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LIBANO - Popolazione, Trasporti, Economia, Agricoltura

geografia economica



LIBANO

Libano (arabo Al-Jumhuriya al-Lubnaniya), repubblica del Medio Oriente che confina a nord e a est con la Siria, a sud con Israele; a ovest è bagnato dal mar Mediterraneo. Ha una superficie di 10.400 km2 e la capitale è Beirut.

Territorio

Il Libano si estende da nord a sud per circa 217 km, con un'ampiezza variabile dai 40 agli 80 km. Una stretta pianura costiera si affaccia sul Mediterraneo, mentre nell'entroterra si innalzano due elevate catene montuose, separate dalla fertile valle della Bekaa: la catena del Libano che, tagliata da numerose e profonde gole, si erge bruscamente dal bassopiano litoraneo e ospita, nella sua parte settentrionale, il Qornet es-Saouda (3083 m), la vetta più elevata del paese; e l'Antilibano, situato a est, lungo il confine siriano.

Il fiume principale, e l'unico navigabile, è il Litâni (Leonte), che discende lungo la valle della Békaa; la maggior parte degli altri corsi d'acqua ha regime stagionale. Buona parte del territorio libanese è costituito dalle cosiddette "terre rosse", mentre lungo la costa, nella valle della Békaa e nel Nord-Est si estendono terreni alluvionali molto fertili.

Dal clima subtropicale di tipo mediterraneo proprio delle regioni litoranee e della valle della Békaa si passa, sui rilievi più elevati, a un clima continentale, più freddo. L'estate è generalmente calda e secca, l'inverno mite e umido. La temperatura media nella pianura costiera è di 26,7 °C in estate e di 10 °C in inverno, mentre le regioni montane sono relativamente più fresche. Le precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo invernale, presen 828j92i tano una media annua di 900 mm lungo la costa, 600 mm nella valle della Békaa e superano i 1200 mm sui rilievi.



Gran parte del paese ha subito abbondanti diboscamenti. In alta montagna si trovano boschi di querce, pini, cipressi e i noti cedri del Libano; lungo la costa prevale la vegetazione della macchia.

Popolazione

In base alla stima del 1993, la popolazione del Libano è di 3.552.369 abitanti, dei quali l'87% vive in aree urbane (1995). La densità media è di 341 unità per km2.

I libanesi discendono da diversi gruppi etnici, soprattutto semiti; la linea delle loro origini risale agli antichi fenici, ebrei, filistei, assiri e arabi. Il flusso migratorio più recente annovera una minoranza armena e una cospicua presenza di palestinesi, molti dei quali vivono confinati nei campi profughi. È in ogni caso difficile stabilire dati sicuri sulla composizione della popolazione, in quanto l'ultimo censimento risale al 1970 e la recente guerra civile ha modificato la situazione demografica.

L'arabo è la lingua ufficiale; nelle transazioni amministrative e commerciali vengono comunemente utilizzati il francese e l'inglese, mentre la lingua armena viene parlata dalla minoranza omonima. Le religioni prevalenti sono l'Islam (praticata soprattutto nelle forme sciita e sunnita, ma anche drusa, ismailita e alauita) e il cristianesimo, professato da maroniti, greci ortodossi e cattolici, armeni cattolici e ortodossi, cattolici di rito latino e altre confessioni.

La capitale, nonché principale porto, è Beirut (1.500.000 abitanti nel 1990). Tripoli e Sidone sono entrambe importanti porti e stazioni cui fanno capo gli oleodotti libanesi.

Istruzione e cultura

L'istruzione primaria è gratuita, ma non obbligatoria; il tasso di analfabetismo si attesta attorno al 20% (1990), uno dei più bassi dell'intero mondo arabo. Nella capitale hanno sede pressoché tutte le istituzioni culturali, tra cui alcuni atenei (come l'Università del Libano e l'Università araba di Beirut), il Museo nazionale e la Biblioteca nazionale.

Mescolando la tradizione araba (e degli altri gruppi etnici minoritari) con le più recenti influenze occidentali, soprattutto francesi e statunitensi, il Libano ha potuto raggiungere un elevato livello culturale. Tuttavia, nel corso degli ultimi decenni, a causa della guerra è venuto meno lo spirito cosmopolita che in passato ha contraddistinto il paese, e i diversi gruppi etnici e religiosi sono spesso entrati in conflitto. Uno degli esponenti di spicco della cultura libanese fu il poeta e pittore Kahlil Gibran (1883-1931).

