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La collina dei conigli

italiano










Analisi



RIASSUNTO

Alcuni giovani conigli guidati dal coraggioso Moscardo intraprendono un lungo viaggio, inconsapevoli del futuro che li attende, alla ricerca di un nuovo luogo da colonizzare. Dopo aver affrontato mille peripezie, finalmente raggiungono il posto ideale. Ma si accorgono di un problema: nella loro compagnia non c'è nemmeno una femmina che possa mettere al mondo dei nuovi cuccioli in modo tale da garantire la sopravvivenza della conigliera stessa. Organizzano quindi una spedizione presso una conigliera non molto lontana, Efrafa, al fine di porre una risoluzione al problema. Ma l'impresa si rivela più ardua del previsto, a causa dell'inospitalità degli abitanti. Riusciranno comunque nel loro intento e dopo tante fatiche i loro sforzi verranno premiati. Moscardo diverrà il re della conigliera e nasceranno dei nuovi cuccioli, simbolo di un futuro che si prospetta particolarmente radioso.






STRUTTURA


La struttura del romanzo è a cornice, poiché esiste un narratore di 1° grado A, esterno alla vicenda, che narra le peripezie dei giovani conigli, e un narratore di 2° grado B, interno alla vicenda poiché uno dei conigli che compie il viaggio descritto dal narratore A (Dente di Leone), il quale racconta ai propri compagni le avventure di El-ahrairà per intrattenerli e consentir loro di farne un esempio da 121f57b considerare nella loro avventura. La focalizzazione generale del romanzo è dunque zero, nel caso del narratore A e del narratore B onnisciente solo rispetto ai racconti da lui esposti, e interna, nel caso del narratore B rispetto alla vicenda descritta dal narratore A, poiché è a conoscenza dei fatti esattamente al pari dei propri compagni.

Una particolarità di tale romanzo è caratterizzata dalla presenza, a inizio capitolo, di una breve citazione tratta da libri di differenti autori, la cui funzione è introdurre al lettore il contenuto principale ed essenziale del paragrafo stesso, in modo tale da consentirgli di sintonizzarsi con il clima presente.

Lo spazio,esterno e reale, svolge una funzione particolarmente importante. La conigliera di Primula Gialla ed Efrafa, per esempio, sono descritti come luoghi particolarmente ampi e chiusi, privi di luce. In questo caso tali caratteristiche assumono il significato di perdizione, smarrimento e oppressione, diventando posti pieni di segreti, angosce, paure ed inquietudini sebbene apparentemente solari. Il colle Watership, al contrario, è posto in una posizione sopraelevata, favorevole per poter guardare lontano in qualsiasi direzione: intorno c'è il deserto. Particolarmente suggestivo è il fatto che" il cielo sia così vicino e il resto sia talmente distante" tale che la solitudine dà un senso di libertà ed euforia. Inoltre presso quest'ultimo il clima è favorevole, alquanto solare e caldo, privo di grandi piogge, mentre nel corso della fuga da Efrafa, allo scopo di suscitare tensione nel lettore, il narratore A specifica e sottolinea rigorosamente la presenza di un temporale, determinante nel corso dell'inseguimento per consentire a Vulneraria di rinvenire le tracce dei fuggitivi.

Il tempo del romanzo è generalmente indefinito, ad eccezione di qualche piccola annotazione temporale all'inizio e alla fine di esso ("Era Maggio", "Si era in Marzo",ecc.). Probabilmente la vicenda è ambientata nel diciannovesimo secolo, poiché in alcune parti del racconto è descritta la presenza di trattori e camion, oltre a strade asfaltate, invenzioni artificiali abbastanza moderne e attuali.

































































