sta per assalire Flora, mentre
Nessuno dei soggetti guarda direttamente l'osservatore, infatti hanno lo sguardo perso in un punto non definito, ad eccezione di Flora che sembra invece scrutare direttamente chi osserva il dipinto.
L'opera è definita da una linea incisa che assegna corporeità alle figure, le quali si legano ritmicamente, al di là dalle singole azioni che le separano.
Un'armonia indescrivibile governa l'insieme dove ogni forma è condotta con estrema eleganza: basta osservare le tre Grazie che intrecciano le mani nella danza, il volto raffinato della Primavera con i fiori nei capelli, i veli degli abiti e le acconciature, e la bellezza languida di Mercurio.
Le figure si trovano in un bosco senza profondità ed il fondo più che suggerire lontananza è una sorta di arazzo scuro per dar risalto ai personaggi.
Per
molti studiosi
Il dipinto dunque, non sarebbe stato solo un opera da ammirare e un raffinato strumento di meditazione ma un benefico talismano capace di sprigionare influssi positivi.
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