Economia

Prima della guerra civile (1975-1990) l'economia libanese era assai fiorente, soprattutto grazie a uno sviluppatissimo sistema bancario e alla vivacità del settore commerciale. Beirut era considerata la capitale finanziaria del Medio Oriente; tuttavia la guerra civile, l'invasione israeliana del 1982 e i persistenti scontri tra fazioni hanno provocato effetti devastanti sull'economia del paese: l'aumento della disoccupazione e dell'inflazione, un sensibile decremento degli investimenti stranieri e del turismo, la distruzione di numerose fabbriche e la stagnazione degli scambi commerciali. Nel 1993 il prodotto nazionale lordo pro capite era pari a 1600 dollari USA.

Agricoltura

L'agricoltura occupa solo il 7% della popolazione attiva (1994) e circa il 29% del territorio è costituito da arativo. Nella pianura costiera, intensamente coltivata, crescono soprattutto tabacco e frutta (agrumi, banane, vite, fichi e meloni); nella valle della Békaa, dove i terreni sono parzialmente irrigati, le colture principali sono cereali e ortaggi; nelle zone elevate, dal clima più fresco, sono presenti alberi da frutta (meli, ciliegi, peri, peschi), patate, frumento, orzo, mais, sorgo, avena e ulivi. Il pascolo di caprini, ovini e bovini sui versanti montani ha contribuito all'erosione del terreno e alla distruzione pressoché totale delle foreste.

Industria ed energia

La raffinazione del petrolio, l'unico comparto dell'industria pesante del Libano, è stata gravemente danneggiata durante i conflitti degli anni Settanta e Ottanta. L'industria leggera è invece tuttora attiva e produce seta, tessuti di cotone, calzature, fiammiferi, carta e sapone. L'industria estrattiva, per via delle scarsissime risorse minerarie del sottosuolo, è relativamente trascurabile. Sono tuttavia presenti saline e vengono estratti minerali di ferro (benché di difficile estrazione), carbone, rame e fosfati.

Flussi monetari e commercio

L'unità monetaria è la lira libanese, suddivisa in 100 piastre ed emessa dalla Banca del Libano. Il paese è stato per lungo tempo il centro bancario e finanziario della regione, ruolo venuto meno in seguito all'esplosione delle ostilità.

Il commercio ha sempre avuto un'importanza capitale per l'economia libanese; fino alla metà degli anni Settanta molte aziende straniere, attratte dalla politica di favore nei confronti degli investimenti esteri, possedevano filiali a Beirut e il clima, il paesaggio naturale e i resti di antiche civiltà attraevano numerosi turisti. A causa della guerra civile, tuttavia, sia il commercio sia l'industria turistica hanno sofferto una grave situazione di stallo: nel 1994 l'importazione ammontava a 6101 milioni di dollari, mentre l'esportazione soltanto a 737. I maggiori partner commerciali del Libano sono le altre nazioni del Medio Oriente, la Francia, la Germania, gli Stati Uniti e l'Italia.

Trasporti

Il Libano possiede una rete stradale di circa 7400 km, quasi tutti asfaltati (1987), una rete ferroviaria di 222 km e una flotta mercantile di 139 navi (1994). L'aeroporto internazionale ha sede presso la capitale. In generale, tutte le vie di comunicazione (ferroviaria, aerea, marittima) sono state gravemente danneggiate dalla guerra civile.



Ordinamento dello stato

Il Libano possiede un ordinamento repubblicano; la Costituzione del paese, promulgata nel 1926 e spesso emendata, venne rivista in modo sostanziale nel 1990.

Il presidente della Repubblica (sempre un cristiano maronita), che viene eletto dal corpo parlamentare con un mandato di sei anni non rinnovabile, ha il compito di designare il primo ministro (un musulmano sunnita), previo consulto con l'Assemblea nazionale, e gli altri membri del Consiglio, detentori, con il capo dello stato, del potere esecutivo.

Il potere legislativo è facoltà dell'Assemblea nazionale. In conformità con la revisione costituzionale del 1990, questa è composta di una sola Camera di 128 membri eletti a suffragio universale, il cui presidente è sempre un musulmano sciita. I seggi vengono equamente divisi tra cristiani e musulmani. Tale sistema, rafforzato dalla tradizionale tendenza a privilegiare i capipartito piuttosto che le piattaforme programmatiche, ha condotto allo sviluppo di un sistema partitico assai diverso da quello occidentale. Nell'estate del 1992 si sono tenute le prime elezioni politiche dal 1972.

