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L' INSTAURAZIONE DEL PRINCIPATO E IL REGNO DI OTTAVIANO AUGUSTO, LA SOCIETA' ROMANA DURANTE IL REGNO DI OTTAVIANO AUGUSTO

storia



L' INSTAURAZIONE DEL PRINCIPATO E IL REGNO DI OTTAVIANO AUGUSTO



Ottaviano formalmente si impegnò a rispettare l'istituzione repubblicana e i poteri del Senato, ma di fatto riuscì a realizzare un potere "monarchico".

Fu abilissimo a non suscitare risentimenti e rivendicazioni repubblicane, non cedendo alla tentazione di diventare un sovrano di "tipo orientale", così come erastato per Antonio.

Ottaviamo intendeva affermare il suo controllo sullo Stato, ma senza scontrarsi con il suo assetto tradizionale e soprattutto contro gli interessi economici già consolidati dei senatori e dei cavalieri. Iniziò quindi una graduale riforma costituzionale: ripristinò tutte le cariche repubblicane, tra cui anche quella del consolato, la più "rischiosa" agli occhi del Senato, ma fece in modo di essere eletto ininterrottamente ad essa, come garante, il che svuotò di senso la funzione originaria di organismo di rappresentanza delle fasce popolari.


Accentramento dei poteri












12 a.c.

Il Senato ( volente o nolente) riconobbe ad Ottaviano il merito di aver pacificato lo stato e di aver rifondato l'unità romana. Gli venne conferito il governo diretto delle province non ancora pienamente controllate da Roma. Queste province erano quelle che vedevano una maggior presenza dell'esercito, quindi praticamente Ottaviano aveva tutti o quasi gli eserciti al suo comando.

Organizzò una forma di esercizio diretto del comando attraverso dei "legati" cioé degli incaricati personali.


Gli venne affidata la potestà tribunizia, cioé il diritto di essere rappresentante del popolo, di usare i diritti dei tribuni della plebe, senza rivestirne direttamente la carica.

In pratica otteneva il diritto di veto sul Senato - il diritto di proposta delle leggi - il diritto di convocazione delle 232h77c assemblee.


Ottenne la carica di Pontifex Maximus, cioé di supremo capo religioso.

In seguito gli fu affidata la Carica censoria, cioé il controllo giuridico sui comportamenti pubblici e il controllo sulla nomina e il comportamento dei senatori.


Riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato


Oltre che la ristrutturazione politica dello stato, Ottaviano Augusto ( così chiamato dopo la sua elezione a Pontifex) dovette affrontare la sua ristrutturazione amministrativa.


Rapporti con il Senato

Il Senato continuò ad essere ufficialmente il luogo delle decisioni e delle discussioni politiche, ma Augusto spesso appoggiava le iniziative di singoli senatori cosicché le decisioni potevano essere più facilmente manovrabili. Inoltre attribuiva spesso degli incarichi e dei compiti diversificati in modo che nessuno potesse accentrare per molto tempo diversi poteri e soprattutto, ridusse la durata delle cariche dei pubblici ufficiali.


Il "Tribunato"

I Tribuni venivano eletti dal Senato e confermati da Augusto che concedeva loro l'esercizio della potestà tribunizia, di cui lui rimaneva l'unico controllore. In questo modo i tribuni perdevano completamente la loro possibilità di rappresentare il popolo: per esso rimaneva unico garante Augusto stesso.


Da un punto di vista giuridico, Augusto si pose come garante assoluto della legge: qualsiasi cittadino romano, se non si riteneva soddisfatto del giudizio, poteva appellarsi direttamente all'imperatore.



Amministrazione di Roma


Si crearono nuove cariche specifiche per la città di Roma, scelte tra i senatori.

Praefectus Urbis: aveva il compito di garantire l'ordine pubblico e veniva scelto tra i senatori

Praefectus Annonae: aveva il compito  di garantire agli approvvigionamenti della città e veniva scelto tra i cavalieri.

Venne anche istituito un corpo militare speciale i Pretoriani: avevano il compito della difesa personale dell'imperatore. Esso era controllato a sua volta dalla Guardia pretoria, comandata da un prefetto scelto tra il ceto equestre.

Venne istituito anche un corpo di Vigili Urbani, comandati da un prefetto: essi garantivano degli interventi di ordine pubblico.



Amministrazione delle provincie


Fu una iniziativa importante di Augusto che gli assicurò oltre che un potere saldissimo, anche un più razionale gettito fiscale per lo stato. Distinse le provincie in:


Provincie Imperiali



Provincie Senatoriali

Erano sotto il suo diretto controllo. Erano quelle che avevano più problemi di stabilità e che quindi richiedevano una grossa presenza dell'esercito.

