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1)Il cardinale Federigo Borromeo;
2)l'Innominato,in cui rivive Bernardino Visconti;
3)Gertrude,ovvero Mariannade Leyda;
4)padre Cristoforo, al quale corrisponde, in parte, Lodovico Picenardi di Cremona;
5) gli uomini di governo.
1)La carestia del 949i84j 1628;
2) la sommossa milanese del novembre 1628;
3) la conversione di Bernardino Visconti;
4) il passaggio dell'esercito imperiale (Lanzichenecchi) per recarsi
all'assedio di Mantova;
5) la guerra di successione per Mantova e il Monferrato;
6) la peste del 1630 a Milano e in Italia.
La storia inizia la sera del 7 novembre 1628.
Don Abbondio, parroco di un paesino sulle colline presso
Lecco, viene minacciato dai bravi di don Rodrigo, affinché non celebri il
matrimonio fra Renzo e Lucia. I malviventi, al servizio del signorotto, sanno
incutere una gran paura al pavido curato che, con mille pretesti, l'indomani
convince lo sposo a rimandare la cerimonia. I due giovani cercano una
soluzione: Renzo si reca a Lecco per chiedere aiuto all'avvocato
Azzecca-garbugli, Lucia confida nell'intervento di padre Cristoforo, un
cappuccino che non esita ad affrontare don Rodrigo in persona.
Ma questi è irremovibile; anzi, progetta il rapimento della ragazza. I
fidanzati devono fuggire la notte del 10 novembre. Qui la narrazione si
biforca: la storia di Lucia porta il lettore in un convento di Monza. Qui la
ragazza trova protezione presso una potente monaca, di cui l'autore ci racconta
la storia. Successivamente Lucia viene rapita dal convento, con la connivenza
della suora, e portata in un castello sul confine con il territorio veneziano;
è in quest'occasione che fa un voto alla Madonna: rinunciare a Renzo in cambio
della salvezza e della libertà. Lì il rapitore, l'innominato, un potente
malfattore che ha voluto assecondare don Rodrigo, commosso dalla ragazza,
decide di cambiare vita: già da tempo si sentiva stanco di commettere delitti e
violenze. Alla "conversione" lo aiutano anche le buone parole
dell'arcivescovo di Milano Federigo Borromeo. Lucia, liberata, trova ospitalità
presso la nobile famiglia milanese di don Ferrante e donna Prassede.
Frattanto Renzo giunge a Milano e si fa coinvolgere nei tumulti scoppiati in
seguito alla scarsità di pane. A stento sfugge alla polizia, che lo crede un
sobillatore, e raggiunge il cugino Bortolo a Bergamo, dove lavora in un
filatoio, sotto falso nome. Trascorre così un anno. Nel 1630 le truppe
imperiali dei lanzichenecchi scendono in Italia, attraversano il ducato di
Milano, per andare ad occupare Mantova: infatti è in corso la guerra dei
trent'anni, che coinvolge molti Stati europei. Francia e Spagna sono in lotta
per il controllo del ducato di Mantova e del Monferrato. Le truppe diffondono
la peste che falcia migliaia di vite umane e mette in ginocchio la ricca e
prosperosa Milano. Renzo si ammala, ma guarisce e decide di tornare in cerca di
Lucia. La trova al lazzeretto, un centro di raccolta degli appestati di
Milano: anche lei ha preso la peste ma l'ha superata ed ora è convalescente e
assiste una ricca vedova di Milano.
Nel lazzeretto si trova anche don Rodrigo è malato, ma la sua situazione
non lascia sperare, ed è stato oltretutto reso folle dalla malattia e dal
tradimento del suo fedele Griso. Non lasciano sperare neanche le condizioni di
Fra' Cristoforo che con totale abnegazione assiste i malati: a lui si rivolge
Renzo per la questione del voto, che viene cancellato perché non valido in
quanto fatto in condizione di pericolo. Ottenuta la nuova promessa di Lucia,
Renzo torna al paesello per preparare le nozze: un violento acquazzone fa
terminare il contagio. I due giovani si riuniscono al paesello e, finalmente,
don Abbondio celebra le nozze. Risolti tutti i problemi, compresa la pendenza con
la giustizia relativo al tumulto di San Martino, la famigliola si trasferisce a
Bergamo, dove Renzo impianta un filatoio con il cugino. La storia finisce
serenamente.
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