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L'EDUCATORE PROFESSIONALE

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L'EDUCATORE PROFESSIONALE


CAP1 LO SCENARIO


1.Inquadramento sociale-storico-legislativo

Ci sono tre aree tematiche:


A. Normalità e devianza

Dopo che, negli anni '60-'70 si sviluppò un movimento antipsichiatrico, che abbandonò le vecchie metodologie e si pose l'accento sulle variabili sociali, sul recupero e potenziamento delle capacità intrinseche dell'individuo.


B. Com'è nata la figura dell'educatore professionale

1:gli sviluppo della politica sociale in Italia: hanno portato alle linee d'intervento: prevenzione; pari servizi per tutti; interventi complessivo; processo di deistituzionalizzazione; aiuto economico 656d33g .


2. Le competenze professionali




A. Competenze pedagogiche

Educazione è gestire l'esperienza acquisita, incrementare le conoscenze e favorire il cambiamento in un processo circolare. L'educatore esprime un ruolo che influenza lo sviluppo della persona a tutte le età con le potenzialità e i limiti dell'educatore e del soggetto.


B. Competenze psicologiche

Da parte dell'educatore professionale sviluppare interazioni comporta l'acquisizione di consapevolezza nell'affinare:

a) La capacità di comprendere le componenti psicologiche nel soggetto in ogni fase della sua evoluzione

b) La capacità di individuare la presenza di dinamiche relazionali nei contesti della famiglia, gruppo, comunità


C. Competenze riabilitative

La conoscenza della patologia diagnosticata permette all'educatore di comprendere le reali potenzialità psico-fisiche e quindi operare interventi di tipo riabilitativo:manuale-operativo, intellettuale, psicologico-relazionale; espressivo-creativa.


D: Competenze animative

Nel proprio lavoro l'educatore non può non contemplare tutto ciò che appartiene all'animazione, differenziando l'intervento in base ai settori d'età.


E. Competenze culturali

La pregnanza e il valore di queste iniziative sono invece confermati dal fatto che, offrendo conoscenze e info che diventano materiale per progettare nuove fasi d'intervento, completano il progetto educativo e/o rieducativi.

F. Competenze sociologiche

L'educatore agisce nella complessità dell'ecosistema, determinata dai condizionamenti dell'ambiente sociale e dai vincoli stabiliti dall'organizzazione dei servizi territoriali.




CAP 2 L'EDUCATORE E I SERVIZI SOCIO-SANITARI


La realizzazione d'interventi in questo ambito è assai complessa e richiede una definizione molto chiara degli obbiettivi al fine di organizzare bene il lavoro. Allora il distretto socio-sanitario diventa il contesto privilegiato per progettare gli interventi poiché questa è la struttura che maggiormente è in stretto contatto con l'utente.


1.Le aree dell'intervento educativo


A. Minori con disagio psico-sociale

Si possono avere dei fenomeni di difficoltà d'inserimento e socializzazione nei gruppi, in classe o in famiglia.Il progetto di sostegno educativo deve privilegiare le competenze animative o quelle di tipo psico-relazionale.In genere l'educatore accompagna il minore nel suo percorso di crescita per un tempo determinato e assume su di sé il processo d'educazione.


B. Minori portatori di handicap psico-fisici

Queste situazioni sono d ritenersi migliorabili attraverso interventi di riabilitazione non solo fiisoterapeutica, ma anche educativa. Le difficoltà maggiori sono quelle legate all'autonomia fisica ed economica e al sostegno psicologico. La complessa realtà che vive l'handicappato va affrontata anche attraverso attività di animazione, riabilitative, psicologiche, sperimentando insieme a lui, ma anche con la famiglia.


C. Adolescenti a rischio

In questo periodo il ragazzo si trova di fronte a difficoltà relazioni, ai cambiamenti derivanti dalla pubertà.La complessità degli interventi deriva anche dal fatto che essi possono avvicinarsi anche a fenomeni di alcool e droga.


D. Adulti con difficoltà psico-sociali e fisiche

L'educatore è coinvolto soprattutto dove esistono progetti di intervento mirati all'aiuto nell'individuazione di un possibile percorso di formazione professionale o inserimento nel contesto lavorativo.









