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La 'Nuova Organizzazione del Sapere'

informatica



La "Nuova Organizzazione del Sapere"

Se estendiamo il discorso agli aspetti concreti della conoscenza umana, Pierre Levy ci offre un'analisi dettagliata nei vari passaggi. La fine del Sapere, inteso come totalità di conoscenze detenute da un unico essere umano, si riconosce con l'uscita dell'"Enciclopedia" nel XVIII secolo. Da quel momento in poi il Sapere non risiede più nella memoria degli esseri u 424j94e mani, in un Libro, o comunque in un sistema chiuso, ma circola in uno spazio di rimandi e collegamenti: "Il sapere non è più una piramide statica, si gonfia e viaggia in una vasta rete mobile di laboratori, centri di ricerca, biblioteche, banche dati, uomini, procedure tecniche, media, dispositivi di registrazione e di misura, una rete che non cessa di estendersi con uno stesso movimento tra umani e non umani, associando molecole e gruppi sociali, elettroni e istituzioni".(Levy 1994, 207). L'ipertesto diviene la vera organizzazione del Sapere, un'organizzazione in forma enciclopedica. I rimandi dell'ipertesto divengono le strade naturali attraverso le quali la nuova biblioteca si estende, ma anche le strade per la classificazione del patrimonio scientifico e letterario delle immagini e degli archivi audio-visivi. Ormai si deve riconoscere l'ipertesto come il naturale metodo organizzativo della ricerca in un enorme quantità di dati e non semplicemente l'invenzione di un tecnico visionario del MIT.

Inevitabili a questo punto anche le conseguenze nel rapporto insegnante-studente. Ogni nuova tecnologia suscita timori; le novità introdotte con la spaziatura tra caratteri furono accolte scetticamente da molte autorità accademiche che vietarono la lettura privata in silenzio. L'invenzione della stampa rese poi possibile la produzione e distribuzione di testi su larga scala e si rivelò uno strumento insostituibile per l'istruzione delle persone al di fuori dei canali istituzionali. Molti insegnanti sollevarono obiezioni nei confronti del nuovo tipo di insegnamento giudicando azzardato lasciare agli studenti il controllo completo sulla loro istruzione prima ancora di essere stati responsabilizzati per farlo. Per questo molte università in Europa limitavano l'accesso alle biblioteche degli studenti dei primi anni, solo a poche ore alla settimana. Anche i sistemi ipertestuali promettono cambiamenti drastici nei rapporti tra insegnanti e studenti. Si prefigurano inoltre nuove relazioni tra discipline rimaste finora nettamente distinte. La nuova tecnica di scrittura favorisce sicuramente un approccio allo studio più interdisciplinare rispetto a quanto siamo abituati finora, la possibilità di creare collegamenti e la velocità di reperimento delle informazioni possono essere considerate come delle vere e proprie estensioni alla capacità di studio. Secondo Landow la diffidenza nei confronti dell'ipertesto dimostrata da molti insegnanti è dovuta paradossalmente alla realizzazione di un loro segreto desiderio: "il desiderio di avere studenti attivi e indipendenti, che si assumano una maggiore responsabilità nei confronti della propria istruzione e che siano pronti a contestare e a dissentire senza timore". Nei prossimi capitoli cercheremo di ampliare il discorso sulla formazione a distanza ed in particolare sulla didattica a distanza assistita da calcolatori collegati in rete.