PERSONAGGI


MOSCARDO

Moscardo è il protagonista della vicenda. Il narratore A, all'inizio della narrazione, lo descrive come "un coniglietto che ha l'aria di badare a se stesso: un'aria sagace e allegra, di chi è pieno di risorse". Non è particolarmente robusto di costituzione, ma la sua intelligenza e la sua perspicacia sono le armi più potenti di cui dispone. Moscardo è infatti capace di fidarsi completamente degli altri: lo dimostra il fatto che segue ciecamente le premonizioni del compagno Quintilio. Osservandolo, in preda alla paura e allo sconforto per qualcosa di ignoto e pericoloso, decide di abbandonare la conigliera nella quale ha vissuto sino a quel momento per partire alla ricerca di un luogo sconosciuto e inesplorato, spinto dall'istinto del fratello e dal desiderio di lasciare quella vita che per quanto agiata non è libera, ma soffocante. Moscardo non ama l'organizzazione    della propria conigliera, fondamentalmente per la struttura

gerarchica vigente: la polizia militare, l'Ausla, è quasi oppressiva e sembra stia instaurando un regime dittatoriale particolarmente rigido, e il re, il Trearà, non ama alcuna cosa che non abbia pensato lui stesso. Infatti nel momento in cui Moscardo capisce che è giunto il momento di cambiare conigliera, si reca con Quintilio presso l'autorità massima al fine di persuaderlo ad abbandonare la notte stessa quel luogo. Ma lui rifiuta di muoversi, poiché sembra non esserci alcun pericolo in agguato. Moscardo quindi sceglie in brevissimo tempo di cambiare totalmente la propria esistenza, raduna qualche coniglio disposto a seguirlo alla ricerca di una meta inesistente e durante la notte fugge, con una sola certezza: non potrà più tornare indietro. I compagni di viaggio sono consapevoli quanto lui dei rischi cui vanno incontro: Moscardo infatti non li aveva illusi, non aveva promesso nulla, solo che sarebbero andati via da lì. Dopo qualche giorno dalla partenza i suoi dubbi divengono più assillanti: sino a quel momento sono sopravvissuti per pura fortuna, poiché sono sfuggiti a un cane, a un corvo, a un cacciatore. Ma quanto sarebbe durata la fortuna? Sarebbero riusciti ad arrivare sull'altura di cui parlava Quintilio che chissà dov'era? Moscardo sembra l'unico a preoccuparsene in quanto gli amici sono talmente esausti da non riuscire a pensare ad altro che a riposarsi e rifocillarsi e inconsapevolmente in tal modo diviene leader di un gruppo, incita i compagni e se stesso a resistere, a credere nelle proprie forze, a non abbandonare mai le speranze. Ma nonostante i suoi incoraggiamenti dentro di sé i dubbi accrescono, e forse proprio grazie a questi e agli avvisi di Quintilio riesce a raggiungere i propri obiettivi Moscardo, pur non avendo molta esperienza, riesce ad affrontare positivamente ogni difficoltà poiché capisce che a volte occorre fidarsi degli altri: costruisce un rapporto di reciproca fiducia e di uguaglianza morale tra i compagni, poiché rispetta le loro opinioni, sa riconoscere e sfruttare al meglio le loro idee utili e valide in qualsiasi occasione. Proprio per la sua organizzazione e la sua capacità costruttiva è identificato come comandante da tutti , persino i più forti e ribelli.

Raggiunto il colle Watership, Moscardo decide di costruire una conigliera simile come struttura a quella dove avevano sfortunatamente sostato per un po' di tempo. La sua decisione costituisce un esempio per comprendere come sappia sfruttare ogni esperienza a suo favore, cogliendone l'aspetto positivo e trascurandone i dettagli negativi.

Inoltre riesce a comunicare con altre specie di animali nel tentativo di instaurare un rapporto di coalizione vantaggioso per entrambi, cosa incredibile per un coniglio. Inizialmente salva un topo il quale gli si dimostrerà riconoscente successivamente, poi aiuta un uccello in fin di vita, Kehaar, perché quest'ultimo si sdebiti in modo utile per sé e per i propri compagni.

Tutti credono di aver finalmente raggiunto il proprio obiettivo, ma Moscardo si preoccupa di un nuovo problema: la mancanza di femmine con le quali poter dare alla luce dei cuccioli e garantire quindi la sopravvivenza e la continuità della neo-conigliera. Come riportato nel libro, infatti, "i conigli vivono a poca distanza dalla morte e quando la morte si fa più vicina del solito, il pensiero della sopravvivenza non lascia spazio ad alcunché d'altro". Progetta quindi anche la risoluzione a questa prorompente questione, cioè prelevare delle coniglie da un'altra conigliera. Moscardo, ormai fin troppo coraggioso e sicuro di sé, vorrebbe organizzare una spedizione da lui guidata, ma i compagni sono concordi sul fatto che sia necessaria la sua presenza lì. Inoltre riconosce di non essere un grande oratore e di conseguenza sceglie qualcun altro affinché possa guidare l'operazione. Nonostante il fatto che non sia potuto partire, desidera ugualmente fare qualcosa, non tanto per sminuire la loro impresa, ma per dimostrare che lui, Capo coniglio, è all'altezza di ogni situazione. Di conseguenza si procura da sé delle nuove femmine. Quando i compagni tornano, distrutti per aver fallito nel loro intento, Moscardo non si dà per vinto e con l'aiuto di Parruccone, Kehaar e altri riesce a tornare ad Efrafa e



































