2.Le strutture


A. Il quartiere

L'educatore può esprimere nel territorio un ruolo che favorisce l'integrazione tra le persone in condizione di disagio e l'ambiente circostante organizzando e proponendo la costruzione di una serie di attività promozionali e di ricerca.



B. La scuola

Per favorire e migliorare la socializzazione e l'apprendimento


C. La famiglia

Queste difficoltà derivano molto spesso dalla compresenza di + problemi sociali, di patologie psico-sociali e di disagi fisici.

Nel predisporre questo intervento è , sì, necessario considerare l'importanza che assume la relazione tra l'educatore e l'utente come parte significativa dell'intervento stesso, ma è fondamentale avere la consapevolezza che è l'intero sistema famiglia ad essere influenzato dalla presenza del sistema servizi nel suo complesso tramite la figura dell'educatore.


D. I centri riabilitativi, ricreativi e le strutture residenziali

Quando non esiste alcuna possibilità di attivare iniziative di appoggio all'interno della famiglia, gli operatori possono avvalersi della collaborazione di strutture residenziali che, temporaneamente, svolgono funzioni pseudo-familiari nella gestione, cura e educazione dei minori.





CAP 3 IL PROCESSO DI STRUTTURAZIONE DELLE RELAZIONI PROFESSIONALI


1.Cenni sul percorso di strutturazione delle relazioni

La relazione d'aiuto deve essere connotata come evento intenzionale mirato a obbiettivi precisi.

Il modello teorico da noi adottato e che funge da riferimento centrale è l'approccio sistemico-relazionale


A. La comunicazione interpersonale

Watzlawick Ci sono 5 assiomi per la comunicazione interpersonale.

Il terzo è che nell'agire professionale è utile considerare e accogliere la punteggiatura (il modo di ordinare la propria esperienza) che un individuo porta della situazione problematica.

Il quarto principio definisce che gli esseri umani comunicano sia con il linguaggio analogico (non verbale, inconsapevole e qualificatore) che con quello numerico (verbale, arbitrario e soggettivo).


B. La capacità dell'individuo di autodeterminarsi

Il soggetto portatore di disagio pscio-sociale si trova spesso in una condizione di impasse rispetto alla soluzione autonoma dei propri problemi: nella relazione d'aiuto è compito dell'educatore sollecitare l'utente a ricercare dentro di sé le risorse per affrontare il problema anche quando egli steso non si riconosce potenzialità, capacità e motivazioni. E' fondamentale riconoscere agli utenti aree di capacità personale su cui lavorare e agire gradualmente, per non rinunciare a priori a ottenere anche minimi risultati.


C. L'individuo e la famiglia come sistemi

Tenendo in conto degli individui e la famiglia come sistemi è possibile leggere il disagio come un fatto solo intrapsichiatrico, ma anche come evento legato a transazioni: si passa da una logica di tipo lineare, causa-effetto, a una logica circolare, in un processo in cui i fenomeni si modificano reciprocamente, anche se l'individuo tende a ricercare la causa e l'effetto di un problema relazionale e non sempre comprende che è possibile interpretare lo stesso evento contemporaneamente come origine o come risultato in funzione del punto di osservazione.


E. La realtà comportamentale come risultato di co-creazione

Il risultato dell'intervento è pertanto connesso alla comunicazione attivata nel rapporto operatore/utente e ci si trova così a osservare una realtà co-creata dalle parti in causa che modifica entrambi gli interlocutori.

Per co-creare una realtà che rispetti le emozioni e i tempi dell'operatore e dell'utente è necessario ciclicamente proporre all'utente stesso momenti di riflessione su quanto accade.




2. La relazione educatore-utente

L'educatore deve porsi nei confronti dell'utente con un atteggiamento di ascolto per comprendere la condizione in cui egli si trova, evitando il giudizio e cogliendo gli aspetti + significativi di quella persona e del rapporto che ha con l'esterno.Gli strumenti tecnici utilizzabili dall'educatore nella relazione d'aiuto:

-mantenere aperti i canali di comunicazione

-mirroring o svecchiamento

-attivare iniziative riabilitative e rieducative delle capacità compromesse

-organizzare attività di animazione

-collaborare

L'educatore professionale, nel moment in cui struttura una relazione personalizzata con l'utente, deve considerare almeno due livelli significativi, anche se gli elementi qui delineati assumono tantissime sfaccettature a seconda del tipo di interazioni co-create nel tempo: il livello emozionale e quello delle relazioni esterne al rapporto educatore/utente.