Il Libano non possiede un'unica Corte suprema, ma, conformemente alla Costituzione, un Consiglio di stato esamina i casi amministrativi, mentre uno speciale tribunale, formato da cinque membri, giudica i casi concernenti la sicurezza dello stato. Sono presenti inoltre Corti di prima istanza (con un solo giudice), Corti d'appello (con tre giudici) e Corti di cassazione. I tribunali religiosi possiedono la giurisdizione circa questioni di diritto privato come matrimoni, decessi ed eredità.

Governo locale

Il Libano dovrebbe essere suddiviso in sei province (muhafazats), ognuna delle quali viene amministrata da un governatore in rappresentanza del governo centrale. Di fatto alcune zone del sud del paese sono controllate dall'esercito del Libano del sud e dagli hezbollah, sostenuti rispettivamente da Israele e dall'Iran. Le forze armate siriane sono invece presenti in buona parte della valle della Békaa. In numerosi villaggi gli anziani e i clan esercitano tuttora una considerevole influenza.

Storia

I monti che hanno dato il nome al paese ne hanno anche forgiato la storia: l'inaccessibilità delle zone montane nel corso dei secoli non soltanto ha dato rifugio ai gruppi religiosi dissidenti, ma ha anche ostacolato l'unità tra le diverse popolazioni della regione.

La Fenicia

Resti archeologici testimoniano che la costa dell'odierno Libano era abitata durante il paleolitico e che, intorno alla fine del V millennio a.C., vi si praticava la metallurgia e la lavorazione della ceramica. Verso la metà del III millennio a.C. la costa venne colonizzata dai fenici, una popolazione semitica di navigatori legata ai cananei. Le loro città-stato intrattenevano relazioni commerciali con l'Egitto e divennero fiorenti centri mercantili sotto l'influenza culturale del regno di Babilonia. Il territorio della Fenicia venne invaso dagli amorrei verso la fine del III millennio a.C., dagli egiziani nel XIX secolo a.C. e, poco più tardi, dagli hyksos. Riconquistata dall'Egitto del Nuovo Regno, rimase una provincia subalterna fino a circa la metà del II millennio a.C., quando le incursioni degli ittiti indebolirono il potere egiziano. Nel XII secolo a.C. era di nuovo indipendente.

Tiro divenne la città-stato più fiorente della Fenicia nuovamente indipendente e si pose all'avanguardia nel commercio e nelle esplorazioni marittime delle coste mediterranee; il matrimonio del re di Israele Acab con Iezabel, principessa di Tiro, testimonia della solidità dei legami politici sussistenti tra i due stati. Le esplorazioni fenicie - che arrivarono addirittura alla circumnavigazione dell'Africa - ebbero come effetto la fondazione di colonie in tutto il Mediterraneo, da Utica e Cartagine, in Nord Africa, fino alla Sardegna e al sud della penisola iberica, e la diffusione dell'alfabeto, che venne successivamente adottato dai greci. Nell'876 a.C. Assurnasirpal II, re dell'Assiria, costrinse la Fenicia a pagare tributi, siglando così la perdita dell'indipendenza dei fenici che, dopo ripetute ribellioni e la distruzione della potenza assira da parte dei medi nel 612 a.C., riuscirono a resistere ai tentativi egiziani di riconquistare l'area. In seguito i babilonesi di Nabucodonosor II soggiogarono tutta l'area a eccezione di Tiro e quando, nel 539 a.C., Ciro il Grande di Persia conquistò Babilonia, la Fenicia venne annessa all'impero persiano, divenendone una delle province più ricche e importanti.

In seguito alla conquista di Alessandro Magno (332 a.C.), i saccheggi e l'ascesa di Alessandria, nuova potenza marittima, compromisero il commercio dei fenici, le cui città, poco tempo dopo, vennero assoggettate dalla dinastia dei Tolomei d'Egitto e, nel II secolo a.C., dai Seleucidi; nello stesso periodo si fece sempre più preponderante l'influenza ellenistica, sostituita, dopo il crollo dell'impero seleucide, da quella di Roma, potenza in espansione.