a portar via delle femmine. Tornato al Nido d'api (questo è il nome della sua conigliera), dopo ancora qualche piccolo imprevisto, la vita prosegue serena e felice. Al termine del romanzo il narratore A afferma che Moscardo visse per molti anni fino a quando "una sera di Marzo un giovane compagno lo portò via con sé". Metaforicamente tale finale costituisce la morte di Moscardo stesso, ma non del suo spirito. Il suo ultimo pensiero è rivolto alla propria conigliera per la quale era stato disposto a compiere qualsiasi cosa pur di garantirne la sopravvivenza in eterno. Egli quindi rappresenta l'uomo giusto e saggio che grazie alle proprie esperienze è in grado di affrontare ogni situazione. Oltre per il coraggio, Moscardo deve essere ammirato anche per le proprie idee di uguaglianza e giustizia, per il suo spirito innovativo, per la sua fiducia nei confronti del prossimo, per il proprio impegno e soprattutto per la ricerca della vera libertà che ha saputo conquistare sebbene a caro prezzo. Nel corso della sua vita, grazie ad una propria crescita interiore e all'aiuto degli altri ha raggiunto sé stesso: rappresenta quindi l'uomo libero.



QUINTILIO

Quintilio è co protagonista della vicenda. Inizialmente è descritto come "piccolo,quasi gracile, con grandi occhi spalancati, e il modo in cui girava la testa dava l'idea di un'incessante tensione nervosa".Grazie alle proprie premonizioni è in grado di interpretare il futuro e sapersi comportare di conseguenza solo con l'ausilio di qualcuno . Da solo infatti teme di affrontare eventuali decisioni relative ai propri presentimenti. Ma pur sentendosi aiutato da Moscardo, in realtà è lui che svolge il ruolo di aiutante. Per mezzo delle sue capacità sostiene il fratello nelle decisioni più delicate. È' lui stesso per esempio a dirgli che è necessario abbandonare la conigliera. A volte tende a non rivelare le proprie premonizioni per timore che gli altri non lo capiscano, ma in questi casi il suo tormento interno subisce un'evoluzione tale da farlo sentire ancora più impaurito e sperduto.

Con il passare del tempo i compagni si fidano maggiormente delle sue premonizioni poiché a causa delle sempre minori certezze sono quasi obbligati a credergli, anche per timore che possa avere ragione sul serio. E per mezzo della fiducia a lui concessa Quintilio diventa più forte e sicuro di sé. Per esempio presso la conigliera di Primula Gialla è il primo a intuire lo stile di vita dei conigli che vi vivono dentro, nemmeno Moscardo in tale occasione lo aveva ascoltato poiché tutto sembrava perfetto e in particolare perché vi si trovavano talmente bene che non potevano credere, quasi come accecati, che si potesse nascondere un terribile segreto. Da quel momento conquista la piena fiducia dei propri amici. Senza il suo aiuto, nessuno sarebbe sopravvissuto a lungo. Quintilio di conseguenza rappresenta metaforicamente il campanello che ci allarma di un cambiamento o di un pericolo imminente: è la nostra coscienza a cui a volte non diamo retta per timore che la nostra felicità possa finire. È il nostro dubbio, che spesso tralasciamo per paura di perderci nella nostra mente, in preda al panico totale. E' la nostra anima, che ci dice quando è giunto il momento di riflettere e di affrontare la realtà perché è necessario cambiarla.



