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Negli ultimi anni si
è registrato un notevole sviluppo dimensionale delle banche, che ha giovato
alla competitività e all'efficienza del sistema finanziario, rafforzando l'economia.
Questo significa avere banche di dimensioni più grandi, che
hanno la possibilità di:
meglio gestire il rischio (anche attraverso particolari tecniche di mitigazione e controllo, come strumenti derivati e operazioni di cartolarizzazione);
affiancare in misura crescente alle attività bancarie tradizionali, una molteplicità di prodotti utili alle famiglie;
accompagnare in maniera più adeguata le imprese nei processi di internazionalizzazione della produzione.
Un altro importante evento che si è verificato sovente negli ultimi anni, è il fenomeno della globalizzazione dei mercati finanziari che ha interessato sempre di più le banche italiane, sempre più spesso preda di intermediari stranieri, molto interessate alla loro acquisizione.
Questo ha fatto sì che il grado di internazionalizzazione del sistema bancario si è fortemente innalzato, allineandosi a quello tipico dei maggiori paesi dell' area euro:
il peso delle banche di
proprietà estera sul totale delle attività bancarie con sede in Italia è salito
dal 8% al 14%.
Mentre, dall'altro
lato, si registra anche un considerevole incremento
della presenza di banche italiane fuori dai confini nazionali, essendo le
attività estere passate dall' 11% al 41%.
L'internazionalizzazione delle banche italiane, tuttavia, è necessario
dire che è limitata solo a pochi istituti bancari che si sono mossi oltre
confine in maniera significativa. Questi istituti sono:
UniCredit
Banca Intesa
SanPaolo IMI
In quali aree geografiche e con che modalità, sono andati a operare questi tre grandi istituti?
Modalità:
I tre gruppi
risultano ben posizionati sia nel settore del risparmio gestito, sia in quello
dell' intermediazione creditizia.
Intermediazione creditizia: in
questo ambito i gruppi più presenti all' estero per 757d39h numerosità di società
operanti sono Banca Intesa e Unicredit.
INTERNAZIONALIZZAZIONE DI TIPO INDIRETTO
Nel complesso dunque,
risulta che le 3 banche operano in maniera prevalentemente retail e su comparti
tradizionali del business bancario. Il motivo di ciò è da ricollegarsi alla
maggior parte delle volte, alla partecipazione in banche estere, spesso, a loro
volta, detentrici di altri intermediari creditizi, piuttosto che attraverso la
presenza diretta di filiali controllate dalla casa madre.
Ubicazione:
Si nota in primo
luogo come la numerosità degli uffici di rappresentanza (non operativi da un
punto di vista bancario in senso stretto), sia prevalente rispetto a quella
delle filiali. Queste ultime appaiono peraltro ubicate nei centri finanziari
principali, tra cui spiccano oltre ai tradizionali (New Jork,Londra, Tokyo),
anche quelli cinesi.
Si rileva inoltre
che in questi ultimi anni, le banche italiane hanno mostrato la volontà di
muoversi quasi esclusivamente nei territori est dell'Europa, ossia in quei
paesi che negli ultimi anni hanno registrato notevoli tassi di crescita
economica e che si stanno avvicinando anche politicamente, all'Europa.
L'espansione è avvenuta attraverso acquisizioni di banche o gruppi bancari già operanti, meglio se ben posizionali a livello di market share.
Successivamente, le tre banche hanno mirato a travasare all'estero il loro modus operandi, modificando le organizzazioni preesistenti sul modello della casa madre, introducendo pratiche gestionali ecc, in cui la loro capacità e il loro know how risultava superiore a quello posseduto dalle banche acquisite , portando in definitiva il livello di efficienza a uno standard simile a quello degli intermediari operanti nell' area euro.
È necessario dire però che prima di spostarsi verso l'est, le banche italiane hanno proceduto ad una drastica uscita dai paesi del Sud America, dove le stesse avevano tentato negli anni addietro esperimenti di internazionalizzazione, risultati poi poco efficienti.
EVOLUZIONE NORMATIVA
(varata in occasione
degli scandali finanziari avvenuti nel 2006)
Ha introdotto una considerevole quantità di mutamenti non ancora esplicitatisi in modo definitivo, ma che si spera possano finalmente garantire una tutela rapida ed efficace degli azionisti di minoranza nei confronti di comportamenti opportunistici o non trasparenti.
Tra i vari articoli, si rilevano:
a) la ridefinizione delle logiche decisionali,
b) il ripensamento della struttura interna e dei compiti delle filiali,
c) la riconsiderazione dell'Uff. italiano cambi ecc..
Tutte norme che dovrebbero mirare a rendere più trasparente, efficiente e collegiale l'azione di vigilanza della Banca d'italia, a vantaggio sia del sistema bancario sia dei risparmiatori
a) la direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari permetterà alle banche, grazie all' abolizione dell'obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati, di costruire in house sistemi di contrattazione in concorrenza e competizione con i mercati regolamentati e i sistemi di scambi organizzati già presenti sul nostro territorio. La norma prevede anche di ridefinire la lista dei servizi di investimento.
b) le nuove regole in materia OPA
Il nuovo
accordo rivisita in modo sostanziale la disciplina sui requisiti patrimoniali
delle banche.
Le banche dei paesi
aderenti, dovranno accantonare quote di capitale proporzioni al rischio
derivante dai vari rapporti di credito assunti, nonché al rischio di mercato e
al rischio operativo a cui sono esposte.
MAGGIOR RISCHIO PIÙ COSPICUI ACCANTONAMENTI
Ciò comporta la necessità, per le banche, di classificare i propri clienti in base alla loro rischiosità, attraverso procedure di RATING.