3.L'educatore e la famiglia

L'educatore professionale, pur avendo come obbiettivo principale la realizzazione di interventi personalizzati per il soggetto in difficoltà, deve comunque sempre considerare anche la famiglia d'origine dell'utente, poiché qualunque comportamento del paziente è contemporaneamente influenzato e influenza a sua volta i meccanismi di relazione familiare.

Nell'ambito delle relazioni familiari l'educatore deve considerare anche l'influenza delle variabili esterne sia in senso omeostatico che in direzione del cambiamento.Ora si sente la necessità di effettuare una propria lettura delle dinamiche relazionali e cercare di individuare e capire le regole; e di progettare interventi idonei da realizzare per e con l'utente e la sua famiglia. Inoltre l'educatore può trovarsi di fronte a diversi stili di organizzazione familiare:

a) la famiglia che presenta una modalità relazionale invischiata è caratterizzata d a una non chiara definizione dei ruoli

b) La famiglia che sviluppa un tipo di relazione disimpegnata, dove ognuno dei componenti si percepisce indipendente dall'altro

c)La famiglia i cui membri sviluppino interazioni altamente conflittuali attiva l'educatore a intervenire per ridefinire i ruoli, e a trovare argomenti per riaccendere il dialogo.



4.L'educatore e i gruppi di utenti

L'educatore è chiamato a gestire le dinamiche relazionali che si sviluppano all'interno di gruppi spontanei, o gruppi che egli stesso può decidere di progettare o realizzare in funzione dell'obbiettivo.

All'interno del gruppo deve tenere in conto della compresenza di due aspetti caratteristici:

1:la componente razionale, centrata sugli obbiettivi

2:la componente emotiva, legata alla strutturazione delle relazioni

Questo equilibrio fra le due componenti si raggiunge mantenendo:

Chiarezza rispetto all'obbiettivo

Legami affettivi significativi

Disponibilità ad inserire nuovi elementi

Valorizzazione e gratificazione delle capacità del singolo

Controllo delle componenti conflittuali

Riflessione e confronto in gruppo solo per i problemi che riguardano il gruppo stesso e il rapporto individuo/gruppo

Utilizzo di tecniche di drammatizzazione



5.L'educatore e le relazioni con l'équipe

Il sistema servizi deve definire in modo esplicito regole di funzionamento che ne organizzino la struttura e connotino la marca precisa del contesto relazionale in cui l'équipe e il servizio stesso sono chiamati a intervenire a partire dalla condivisione degli obbiettivi del progetto di aiuto.

E' importante non subire il rapporto con l'istituzione, né aggredirlo, ma utilizzarlo per modificare quelle regole che non rispecchiano + la realtà operativa, attraverso la ridefinizione di un contratto chiaro tra le parti.


6.L'educatore e il contesto ambientale

E' necessario per l'educatore tenere in conto di questa reciprocità e utilizzarla strategicamente al fine di ottenere:

-la comprensione dei processi legati al funzionamento del macro-sistema

-la creazione di input significativi che agiscono nel senso di un cambiamento ambientale, per osservare e cogliere le retroazioni a livello del singolo, della famiglia o del gruppo.

In questo senso, contesto e individuo oc-creano dei vincoli, ossia delle regole di funzionamento; queste aree governate da norme vanno colte non in senso negativo, ma intese come opportunità che garantiscono un minimo di stabilità e sicurezza.

Riteniamo infatti che i suoi interventi agiscano per:

a) Creare un tessuto sociale partecipativo

b) Promuovere una cultura di gruppo che tratti le diversità dentro un percorso di accettazione

c)  Attivare una rete di collaborazione con le istituzioni del territorio

d) Realizzare momenti di incontro in particolare a gruppi di persone omogenei.






CAP 4 ILPROGETTO DI INTERVENTO E IL RUOLO DELL' EDUCATORE PROFESSIONALE


Programmazione, progettualità, coordinamento sono parole che qualificano l'ambito delle attività dei servizi socio-assistenziali e che hanno spostato l'attenzione dal modello terapeutico centrato prevalentemente sull'individuo a quello centrato sulle relazioni.