PARRUCCONE

Parruccone è il secondo co protagonista della vicenda. E' un coniglio robusto e massiccio, con un buffo e folto cespuglio di peli proprio in cima al testone che gli dà un aspetto bislacco, quasi porti un berretto. Per tale motivo è così chiamato. Parruccone è il primo a scegliere di seguire Quintilio e Moscardo nella loro fuga, e quest'ultimo ne è particolarmente stupito. Infatti fa parte dell'Ausla, la polizia della conigliera, e quindi conduce una vita particolarmente agiata. Probabilmente ciò che lo spinge a seguirli in quella folle avventura è il suo spirito impulsivo e la necessità di condurre un'esistenza più spericolata. L'ignoto non lo spaventa, ma lo affascina. Non è quindi tipo da lasciarsi comandare facilmente ma comunque quasi subito si lascia conquistare da Moscardo e lo riconosce leader del gruppo. Parruccone non è coraggioso, ma avventato, irriflessivo e inflessibile. Nel corso del viaggio però impara a controllare la sua indole primitiva e violenta compensandola con l'uso della ragione. In particolar modo ad Efrafa l'esito della seconda spedizione è nelle sue mani, poiché è costretto a conquistare in brevissimo tempo la fiducia di Vulneraria, generale spietato e crudele fino all'esasperazione per poter diventare uno dei suoi uomini, convincere alcune femmine a scappare e quindi fuggire con loro. In due giorni Parruccone cambia quasi radicalmente: diventa più comprensivo, poiché salva un ex generale, che aveva tentato la fuga, portandolo con sé poiché prova per lui un'insolita pietà e rischiando di farsi scoprire. Inoltre nasce dentro il suo corpo un nuovo sentimento che lo costringe ad agire con cautela: la paura. Infatti prima della partenza Pungitopo lo aveva avvisato del pericolo nel quale si stava per imbattere, ma
































































non gli aveva dato retta. Solo una volta raggiunta Efrafa si rende conto dell'effettivo clima presente,e per la prima volta in vita sua è costretto a ricredersi. Le sue certezze si trasformano in dubbi. Ma probabilmente ciò che più teme è non riuscire nella propria impresa e quindi morire senza onore.



Tornato a casa trionfante, Parruccone si sente libero, si rende conto di quanto valga tutto ciò che grazie a sé e ai compagni è riuscito a conquistare. Ma il ritorno di Vulneraria costituisce non un motivo di sconforto, al contrario rappresenta l'occasione con la quale riscattarsi, cioè mostrare ad un avversario tanto temibile quanto vale e quanto sarà difficile ucciderlo. Combattere contro un nemico così forte è un atto per provare al mondo la sua forza e il suo coraggio. Infatti l'uso della ragione e la fuga avevano caratterizzato per lui un gesto di vigliaccheria: il fatto che si possa riscattare combattendo davanti al nemico più forte è la ragione per la quale riesce a sconfiggere il suo avversario. Come Moscardo vuole dimostrare, sebbene in modo differente, chi è e cosa può fare. Fino a quel momento aveva invidiato ma rispettato il suo Capo coniglio, ora che anche lui ha compiuto un atto eroico si sente realizzato a pieno.

Nel corso della vicenda inoltre Parruccone stringe amicizia prima con il volatile Kehaar, poiché invidia la sua vita libera e spensierata, priva di regole o di imposizioni che invece sono necessarie per un coniglio, poi con Nerigno, colui che aveva salvato da Efrafa, in quanto ne ammira le doti militari e in particolare il coraggio con il quale aveva disperatamente cercato di fuggire e la forza con cui era riuscito a resistere sino a quel momento. Si immedesima infatti nella sua situazione e poiché anch'egli è fuggito dalla sua conigliera ne comprende lo stato d'animo.

Alla fine del romanzo Parruccone subisce una profonda crescita interiore. Nonostante la guerra rimanga al centro del proprio modo di concepire le cose e del suo stile di vita, capisce che vi sono altre caratteristiche necessarie per dimostrare il proprio valore, cioè l'intelligenza, l'astuzia, la comprensione, il rispetto e la lealtà che con il tempo imparerà ad acquisire totalmente.



