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Io sono di legno - Giulia Carcasi
Il racconto parte da un'anonima domenica vissuta da due donne in modo diverso: Giulia, una madre che aspetta preoccupata il ritorno di sua figlia Mia, che si porta addosso la notte del giorno prima. L'incapacità di parlare e la volontà di conoscere a fondo la figlia, spinge Giulia a leggere il diario di Mia e da qui scriverle per dirle quello che non è capace di dire, per raccontarle la sua gioventù, che non è stata per niente facile.
Torna ai ricordi di una giovinezza ferita: l'egoismo e l'arroganza della sorella falsamente perbenista, la fragilità della madre che non voleva litigi e la sua devozione alle apparenze, l'amicizia con Sofia, una giovane suora peruviana curiosa dell'amore e dei balli, che non parlava mai di Dio. Ricorda i primi momenti da medico, tra sale operatorie e corsie, il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e sognata. Scrive della propria storia contrassegnata da quell'"essere di legno" che sembra una malattia, il tormento di tutte e due. La narrazione in forma di diario della figlia e i racconti della madre si alternano, mettendo in luce modi diversi dell'essere giovane.
I personaggi sono ben studiati, particolarmente colpisce la figura di suor Sofia con i suoi enigmatici silenzi e quel segreto che conserva.
Se Giulia e Mia rappresentano il duo femminile che si completa a vicenda, a livello maschile un'opposizione simile è quella tra Andrea, il marito di Giulia, e Miguel il giovane ragazzo che stabilisce un rapporto molto speciale con la donna. Il personaggio che meno parla di se è Mia, anche il carattere della ragazza c'è dato dalle descrizioni della madre, che la fa apparire spaesata e fragile, che crede che la vita sia un dvd: "puoi cambiare colore e scena però non il finale", alle prese anche lei, come la madre nella sua giovinezza, con amori sbagliati, lunghi silenzi, e anche un pizzico di trasgressione. Sono caratteristiche queste, che accomunano le due donne separate da bisogni diversi ma uguali dolori e ribellioni.
E conclude con una metafora di speranza: che il "legno" delle difese emotive possa diventare morbido sotto l'acqua...
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