Spagna, Siria, Gallia e Egitto erano considerate quasi un patrimonio personale. Augusto vi nominava dei suoi amministratori personali che dovevano rendere conto a lui e non al Senato.


Erano spesso quelle ricche e prestigiose ma strategicamente meno importanti. Essendo profondamente romanizzate, non richiedevano la presenza di grossi eserciti.

Erano affidate al potere del Senato: esso nominava gli amministratori che venivano chiamati Proconsoli



Sistema fiscale


La grossa novità fu nell'organizzazione del sistema di tassazione. L'esazione fiscale fu meglio organizzata e basata sui redditi e la proprietà. Venivano tassate però solo le provincie, mentre l'Italia era esente da imposte dirette. Ai più ricchi rimanevano però notevoli privilegi, per cui le esazioni finivano lo stesso per gravare sui piccoli proprietari che rapidamente si impoverivano ed erano costretti a vendere ai grandi latifondisti.


Erario


Fiscus

Le tasse prelevate dalle province senatoriali confluivano nell'ERARIO DELLO STATO


Le tasse delle province imperiali confluivano invece nel FISCUS, ovvero, nel tesoro imperiale, di cui faceva parte anche il patrimonio personale di Augusto.


In questo modo l'Imperatore poteva contare su una enorme capacità economica che non veniva usata a titolo personale. L'imperatore, finanziando opere e iniziative attraverso il fiscus, appariva potente nella sua persona almeno quanto lo Stato stesso e spesso a lui si sostituiva anche nella commissione di opere pubbliche.

Con questo tesoro venivano realizzate opere pubbliche e veniva stipendiato l'esercito: la ricchezza era enorme, pero finiva per confluire in quelle provincie che avevano più eserciti. L'economia di quelle regioni di confine finiva per svilupparsi enormemente.




Nuove figure amministrative

Augusto stipendiò gli amministratori, evitando così che essi fossero portati a sfruttare eccessivamente quei territori; creò anche un corpo di funzionari che riscuotessero direttamente le imposte e organizzando il catasto, distribuì meglio le tassazioni.


Riorganizzazione dell'esercito


Era un capitolo importante della sua politica; divenne una forza permanente, basata sul volontariato. La ferma durava vent'anni e al termine si otteneva una liquidazione in denaro o in terreni da coltivare. Fu creato un ERARIO MILITARE che provvedeva alle liquidazioni.

Assegnando la terra, si metteva anche in moto il meccanismo della "colonizzazione" che diffondeva e consolidava la civiltà romana nelle provincie.


Campagne militari e "pax romana".


Augusto si proponeva come garante della pace, ma per poter essere veramente tale, aveva bisogno di condurre a termine alcune imprese militari per pacificare vari territori dell'Impero. Pace per i romani, significava "pax romana" ovvero, l'impero universale di Roma che controllava tutti i rapporti.

Augusto fu comunque moderato nella sua azione per timore che con nuove avventurose campagne, potessero nascere degli altri leader militari, in grado di minacciare il suo potere.


Oriente


Asia Minore

Occidente

Si tenta di arrivare al controllo dell'Armenia, in antagonismo con i Parti. Si raggiunge un primo risultato con la mediazione politica e con l'attività diplomatica. I Parti dopo qualche tempo si ripresero i territori.

Si consolida il dominio sulla Tracia, Bosforo e Pinto: i sovrani locali si riconoscono alleati e tributari di Roma.

Obiettivo: estendere i confinio dell'Impero lungo tutto l'arco alpino e oltre il corso del Reno. Augusto incarica i suoi figliastri, Tiberio e Druso di compiere le operazioni. Rezia e Norico ( attuali Svizzera e Austria) sono occupate tra il 15 e il 16 a.c.


Tiberio

conquista la Pannonia ( attuale Ungheria) e la Mesia ( attuale Romania - Bulgaria) tra il 12 e il 9 a.c.


Druso

si occupò di consolidare il confine con la Germania, lungo il corso dell'Elba. Ci riuscì in quegli stessi anni, ma poco dopo una sollevazione di tribù germaniche sconfisse le truppe romane. Roma si attesta allora poco oltre il corso del Reno.


LA SOCIETA' ROMANA DURANTE IL REGNO DI OTTAVIANO AUGUSTO



Il ceto dei Cavalieri acquista molta importanza: venne trasformato in una classe di funzionari legati al principe. In questo modo si intendeva controllare l'eventuale influenza eccessiva del potere del Senato.