Si possono individuare delle problematiche o preoccupazioni che comporta il nuovo accordo, come:
inasprimento delle condizioni applicate sui prestiti
Il Comitato di
Basile però, ha cercato di calibrare i parametri del nuovo accordo in modo da
ridurre i requisiti nei confronti delle banche meritevoli
quindi
saranno favorite
quelle banche con portafogli di credito qualitativamente migliori, impegnate
nell'attività creditizia retail
di conseguenza
i clienti migliori saranno premiati in termini di accesso al credito e di condizioni applicate.
Le
banche di limitate dimensioni non
dispongono normalmente di ingenti risorse finanziarie e di un congruo
numero di specialisti da impegnare nei gruppi di lavoro che devono
occuparsi di generare soluzioni di internal
rating. L'
approccio standard sempre più agevolmente adottabile Le
banche di medie e grandi dimensioni
sono in grado di allocare risorse economiche e umane in misura adeguata a predisporre
sistemi di rating interno. L'
ampia discrezione lasciata dal Comitato di Basilea, in merito alla scelta
dei sistemi di assegnazione del rating, porta gli stessi ad essere
significativamente eterogenei gli uni dagli altri.
La
preoccupazione è che le dimensioni sembrano poter condizionare il processo di scelta.
Nonostante
il cambiamento però, le banche continueranno ad effettuare un'attenta
analisi divisa in due parti:
Ciò condurrebbe a
una riduzione della capacità della banca di valutare le specifiche condizioni
della singola impresa cliente in funzione del suo mix di attività e a una
limitazione del ruolo e delle competenze degli operatori delle banche.
provoca effetti
negativi:
selezioni rischi potenzialità commerciali
L'obiettivo delle norme del Nuovo accordo erano invece di influenzare la strategia organizzativa e commerciale della banca, attraverso l'assegnazione dei rating.
In particolare si dovrebbe in tal modo, perseguire una migliore relazione con la clientela, grazie alla presenza nelle divisioni corporate di client manager qualificati, e sviluppare un approccio
Questo perchè
l' introduzione delle norme di Basilea 2 denota effetti potenziali anche sull'attribuzione dei poteri di delibera dei fidi ai diversi livelli gerarchici del personale bancario.
Tale autonomia è tradizionalmente basata sul volume dell'esposizione del cliente e a un più elevato livello gerarchico corrisponde una maggiore autonomia deliberativa in merito all'ammontare dei fidi concedibili.
L'impatto del Nuovo Accordo sul rapporto banca- impresa dipenderà, in prima istanza, anche dall'approccio di misurazione del rischio scelto e utilizzato dalle banche a cui l'impresa si rivolge.
Questa eterogeneità valutativa, peraltro, potrà essere considerata come una opportunità per l'impresa. (Questa infatti potrà prendere in considerazione le possibilità di arbitraggio fra banche che adottano approcci differenti.)
Questa rappresenta un' altra area che potrà nel prossimo futuro creare sfide competitive per le banche italiane , in quanto questa è vista sotto il duplice aspetto di
fonte di finanziamento per le imprese canale di investimento per i risparmiatori
Le famiglie italiane dispongono nel
complesso di una ricchezza finanziaria elevata in rapporto al prodotto
interno lordo, anche se la diversificazione di portafoglio delle famiglie è
ancora limitata poiché troppo spesso traditi da investimenti poco oculati,
causati dal disinteresse degli intermediari finanziari, spesso determinati
a raggiungere il proprio profitto, a discapito anche degli stessi clienti.
Si deve osservare che, proprio in questi mesi, è in atto un forte processo di concentrazione delle principali borse mondiali, infatti, si continua ad assistere a continue fusioni tra società che gestiscono mercati in Europa e nel mondo.
Lo
sviluppo dei mercati di capitali, necessario per la crescita delle imprese,
dovrebbe basarsi anche su un maggior peso degli investitori istituzionali, in
quanto la loro presenza contribuisce a una migliore gestione delle imprese, a
una più attenta tutela delle minoranze e a una corretta gestione dei conflitti
di interesse.
Per questo si punta sulla diffusione di prodotti come i fondi pensione e/o i fondi comuni di investimento, che potrebbero costituire, così come per i sistemi finanziari più avanzati, principali investitori in azioni quotate.
Tuttavia la competitività dei fondi italiani risente di svantaggi fiscali che hanno favorito la crescente diffusione di organismi di investimento collettivo estero.
I provvedimenti volti a diffondere questi prodotti, partono da più fronti:
La
Banca d'Italia è al riguardo intenzionata a semplificare la normativa di
vigilanza in tema di fondi, abbreviando i tempi di accesso al mercato e
ampliando l'ipotesi di approvazione rapida o automatica dei regolamenti dei
fondi. Lo
sviluppo dei fondi comuni, si può avvantaggiare anche dall'evoluzione della
struttura del settore stesso, infatti la maggior parte delle società di
gestione del risparmio, in mano alle banche, produce e contemporaneamente
distribuisce fondi, attraverso la rete di vendita della banca capogruppo.
Tale modello che ha consentito la crescita del settore, potrebbe oggi
ridurne l'efficienza e la crescita quantitativa e qualitativa. Proprio
per questo da molte parti si vorrebbe un attenuamento del forte legame tra
banche e fondi comuni, che in passato hanno creato non pochi conflitti di
interesse. D'altra
parte alcuni grandi gruppi bancari italiani sembrano intenzionati a
staccare dal proprio business l'attività di produzione di fondi, per
rimanere semplici distributori di prodotti di più case di investimento,
seguendo cioè l'approccio definito multibrand
nella vendita di prodotti di risparmio gestito.
Balduzzi Sara V° P/A
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