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Mary Shelley
"FRANKENSTEIN"
L'edizione definitiva dell'opera più nota di Mary Shelley, pur essendo stata pubblicata per la prima volta nel marzo del 1818, uscirà solo nel 1831. Il testo è scritto in lingua inglese ed e stato pubblicato a . Il titolo originale è "Frankenstein, or the mo 757e47h dern Prometheus"
Mary Wollstonecraft Godwin nasce il 30 agosto del 1797 a Londra, figlia unica del filosofo William Godwin e della femminista Mary Wollstonecraft. Il padre è noto soprattutto per il trattato "An enquiry concerning political justice". La madre, la cui opera principale è "A vindication of the rights of women" muore dieci giorni dopo il parto. Godwin si risposa con la vedova Mary Jane Clairmont. L'infanzia di Mary si incupisce in seguito alla palese preferenza della matrigna per i propri due figli e sebbene sia la pupilla prediletta del padre, Mary cresce molto sola: legge di tutto, il luogo preferito è la tomba della madre. Nel 1812 il poeta Shelley scrive a Godwin proponendosi come discepolo e in seguito inizia a frequentare casa Godwin dove conosce Mary. Fra i due sboccia l'amore che culminerà con la celebrazione del matrimonio nel 1816. Nel frattempo Mary, Shelley e alcuni amici si stabiliscono per un breve periodo nella tenuta di Lord Byron, il quale, a causa del brutto tempo, che costringeva il gruppo all'interno delle loro case, propone l'idea di gareggiare, ciascuno con un racconto che fosse il più terrificante possibile. E' qui che hanno luogo le letture di racconti di fantasmi, e le discussioni sugli esperimenti di Erasmus Darwin per animare la materia inorganica e sulla possibilità di ridare vita ad un corpo già cadavere. Queste riflessioni si imprimono nella mente di Mary come uno spaventoso incubo dal quale ella trae l'ispirazione per la composizione del suo romanzo: Frankestein. Mary Shelley muore a Londra l'1 febbraio del 1851.
Mary durante la sua vita è quindi influenzata da alcuni fattori che possiamo collegare alla vicenda narrata nel suo romanzo: prima di tutto i suoi genitori sono stati per lei un esempio, hanno mostrato alla figlia, tramite le loro opere, i loro valori di giustizia, educazione e uguaglianza (il romanzo è oltretutto dedicato al padre). Anche suo marito, giovane poeta romantico, è stato per lei molto importante. Inoltre durante il soggiorno a Villa Diodati, quando scrive appunto il racconto, Mary si sentiva abbandonata dal padre ed aveva un forte desiderio di amore (proprio come il mostro).
Come detto anche le teorie di Darwin e di Galvani hanno influenzato l'opera del Frankenstein.
Frankenstein è la storia di uno scienziato ginevrino, Victor Frankestein appunto, che affascinato dalle nuove possibilità della scienza, riesce a dar vita ad una nuova creatura gigantesca fatta con pezzi di cadaveri.
Inorridito di fronte alla mostruosità di ciò che ha creato, Frankenstein fugge.
Il mostro, rimasto solo, si allontana alla scoperta del mondo, pieno di speranze e di buoni sentimenti fino a quando, resosi conto dell'orrore che il suo aspetto suscita negli altri, trasforma l'amore per l'umanità in odio. Se pur frustrato nei suoi sentimenti dall'ostilità degli uomini, chiede a Frankenstein di creargli una compagna. Il dottore accetta, ma poi, in un impeto di orrore, uccide la sua nuova creazione. A quel punto l'odio che provava il mostro verso l'umanità si trasforma in desiderio di vendetta nei confronti del suo creatore che egli perseguita colpendolo negli affetti più intimi uccidendogli dapprima il fratello più piccolo, poi l'amico più caro e infine la donna che ama e che ha appena sposato.
Tra i due si viene a creare un ambiguo rapporto di amore e odio, di pietà e vendetta che li porta a inseguirsi a vicenda lungo le Alpi e il nord dell'Europa, fino al Polo Nord dove entrambi trovano la morte.