PUNGITOPO

Sebbene non sia un personaggio particolarmente importante nel corso della vicenda, Pungitopo è il simbolo del passato che riaffiora inesorabilmente. Quando Moscardo e gli altri erano scappati si erano affidati ciecamente all'intuito di Quintilio, non preoccupandosi se sarebbe effettivamente successo qualcosa nella loro conigliera. Durante la fuga subiscono un breve scontro con Pungitopo stesso, al tempo Capitano dell'Ausla. Dopo alcuni mesi questi giunge morente presso il Nido d'api e racconta quanto successo dopo la loro partenza. La conigliera era stata completamente distrutta e solo lui e pochi altri erano riusciti a sopravvivere. Seguendo le tracce dei compagni aveva trovato la loro nuova conigliera. Ciò di quanto più ammirevole di questo personaggio è la sua lealtà. Dopo l'annientamento di tutto lo preoccupava un solo pensiero: raggiungere Parruccone per dirgli che aveva fatto bene ad abbandonare ogni cosa. Pungitopo quindi riconosce i suoi errori e si sente in dovere di fungere da messaggero, da testimone di un passato poco felice, quasi come se già conoscesse il suo ruolo nell'intera vicenda. Probabilmente azzarda un viaggio tanto pericoloso e arduo pur essendo in fin di vita poiché si immedesima nei compagni fuggiti: non riesce a sopportare il fatto che essi vivano nel dubbio di aver fatto bene o meno a lasciare il Trearà. La sua testimonianza rinvigorisce in un certo senso la forza di Moscardo e compagnia i quali dopo mille peripezie erano tormentati da un solo pensiero:"non saprò mai cosa è accaduto". In questo modo si rendono conto che avendo avuto il coraggio di affrontare la vita vera non hanno perso nulla e anzi, ne è valsa la pena. Successivamente Pungitopo entra a far parte della neo-conigliera e si dimostra subito grato decidendo di guidare la prima spedizione verso Efrafa. Moscardo infatti riconosce le sue qualità oratorie e la sua lealtà, doti necessarie per un Capo coniglio. La sua sconfitta tuttavia lo sconforta, e si rende conto che la realtà spesso è amara, tant'è vero che non vuole che i compagni organizzino una seconda spedizione. In conclusione Pungitopo è un coniglio estremamente saggio e previdente, coraggioso e forte, e nel corso della sua permanenza nel Nido d'api si rende conto di quanto conti la fiducia reciproca per poter condurre una vita libera e serena e di quanto valga l'audacia nel fuggire per cercare di raggiungere qualcosa di migliore.



RIBES

Come Pungitopo, Ribes non è particolarmente importante nel proseguimento della vicenda, ma anch'egli costituisce un simbolo: il desiderio di cambiare quando non si ha

































































più nulla da perdere. Inizialmente fa parte di una conigliera nella quale Moscardo e compagnia sostano per breve tempo. Quintilio dice riguardo ai suoi abitanti: "non riesco a capire perché, dal momento che sono così belli e robusti e hanno questa bella conigliera sembrano tutti terribilmente tristi. Mi fanno venire in mente gli alberi a Novembre". Successivamente scoprono che la loro infelicità era dovuta al fatto che per sopravvivere così agiatamente erano scesi ad un compromesso: potevano infatti nutrirsi con il cibo presente nel campo del contadino che viveva da quelle parti solo se ogni tanto avessero accettato l'idea di subire qualche perdita inevitabile. Per tale motivo avevano così apprezzato l'arrivo di Moscardo. In tal modo infatti si verificava per tutti la probabilità di morire più tardi. Più conigli v'erano, più a lungo sarebbero sopravvissuti. Ma la nuova compagnia non è disposta ad accettare simili condizioni di vita, soffocata e priva di valori. Decidono quindi di fuggire e Ribes chiede loro di potersi unire, stanco di dover sopportare ogni giorno l'idea di poter morire da un momento all'altro senza aver fatto nulla di importante. Per lui è dura adattarsi, non per le differenti abitudini di vita, ma perché la vergogna per la sua parte di inganno lo tormentava. Ma ben presto si accorge che i compagni comprendono il suo stato d'animo e nel momento in cui iniziano a considerarlo uno di loro si sente contentissimo. Si era infatti dato molto da fare per dimostrare di non essere un vigliacco,e adesso ha la soddisfazione di vedere che i suoi nuovi compagni lo stimano. Una volta conquistata la loro fiducia si preoccupa più degli altri di non tradirla più. A Ribes è stata concessa una seconda possibilità e al contrario di molti se fossero stati al suo posto non ha intenzione di sprecarla ma di sfruttarla per reiniziare una nuova vita.