Il dominio romano-bizantino

Nel 64 a.C. Pompeo conquistò definitivamente la Fenicia, privandola del suo nome e dell'indipendenza, e l'annetté a Roma come parte della provincia siriana. Berito (l'odierna Beirut) divenne un importante centro già al tempo di Erode il Grande e Baàlbek venne trasformata in un sontuoso luogo di culto. La lingua aramaica, allora dominante nell'area, gradualmente sostituì quella fenicia. A partire dal IV secolo d.C. la cristianizzazione dell'impero romano e il conseguente manifestarsi di una rigida ortodossia nell'impero bizantino provocarono tensioni religiose in tutta la regione. Nel 608 il re persiano Cosroe II invase il Libano e la Siria, riconquistate intorno al 620 dall'imperatore Eraclio, che abbracciò l'eresia del monotelismo, introdotta nella regione dai maroniti all'inizio del secolo.



L'inizio del dominio musulmano

Nei primi decenni del VII secolo gli arabi, convertitisi da poco all'Islam, conquistarono gran parte della Siria e il Libano venne integrato nel distretto militare arabo di Damasco. I conquistatori permisero alle popolazioni indigene cristiane ed ebraiche di conservare i loro culti religiosi, imponendo comunque tassazioni e leggi discriminatorie.

Il declino del califfato degli Omayyadi e degli Abbasidi e il sorgere di dinastie locali furono alla base della turbolenta fase storica successiva. Agli inizi dell'XI secolo i drusi, appartenenti a una fazione sciita estremista, si insediarono nella zona meridionale, alternando alleanze e scontri con i maroniti, fino a quel momento i più potenti nella regione. Nel 1099 le crociate introdussero la dominazione cristiana, che si protrasse fino al XIII secolo; il Libano venne ripartito tra la contea di Tripoli e il regno latino di Gerusalemme. I crociati garantirono ai maroniti la libera espressione religiosa e culturale, permettendo loro di instaurare un legame con i correligionari d'Occidente. Il territorio passò quindi sotto il controllo degli Ayyubiti d'Egitto, ai quali seguirono i Mamelucchi.

L'impero Ottomano

Nel 1516 i turchi ottomani sottrassero ai mamelucchi l'intera costa orientale del Mediterraneo. Sotto il giogo ottomano il Libano fu dominato dalle due dinastie locali dei Maan (1516-1697) e degli Shihab (1697-1842). Il più ambizioso dei sovrani della prima dinastia fu Fakhr ed-Din II il quale, benché di origine drusa, governò in modo tollerante, attirando i contadini maroniti nelle terre meridionali del suo regno. Quando la dinastia Maan si estinse, i notabili locali conferirono la carica di emiri (principi) agli Shihab, ma dopo il 1711, in seguito alla sconfitta e all'espulsione di una fazione drusa, assunsero il potere i maroniti.

Sulla scia di tale svolta, gli Shihab si convertirono al cristianesimo; l'emiro Bashir Shihab (1788-1840) assoggettò i drusi, rese la regione una potenza del Levante e venne riconosciuto come signore del Libano, a cui cercò di conferire un primo assetto unitario. Al dominio degli Shihab pose fine, nel 1842, la coalizione tra drusi e maroniti, appoggiati dagli ottomani e dalle potenze europee.

Il tardo periodo ottomano

Malgrado i tentativi del potere centrale ottomano di assumere il controllo diretto della regione, nel 1858 nuove tensioni tra drusi e maroniti, musulmani e cristiani, proprietari terrieri e contadini degenerarono in una sanguinosa guerra civile che terminò nel 1860 con un apparente trionfo dei drusi. Con l'intento di difendere i cristiani sconfitti, la Francia occupò l'area e nel 1861, in seguito ad accordi internazionali, gli ottomani concessero alla regione del "monte Libano" (ubicata presso Beirut e popolata soprattutto da cristiani) una nuova amministrazione a carattere autonomo, che rimase in vigore fino alla prima guerra mondiale.

Il dominio francese

La storia del Libano moderno, nei suoi attuali confini, inizia solamente nel 1920 quando i francesi - che dopo la guerra detenevano il controllo del paese attraverso un mandato della Società delle Nazioni - riunirono gli abitanti della pianura costiera, in maggioranza musulmani, e quelli delle montagne interne (monte Libano), in maggioranza cristiani, nel cosiddetto Grande Libano, una nuova entità statale posta sotto il loro controllo, alla quale i maroniti concessero l'avallo. Nel 1926 venne introdotta una Costituzione parlamentare e proclamata la Repubblica del Libano, ma l'indipendenza, dichiarata nel 1941, non fu raggiunta che nel 1946, quando le ultime truppe francesi lasciarono il paese.