E' competenza dell'èquipe nel suo complesso definire il progetto di recupero nei confronti dell''utente, considerando alcuni presupposti fondamentali di tipo strategico:

a) Ogni intervento va progettato per ogni situazione: l'intervento deve risultare globale e complessivo per trasmettere all'utente comportamenti e messaggi univoci

b) È necessario analizzare nello specifico i bisogni complessivi della persona, della famiglia, dell'ambiente

c)  Qualunque progetto di cura/riabilitazione deve essere definito compatibilmente con le risorse disponibili dell'utente, della famiglia, dell'ambiente

d) Collaborazione con le risorse esterne

Ma ora vediamo + approfonditamente le varie fasi:







A L'osservazione e l'analisi della situazione

Bisogna fare delle osservazione e delle analisi della situazione in un primo approccio e poi costantemente.

Una prima osservazione deve portare

a) La descrizione della condizione psico-fisica dell'utente

b) La descrizione della famiglia attuale e di provenienza

c)  La descrizione dell'ambiente culturale della famiglia

d) La descrizione dell'ambiente socio-istituzionale

Una buona osservazione e una buona analisi della situazione devono prevedere nell'operatore la capacità di identificare la domanda esplicita e individuare la domandare la domanda implicita.


B. La definizione del progetto di intervento

L'équipe dovrebbe ascoltare la richiesta di intervento, utilizzarla e agire non tanto per risolvere il caso, ma in direzione della lettura/domanda inespressa. Quando l'équipe decide di progettare l'intervento, deve conoscere le risorse di cui può disporre, intendendo per risorse sia opportunità interne sia quelle del territorio.


a) Nella progettazione interviene la fase di formulazione delle ipotesi di lavoro.Formulare una o + ipotesi di lavoro sul funzionamento dei rapporti familiari permette all'èquipe di coinvolgere le persone interessate per verificare quali idee risultano + adeguate e utili al fine di strutturare ipotesi di intervento.


b) il porsi obbiettivi minimali e definiti, realizzabili e soprattutto condivisi dal gruppo di lavoro


c) la definizione del campo di intervento di ciascun operatore


L'educatore può decidere, inoltre, di istaurare con l'utente in modo intenzionale e consapevole uno o + dei seguenti contesti, a seconda dei problemi:

-contesto di controllo

-contesto educativo

-contesto animativi

-contesto di sostegno

-contesto consulenziale




3.La presa in carico

Qualsiasi situazione disfunzionale necessita di una presa in carico dichiarata e motivata in modo specifico.questo significa assumere su di s la responsabilità di programmare e gestire un intervenire in modo intenzionale e strategico.

La presa in carico si sviluppa in 2 fasi.La prima fase, detta collettiva, si struttura in una definizione il progetto in èquipe e decisione a quale operatore affidare la realizzare il rapporto privilegiato con l'utente.La seconda, detta individuale, riguarda la relazione di ciascun operatore coinvolto nel progetto con l'utente.



4.La realizzazione sperimentale del progetto

Si parla di realizzazione sperimentale del progetto, ponendo l'accento sulla necessità di considerare il percorso di aiuto un fatto dinamico e modificabile. Ci sono alcune azioni significative:

a) L'operatore deve essere consapevole che l'utente quando arriva la servizio si è già costruito un'idea del servizio stesso e delle risorse che può offrire e questa idea determinerà una serie di comportamenti vs l'operatore

b) Individuare i possibili fattori che hanno favorito la condizione problematica e definire quali interventi sono + adeguati a superare le difficoltà

c)  Prevedere gli effetti retroattivi la comportamento strategico

d) Ridefinire l'obbiettivo del progetto di intervento soprattutto quando ci si rende conto che l'utente tenta di modificarlo

Esistono poi degli interventi che tipicamente opera l'educatore:

a) La costruzione di un legame prevalentemente centrato sul cliente che prevede un maggior coinvolgimento emozionale

b) La sperimentazione di attività

c)  La ricerca di un atteggiamento terapeutico sempre




5.La valutazione dei risultati e la conclusione dell'intervento

L'educatore professionale fa valutazione:

a) Quotidianamente in modo autonomo

b) A breve termine come valutazione da realizzarsi sia individualmente che insieme all'èquipe

c)  A lungo termine: questo tipo di valutazione ha l'obbiettivo di riconsiderare tutto il percorso realizzato, permette di analizzare a posteriori le scelte strategiche del servizio e anche di individuare possibili cambiamenti istituzionali da promuovere





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