VULNERARIA
Il generale Vulneraria è l'antagonista fondamentale della vicenda. E' descritto come un coniglio gigantesco, molto robusto, forte e sicuro di sé. La sua infanzia era stata particolarmente dura. In breve tempo aveva perso l'intera famiglia. Successivamente era stato salvato da un essere umano che l'aveva accudito per alcuni mesi, dopodiché scappò e decise di fondare Efrafa. Conoscendo i propri limiti si preoccupa di trasformare i giovani della propria conigliera in guerrieri perfetti, uguali in tutto e per tutto a lui. In breve tempo gli abitanti accrescono notevolmente e alcune femmine non riescono più a procreare a causa dello stress dovuto a sovraffollamento. Per tale motivo Pungitopo propone di effettuare uno scambio, ma Vulneraria non è intenzionato ad avere contatti con altre conigliere, troppo occupato a soddisfare le proprie manie di grandezza. All'interno del suo gruppo instaura un vero e proprio regime dittatoriale del quale è a capo. Tutti gli sono obbedienti non per rispetto, ma perché temuto e capace di sottoporre chi gli disobbedisce ad un'orrenda, atroce condanna. Quando Parruccone riesce a sottrarre alcune femmine da Efrafa Vulneraria non si preoccupa della perdita, ma è accecato dalla rabbia dovuta al fatto che qualcuno sia riuscito a raggirarlo. La vendetta diventa la sua nuova ossessione, e nel momento in cui nella sua conigliera si espande voce che Parruccone lo abbia truffato inizia a calare il rispetto nei suoi confronti, poiché non è più considerato un generale imbattibile per forza e astuzia. Il suo impero che tanto faticosamente aveva costruito inizia a vacillare e il suo potere perde valore. Di conseguenza è costretto per sé e per il suo onore a scovare il Nido d'api, ma anche questa volta è sconfitto e forse ucciso. Il narratore A infatti dice che la sua storia diviene leggenda, poiché alcune coniglie raccontano ai propri cuccioli che vi sia un coniglio gigantesco e cattivo che vive selvaggio per i boschi. Nonostante la sua crudeltà e disonestà, Vulneraria è da ammirare per la sua tenacia, per la sua forza di volontà , per la sue doti fisiche e per la sua intelligenza, armi che sfrutta per poter raggiungere il suo obiettivo: conquistare tutto ciò che gli è possibile per soddisfare il suo piccolo ego.



DENTE DI LEONE

Dente di Leone è il narratore interno alla vicenda. Svolge la funzione di introdurre i racconti di El- ahrairà che considera come esempio utile per i compagni non solo per intrattenerli, ma perché possano assimilarne gli insegnamenti. La sua astuzia e la sua furbizia sono doti ammirevoli per un coniglio, sebbene siano sfruttate per raggirare gli altri. Dente di Leone è, al contrario dell'eroe delle sue novelle, un coniglio semplice ma comunque intelligente, disposto come i compagni d'avventura a sacrificare la propria vita per essi. Nel corso del viaggio è il primo a riconoscere Moscardo leader del gruppo. È quindi estremamente previdente e saggio, ma i suoi insegnamenti non si basano sul proprio personale vissuto, ma sui racconti che gli sono stati insegnati. Dente di Leone è il simbolo della tradizione culturale del proprio popolo, alla quale talvolta non è attribuita molta importanza. Egli




































































invece se ne preoccupa particolarmente e in cuor suo la ritiene alla base dei fondamenti e dei principi sui quali si può costruire una nuova, solida conigliera.



TEMI E COMMENTO


I temi fondamentali della vicenda sono la libertà, il coraggio e la vita.

L'autore sviluppa il romanzo scegliendo come protagonisti dei conigli e ne crea l'ambiente, lo stile di vita, le abitudini e le preoccupazioni che seppur in modalità differenti sono paragonabili ai pensieri umani. Egli vuole quindi personificare i personaggi presenti nel racconto per due fondamentali motivi: innanzitutto mostrare a noi uomini che esistono altre forme di vita che sebbene in modo più semplice lottano per i nostri stessi scopi, cioè la libertà e la sopravvivenza, e in secondo luogo sceglie dei conigli che parlano e pensano perché immaginandone l'intero contesto desidera che il lettore si immedesimi in loro, al fine che implicitamente o esplicitamente comprenda che ogni singolo personaggio, luogo o fatto della vicenda è un simbolo, un qualcosa che si può verificare anche nella realtà umana perché parte della nostra vita e in particolare, parte della vita di chi sceglie la libertà.

