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PENA DI MORTE ERA PROPRIO NECESSARIA?

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Washington 26 dicembre 1998 "Sulla pena di morte, Clinton resta inflessibile anche a Natale. L'appello del papa è stato respinto, ma l'imbarazzo della Casa Bianca è destinato a tornare tra un mese, quando Clinton incontrerà il pontefice sul suolo americano "Apprezziamo i punti di vista del papa, ma la posizione del Presidente è ben nota", ha risposto il portavoce della Casa Bianca, Amy Weiss, dopo il messaggio "Urbi et orbi" il papa ha chiesto di "bandire la pena di morte".

I media Americani, che in generale hanno dedicato poco spazio al Papa e senza mettere troppo l'accento sulla pena di morte, hanno però messo in relazione il nuovo appello contro la pena di morte con 525d37f la prossima visita di Giovanni Paolo II" La pena di morte rappresenta una delle grandi questioni che preoccupa il mondo e che nello stesso tempo divide l'opinione pubblica in favorevoli e contrari. Diverse reazioni appaiono a chi viene proposta la domanda o l'argomento:

PENA DI MORTE ERA PROPRIO NECESSARIA?


La pena di morte ha radici molto antiche; infatti, si hanno prove della sua applicazione fin da popoli come Babilonesi, Egizi, Greci e Romani. Essa è poi tuttora applicata in numerosi Stati avanzati, come ad esempio gli USA.

Durante il Medioevo Europeo, caratterizzato da una grande sovrapposizione di poteri, che si identificava nel re o nell'imperatore, si affiancavano i poteri dei feudatari, e anche il potere dei magistrati cittadini. Erano molti quelli che potevano commutare pene, anche quella capitale, che veniva applicata per crimini come omicidio, furto, sacrilegio e tradimento, a volte sulla base di leggi, spesso in modo arbitrario dal potente di turno. Venivano utilizzati principalmente la decapitazione, l'impiccagione, l'annegamento e la tortura fino alla morte.



Ci fu un lungo periodo della storia europea in cui la commistione tra potere politico e potere religioso ha portato per secoli alla condanna di chi si discostava dalle posizioni della Chiesa, sia sul piano dogmatico che su quello politico e scientifico, senza contare le innumerevoli donne accusate di essersi date al demonio e bruciate come streghe.

Col passare dei secoli, la pena capitale rimase in vigore in quasi tutti i paesi, e vennero introdotti sempre nuovi strumenti di morte.

La pena di morte restò comunque nella maggior parte degli ordinamenti giuridici fino alla fine del XVIII secolo, quando cominciarono ad essere numerosi e importanti gli sforzi per combatterla e favorirne l'abolizione. Durante questo secolo però essa ha continuato ad essere utilizzata da alcuni governi dittatoriali per sbarazzarsi di chi li contrastava, per motivi di ideologia o di colore della pelle, come in Sudafrica durante l'apartheid, in Russia ai tempi di Lenin e Stalin, in Europa ai tempi del nazismo.

91 sono i paesi favorevoli oggi alla pena di morte (U.S.A.,Giappone, Cina, e altri), tra questi 15 la prevedono solo per casi eccezionali, mentre solo 58 paesi sono totalmente abolizionisti. Tra i paesi mantenitori della pena di morte vi sono molte dittature dove la pena di morte viene usata punire anche crimini che non la richiedono e in modo totalmente arbitrario.

I sostenitori della pena di morte trovano ragioni diverse a sostegno della loro tesi, ragioni di ordine etico, sociale, anche economico.

Essi partono dal presupposto che compito fondamentale dello Stato sia difendere ad ogni costo i singoli individui e la comunità, che chi rispetta la legge ha diritto ad una tutela maggiore rispetto a chi la disattende, che chi commette reati deve pagare, che esistono colpe per cui nessuna pena, tranne la morte, costituisca la giusta punizione.

Sarebbe quindi un'esigenza di giustizia a sostenere le loro ragioni.

