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Commediografo greco nato verso il
Intorno al
La politica estera di Atene durante l'età periclea fu essenzialmente volta ad affermare il primato della città sul resto della Grecia e, nel tentativo di raggiungere questa supremazia, Atene lottò soprattutto contro Tebe e Sparta; contro queste due città e ele loro alleate dovette sostenere più tardi la lunga e sfibrante guerra del Peloponneso (431-404), provocata e voluta dallo stesso Pericle, nella quale Atene vide infine crollare il proprio predominio. Poche anni dopo Atene tornò a lottare con le altre città greche per l'egemonia: la ripresa fu manifesta durante la guerra corinzia, che si svolse nei primi anni del IV sec., quando Atene, alleatasi con le altre città greche scontente del predominio spartano, Tebe, Argo e Corinto, diede un grave colpo al predominio spartano, particolarmente sul mare, dove, nella battaglia di Cnido (394), la flotta fenicio ateniese, comandata da Conone, distrusse per sempre il predominio navale spartano.
La commedia inizia con un monologo di Strepsiade, uno dei personaggi maggiori,in cui egli si lamenta dei debiti da pagare a causa dell'esagerata passione del figlio Filippide per i cavalli: Strepsiade ritiene che il fatto di avere sposato una donna di famiglia nobile, con tutti i vizi che ciò comporta, sia stato un errore, ciò ha influito sul carattere de figlio, facendone un ragazzo viziato e spendaccione.
Alla fine delle sue lamentele gli viene un'idea: in città c'è una scuola dove si insegna a parlare, e Strepsiade è convinto che con una buona dialettica si possano vincere anche le cause non giuste. Cerca di convincere Filippide a frequentarla, ma questi si rifiuta, perciò non gli rimane altro da fare che andarci lui stesso.
Strepsiade va alla scuola tenuta da Socrate, ma gli insegnamenti del filosofo risultano troppo difficili per lui, così convince definitivamente Filippide a frequentare la scuola. Filippide si rivela un ottimo allievo, impara talmente bene a parlare, grazie a Discorso Peggiore, che si convince di poter vincere qualunque disputa, ed una lite con il padre viene risolta a suon di botte. A questo punto Strepsiade si rende conte che la colpa è sua, perché ha cercato di ingannare gli altri, e di Socrate che ha cambiato Filippide; così il vecchio va al pensatoio e gli dà fuoco.
Quella di Aristofane è in genere una satira personale, come è nel carattere della commedia antica,, che ha spesso contenuto politico poiché si inserisce nella vita della città,: tale caratteristica si può senza alcun dubbio riscontrare nelle commedie del primo gruppo, quelle che vanno dal 425 al 421.
Dal punto di vista storico, l'opera di
Aristofane è documento del profondo disaccordo che divideva allora gli animi
degli ateniesi e spiega in qualche modo le oscillazioni della loro condotta in
questo periodo della guerra peloponnesiaca che si concluse con la pace di Nicia
(421). In seguito la satira di Aristofane si fa meno precisa: nel 414, durante
la spedizione in Sicilia, cade la composizione degli Uccelli, la più svagata e forse la più bella delle commedie di
Aristofane, che vuol essere un'evasione dalla realtà, ma che infine alla realtà
riconduce, seppur con scarse allusioni strettamente politiche. Anche nella Lisistrata (411), in cui è ripreso il
problema della pace, sembra chiara l'intenzione di Aristofane di non impostare
la sua commedia su un preciso riferimento politico.
Accanto alla critica politica è la satira letteraria, diretta soprattutto
contro Euripide, di proposito nelle Tesmoforiazuse
e nelle Rane, quest'ultima
scritta poco dopo la morte del poeta. Assai prossima come intenzione alla
critica euripidea è quella rivolta contro Socrate, che nelle Nuvole è accomunato ai sofisti. Le
Nuvole sono spesso oggetto di studio anche da parte di chi ambirebbe poter dare
contorni più precisi alla figura storica di Socrate, ma in realtà la satira di
Aristofane è piuttosto generica: è in fondo la critica che il non filosofo farà
sempre del filosofo, anche se nel caso particolare essa si concretizza proprio
in quelle accuse che saranno poi il fondamento dell'azione giuridica intentata
contro Socrate da Meleto.
Le ultime opere di Aristofane, le Ecclesiazuse
e il Pluto, rivelano
un'ispirazione stanca, denunciano soprattutto la scomparsa della libertà di
critica e di parola di cui la commedia si era nutrita, e di conseguenza il
volgersi di essa verso temi sempre più generici: nelle Ecclesiazuse le donne che si impossessano del potere ed
instaurano una specie di comunismo; nel Pluto, il dio stesso della ricchezza
che, da cieco divenuto veggente, provvede ad una distribuzione più equa dei
suoi favori. Anche nella struttura (scomparsa quasi totale del coro), queste
due ultime commedie preludono alla commedia nuova, ed il Pluto fu considerato
già dagli antichi come appartenente alla cosiddetta commedia di mezzo.
Al giudizio di noi moderni le commedie di Aristofane appaiono nella loro
struttura alquanto slegate: meno la prima parte, in cui l'azione si svolge con
qualche coerenza; per la seconda che tende a frangersi in una serie di scontri
di personaggi secondo il gusto della farsa popolaresca. Le commedie di
Aristofane ci appaiono spesso come l'espressione di una società in sé angusta
anche se impegnata in azioni storiche di primo piano, eppure l'opera di
Aristofane ci appare sempre più viva e affascinante per la genialità della
fantasia comica, per le battute incalzanti ed inaspettate, per la
raffigurazione concreta di situazioni e concetti astratti (Discorso Migliore e
Discorso Peggiore nelle Nuvole),
per la grossolanità delle allusioni scurrili, per la levità lirica di alcuni
cori che ad essa fanno contrasto. Gli elementi buffoneschi e triviali si
fondono con quelli poetici e lirici con una levità in cui è forse il segno
maggiore del genio aristofanesco.
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