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Quattro miliardi e
600 milioni di anni fa, in un piccolo angolo dell'Universo, all'interno della
Via Lattea, successe qualcosa di assolutamente normale per la vita del cosmo ma
di assolutamente straordinario per le conseguenze che avrebbe avuto per noi. Una supernova,
una stella p 141b17b rossima a morire, subì una gigantesca esplosione innescando una
serie di fenomeni che portano alla nascita del nostro sistema planetario: del
Sole e dei suoi nove pianeti che gli ruotano intorno più una serie di
"accessori" quali i satelliti e gli asteroidi. La formazione del Sistema Solare
(nome ripreso dalla nostra stella: il Sole) non fu, quindi, un fenomeno eccezionale,
tanto che, recentemente, le nuove fotocamere computerizzate hanno permesso di
scoprire altre "culle di pianeti" come fu la nostra. Riguardo alla formazione
del sole non sembrano esserci più molti dubbi: le onde d'urto provocate
dall'esplosione della supernova si propagano all'interno di una nebulosa
interstellare e causano uno squilibrio della sua densità. Una parte della
nebulosa diventa così densa da non riuscire a sostenere la sua gravità. Così la
nebulosa interstellare, costituita da gas e polvere, comincia a contrarsi e
nasce la nebulosa del sistema planetario primordiale. In seguito alla
contrazione, la temperatura della parte centrale si innalza gradualmente,
innescando la prima reazione termonucleare ed aumentando lo splendore.
Dall'esplosione della supernova sono passati 10 milioni di anni, ma si dovrà
aspettare che ne passino altri 700 milioni prima che tutto il processo di
creazione porti al sistema solare come lo vediamo oggi.
A questo punto, dopo che il nucleo centrale del Sole si è quasi del tutto condensato, tocca ai pianeti.
Riguardo questo
procedimento esistono due teorie, una definita classica e una di nuovissima
concezione.
Il primo passo, secondo il modello classico, fu quello dell'accrezione
per collisione: in seguito al raffreddamento della nebulosa del sistema
planetario primordiale, le molecole di materiale metallico si separano dai gas
e precipitano nella parte centrale del disco. Inoltre vengono a formarsi
numerosi pianetini del diametro di 10 km circa. I pianetini, soggetti a
ripetute e reciproche collisioni, si sviluppano come pianeti primordiali. Nel
secondo passaggio, la polvere si depositerebbe dapprima in un disco sottile,
poi dove ce n'è di più, si raggruma formando i nuclei dei futuri pianeti.Il
terzo passaggio, consiste ancora in un'altra serie di collisioni tra i
planetoidi che cominciano a dare fora ai pianeti veri e propri.A parte qualche
altro scontro con qualche asteroide o cometa dall'orbita particolarmente
eccentrica, ormai è tutto pronto e tranquillo per far sì che nel terzo pianeta
in ordine di distanza dal Sole, inizia quel lungo processo che porterà alla
vita.
Per la nuova teoria, invece, al posto dei pianetini, la nube di gas e polveri
inizierebbe a ruotare a velocità differenti nelle varie regioni.
Dalla rotazione diversificata si formerebbero dei mulinelli di polvere cosmica:
i più piccoli all'interno, i più grandi nelle regioni esterne del sistema
solare.
Il terzo passaggio non è ancora chiaro; i mulinelli che si sono formati sono
ovviamente i nuclei dei futuri pianeti, ma come da questi si passi ai pianeti
veri e propri è ancora allo studio.
Plutone
Nettuno
Urano
Saturno
Giove
La fascia degli asteroidi
Marte
La Terra
Venere
Mercurio
Il nostro sistema solare non finisce a Plutone ma è cinto da due fasce di
"corpi freddi": la fascia di Edgeworth-Kuiper
e la nube di Oort
"Era la
notte del 30 agosto 1992 quando, con i miei colleghi, avevamo appena terminato
la ripresa di quattro fotografie di una porzione di cielo, ottenute in momenti
successivi. Osservando le fotografie notammo una flebile stella che cambiava
posizione da un'immagine e
l'altra. Restammo ammutoliti. Il confronto con quelle riprese nelle notti
successive ci portò a determinare che la distanza di quell'oggetto doveva
essere di circa 40 U.A. e che il suo diametro medio si aggirava intorno ai 280
km". Così Jane Luu, astronomo della Harvard University (U.S.A.), ricorda la
scoperta del primo planetoide al di là di Plutone in quella che oggi viene
definita fascia di Edgeworth-Kuiper, dai nomi degli scienziati che per primi la
ipotizzarono, e che è la più vicina delle due grandi zone del cosmo zeppe di
oggetti ghiacciati (l'altra è la nube di Oort) da cui vengono tutte le comete
che osserviamo dalla Terra. Dal 1992 ad oggi sono stati scoperti oltre l'orbita
di Plutone 64 nuovi corpi, ma pur essendo relativamente pochi, bastano
per calcolare che al di là dell'ultimo pianeta ci siano almeno 70 mila oggetti
con un diametro superiore ai 100 km, e oltre un miliardo più grandi di un
chilometro. Molto più lontano esiste un'altra concentrazione di oggetti
cosmici, questa volta a forma di guscio anzichè di ciambella: la nube di Oort.
All'interno di questi due sistemi, miliardi di embrioni di comete sono pronti a
lasciare il loro nido per tuffarsi fra le orbite dei pianeti. Oggi
si è scoperto anche che, oltre alle comete tradizionali, esistono oggetti
provenienti dalla fascia di Edgeworth-Kuiper che sono una via di mezzo tra le
comete (costituite principalmente di ghiaccio) e gli asteroidi (fatti
soprattutto di roccia). Fino ad oggi ne sono stati osservati sei, ma potrebbero
essercene a milioni. Uno di questi, Chirone, appena scoperto venne scambiato
per un asteroide, ma poi, avvicinandosi al Sole, esibì la chioma tipica delle
comete.
L' ORIGINE
Secondo le ipotesi più diffuse, il sistema solare si è formato
nello stesso periodo in cui è nato il Sole, circa 5 miliardi di anni fa, al centro di una nube cosmica
formata da gas idrogeno e polveri.
La nube cosmica, con al centro il sole, si è contratta verso il centro dove
cominciò ad addensarsi e a ruotare su se stessa sempre più velocemente,
riscaldandosi; al suo interno le polveri si sono addensate, formando altri
nuclei sempre più grossi e densi, che daranno origine ai pianeti.
Oltre a ruotare intorno al Sole, questi nuclei ruotano intorno a se stessi.
Contemporaneamente, nel nucleo centrale, iniziano le reazioni di fusione e il
sole pian piano assume le caratteristiche attuali.
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