L'indipendenza

L'assetto creato dai francesi, pur favorendo lo sviluppo economico del paese, creò i presupposti per conflitti interni di matrice politico-religiosa. Nel 1943 i maroniti, il gruppo dominante, presentarono un progetto (il cosiddetto "accordo nazionale") di spartizione del potere con i musulmani sunniti e altri gruppi minori; il potere reale restò, tuttavia, appannaggio delle facoltose élite emergenti e dei signori della guerra semifeudali, che si servivano di eserciti privati, e i ruoli-chiave dello stato rimasero nelle mani dei cristiani.

Sotto la presidenza di Camille Chamoun (1952-1958) e di Fuad Chehab (1958-1964), il paese visse un periodo di notevole crescita economica, caratterizzato da politiche governative tendenti a incoraggiare gli affari e gli investimenti stranieri. In ogni caso, la massa della popolazione - all'interno della quale gli sciiti assumevano sempre maggior peso - poté usufruire solo in minima parte di questa prosperità e lo scontento avrebbe portato a manifestazioni di protesta, scontri e, infine, alla guerra civile del 1975.

La guerra civile del 1958

Il Libano tentò di perseguire una linea politica di equilibrio con i paesi vicini e con le grandi potenze; i maroniti prediligevano un legame più stretto con l'Occidente e una maggiore distanza dal mondo arabo; d'altro canto numerosi musulmani si fecero sostenitori dell'unità araba. Nel 1958 il paese fu teatro di una breve guerra civile, che oppose la destra cristiana filoccidentale ai gruppi arabi filonasseriani (favorevoli alla Repubblica araba unita, o RAU, di cui era entrata a far parte la Siria); l'ordine fu ripristinato soltanto in seguito all'intervento di truppe americane. Tre anni dopo i filonasseriani attuarono un tentativo di colpo di stato, che venne rapidamente soffocato dall'esercito governativo. Nel 1964 il neopresidente Charles Hélou diede inizio a una dura campagna di repressione dei gruppi arabi estremisti, cercando peraltro di non entrare in conflitto con gli altri paesi arabi.

Il paese rimase praticamente neutrale durante le prime guerre arabo-israeliane, ma dopo il 1967 sorse il problema dei rifugiati palestinesi i quali, arrivati sempre più numerosi dai territori occupati da Israele (nel 1973 erano circa il 10% della popolazione), acquisirono una certa influenza nonostante fossero relegati nei numerosi campi profughi. Causa di disordini e tensioni furono soprattutto i raid antisraeliani che partivano dal Libano del sud, base della resistenza armata palestinese, ai quali Israele rispondeva con violente rappresaglie.



La guerra civile del 1975

Nel 1975 ebbero inizio i combattimenti tra i musulmani libanesi e la fazione della Falange, a maggioranza cristiano-maronita, che trascinarono il paese nella guerra civile. All'inizio del 1976 l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) si schierò dalla parte dei musulmani. In seguito a violenti combattimenti, Beirut fu divisa, da est a ovest, dalla cosiddetta "linea verde", che separava la zona nord, cristiana, da quella sud, musulmana. In giugno la Lega araba impose una tregua istituendo una forza di pace araba sotto la guida della Siria. Gli scontri tuttavia non cessarono, nonostante il piano di pace americano che aveva portato alla proclamazione del cessate il fuoco, nel settembre 1977. Nel marzo dell'anno successivo le forze israeliane invasero il Libano meridionale, ritirandosi solo in seguito all'invio di truppe da parte dell'ONU (giugno 1978).

Il massacro di Sabra e Chatila

Nel giugno del 1982 l'esercito israeliano invase nuovamente il paese, dando inizio alla quinta guerra arabo-israeliana. A metà agosto i guerriglieri dell'OLP furono costretti a lasciare Beirut, assediata dalle truppe israeliane. Beshir Gemayel, leader della Falange cristiana, eletto presidente del paese, venne assassinato nel mese di settembre e sostituito alla presidenza dal fratello Amin Gemayel. Il feroce massacro di più di mille civili palestinesi, perpetrato dalle forze cristiane falangiste con il beneplacito delle truppe israeliane nei campi-profughi di Sabra e Chatila, causò infine la reazione internazionale e l'invio di un contingente di pace che si stanziò nella capitale.