L'argomentazione più frequente a favore della pena di morte è la deterrenza: condannare a morte un trasgressore dissuaderebbe altre persone dal commettere lo stesso reato. L'elemento deterrente della pena di morte non è però così valido, per diversi motivi. Nel caso, per esempio, del reato di omicidio, sarebbe difficile affermare che tutti o gran parte degli omicidi vengano commessi dai colpevoli dopo averne calcolato le conseguenze. Ritengo infatti che molto spesso gli omicidi avvengono in momenti di particolare ira oppure sotto l'effetto di droghe o di alcool oppure ancora in momenti di panico. In nessuno di questi casi si può pensare che il timore della pena di morte possa agire da deterrente. Inoltre la tesi della deterrenza non è assolutamente confermata dai fatti: infatti se la pena di morte fosse un deterrente si dovrebbe registrare nei paesi mantenitori un continuo calo dei reati punibili con la morte; inoltre i paesi che mantengono la pena di morte dovrebbero avere un tasso di criminalità minore rispetto ai paesi abolizionisti. Nessuno studio è però mai riuscito a dimostrare queste affermazioni e a mettere in relazione la pena di morte con il tasso di criminalità. I molti studi effettuati sull'argomento hanno quindi dimostrato come sia impossibile affermare con chiarezza che la pena di morte abbia un potere deterrente.  La maggior parte di coloro che sostengono e difendono la pena capitale ammette che si tratta di una pratica orribile e incivile ma che è nonostante tutto necessaria per proteggere la società. Molti di questi sostenitori sono infatti consci della natura arbitraria e discriminatoria della pena di morte come pure dei pericoli connessi alla sua applicazione, per fare un esempio il rischio di mettere a morte un innocente. Infatti è risaputo che tale pena non colpisce solo i colpevoli, ma anche, forse più spesso di quanto si immagini, persone innocenti. Tuttavia essi (i sostenitori) rimangono in suo favore perché la considerano un deterrente necessario senza il quale ci sarebbero più omicidi. Tale affermazione, se fosse vera, costituirebbe un potente argomento a favore del mantenimento della pena capitale.

Tra i favorevoli alla pena di morte, specie negli Stati Uniti, vi è una larga maggioranza che  si basa sull'aumento degli omicidi attraverso gli anni e deducono che questo costituisce una pressante ragione per non abolire la pena capitale o per reintrodurla là dove la si è abolita o sospesa. L'intento è chiaro: allarmare il pubblico sperando di spingerlo ad appoggiare le esecuzioni legali. Le richieste, volte a mantenere o reintrodurre la pena di morte, sono basate su nient'altro che affermazioni prive di sostanza, infatti tutti i dati disponibili suggeriscono che la pena di morte non ha in realtà effetti sul tasso di omicidi.

Ma tengo particolarmente a ricordare che secondo me la pena di morte è un arma troppo potente in mano a governi sbagliati: può infatti essere sfruttata dal governo per eliminare personaggi politicamente o religiosamente scomodi, alterando persino il concetto di gravità di certi atti.



Invece credo che lo stato dovrebbe contribuire a rimuovere le situazioni di indigenza estrema, a promuovere la dignità umana, eliminando conflitti razziali troppo spesso causati da leggi poco democratiche. Inoltre lo stato dovrebbe promuovere una migliore umanizzazione della società, combattendo il diffondersi di una mentalità lassista e immorale. Purtroppo lo stato è troppo spesso vittima della sua economia che gli impedisce di combattere la  battaglia della prevenzione fino in fondo ed è in queste situazioni che soddisfa la società solo ricorrendo ad un ulteriore crimine.

"Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona."

Coloro che si oppongono alla pena di morte lo fanno soprattutto per motivi morali. Al di là dell'atrocità insita in questo strumento (atrocità che non si esaurisce nel momento dell'esecuzione, ma consiste in anni di angoscia nell'attesa che essa venga eseguita), essi ritengono che nessun uomo né individualmente né come rappresentante della comunità abbia il diritto di togliere la vita ad un altro uomo, indipendentemente dalla gravità delle colpe da quest'ultimo commesse.

Secondo gli oppositori della pena di morte, questa contravviene al principio secondo cui la pena non deve tendere alla vendetta o alla semplice punizione del colpevole, ma alla sua rieducazione e al suo recupero sul piano umano e sociale: e quale recupero sarà mai possibile nei confronti di un morto? In realtà il timore di trascurare i dettagli ed i mezzi legali a cui il condannato ricorre dilatano molto i tempi dei processi e ritardano il momento dell'esecuzione, per cui la persona che viene soppressa a volte è molto cambiata rispetto a quella che ha commesso il crimine, con il risultato di mandare a morte individui sostanzialmente diversi da quelli a suo tempo condannati.

Ma non è solo sul piano dell'etica che gli oppositori della pena di morte si muovono. Essi ribattono punto per punto le tesi dei sostenitori, affermando che in realtà essa non svolge alcuna funzione deterrente in quanto è semplicistico credere che un criminale consulti il codice per scegliere il crimine da commettere, così come essa non rappresenta uno strumento efficace contro la criminalità organizzata, che è stata sì a volte vinta, ma con altri mezzi, in particolare colpendola nei suoi interessi economici.

Altri fenomeni che i sostenitori della pena di morte considerano evitabili solo con il suo utilizzo, come le recidive o la tendenza alla vendetta privata, vanno invece affrontati, secondo gli oppositori, in termini di educazione sociale, cioè aiutando e seguendo gli ex carcerati e facendo in generale una capillare opera di educazione alla legalità.