La paura è l'elemento caratterizzante del romanzo che si manifesta in diversi modi: primo fra tutti il fatto che la narrazione non segue l'ordine cronologico dei fatti, e ciò contribuisce ad accrescere la suspance: chiunque legga l'inizio del romanzo, quando Frankenstein viene raccolto dalla nave, non può fare a meno di chiedersi il motivo delle pietose condizioni fisiche e morali dell'uomo, così come crea suspance il dialogo tra lo scienziato e il Mostro: sapere fin dall'inizio cosa fosse successo a Frankenstein o dove fosse stato il mostro non avrebbe certo creato lo stesso effetto. Un altro punto fisso della paura sono gli elementi macabri presenti nel testo: l'idea di dare vita ad una creatura nasce, infatti, in un cimitero e da quel momento Frankenstein lavorerà soprattutto di notte, da sempre metafora di morte e di paura, mangiando e dormendo pochissimo: il lavoro verrà inoltre terminato nella classica "notte buia e tempestosa" e il risultato di tante fatiche sarà un essere orribile, tanto da essere immediatamente odiato dal suo stesso creatore e da incutere paura a chiunque lo veda.
Inoltre il lettore è angosciato dai rimorsi, dai sensi di colpa e dalle ossessioni di Frankenstein ed anche se egli sa di essere soltanto un testimone che non può essere direttamente minacciato da ciò a cui assiste è coinvolto attivamente dalle vicende della vittima
Nel romanzo si alternano diversi punti di vista: il racconto infatti non si basa su un unico livello narrativo, ma si snoda attraverso tre piani differenti: quello più esterno del diario di Robert Walton, quello di Frankestein che racconta in flash-back ed infine quello del mostro che parla al lettore in modo diretto. L'autobiografia del mostro, raccontata a Victor Frankestein, suo creatore, è contenuta all'interno della confessione fatta da Frankestein al giovane esploratore inglese, il quale a sua volta la trascrive nelle lettere indirizzate alla lontana sorella Margaret.
I personaggi principali dell'opera di Mary Shelley sono tre: lo scienziato Victor Frankestein, la creatura mostruosa da lui creata e Robert Walton.
Essi, come detto, sono accomunati da un ansia di ricerca: Frankenstein che è determinato a sostituirsi al "creatore" cercando di dare vita ad una sua creatura, il mostro che cerca invano di trovare qualcuno che lo possa capire e che lo possa amare ed infine il marinaio Walton che intende, volendo dare un contributo al progresso scientifico e geografico, raggiungere più velocemente il Polo Nord, individuando un percorso attraverso l'Ovest.
La vicenda termina al Polo Nord dove sia Victor che il mostro perdono la vita: il Polo Nord è considerato come uno dei luoghi più inospitali ed ostili all'uomo ed è quindi lo scenario perfetto per rappresentare le innumerevoli difficoltà che l'uomo deve talvolta fronteggiare quando si trova a competere con qualcosa che gli è superiore. Il viaggio al Polo Nord rappresenta per l'uomo il desiderio di oltrepassare i limiti conosciuti e in questo senso corrisponde a quello che Frankenstein compie nel suo laboratorio. Inoltre è il simbolo della potenza della natura contro cui l'uomo si sente impotente e non può nulla. Infine è sicuramente il teatro perfetto per la "sfida finale" tra il protagonista e il mostro.
Mary Shelley sottotitola l'opera "il moderno Prometeo": Prometeo, secondo una leggenda greca, era un titano, considerato l'amico degli uomini, che ingannò gli dei, donando loro la parte più grande dell'animale sacrificato nella quale erano state nascoste tutte le ossa: la carne rimaneva in questo modo agli uomini. Adirato per questo affronto, Zeus decise di togliere il fuoco agli uomini, ma fu lo stesso Prometeo a rubare una scintilla ad Apollo, scatenando così nuovamente l'ira di Zeus. Prometeo fu condannato a farsi rodere il fegato da un'aquila e perché egli soffrisse ulteriormente, ogni giorno il fegato gli ricresceva.
Come Prometeo ha voluto sfidare gli dei, anche Frankenstein, credendosi appunto in grado di eguagliare la forza della natura, è condannato da quel momento a condurre una vita di continue sofferenze e dolori, dovendo subire la crudele vendetta della sua creature che gli porterà via molti suoi cari tra cui sua moglie e il suo fedele amico Clerval.
