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L'ABORTO

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L'ABORTO


"Sono stanca di sentir dire che abortire è facile, mentre tenere il bimbo è difficile.Io ho sofferto e sto ancora soffrendo a distanza di mesi dal giorno in cui abortii.
A differenza di quanto si crede l'aborto è doloroso, traumatico, e per nulla scelto con semplicità. Non consiste nello sdraiarsi su un lettino, addormentarsi, e svegliarsi più leggera.
Arrivi in ospedale e devi stare con una compagna di sventura per circa quattro ore e mezza, ferme a letto mentre aspetti di fare la cosa peggiore del mondo. Non puoi neanche avere qualche viso amico accanto a te!
Dopo di che vai a piedi fino alla sala operatoria con le altre otto/dieci ragazze (a seconda dell'ospedale), coperta solo dal camice. Si aspetta tutte insieme in una stanza, piccola e cupa, il proprio turno.

Entri in sala operatoria e ti stendi su un lettino p 858j96i ieno di luci e ferri mai visti in vita tua .Un'infermiera guarda il tuo volto spaventato, e inutilmente tenta di distrarti; ti dice che ti sta mettendo l'anestetico e che tra poco sentirai come una sensazione di nausea, ma devi continuare a respirare.
Ti svegli in uno stato confusionale, ti guardi in giro:sei in camera. Senti un dolore forte e del bagnato in fondo al ventre, guardi:stai sanguinando.
Chiami l'infermiera ce ti accompagna in bagno,(da sola non stai in piedi), e ti sistemi. Ritorni sul letto e pensi a quello che hai fatto: ti senti un' assassina."



Questo breve racconto è stato scritto da una ragazza di diciannove anni, che, per motivi economici, si è sentita costretta ad abortire il suo bambino. Leggendolo mi sono commossa, e mi sono chiesta perché questa persona abbia deciso di abortire, pur risentendone fortemente, senza valutare l'ipotesi di dare il bambino in adozione, una volta partorito, e provo un senso di sconforto se penso che la maggior parte delle donne che si trovano davanti ad una gravidanza indesiderata compiano questa scelta, e quindi mi domando, perché? Le risposte a questo interrogativo possono essere tante, ma in particolare me ne sono data due; la prima è perché, nella nostra società, si è sempre impegnati a immaginare a ciò che potrebbero pensare, o dire, gli altri di noi, e nel caso che una donna resti incinta, e lasci il bambino in adozione, cosa susciterebbe? Un tumulto di clamori tra i conoscenti. Motivazione, questa, che può sembrare molto banale, ma è dimostrato che il pensiero del prossimo incide la nostra vita e la nostra mente come niente altro. L'altra possibile risposta che mi sono data è stata: negli ultimi tempi l'aborto è diventato quasi una "moda", una pratica ultra utilizzata, qualcosa che diviene sempre più spaventosamente normale, e per ciò si tende ad adottare tale "rimedio" ad una gravidanza indesiderata con molta più facilità col passare del tempo.

Affermo di essere contraria all'aborto, poiché, grande paradosso, si nega il diritto alla vita del feto, diritto sacro e inviolabile nella nostra Costituzione, diritto per il quale non si ricorre alla pena di morte, e per cui l'omicidio è severamente punito. Altro fatto, per cui giudico tale pratica abominevole, è che è contro la natura, quasi una sfida ad essa, e che non l'aiuta certo, anzi, la distrugge. Qui devo, però, fare un'eccezione per l'aborto terapeutico, che è  l'interruzione volontaria di una gravidanza, provocata da determinati trattamenti medici, al fine di preservare la salute della madre, o di evitare lo sviluppo di un feto segnato da malformazioni o gravi patologie. In questo caso con la scienza non si prevarica la natura, ma le si va incontro, salvando una vita, nel caso di una donna che se incinta non potrebbe ricevere le cure adeguate, e sarebbe condannata a morte, oppure evitando una vita di stenti al feto, e, logicamente, anche alla sua famiglia.

Un' altra ragione per cui non approvo l'interruzione di gravidanza è che, spesso, allevia delle responsabilità umane, ovvero quella di assumersi il peso delle conseguenze dei propri gesti, e quella di dare la possibilità di vivere, (tenendola con se o meno), ad una altra persona. Inoltre l'aborto, come riportato nel racconto di apertura, lascia un segno permanente dentro a chi ne fa ricorso, per tutta la sua esistenza non vivrà in pace con sé stessa, e sentirà sulla coscienza il peso di un omicidio, Già, dico omicidio, perché, anche se in molti affermano che si possa usare questo termine solo se avviene la morte di una persona già venuta al mondo, è stato dimostrato scientificamente che l'embrione, già prima dei novanta giorni dalla sua formazione, (tempo entro in quale è possibile ricorrere all'interruzione di gravidanza), sia in grado di svolgere alcune piccole azioni, che testimoniano il suo essere in vita, ad esempio si è visto che il feto si muoveva infastidito dalla luce della telecamera inserita nell'utero per osservarlo, perché, pur avendo gli occhi ricoperti da una sottile membrana, egli percepisce già lo stimolo visivo di una forte luce.



La maggior parte di colore che sono favorevoli all'aborto asseriscono: ognuno è libero di fare quello che vuole della propria vita. Questa affermazione fa veramente venire la pelle d'oca, perché nel caso di un'interruzione di gravidanza non si parla di decidere solo per sé stessi, ma

anche per un'altra vita, e si prende per lei la decisione di non farla mai nascere, e da qui trapela un egoismo senza limiti, nonché pura indifferenza nei confronti di un altro, anche se piccolo, essere vivente, che abbiamo, tra l'altro, creato noi.

Altri, infine, vedono l'aborto come la "riparazione ad un danno", ma le cose non stanno per niente così, come abbiamo visto. Si crea, infatti, un ulteriore danno; alla natura, al feto, e alla condizione psicologica futura della donna.

L'interruzione di gravidanza, per tutta questa serie di motivi, è un gesto decisamente disapprovabile, ma che, purtroppo, è bene resti legale, perché trasformandolo in proibito dalla legge, alcune donne continuerebbero a farne uso in modo clandestino e non sicuro, con il rischio di infezioni che si trasformano velocemente in setticemia, oppure ricorrerebbero ai medici cosiddetti, ai tempi in cui l'aborto era illegale, "cucchiai d'oro" che, sotto    un' ingente somma di denaro, operavano in ambienti sterili e senza rischi. A chi è contrario all'interruzione volontaria di gravidanza, quindi, non resta che appellarsi al buon senso e al buon cuore delle persone.







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