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SINTASSI DEL GENITIVO
Genitivo di convenienza (pertinenza o spettanza)
In unione con il verbo "sum", indica a chi conviene, si addice o spetta un atteggiamento o un'azione.
ES.: Est discipulis studere. E' compito dei discepoli 656j96g studiare.
Quando la persona dovrebbe essere espressa de un pronome personale, questo è sostituito con l'aggettivo possessivo corrispondente al neutro singolare.
Per il pronome di terza persona si usa "eius", ma se mi trovo in una subordinata e c'è identità di soggetto con la reggente, in tal caso devo usare "suum" (riflessivo indiretto).
In espressioni come "è mio dovere di console" rendo la frase con una perifrasi relativa ("è dovere mio che sono console"); la traduzione sarà quindi: "Est meum qui sum consul".
Il complemento di stima, che indica il grado di considerazione morale o il valore commerciale generico, è retto da verbi come: duco, puto, existimo, facio, habeo (ritenere, valutare), fio, habeor (essere stimato, ritenuto), sto, sum (valere).
Si esprime con:
genitivo di aggettivi ormai cristallizzati in avverbi di stima, se la stima è indeterminata: magni (molto), parvi (poco), pluris (di più), minoris (di meno), plurimi (moltissimo), minimi (pochissimo), nihili, pro nihilo (niente), tanti (tanto), quanti (quanto), tantidem (altrettanto).
ES.: te puto magni ti stimo molto
ablativo, se la stima è indeterminata.
In espressioni colloquiali possono essere usati anche: pili (un pelo), assis (un soldo), flocci (un fiocco di lana), nauci (un guscio di noce).
Analogamente per il complemento di prezzo, il genitivo è usato solo nelle cinque forme avverbiali: tanti, quanti, tantidem, pluris, minoris.
Complemento di colpa
I verbi che lo reggono sono: accuso, arguo, incuso (accusare), reum facio (denuncio), convinco, coarguo (dimostro colpevole), arcesso, appello, in ius voco (faccio causa).
ES.: Miltiades accusatus est proditionis Milziade fu accusato di tradimento
In ambito giuridico si trova concorrenza con "de + abl." (de veneficiis - d'avvelenamento; de repetundis - di concussione; de ambitu - di broglio elettorale; de maiestate - di lesa maestà; de vi - di violenza; de proditione - di tradimento)
I verbi che lo reggono sono: damno, condenmo, multo (condannare, punire), libero, absolvo (assolvere). Si costruiscono con:
Genitivo, se la pena è indeterminata, espressa per di più con le forme avverbiali usate anche per il complemento di prezzo
Ablativo di mezzo, se la pena è precisa.
L'espressione "condannare a morte" si traduce con "damnare capitis o capite".
I verbi memini (mi ricordo), obliviscor (mi dimentico) e reminiscor (mi ricordo), vogliono il genitivo della persona che ricorda, e, preferibilmente, l'accusativo della cosa di cui ci si dimentica (l'uso dell'accusativo è obbligatorio con pronomi o aggettivi neutri).
Il verbo recordor, vuole "de + abl." se si tratta di una persona (recordor de te) e accusativo se cosa.
Costruiti sempre impersonalmente, questi due verbi vogliono il genitivo della persona cui qualcosa importa, mentre la cosa che importa non è mai espressa con un sostantivo, ma con:
l'accusativo se pronome o aggettivo neutro;
una proposizione infinitiva;
un'interrogativa indiretta (ma solo se è già esplicitata in italiano);
una completiva con ut / ne + congiuntivo contemporaneo.
Il fine per cui una cosa importa viene reso con "ad + acc.".
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