Augusto non eliminò del tutto il ruolo del potere senatoriale dal quale del resto, proveniva anche lui. Cercò di mantenerne l'identità, proibendo il matrimonio con liberti / e e salvaguardando diversi privilegi sociali. Vennero comunque nominati nuovi senatori e cavalieri, provenienti da municipi italici o da alcune delle provincie più importanti.

La plebe non ebbe particolari miglioramenti: si alleviò comunque il cronico problema della disoccupazione della plebe romana intraprendendo una grandissima opera di lavori pubblici: ponti, strade, acquedotti, terme e edifici pubblici.

Per il resto Augusto prosegui la solita politica del "panem et circenses"; non vi furono comunque delle rivolte durante il suo regno perché effettivamente Augusto si era reso garante della stabilità politica e di una pace ( anche sociale) duratura.



Ideali e immagine di Augusto


Augusto intendeva riportare Roma ai suoi primitivi ideali sociali di solidarietà e di unità. La pace sociale, il recupero delle tradizioni antiche, il ritorno alle campagne, la moralità familiare, erano i temi forti della sua propaganda.


Letteratura

e ideologia

Numerosi letterati e artisti condivisero questa linea ideologica, vista come un ritorno allo splendore della società romana.

Essi collaborarono in vari modi a celebrare questa politica del principe: Virgilio, Orazio e inizialmente anche Ovidio, erano protetti da Mecenate, senatore, uomo di cultura e amico personale di Augusto. Egli ebbe il compito di proteggere e rivitalizzare le arti a Roma.

Poche furono le manifestazioni contrarie e il controllo imperiale sulla cultura era pressoché totale: Ovidio ad esempio, venne mandato in esilio, probabilmente perché conduceva una vita troppo licenziosa e scriveva opere altrettanto inaccettabili per il clima di rigore morale instaurato da Augusto.


Architettura

Numerosissime furono le opere pubbliche di rappresentanza che vennero fatte costruire: il Foro di Augusto, il Pantheon, l?ara Pacis, il Teatro Marcello. Augusto si vantò di aver preso una città fatta di legno e di averla restituita ai Romani fatta di marmo.


La Religione




Il problema

del culto

della personalità

In campo religioso, cercò di restaurare gli antichi riti e le usanze romane: combattè per questo l'immissione a Roma di riti e divinità orientaleggianti che separavano l'impegno religioso dal dovere civile.


Apparentemente cercò di mitigare il culto della sua persona che cominciava a diffondersi tra gli strati popolari: in realtà, gi faceva abbastanza comodo che essi ci fossero, purché non si esagerasse. Ai Senatori, e di fronte ai compiti statali, preferiva presentarsi come un importantissimo magistrato. In Oriente invece, come era tipico di quella cultura, lasciò che la sua persona venisse "divinizzata".


Il problema della successione


Il governo

dell'uomo migliore

Augusto era riuscito nella sua impresa di far accettare il potere del principe come fondamento e garanzia dello Stato: il problema era però assicurare continuità a questa esperienza politica così positiva per Roma.

Decise quindi di rinunciare al criterio di successione ereditaria per non creare attriti con il Senato e adottò il criterio della scelta, possibilmente nell'ambito della sua famiglia.

Per superare l'eventuale ostilità del Senato e delle stesse istituzioni romane che non avevano mai accettato nessuno che non fosse stato eletto, doveva scegliere un personaggio che fosse accettabile e credibile come suo continuatore, che incarnasse al meglio l'idea che il principato fosse il "governo dell'uomo migliore".


Augusto non ebbe figli maschi e alcuni possibili successori molto ben dotati dei requisiti richiesti per l'esercizio del potere, morirono prima del previsto. L'aristocrazia senatoria credette di aver trovato un nuovo ruolo e cercò di inserirsi nel gioco degli appoggi per la successione.


Tiberio:

una scelta

obbligata



14 d.c.

Augusto finì per indicare come successore Tiberio, suo figliastro: non si potevano vedere tra loro e litigavano spessissimo, ma Tiberio aveva indubbiamente delle ottime capacità militari e delle buone doti di amministratore. Augusto lo costrinse a sposare la figlio e fece in modo di concedergli in vita le varie cariche che avevano garantito la saldezza e l'efficienza del suo potere.

Tiberio fu eletto imperatore: suo padre naturale era un membro dell'aristocrazia senatoria e allo stesso tempo, era anche figliastro di Augusto: così venne salvato sia il criterio di ereditarietà che il rapporto con il Senato.





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