La libertà è ciò che l'uomo desidera sin dalle sue origini. Questo nobile "ideale" è stato spesso strumentalizzato nel corso delle guerre, delle ribellioni e delle rivoluzioni poiché ritenuto la causa per la quale ogni uomo combatteva, mentre in realtà la motivazione che esortava a lottare era il potere o il denaro.

Purtroppo la maggior parte degli esseri umani ritiene che la libertà sia l'equivalente di serenità, benessere e quant'altro di vantaggioso per poter condurre un'esistenza apparentemente "felice". Al contrario la lotta per la libertà comporta enormi sacrifici, rinunce, ma in compenso è possibile guadagnare quanto di più prezioso: la vita. Solo chi è libero vive. Nel romanzo questo concetto viene espresso piuttosto semplicemente. Infatti Moscardo e compagni sono gli unici a sopravvivere a lungo poiché lottano per se stessi e per gli altri, spinti dal desiderio di raggiungere finalmente la pace interiore ed esterna. Un uomo libero dunque sceglie la via più lunga e dolorosa, è sottoposto a continui cambiamenti, a molteplici problemi, e soprattutto deve combattere contro il resto del mondo. A volte perde nella realtà, perché è noto, la maggioranza qui vince sempre, ma guadagna la completa realizzazione di se stesso. La libertà non è simbolo di equilibrio e di armonia perché è continuamente a rischio, e in particolare è ribelle.

Purtroppo è proprio vero, la gente esiste, nulla di più. Le persone sembrano temerla, quasi evitarla perché "l'ignoto per i conigli è pericoloso". Per raggiungere la libertà è necessario pensare e riflettere dentro se stessi, porsi la domanda "chi sono io, cosa voglio e perché", e a quel punto agire di conseguenza, essere cioè disposti a sacrificare ogni cosa e avere il coraggio delle proprie scelte. Senza di esso, la libertà è una meta irraggiungibile. Ma se l'uomo riesce nella sua impresa, superando quegli ostacoli che si presentano nel corso del suo cammino, non solo riesce a conquistarla, ma guadagna anche la felicità, concetto differente rispetto ad armonia. Erodoto scrisse che "si può dire che un uomo sia stato felice solo quando è morto". A volte infatti è possibile perdere la libertà, e spesso si regredisce ad una situazione ancora più infelice rispetto a quella che aveva spinto ad abbandonare ogni cosa. E l'uomo libero ne è consapevole, ma non teme che ciò possa accadere, per due fondamentali motivi: innanzitutto è altrettanto consapevole che spetta a lui decidere se perdere o meno la propria libertà, e in secondo luogo poiché essa comporta enormi sacrifici forse ci si può pentire della propria scelta e molti, a metà via, smarriscono il coraggio e cercano di tornare indietro, o si accontentano di ciò che la realtà offre e, quasi accecati, mentono persino a se stessi autoconvincendosi che sia quella la meta. Ma la libertà ha un pregio: ogni uomo ha la possibilità di iniziare il cammino e se si smarrisce in esso comunque può ricominciare da capo. Il difficile consiste nell'avere il coraggio di tentare, nel fidarsi di se stessi e nel dimenticare il passato, ma non rinnegarlo. Forse la libertà a cui io aspiro non esiste. Forse non riuscirò mai a vivere e come gli abitanti della conigliera di Primula Gialla soccomberò alla realtà, accetterò delle condizioni pur di sopravvivere. A questo punto, preferirei morire.

Quindi.vale la pena di tentare. Il percorso sarà probabilmente ancora più difficile del previsto. Pensare a ciò che potrò perdere è terribile.ma quanto riuscirò a guadagnare. Io voglio trovare la mia verità, voglio essere libera e felice. Io voglio vivere. E spero che una volta trovato il coraggio questo non mi abbandoni mai. Perché se mi volterò indietro, dovrò reiniziare tutto da capo. Solo la paura mi costringerà a farlo, solo il desiderio di libertà mi consentirà di proseguire.

Prevedo un lungo viaggio.








































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