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Radici e vocazione dell'Europa (una storia sulle tracce dell'uomo)

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Radici e vocazione dell'Europa

(una storia sulle tracce dell'uomo)


Tanti avvenimenti si sono succeduti da quel lontano 1951, quando il 18 aprile a Parigi sei nazioni, tra cui l'Italia, firmarono il trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell'acciaio.

I paesi erano soltanto sei, la successiva crescita numerica è stata faticosa, ma gli stati che tra poco faranno parte della Comunità saranno venticinque. Ogni nuovo ingresso è stato preceduto da laboriose trattative e da crisi storiche e politiche. Il sogno di Victor Hugo, di Mazzini, di Gioberti, di Sturzo, di Balbo si sta realizzando? L'Europa sta cercando se stessa, si sforza di scoprire la sua identità per potersi dare una Costituzione, che sia rispondente il più possibile a quelli che sono i suoi valori. Tutti noi sappiamo che questi affondano le loro radici nella storia di ogni popolo, nelle sue tradizioni, sapendo che la Verità, il Bene non sono un possesso, ma un 717j97h processo che si costruisce con le intenzioni di singoli, con la sofferenza di molti, con gli errori, con le luci e le ombre, con le riflessioni sull'insegnamento di Dio. Riunire le terre, che geograficamente hanno confini naturali, Atlantico e Urali, è stato il desiderio di molti uomini: da Alessandro Magno ai Romani, da Carlo Magno a Napoleone, ecc., ma le conquiste erano dettate da desideri di egemonia di uomini, che vedevano nell'eliminazione dell'avversario il mezzo per arrivare ad imporre una pace in cui libertà, autodeterminazione, dignità umana erano calpestate o negate. La vera pace si costruisce con il rispetto dell'altro, con il desiderio di vedere in lui non un vuoto da colmare, ma una pienezza da scoprire. L'altro non è principalmente l'Americano, l'antagonista dei sogni di potenza e ricchezza, ma è essenzialmente il mondo escluso, il mondo scartato, quello che viene in Europa per vivere nella nostra terra. L'altro fa paura, perché si scrive che "128 milioni di persone delle aree sub-sahariane vorrebbero riversarsi in Europa; sarebbe la fine del mondo", si dice così, senza pensare che la Prima Europa iniziò proprio in questo modo. Il problema è con quali principi l'Europa vuole affrontare questo rapporto. Non devono essere i valori che vogliono un'Europa che "si pavoneggia nel monte per essere ammirata, ma si cinge di mura e alza ponti levatoi su fossati riempiti di pece, per tenere lontano i poveri, e quelli che riescono a passare chiuderli in campi recintati, per espellerli o approfittarne le braccia a basso costo". Scorrendo la storia secolare dell'Europa ci rendiamo conto che l'Europeo ha sempre costruito la propria identità mediante la contrapposizione all'altro, al diverso: al barbaro, all'infedele, all'eretico, al selvaggio, al primitivo, al nero, all'ebreo, al musulmano, e proprio in questo si sono fatti errori, soprusi, si sono difesi i privilegi, ma abbiamo preso anche la consapevolezza che gli uomini nascono e restano liberi ed uguali nei diritti, come diceva il primo articolo della dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, nel cui nome fu fatta la rivoluzione della borghesia, o come dice l'articolo 6 della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, "Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica"; inoltre c'è il diritto inalienabile di ogni uomo "alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità". Dal nome che diamo alla nostra origine profonda deriva il senso che riconosciamo all'esistenza umana, alla sua dignità, alla sua uguaglianza, alla sua giustizia. Se quel nome è Bene, allora l'orizzonte della collaborazione, del rispetto, della solidarietà può dispiegarsi; se l'origine è Male, Nulla, Caso o un Bene senza relazioni (penso al Dio aristotelico indifferente al mondo), allora non c'è spazio per il rispetto per l'altro, per la pace intesa come stima reciproca. Il credo prevalente dell'Europa è il Bene del Dio che si è rivelato in Gesù. Quindi io sono convinto che il Cristianesimo ha contribuito in modo determinante alla identità e allo sviluppo della civiltà europea. L'estate scorsa sono andato a Santiago de Compostela, dove ho visto un'Europa che si riuniva intorno alla memoria di Giacomo, mi sono trovato vicino a tante persone di varie nazionalità. A maggior ragione, anche un tempo, Latini, Germani, Celti, Anglosassoni, Slavi si trovavano in contatto, davanti ad una tomba di un apostolo di Gesù, che predicava l'amore. Di conseguenza ho potuto capire ciò che Goethe affermava: "La coscienza dell'Europa è nata pellegrinando". "Il pellegrinaggio avvicinava santi e peccatori in cerca di penitenza e univa quelle genti, che, di secolo in secolo, raggiunte dalla predicazione dei testimoni di Cristo, abbracciavano il Vangelo e contemporaneamente emergevano come popoli e nazioni", così si esprimeva il Papa nel novembre 1982 a Santiago. Girando per l'Europa si possono trovare segni della presenza