L'ipertesto offre quindi lo spunto per molte occasioni di discussione riguardo le implicazioni delle nuove tecnologie sulla società. E l'ipertesto è proprio l'elemento discriminante tra scrittura tradizionale ed elettronica. La possibilità di creare e richiamare links direttamente dal testo è una potenzialità specificamente informatica. L'esposizione del testo in formato elettronico richiede la composizione di unità di lettura diverse da quelle del libro. Un saggio di un centinaio di pagine, non può venir tradotto in formato elettronico ricopiando la stessa impostazione della versione cartacea. Ne deriverebbe un appesantimento dell'esposizione, conseguenza della fruizione del testo sul monitor molto più scomoda dello stampato. Alcune compagnie informatiche promettono la prossima uscita di mini-calcolatori consultabili anche a letto. Anche in questa ipotesi non si dovrebbero però trascurare le potenzialità dei mezzi elettronici di creare veloci collegamenti e quindi in ogni caso ci ritroveremo a riscrivere il materiale. E' difficile ad esempio adeguarsi ancora alla struttura impostata per capitoli lunghi decine di pagine. Le unità dell'ipertesto dovranno presentarsi più concise ed allo stesso tempo rimanere indipendenti l'una dall'altra. Un' unità non dovrà concludersi presupponendo necessariamente il proseguimento della lettura in un'altra specifica unità, ma lasciando al lettore la discrezionalità nel seguire il suo percorso. Potrebbe rivelarsi rischioso in questo caso l'intraprendere un percorso senza un buon piano di ricerca e finire per trovarsi a perdere tempo nella consultazione di pagine completamente estranee alle proprie finalità di studio. Dovremo concentrarci sullo sviluppo di buoni "motori di ricerca" in grado di aiutare l'utente nella navigazione. Pure chi scrive l'ipertesto dovrà tener conto di queste esigenze, anche se la considerazione vale ovviamente per l'ipermedia "in locale", non "in rete". Su una rete telematica infatti sarà molto difficile attribuire la responsabilità di un percorso mal sviluppato a qualcuno. L'introduzione della nuova tecnica di scrittura apre molte questioni di carattere sociale non limitate ad una progettazione più o meno riuscita, ma estese a principi di democrazia e libertà.

Come in ogni rivoluzione introdotta dalla tecnologia, anche qui ritroviamo una divisione tra "apocalittici" ed "integrati", tra chi cioè prospetta un futuro dagli aspetti drammatici e chi da queste invenzioni si aspetta invece una società più libera e democratica. La possibilità di un reperimento più ampio ed immediato delle informazioni dovrebbe costituire senza dubbio un fatto positivo. Più difficile è invece affermare che l'ipertesto sia per sua stessa natura un mezzo libertario e democratico. Alla fine dello scorso secolo gli entusiasti del progresso tecnologico assicuravano sulla fine delle guerre e delle lotte di classe con lo sviluppo delle ferrovie. Poi è toccato al telefono ricoprire questo ruolo, oggi è la volta della telematica.

Dovremo mettere in guardia anche sull'illusorietà tipica dell'ipermedia di fornire un archivio completo rispetto a qualsiasi disciplina. L'ipertesto, se non è effettivamente in rete, soffrirà inevitabilmente delle scelte e quindi delle limitazioni compiute da chi lo progetta. Sentirei di condividere l'impressione di definire Internet come l'ambiente ideale per lo sviluppo di applicazioni ipertestuali. I nodi della Rete sono percorribili a piacere e soprattutto se ne possono aggiungere di nuovi, anche se quest'ultima possibilità al momento è limitata ad una ristretta percentuale di utenti abilitati alla gestione di uno spazio su server.

Si dovranno poi impiegare risorse di carattere finanziario e intellettivo per poter portare il proprio contributo alla Rete, non corrisponde a verità infatti l'accezione comune per cui basta disporre di un computer e si può entrare a far parte della comunità telematica mondiale a tutti gli effetti. Occorrono anche delle risorse di carattere conoscitivo in una materia in continua evoluzione e per questo tanto più complessa da studiare. Diventa assolutamente pertinente il chiedersi se la conoscenza informatica dell'utente medio può essere considerata sufficiente per un utilizzo pieno delle varie potenzialità offerte dalle tecniche di scrittura elettronica.

Se ci poniamo l'obiettivo di creare veramente questo ipertesto mondiale detentore di tutto lo scibile umano, dovremo misurarci con enormi interessi di carattere commerciale e con inevitabili riflessi a carattere politico. Attualmente solo il 3% della popolazione mondiale possiede un personal computer, e tra questi solo una piccola parte ha l'accesso ad Internet. C'è poi il problema delle reti telefoniche spesso assolutamente inadatte al traffico in rete, o addirittura assenti in molti paesi in via di sviluppo. Senza una presa d'atto di queste problematiche resteremo lontani dall'ipertesto sognato dai pionieri della materia, ed anzi rischieremo di trasformarlo in uno strumento altamente discriminatorio.





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