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DEL TEMA DELLA MEMORIA E' IMPREGNATA LA CULTURA DI QUESTO SECOLO

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DEL TEMA DELLA MEMORIA E' IMPREGNATA LA CULTURA DI QUESTO SECOLO. Recuperare le tradizioni e conoscere la storia sono considerati strumenti fondamentali per la comprensione di presente e passato. Esistono riti religiosi che cercano di ricordare sempre e comunque il passato per riaffermare ed educare i nuovi discepoli alla propria filosofia.Memoria, sembra la parola magica che da tutti è rivendicata per combattere. A questa parola si associano movimenti rivoluzionari come EZLN (Esercito Zapatista Liberazione Nazionale), oppure i movimenti antifascisti sui campi di concentramento, mentre in Guatemala le inchieste della chiesa cattolica hanno permesso di ricordare ciò che il governo vuole dimenticare: 300.000 maya fatti sparire dai militari.
Il recupero della memoria può anche servire per capire l'infondatezza della guerra civile in Jugoslavia, oppure i desaparecidos in Cile e in Argentina. Mentre proprio sulla cancellazione della memoria si fonda il potere degli stati 111f55b moderni.A questa parola l'editore Fara ha dedicato un libro a cura di Luca Verri "Sguardi della memoria" che raccoglie interventi di diversi studiosi e letterati.Fondamentale l'intervento di Elie Wiesel su "La memoria e l'oblio", tema che fonda tutta la produzione letteraria, ma soprattutto l'esperienza umana, di un uomo che preferì non rinunciare all'esistenza di Dio (che per il popolo ebraico è anche affermazione di una memoria storica della propria esistenza), piuttosto che cadere nell'oblio del "senza radici". Rudy Leonelli si occupa di quella oscena riscrittura della storia che è il revisionismo, sostenuta da neofascisti e neonazisti camuffati da storici e intellettuali. Ma non poteva mancate un richiamo a Borges, Pessoa. Via via gli autori approfondiscono il tema della memoria seguendo studi epistemologici, psicologici, religiosi, filosofici.Un libro di non facile lettura, ma esclusivamente per la qualità scientifica e letteraria degli scritti. Un vero e importante studio sul tema della memoria e dell'oblio per capire meglio i processi mediatici e storici di questo secolo e opporsi a quel decadimento del pensiero e dell'umanità che è alla luce del sole.Di fatti il libro si apre con questo titolo: "l'emergenza del passato". e cosa c'è di meglio che combatterla con questo libro? Senza dubbio la fine del vecchio millennio e l'inizio del nuovo,hanno  impresso alla storia una svolta epocale,con avvenimenti che non solo lasciano attoniti i contemporanei,ma che spesso infondono il desiderio di cancellare il passato.Basta ricordare le immagini del rovesciamento delle statue di Stalin,o il ripudio persino del nome dell'odiato tiranno da parte di Stalingrado,che aveva preso il nome di Volgogrado,sebbene a Stalingrado sia legata la memoria di uno dei momenti più eroici della resistenza dell'esercito e del popolo russo contro l'invasione nazista.Ebbene,in tutti questi eventi è insito il rischio di voler immediatamente cancellare il passato,prossimo e lontano,con un colpo di spugna,"con un processo di obliterazione"(A.Giardina) che sarebbe estremamente pericoloso. ben comprensibile la furia iconoclastica che vuole tagliare i ponti con un passato rinnegato o rifiutato,ma,a mio avviso,si tratta di un atteggiamento irrazionale.Infatti nulla si può costruire -o ricostruire- facendo finta di partire da una tabula rasa o nell'illusione che la storia possa fare dei salti,dimenticando che essa,invece,procede,sia pure attraverso accelerazioni e decelerazioni con una continuità che nessuno può ignorare o cancellare.Ma dire "continuità"significa cercare nei fatti di ieri le radici di quelli di oggi,cioè avere una coscienza storica,che può aiutarci a comprendere non solo l'oggi ma anche a progettare ragionevolmente il domani.Dunque,proprio oggi il mondo ha una drammatica necessità di storia,di memoria,e non solo della storia più vicina a noi,ma anche di quella antica e antichissima,non per ricercare in essa radici ormai calcificate o per trovare una consolatoria evasione dalla realtà,spesso tragica,che ci circonda (il che significherebbe compiere una operazione di pura erudizione),ma per trovare in essa,da una parte dei paradigmi ideologici illuminanti e,dall'altra,una accresciuta capacità di interpretazione di quegli aspetti importanti che la storia contemporanea ci offre.Quali paradigmi ideologici la memoria storica può offrire?Gli esempi che si potrebbero citare sono innumerevoli.Ad esempio,l'idea di libertà e di democrazia -una delle conquiste più importanti della società moderna- affonda le sue radici nella storia e nella cultura greca. Senza queste idee alla base di tutto il mondo occidentale,la storia moderna e anche contemporanea sarebbe diversa.Quando nella Roma del I secolo a.C. entra in crisi l'equilibrio fondato sul controllo reciproco dei vari istituti politici e delle classi sociali,cominciano ad emergere personalità forti che promettono di porre fine all'anarchia in cui lo stato è precipitato.La dinamica di questi fatti non costituisce forse la chiave di interpretazione di molti eventi della storia del nostro secolo?La crisi della repubblica di Weimar,che approda alla presa di potere da parte di Hitler nel1933,non ha forse analogie con la fine della repubblica di Roma?Gli esempi potrebbero continuare,ma ciò che importa rivelare è come la conoscenza della storia,la memoria del passato possa offrire strumenti per comprendere meglio il presente e,cosa ancora più utile,per tentare di intervenire su questi stessi eventi in modo razionale. La storia,remota o recente,può darci la capacità di cogliere segni,analogie,somiglianze con eventi già accaduti.Lavorare sulla memoria significa estenderne i confini e costruire sulla storia le basi del futuro.La maggior parte dei giovani oramai vive nel presente perpetuo,nel quale "manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono" Come direbbe Nietzsche,i giovani di oggi sono come un gregge che non sa che cosa sia ieri e nemmeno che cosa sia oggi.Il lavoro degli storici,dunque,in questo contesto,è molto difficile:non devono essere solo cronisti e compilatori di memorie,ma devono riuscire a far capire che,cercare nel passato la spiegazione e le radici,le cause remote o vicine dell'evoluzione degli eventi di oggi,è l'unico strumento che abbiamo,forse fragile,o forse non sempre del tutto efficace,per tentare almeno di orientarci e di comprendere quello che ci circonda.



