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Callimaco - Vita, Inni

greco



Callimaco


Vita:Il maggiore dei poeti alessandrini, Callimaco è considerato sia il principale teorico sia il migliore esponente della poesia ellenistica. Nato intorno al 300 a. C. a Cirene, in gioventù visse in ristrettezze economiche e fu costretto a trasferirsi ad Alessandria per vivere della professione di maestro di scuola.. Presto fu introdotto alla corte di Tolomeo II Filadelfo grazie alla sua precoce fama di poeta ed erudito. Lavorò alla Biblioteca ma sappiamo con certezza che non ne divenne mai il direttore. Callimaco divenne comunque il poeta uffi 232j94c ciale della corte e celebrò nelle sue poesie i fasti i matrimoni e i lutti della casa regnante. Morì intorno al 240. La produzione di Callimaco come erudito e come poeta fu immensa: la tradizione gli attribuiva ben 800 volumi, oggi quasi tutti perduti, tutti di argomento erudito: lessici, etnografia, geografia, curiosità, toponomastica. Assai più limitata era la produzione poetica,in coerenza con le sue convinzioni estetiche che miravano alla brevità e alla cura della forma. Sono conservati per intero i sei Inni  una sessantina di Epigrammi. Le opere più famose e significative comunque era il poemetto in esametri Ecale e i quattro libri di elegie intitolati Aitia.

Inni: Gli Inni di Callimaco sono sei, ciascuno indirizzato ad una divinità. Probabilmente furono composti in momenti differenti e riuniti insieme solo in un secondo tempo. Sono tutti in esametri, tranne per I lavacri di Pallade che è in distici elegiaci. Il contenuto degli Inni è di tipo arcaico e ripreso dagli inni agli dei attribuiti ad Omero, ma affrontandolo con sensibilità totalmente nuova. Gli dei sono messi sullo stesso piano degli uomini e compiono le loro stesse azioni. La somiglianza arriva ad un punto tale che sono descritte la nascita e la fanciullezza del dio. Callimaco scrive non semplicemente per esporre il mito ma per fare sfoggio d'erudizione; la sua opera è scritta innanzi tutto per il piacere di scrivere, e solo in secondo piano c'è l'intenzione di erudire il lettore



Inno a Zeus: è il primo della raccolta,ha inizio con una discussione sul luogo di nascita di Zeus e poi passa a celebrare la potenza del dio supremo.  

Inno ad Apollo:con dotti riferimenti si celebrano le prerogative del dio,che culminano nella fondazione di città:questo motivo offre l'occasione per celebrare Cirene,la patria dell'autore. L'inno si conclude con Apollo che respinge con il piede l'Invidia.  Inno ad Artemide: troviamo un'Artemide bambina che tira la barba di Zeus per farsi ascoltare: una scena tipicamente umana, che potrebbe avvenire tra qualsiasi figlia e padre e che testimonia la misura di Callimaco nel ridurre il mondo olimpico all'umano. Poi scende nelle caverne dei Ciclopi che le fabbricheranno l'arco e le frecce.L'inno si conclude con òa dea cacciatrice che porta le prede nella dimora di Zeus.

Inno a Delo: è un elogia all'isola in cui trovò rifugio Leto per partorire Apollo. Ora nell'isola viene celebrato con sontuose feste.

I Lavacri di Pallade: quinto inno dove è ripreso il mito della dea che si bagna nelle acque del fiume e viene vista per caso da Tiresia, il quale per punizione viene accecato, ma riceve la capacità di predire il futuro. La madre di Tiresia supplica la dea di perdonare il figlio, ma senza risultato; c'è dunque un distacco tra mondo divino e mondo umano. Il contenuto è tipicamente aulico, ma non c'è la passionalità tipica di una situazione del genere; troviamo delicatezza e malinconia, con la tendenza a sfumare tutti i toni e a renderli il più delicati possibile.

Inno a Demetra: descrive una processione in onore della dea, durante la quale viene portato un cesto di offerte sui cui lati è raffigurato il mito di Erisittone, che aveva tagliato delle querce sacre alla dea ed era stato punito con una fame insaziabile che lo aveva portato alla morte.  L'inno si conclude con l'invocazione della dea protettirice delle messi,perché procuri abbondanti raccolti.



Ecale: Era un poemetto di circa 1000 versi su Teseo ospitato da una vecchia, Ecale. Si trattava del primo epillio, un genere dunque inventato da Callimaco, che quindi aveva modo di fare poesia privata e intima, più reale, ma anche raffinata, per la brevità, e per la scelta di un mito raro. In questo epillio, conservato in frammenti molto brevi, Callimaco rompe quindi con l'epica ed i suoi temi, inserendo la sua poetica della brevitas e dell'ironia, umanizzando l'eroe e trascurando i grandi temi guerreschi.



Aitia: Gli Aitia erano l'opera più vasta di Callimaco: contenevano circa 4000 versi divisi in quattro libri, in cui (nei primi due) il poeta incontrava in sogno le Muse e chiedeva loro le varie origini (aitia, appunto) di certe usanze. Non si trattava di un'opera ordinata, bensì di una raccolta di numerose elegie, in genere indipendenti tra loro. Ogni aition era dedicato alla ricerca delle origini di una festa, di una città, di un mito, di un'istituzione. Oggi ci rimangono, oltre a riassunti pairacei e frammenti i varia estensione, che ci consentono di recuperare la struttura dell'opera e alcuni brani, il proemio ed alcuni frammenti, tra cui la Chioma di Berenice (un frammento dell'originale e la traduzione latina di Catullo). Nonostante l'apparente contenuto scientifico, gli Aitia sono in realtà un'opera di intrattenimento, uno sfoggio di erudizione in cui risalta soprattutto la raffinatezza dell'arte di Callimaco.

Chioma di Berenice: è l'aition che chiude il quarto e ultimo libro dell'opera. La chioma stessa narra in prima persona la sua storia: fu offerta in voto dalla regina Berenice in occasione della partenza del marito, Tolomeo Evergete, per una spedizione militare in Siria. Ma scomparve dal tempio e l'astronomo di corte la scoprì in cielo, trasformata nella costellazione che da lei prese il nome. Quest'elegia piacque a Catullo, che la tradusse in latino nel carme 66; ed è nella sua traduzione che oggi è a noi nota. In quest'elegia l'esaltazione del sovrano si unisce a quella della fedeltà coniugale: non si tratta solo di riscontrare un evento umano nella sfera celeste, ma piuttosto di elogiare con discrezione il sovrano e la sua consorte con la misura tipica del poeta di Cirene.


Epigrammi: Gli epigrammi di Callimaco si caratterizzano per la loro brevità e per il fatto che al centro di ogni componimento è posto il sentimento, anche se trattato con la consueta ironia e raffinatezza. A noi ne sono pervenuti 63, la maggior parte di argomento funerario, ma alcuni anche riguardanti l'autore stesso.







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