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Nuova vita, nuovo look (1947-1956)
Lasciate alle spalle le ristrettezze della guerra, durante il decennio che va dalla metà degli anni quaranta alla metà degli anni cinquanta, la moda potè tornare a sbocciare. Nel 1945 gli stilisti iniziarono subito 434i89e ad addolcire le severe linee per creare una silhouette più morbida, ma l'unico ad avere il coraggio di gonfiare le curve degli abiti a proporzioni quasi caricaturali di Christian Dior. Proponendo ampie gonne provocatoriamente fruscianti, nel 1947 egli tornò a dare vigore alla fantasia con la sua prima collezione parigina di haute couture. Le donne erano scan-dalizzate e allo stesso tempo eccitate dall'originalità delle gonne da ballerina, delle vite affusolate e dei corpini creati per mettere in evidenzia il seno. Incurante della povertà dilagante nel dopoguerra e della carenza di stoffe e tessuti, per collezionare un abito Dior utilizzava anche venti metri di stoffa, attirandosi le critiche dei governi di diversi paesi e le proteste di molti gruppi americani. Ma l'epoca degli solgan "anti-patriottico, scomodo, costoso" era tramontata: le donne, innamorate dello stile romantico, erano pronte a rispolverare gli scomodi corpetti e le imbottiture della Belle Epoque pur di vestire un abito di Dior. A notare lo stilista fu il gigante dell'industria Marcel Boussac, che si offrì di fondare per lui un atelier. In breve il giovane Dior avrebbe trasformato il proprio nome con una marca da sogno. Egli dettava le regole del vestire e tutti ne seguivano l'esempio. La sua casa di moda cominciò presto a raccogliere im frutti del suo lavoro. Ogni stagione lo stilista tentava la clientela con look sempre più innovativi: la linea ad H, la linea ad A, la linea a tulipano e la linea a Y. Nel 1954 era a capo di un impero: accanto alle sue creazioni fiorvano boutique, modelli da pro-durre in serie, calze, accessorie e lingerie. Se Dior era un venditore di sogni, Cristobal Balnciaga era un purista, capace di creare pezzi scultorei e capi estremamente sofisticati. I suoi completi ergo-nomici, dai colletti sparati, erano morbidi, disinvolti; a differenza delle ampie gonne di Dior, lo stilista proponeva gonne a tubo attillate e giacche che poggiavano delicatamente sui fianchi. Coco chanel, ormai ultrasettantenne, riapprodò nel mondo della moda con i completi comodi e casual, che stridevano con corpetti e tacchi a spillo proposti da Dior. L'alta moda cominciò a risentire del dilagare della produzione di serie. Sin dall'inizio del secolo gli stilisti vendevano le toiles, ossia i campioni, ai produttori, autorizzandoli a riprodurre e vendere le loro creazioni. Negli anni trenta, all'indomani della crisi economica, gli Stati Uniti imposero pesanti tasse sui capi d'alta moda originali, ma non sulle toiles, cosicchè la produzione in serie dei modelli parigini subì un forte aumento. Durante la guerra, l'America dimostrò che gli abiti confezionati non venivano ignorati nemmeno dai ricchi e, ormai indipendente dalla creatività parigina, diventò leader leader della produzione in serie di abiti di qualità. Nel dopoguerra molti stilisti idearono collezioni destinate al mercato di massa, spesso cercando la colla-borazione dell'industria, cui affidare la realizzazione in serie, con un notevole risparmio di denaro. Emilio Pucci, Chloè ed altri stilisti decisero addirittura di voltare le spalle all'alta moda, per dedicarsi soltanto alla creazione di prodotti in serie, di buona fattura e gusto, adatti al mercato. Gli anni cinquanta segnarono l'epoca dell'affermazione degli adolescenti come spiriti liberi. Ciò diede vita a una fioritura di sottoculture: le giovani centaure scorrazzavano in sella alle motociclette dei loro ragazzi con indosso jeans unisex, stivaloni e giacche di pelle, mentre le giovani beat balla-vano al ritmo del be-pop vestite di nero da capo a piedi. Individuato un vuoto nel mercato del setto-re, i produttori lo ricoprirono in un batter d'occhio, proponendo capi moderni a prezzi ragionevoli, destinati al pubblico giovanile.
Dior, Christian, stilista francese. Fece il suo ingresso nel mondo della moda negli anni Trenta come illustratore e aprì il suo primo atelier a Parigi nel 1946. Nel 1947 lanciò quello che in tutto il mondo verrà chiamato "new look" con la sua famosa linea "ad A": giacche dalle spalle strette e ampie gonne al polpaccio che rivoluzionarono i criteri applicati all'abbi-gliamento femminile durante la seconda guerra mondiale e riconfermarono Parigi come capitale della moda. Dopo la morte di Dior l'azienda, che vantava atelier in 24 paesi, fu diretta da stilisti prestigiosi come Yves Saint-Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferré. Oggi la produzione della Maison Dior interessa tutti i settori dell'abbigliamento e della cosmesi.
Coco Chanel
Chanel, Coco Soprannome di Gabrielle Bonheur Chanel (Saumur 1883 - Parigi 1971), stilista francese d'alta moda. Aiutata dalla sorella, nel 1914 aprì un piccolo laboratorio di modisteria a Deauville e poi a Parigi. Sostituì gli abiti lunghi e ricercati d'anteguerra con raffinati tailleur in jersey: gonne corte e ampie accompagnate da giacche a cardigan dritte e senza collo, il tutto arricchito da bigiotteria Art Déco e da un cappellino da indossare sui capelli corti. Ben presto famosissima, la casa Chanel produceva abiti, tessuti, cosmetici (creò numerosi profumi, tra cui il celebre Chanel n. 5) e bigiotteria. L'ormai classico stile Chanel, dimenticato durante la seconda guerra mondiale, tornò in voga nel 1954. Alla vita della stilista è dedicato il musical americano Coco (1969) di Alan Jay Lerner e André Previn.
Negli anni cinquanta le acconciature più in erano quelle mosse, che incorniciavano il viso, nonché i più sofisticati, morbidi chignon. Marilyn Monroe adottò il look glamour della bionda avvenente, mentre Ingrid Bergman si lasciò tentare dal più femminile taglio corto ondulato.
Audrey Hepburn passava dall'elegante acconciatura cortissima, all'adolescen-ziale coda di cavallo lanciata da Brigitte Bardot.
La donna degli anni cinquanta era particolarmente attenta al proprio look, che curava da cima a fondo. Le calzature si erano assottigliate, anche in punta; anche i sandali aperti con il tacco alto e forte
Cappelli e guanti davano un tocco di completezza agli abiti formali, mentre per le altre occasioni cominciarono a cadere in disuso.
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