LA MAFIA

La mafia è stata descritta come cospirazione, crimine organizzato, industria della violenza, modello comportamentale, anti-Stato e altro ancora. Qualche studioso, ancora di recente, ha ipotizzato che la mafia non esiste, in quanto si tratterebbe di una "idea" artificialmente.

"La mafia oggettivamente si può definire il senso misterioso della paura che l'uomo famoso per delitti o per forza brutale fa sentire sui deboli, ai pusillanimi, ai quietisti. Soggettivamente è la celebrità che fa acquistare l'imprudente coraggio a colui che, con azioni delittuose e colla prontezza del braccio, della mente e delle relazioni personali è arrivato ad imporsi su coloro che lo conoscono di nome e di persona, in modo che può commettere sfacciatamente il delitto, colla certezza della impunità, perché tutti avendo paura di lui, nessuno ardisce di reagire alle sue sfacciate pretese di accusarlo".La caratteristica peculiare del mafioso sarebbe pertanto il suo comportamento violento. Tale idea era condivisa da molti altri osservatori. Bonfadini, presidente di una delle prime Commissioni Parlamentari che studiò il problema del Sud Italia, nel 1875 definì la mafia come "lo sviluppo e il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male"3.perato del governo o dell'opposizione .Ma è lo sviluppo e il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male; è di solidarietà istintiva, brutale, interessata, che unisce a danno dello Stato, delle leggi e degli organismi regolari, tutti quegli individui e quegli strati sociali che preferiscono trarre l'esistenza e gli agi, anziché al lavoro, dalla violenza, dall'inganno e dall'intimidazione.La violenza mafiosa non è sempre stata associata al crimine e all'assassinio, ma ha anche trovato una valenza positiva nel concetto di omertà. Omertà indica un dovere morale, profondamente radicato nella cultura siciliana, di non parlare con l'autorità e risolvere i propri problemi senza ricorrere alla legge. L'omertà nel suo significato originario non è affatto una perversione del senso morale, come potrebbe sembrare a chi la giudicasse dal di fuori... l'omertà è una conseguenza necessaria del principio della vendetta privata, il quale è alla sua volta una conseguenza della poca fiducia che la giustizia pubblica ha saputo conquistarsi nei secoli passati presso il popolo siciliano.Mafia è un atteggiamento per il quale una persona non solo rintuzzerà le offese a qualunque costo senza ricorrere alla Giustizia; ma cercherà di imporsi nel qualsiasi ambiente ove si trovi, cercherà di trarne il massimo vantaggio personale, anche a danno altrui, ricorrendo alle minacce, ed offrendo i propri interessati servizi, né rifuggendo, ove è necessario, dal delitto dalle conseguenze penali del quale sa con infinita arte tenersi immune, fidando sullo stesso principio di omertà, che un po' per abitudine un po' per paura di passar per spie, o di venir colpiti dalla vendetta dei denunciati, per poca fiducia insomma nella Giustizia può dirsi comune in Sicilia anche alle persone oneste.









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