di qualificanti radici cristiane: abbazie, monasteri, biblioteche, università, cattedrali. Le strutture però si arrestano poco oltre la fine del Medioevo; non si è tuttavia fermato lo sviluppo, ma ha avuto caratteristiche diverse. Come spesso è accaduto, il piano di salvezza promesso da Dio è stato portato avanti da "un fiume limaccioso", dove avvenimenti, che letti al momento sembravano fermare la civiltà, in realtà hanno contribuito a formare idee nuove. In alcune fasi il Cristianesimo, portato avanti dalla Chiesa, ha costituito ragioni di forti contrasti e lacerazioni, che hanno causato ferite non del tutto rimarginate. Proprio in queste fasi si è fatta strada in Europa la convinzione di separare la struttura sociale dalla identità religiosa. La secolarizzazione e il principio della laicità si sono imposti per necessità di pace sociale e il metodo di prescindere dalle dottrine di fede e dalle opinioni teologiche, per risolvere i conflitti, è risultato l'unico praticabile. Quindi le sole radici cristiane non sono sufficienti a definire il passato e la cultura dei popoli europei. L'Europa ha alle spalle una storia molto più lunga dei duemila anni delle chiese cristiane. Le sue radici affondano in terreni culturali più ampi. Inoltre, in un certo momento della sua storia, la civiltà europea si è sviluppata in contrasto con i principi e gli orientamenti morali delle Comunità cristiane. Organizzazioni e movimenti estranei al Cristianesimo hanno determinato scelte decisive ed hanno dato apporti notevoli (negativi o positivi) allo sviluppo della storia europea. Basti pensare alle sette segrete, all'Umanesimo, al Rinascimento, alla Rivoluzione francese, all'Illuminismo e allo sviluppo della scienza. E' proprio la scienza che ha segnato in modo incontestabile la cultura europea. Essa e il metodo sperimentale che la caratterizza affondano le radici nella filosofia greca precristiana e il metodo si è imposto spesso in contrasto con la dottrina e la pratica delle comunità cristiane, pronte a fissare limiti, ad innalzare barriere, a lanciare condanne. Kuhn, noto storico, afferma: "Soltanto le civiltà, che derivano da quella ellenica, hanno posseduto una scienza non semplicemente rudimentale. Il complesso della conoscenza scientifica è stato prodotto in Europa negli ultimi quattro secoli." Ho anche letto che "la matrice, da cui, nell'ambito della civiltà ellenica, è nata la scienza, è stata la formazione e lo sviluppo della mentalità filosofica, la quale non ha nelle altre civiltà un preciso corrispettivo. I Greci con la creazione della FORMA MENTIS di carattere teorico hanno prodotto qualcosa che nessun altro popolo fu in grado di produrre, che nel corso del tempo è risultato essere di una portata rivoluzionaria." Le radici dell'Europa sono quindi molteplici e il Cristianesimo non è sufficiente a fissare gli elementi identificatori del passato europeo. Il Cristianesimo, quando ha svolto un ruolo di unificazione, lo ha fatto spesso a colpi di esclusione e con forme violente che contraddicevano le sue stesse radici. Certamente il passato cristiano è stato decisivo per la storia europea; ha elevato cattedrali, ha composto la musica di Bach, ha scritto la Divina Commedia e "i fratelli Karamazov", ma ha anche istituito l'Inquisizione, bruciato le streghe, scatenato le guerre di religione, sviluppato la tratta degli schiavi africani. L'identità di una popolazione deve fare i conti con tutto: essa è un processo lento e continuo. Il riferimento alle radici cristiane deve soprattutto riferirsi all'agaph, che è la norma suprema del Vangelo; Gesù non eliminava l'avversario, ma lo amava. Non è necessario difendere Dio, ma occorre testimoniarlo, creando unità nella diversità, riuscendo a mettere in luce l'opera di salvezza operata da Dio nel "fiume limaccioso", dove trovano posto la Riforma, le Inquisizioni, la Rivoluzione francese e quella russa, le deportazioni, i lager, la millenaria presenza ebraica, quella musulmana e la civiltà classica greco-latina. Dio si è sempre servito del male che è nel mondo per ricavarne il bene (la famosa Provvidenza Divina del Manzoni), da una generazione di uomini immersi nel peccato (lo stesso David) ha fatto nascere Gesù, luce del mondo. Sono proprio gli errori, le ombre che fanno risplendere la luce. Quindi vincere la partita dell'iscrizione del nome di Dio nella Costituzione europea non servirebbe a niente, se non si portasse rimedio con un programma europeo, che favorisca nella cultura, nell'educazione, nel dibattito, lo sviluppo dei valori etici e spirituali e il dialogo fra le religioni soggiacenti alla costruzione europea. Torno a ripetere: "Scriviamo pure Cristo nella Costituzione europea, ma soprattutto testimoniamolo. Il nome di Dio deve servire all'uomo per prendere coscienza dei suoi limiti e per impedirgli di divinizzare i suoi ideali."




Lorenzo Baldassarri

Via Trento 49 58100 Grosseto

Casa 0564/418212 cell. 3497123811

II Liceo Classico "G.Chelli" via Ferrucci 11 Grosseto






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