Nel libro inoltre, il mostro, intelligente e sensibile, legge il romanzo scritto in poesia "Paradise Lost" (Paradiso Perduto) di John Milton. L'orribile creatura si riconosce nelle forti emozioni descritte dal libro: paragona infatti la sua situazione a quella di Adamo. Bisogna considerare però che il mostro non "è nato dalle mani di Dio come una creatura perfetta" ma l'essere di Victor è stato creato orrendamente.
Per quanto riguarda il personaggio dantesco, dalla lettura del romanzo emerge un rapporto tra Frankestein e l'Ulisse dantesco. Così come Ulisse, spinto dalla sete di conoscenza, arriva ad oltrepassare le colonne d'Ercole, limite del mondo conosciuto, Frankestein spinto dalla curiosità e dal desiderio di gloria, arriva ad infondere la scintilla vitale a un corpo inanimato, cosa che va contro il corso naturale della vita.
Entrambi poi cercano di persuadere i loro compagni di viaggio puntando sulla sfera sentimentale ed emotiva facendoli riflettere sulla loro condizione umana. I due discorsi portano però a risultati differenti: Ulisse riesce nel suo intento mentre Frankestein riesce a persuaderli solo momentaneamente.
Il mostro, dopo aver capito di essere diverso e di apparire agli "uomini normali" una creatura orribile, ha un forte desiderio di un affetto sincere e chiede così al suo creatore di creargli una nuova creatura, simile a lui, che avrebbe potuto amare. Frankenstein, sentendosi già colpevole per la sua prima creazione, si rifiuta e fa esplodere la rabbia del mostro.
".un'ira infernale prese il posto della bontà e dell'altruismo.ogni giorno sognavo una vendetta profonda e mortale".
La malvagità nasce in lui quando si rende conto che il suo aspetto era deforme e che per questa sua caratteristica estetica non sarebbe mai stato accettato.
*La mia persona era orrenda, la mia statura era gigantesca: che cosa significava tutto ciò? Chi ero? Da dove venivo? Qual'era la mia meta?"
*"Maledetto creatore! Perchè hai dato forma ad un mostro così orrendo da suscitare persino il tuo disgusto? Dio nella sua pietà ha fatto l'uomo bello e attraente, a propria immagine; il mio aspetto, invece, è una grottesca imitazione del tuo, resa ancora più orribile dalla stessa somiglianza. Satana aveva i demoni suoi compagni ad ammirarlo ed incoraggiarlo; io invece sono solo e detestato".
Il mostro quindi è si una figura negativa per i crimini che commette, ma può essere considerata anche un vittima. Prima di tutto perché la sua vita è stata manipolata solo per un esperimento scientifico, in seguito a causa del forte pregiudizio degli uomini nei suoi confronti ed infine perché è stato completamente abbandonato del suo creatore. Il vero mostro è certamente Frankenstein in quanto è lui l'artefice dell'orrenda creatura ed è in seguito alla sua fuga che essa rimarrà sola ed incompresa. Egli avrebbe prevenire tutto ciò che stava accadendo e rimediare in qualche modo a ciò che aveva fatto.
Sicuramente due luoghi molto importanti del racconto sono il laboratorio di Frankenstein e la valle di Chamonix. Questi due luoghi posso sicuramente essere messi a confronto per analizzare gli opposti stati d'animo del protagonista: il laboratorio è una stanza solitaria, posta all'ultimo piano della casa. E' un luogo cupo e squallido pieno di resti imputriditi di corpi sventrati che servono per la creazione del mostro. In questo luogo macabro Frankenstein perde la cognizione del tempo, e non si fa più vedere da nessuno.
A un luogo di tale desolazione, si oppone un posto dove la natura
è incontaminata, la valle di Chamonix. Chamonix è una valle imponente,
circondata da alte montagne innevate. Il paesaggio del Monte Bianco e del fiume
Arve sono l'ideale per rilassarsi e trovare la tranquillità. Qui Frankenstein,
rivedendo il meraviglioso paesaggio dove era già stato da adolescente, ritorna
con la mente ai giorni felici di quando era ragazzo, dimenticando tutte le sue
sventure e ritrovando la pace e la tranquillità.
Solo con l'arrivo del mostro torneranno in lui l'angoscia e la tensione
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