|
|
Scheda libro.
IL NOME DELLA ROSA
U.Eco
STRUTTURA DEL TESTO: la narrazione si struttura in sette giorni, e ciascuno di essi si suddivide a sua volta in periodi corrispondenti all 616c25g e ore liturgiche, le preghiere che i monaci recitano nei vari momenti della giornata, alternandole con il lavoro nei campi o nella biblioteca: mattutino, laudi, prima, terza, sesta, nona, vespro e compieta.
FOCALIZZAZIONE: nel romanzo "Il nome della rosa" è presente una focalizzazione interna e fissa, poiché il punto di vista è interno alla trama narrativa (diegesi) e, inoltre, non muta nel corso di essa, rimanendo affidato al narratore, Adso, scelto dall'autore. Umberto Eco, infatti, scrive "Il nome della rosa" fingendo di trascrivere un antico manoscritto, l'autore del quale sarebbe, appunto, un vecchio monaco benedettino, Adso, il quale, giunto vicino alla morte, decide di raccontare una vicenda che aveva vissuto da ragazzo, quando era ancora novizio.
METODO INVESTIGATIVO: durante i sette giorni di permanenza nell'abbazia, Guglielmo conduce le ricerche attraverso colloqui, interrogatori, osservazione dei comportamenti dei frati, dibattiti, sopralluoghi notturni nella biblioteca dell'abbazia dove si conservano numerose opere di pagani, maghi, alchimisti, la cui lettura è vietata ai monaci. Dall'elaborazione di tutti gli indizi raccolti, dall'interpretazione dei segni, che, secondo Guglielmo, sono la sola cosa di cui l'uomo dispone per orientarsi nel mondo, il frate - detective e il giovane novizio Adso scoprono la verità. Nel corso di tutto il romanzo i segni acquistano un significato importante: essi, infatti, anche se possono essere ingannevoli o letti con difficoltà qualora siano illeggibili, oscuri, grazie ad una attenta decifrazione e quindi elaborazione, ma anche grazie ad un pizzico di deduzione, sono la chiave che permette di arrivare alla verità.
AMBIENTAZIONE: "Il nome della rosa" è un thriller gotico d'ambientazione medievale e conventuale, che sviluppa, con lucido razionalismo, la fitta trama di un dibattito ideologico. Tutto il romanzo è ambientato nel lontano novembre del 1327 in un imprecisata abbazia benedettina dell'alta Italia, descritta analiticamente durante il primo giorno, all'arrivo del protagonista. Le vicende si svolgono talvolta in chiesa, talvolta nel chiostro o nello scriptorium, ma soprattutto nella grande biblioteca, costruita come un complicato labirinto, raggiungibile per accessi nascosti, il segreto è conosciuto solo dal bibliotecario, che li trasmette, ancora in vita, al successore designato.
PERSONAGGI: nel romanzo è presente un grande numero di personaggi che vengono introdotti progressivamente nella narrazione, attraverso presentazione diretta e caratterizzazione antropologica, sociale e ideologica. Il protagonista - narratore è Adso, un giovane novizio, segretario di un dotto francescano, frate Guglielmo, uno degli intellettuali più illustri del tempo, il quale personaggio si ispira agli investigatori dei romanzi moderni. Tra coloro che vengono uccisi vi sono: il miniatore Adelmo, il monaco Venenzio, l'aiuto bibliotecario Berengario, il monaco erborista, il bibliotecario Malachia. Gli omicidi sono opera del frate Jorge da Burgos, ex bibliotecario.
TEMPO: il racconto procede con un ordine anacronico, poiché le azioni della fabula non coincidono con quelle dell'intreccio. Umberto Eco utilizza infatti la tecnica del racconto retrospettivo o analessi: Adso scrive la sua vicenda vissuta da ragazzo, quando si trova in punto di morte. Per quanto riguarda la durata, nel romanzo sono presente: sia la scena, rappresentata dai dialoghi, dove il tempo della storia coincide con il tempo del discorso (T.S.=T.D.), sia lunghe descrizioni e riflessioni del narratore, che rappresentano le pause (T.S.=O), sia analisi (T.S.<T.D), quando il narratore racconta in modo dettagliato un evento di breve durata. Per questi ultimi motivi il ritmo risulta essere molto lento; viene raccontato, infatti, ciò che accade in sette giorni in più di 500 pagine, ma non per questo non è coinvolgente.
TECNICHE ESPRESSIVE:
STILE: nel romanzo Umberto Eco utilizza principalmente uno stile ipotattico, con discorsi diretti e talvolta monologhi interiori del protagonista - narratore, Adso. E' spesso presente anche la forma dell'oratio perpetua.
REGISTRO e LESSICO: nel romanzo "Il nome della rosa" Umberto Eco utilizza perlopiù un registro formale, alto (quando parla riguardo alla religione e alle diverse ideologie), di un italiano dotto, con un lessico ricercato, con termini letterali, un periodale ampio e sintassi articolata. Poiché, però, le vicende sono narrate in prima persona, da Adso, è altresì presente un registro modale, soggettivo - emotivo (quando parla della ragazza di cui si accorge di essere innamorato.), che usa parole ed espressioni che riflettono le sue emozioni, i suoi sentimenti e le sue sensazioni. Eco ricorre talvolta al registro soggettivo - umoristico; gioca, infatti, con le parole per ottenere rovesciamenti di senso o per "fare il verso" a qualcuno.
AGGETTIVI: Umberto Eco utilizza, così come per il registro, un'aggettivazione sia oggettiva che soggettiva.
- oggettiva: quando si discorre riguardo a ciò che è di natura religiosa o ideologica, di cui la funzione è fondamentalmente referenziale.
- soggettiva ed in particolar modo affettiva: quando Adso ci comunica indicazioni connotative, ci rivela il tipo di emozione che prova di fronte alla realtà.
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2024