A tutte queste considerazioni se ne aggiungono altre due ancora più significative. Innanzi tutto la possibilità di errori giudiziari, cioè la possibilità tutt'altro che remota di uccidere un innocente, giustifica da sola l'abolizione della pena capitale. Infine la pena di morte si dimostra uno strumento di discriminazione sociale, in quanto vengono giustiziati criminali che appartengono soprattutto alle classi sociali più deboli ed ai gruppi più marginali: membri delle minoranze razziali, individui con un basso livello di scolarizzazione, soggetti con una vita familiare allo sbando, persone con reddito molto basso, a volte oppositori politici.

Infine vi è anche una questione economica che segna un punto a favore dell'abolizione della pena capitale: la pena di morte è sinonimo di risparmio? Una delle argomentazioni a favore della pena di morte si basa sul fatto che è meno costoso uccidere i colpevoli piuttosto che tenerli in carcere. Invece è stato dimostrato, attraverso alcuni studi svolti in Canada e negli Stati Uniti, che l'applicazione della pena di morte è più costosa del carcere a vita.

Molte sono le associazioni che si battono contro la pena di morte una di esse è Amnesty International fondata nel 1961 in Inghilterra, che salvaguarda l'uomo in tutti i suoi aspetti, indaga e documenta dove esso subisce dei soprusi in ogni sua forma ma essa scrive in un rapporto:

"La pena di morte riguarda tutti gli uomini, dal momento che viene inflitta in nome del popolo di un' intera nazione [.]. Essa non è altro che l'uccisione premeditata a sangue freddo di un essere umano da parte dello Stato; in parole povere, si tratta di un enorme potere concesso allo Stato, che può in tal modo privare deliberatamente una persona della vita [.]. È giunto il momento di abolire la pena di morte a livello mondiale [.]. Ovunque l'esperienza ci mostra che le esecuzioni abbruttiscono coloro che vi sono coinvolti e che la pena di morte non sembra possedere alcun potere speciale per ridurre la criminalità o la violenza politica."



Molti anche gli stati che nelle loro costituzioni pongono espliciti riferimenti contro la pena di morte nella costituzione Italiana art.27 si legge appunto :

"La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerate colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso dell'umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra"

Ma questo è cambiato nel 1994 da quando è stata tolta l'ultima parte dell'articolo quindi effettivamente l'Italia non usa la pena di morte dal '94 in ogni caso previsto dalla legge italiana o dalle leggi internazionali.

Questo è stato fatto anche perché l'Italia ospita al suo interno lo Stato della Chiesa che è completamente in disaccordo con la pena di morte poiché fin dalle origini il Cristianesimo, nello stesso messaggio delle Scritture, ha presentato ambiguità circa la pena di morte. Sostanzialmente esclusa tale pena riappare ammissibile nell'epistola ai romani di Paolo in rapporto alla sottomissione all'autorità in quanto emanata da Dio; ed analoga ambiguità può essere riscontrata nei testi degli apologisti e dei padri della Chiesa, contrari alla pena capitale, ad Agostino, orientato ad ammettere in determinate circostanze il "diritto di spada".

Nel diritto biblico la pena di morte è comminata tra l'altro per l'omicidio premeditato, per il rapimento e la successiva vendita di persona, per il delitto di stregoneria , per la violazione del riposo sabbatico , per i sacrifici umani, per i maltrattamenti e le percosse ai genitori, per l'adulterio e l'incesto, per l'idolatria.

Oggi, la Chiesa cattolica ha una posizione e un'idea ben precisa: combattere la pena di morte, in ogni caso. Il Papa ha più volte lanciato appelli per evitare esecuzioni imminenti: ne è un esempio il caso di Joseph O'Dell, condannato a morte nel 1997, che ha suscitato clamore e reazioni anche da parte dei governi dei paesi di tutto il mondo. Ma il Papa non ha potuto niente contro la macchina della morte americana.

Comunque, la pena di morte è in teoria vigente nello Stato della Città del Vaticano, limitatamente al caso di attentato contro la vita, l'integrità o la libertà personale del Papa o di attentato contro il capo di uno Stato estero, quando la legge di tale Stato prevede appunto questa pena (Legge Vaticana 7 giugno 1929, n. 11, art. 4). In Vaticano le ultime esecuzioni risalgono al pontificato di Pio IX (1846-78).

Questi fatti rientrano anche nei documenti votati dall'unione europea dove si dice che:

"Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nei casi in cui il delitto sia punito dalla legge con tale pena".

Quindi in molti stati europei la pena di morte è abolita poiché considerata dagli stessi stati inadeguata, incivile ed inutile in termini di denaro e tempo e soprattutto per non trasformare la pena di morte in uno spettacolo inutile e inadeguato.

In base alle precedenti considerazioni posso concludere che la pena di morte va contro ogni principio etico,morale e non porta alcun beneficio alla comunità, poiché invece di cercare di affrontare il problema alla radice, lo elimina per pochi attimi senza educare il prossimo a non commettere uno stesso crimine.


"La pena di morte non è altro che la guerra della nazione contro un cittadino, perchè giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere"


(Cesare Beccaria - Dei delitti e delle pene, paragrafo sulla Pena di morte).







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