L'intervento siriano

Nel febbraio 1984 i paesi occidentali appartenenti alla forza di pace (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Italia) ritirarono le proprie truppe dal Libano e, nel vuoto di potere che si venne a creare, i conflitti tra le diverse fazioni ripresero. Nel 1985 Israele ritirò le sue truppe dal paese, creando tuttavia una "fascia di sicurezza" a ridosso del confine e lasciandone il controllo agli alleati cristiani dell'esercito del Libano del sud, che dovette fronteggiare la forte presenza nella zona della milizia sciita dell'Hezbollah ("Partito di Dio"), sostenuto dall'Iran. Gli occidentali rimasti a Beirut, divennero - anche a causa dell'attacco americano alla Libia nell'aprile 1986 - l'obiettivo degli estremisti sciiti, mentre le forze israeliane continuavano a compiere raid contro le postazioni dei palestinesi nel sud del paese. L'occupazione da parte della Siria del settore musulmano di Beirut (giugno del 1987) riuscì a porre temporaneamente fine agli scontri tra le diverse fazioni.

La fine della guerra civile

Al termine del mandato presidenziale, nel settembre 1988 Gemayel nominò il generale cristiano Michel Aoun capo del governo, il quale non venne tuttavia riconosciuto da parte dei gruppi musulmani. Nell'ottobre 1989 negoziatori libanesi si riunirono in Arabia Saudita e si accordarono sull'elezione del nuovo presidente, sul ritiro siriano e su una Costituzione che concedesse maggior potere ai musulmani. Nonostante l'opposizione di Aoun, che temeva una divisione permanente del Libano, il 5 novembre il Parlamento ratificò lo statuto ed elesse presidente il cristiano-maronita René Moawad, il quale venne assassinato dopo alcune settimane. L'elezione del nuovo capo di stato Elias Hrawi, appoggiato dalla Siria, provocò violenti scontri con i sostenitori di Aoun, che si arresero nell'ottobre del 1990. In seguito l'esercito libanese, con l'aiuto siriano, ripristinò il controllo su gran parte del paese, ponendo fine alla guerra che, dal 1975 al 1990, aveva provocato più di 150.000 morti e la distruzione di Beirut, suo principale teatro.

La ricostruzione

Le elezioni del 1992 per l'Assemblea nazionale - le prime libere dal 1972 - videro la vittoria dei filosiriani, con la nomina a primo ministro del sunnita Rafiq al-Hariri. Nel marzo 1993 il governo varò un piano per la ricostruzione del paese.

Nel sud intanto continuava lo scontro che opponeva gli hezbollah, contrari al processo di pace israelo-palestinese, e l'esercito filoisraeliano del Libano del Sud. Nel luglio del 1993, in risposta agli attacchi missilistici degli hezbollah, raid aerei israeliani sul territorio libanese costrinsero più di 200.000 persone ad abbandonare il sud del paese. Nei mesi successivi l'azione congiunta dell'esercito libanese e delle forze di pace delle Nazioni Unite dislocate nel sud non furono in grado di disarmare le unità degli hezbollah, che negli anni successivi proseguirono la guerriglia contro le forze israeliane di stanza nella "fascia di sicurezza". Tra il 1994 e il 1996 i continui scontri provocarono la morte di numerosi militari e conseguenti rappresaglie israeliane, che colpirono soprattutto la popolazione civile. L'episodio più grave accadde nell'aprile del 1996 quando l'esercito israeliano bombardò un campo-profughi delle Nazioni Unite a Cana, causando la morte di più di cento civili.

Nell'ottobre del 1995 l'Assemblea nazionale libanese approvò un emendamento alla Costituzione che prolungò il mandato presidenziale di Hrawi di altri tre anni. Le elezioni legislative del settembre 1996 videro il rafforzamento del regime politico incentrato sulle tre personalità protagoniste dell'accordo del 1989: Elias Hrawi, Rafiq al-Hariri e Nabih Berri; tuttavia il paese rimaneva fortemente condizionato dalla dinamica tra le fazioni politiche e i due eserciti stranieri, quello israeliano e quello siriano, ancora presenti nel paese, e soprattutto dal conflitto, ancora lontano da una soluzione, tra i palestinesi e Israele (vedi Palestina).







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