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L'Emilia Romagna viene considerata nella regione Centroeuropea e lungo la costa boschi e foresta mediterranea (bosco della Mesola, Pineta di San Vitale e di Classe). Quindi facendo una riduzione della scala, da europea a padana, l'Emilia Romagna può essere divisa in 2 fasce: costiera e planiziaria.
Alla fine delle glaciazioni
Dall'alto di vedono appezzamenti molto
regolari con lunghe strade rettilinee (avvallate perché il terreno cede per
subsidenza), ciò è dovuto all'assegnazione in parti uguali, in età romana,
degli appezzamenti ai legionari. La linea di costa era più arretrata. I
disordini di tipo idraulico[1],
che caratterizzarono la passa padana intorno all'anno 1200, fecero aumentare le
zone paludose a sud, poi grazie ad idrovore si è riusciti, dopo svariati
tentativi, a bonificare. Oggi le acque vengono controllate con argini, canali e
chiuse, ma molti paesi si trovano sotto il livello dell'acqua. Queste zone
umide, importantissime per gli animali e per il microclima, andarono via via
distrutte, solo 50 anni fa erano
Molto spesso sono galleggianti: foglie sul pelo dell'acqua e fusto attaccato al fondo (Ninfea, che a Campotto è in declino) oppure completamente isolate dal suolo (Azolla[2]). Verso la riva c'è una cintura di piante elofite acquatiche con fusto e radici in acqua (Canna di palude). Sulla riva ci sono piante con solo la parte basale a contatto con l'acqua (Iris, Canne, Tifo). L'enorme rete di canali ha fatto crescere una grande quantità di queste piante, sono zone con una grande PP. I maceri, dove prima si macerava la canapa, ora abbandonati e trasformati in discariche abusive. Dove la falda freatica è molto alta, si possono formare delle risorgive: l'acqua si infiltra nell'alta Pianura Padana e viaggia sottoterra, poi quando incontra terreni impermeabili risale in superficie dando sorgenti o polle. Apparentemente sono invisibili perché mascherati dalle molteplici varietà di piante (cespugli e alberi) che ci vivono vicino e dentro, ma queste chiazze d'acqua fresca e ossigenata, che viene chissà da dove, sono molto importanti. I fontanili di Parma e Reggio ne sono un esempio.
La vegetazione risente della morfologia della
falda: se è molto profonda si forma un bosco Querco-Carpineto (Farnia,
Carpino bianco, Ciliegio, Acero, Olmo, ecc.), se è mediamente profonda si trovano
specie più idrofile (Ontano nero, Frassino) mischiate alle precedenti, se,
invece, la falda è affiorante (foresta golenale[3])
si forma un bosco di Larice-Frassineto (Frassino, Pioppo
bianco, Salice bianco ,
Prugnolo, Nocciolo, ecc.).
La vegetazione del greto del fiume è molto particolare, abitato soprattutto da specie nitrofile, come quelle americane con greto di sabbia[5] oppure se, il greto è di ciottoli, la specie predominante è il Poligonum. L'azoto arriva dagli scarichi industriali e cittadini.
Il resto della pianura è coltivato a frutteti, grano (frumento) e grano turco (mais, quello con la pannocchia). I papaveri diventano infestanti nei campi di grano. Le siepi diventano molto importanti per l'equilibrio dei campi coltivati.
Si trovano svariate specie di piante. Il bosco della Mesola è una mescolanza di latifoglie decidue (farnie) e non (leccio). Quindi è una foresta colonnare che fa parte della zona protetta del parco del delta del Po. In alcune zone l'elemento mediterraneo prevale e si trovano boschi di pini e lecci. Un esempio è la pineta di San Vitale a di Classe (a sud di Cervia), sono seminaturali, cioè gli alberi sono stati piantati dagli etruschi e dai romani, qui infatti ci dovrebbero essere delle farnie. Queste zone verdi non vengono ne protette ne curate, così soffrono delle inquinamento dei fiumi che sfociano in mare (Po e Reno) e della salsedine (che contiene sostanze tossiche). Le specie prevalenti sono il pino domestico (a ombrello con scudetto rilevato sulle pigne) e il pino marittimo.
Due caratteristici biotopi sono Punta Alberete (vicino alla strada Romea, è una foresta idrofila formata da frassini, caratteristica patina verdastra formata da piccolissime piante: Lemna) e il delta del Po (troviamo piante amanti del sale in tutte le valli che si sono formate).
In una prima zona troviamo tutti i detriti portati dal mare, poi le dune sabbiose in varie serie. La vegetazione è molto particolare, infatti non ha bisogno di suolo (psammofile è il nome delle piante amanti della sabbia), però è scomparsa in quasi tutto il Mediterraneo. La vegetazione ricopre le dune e le consolida. A queste dovrebbe succedere un bosco di leccio e farnie, ma a causa dell'opera di etruschi e romani ora ci sono le pinete. I boschi dovrebbero impedire l'entrata di venti freddi provenienti dal mare. Ancora dietro le dune ci sono gli stagni retrodunali, che evaporando stagionalmente fanno diventare il suolo molto salino, qui si sviluppano piante alofite, come la salicornia[6]. Quindi tutto dipende dalla concentrazione di sale nell'acqua, in base alla quale cambia la vegetazione.
Sopra alla fascia planiziaria, alle prime pendici partono i primi boschi misti di latifoglie: Roverella (prevale nei pendii esposti a sud-est o sud-ovest, quindi boschi eliofili) e Carpino nero (prevale nelle pendici nord). Ci sono anche molti prati falciabili (foraggere), usati per arricchire di N il suolo, e anche incolti, i quali vengono colonizzati dai cespugli inizialmente poi, col passare del tempo, tendono a diventare un nuovo piccolo bosco. La copertura della vegetazione è a macchie a causa della elevata presenza antropica. Si hanno anche i primi segni di erosione con i calanchi, dovuti all'erosione delle argille che si imbeve di acqua e poi smotta, dando strutture a lama di coltello. La loro formazione è dovuta allo sfruttamento eccessivo di terreni agricoli argillosi
Versanti sud: gli alberi non sono mai molto
alti, il bosco ha una struttura abbastanza aperta e un'altezza di 7-
Versanti nord: non di sono boschi colonnari, i fusti sono sottili e intrigati a causa della potatura, si formano dei polloni (che crescono da una ceppaia) da cui poi ricrescono i carpini neri. Quando si fa la potatura, ogni tanto nei polloni viene lasciato un albero (quasi sempre una quercia) perché così è garantita l'ombra e si evita l'erosione del suolo: sono dette matricine. Sono presenti anche i castagneti, si distinguono soprattutto in giugno perché sono in fiore. Sono stati introdotti dall'uomo sia per le castagne sia per il legno. Ora però sono quasi tutti malati e vengono abbandonati, così c'è l'invasione di altre specie.
C'è molta lettiera, in marzo grande fioritura del sottobosco (primule, orchidee e anemoni), prima che gli alberi mettano le foglie. Il frassino vive su entrambi i versanti.
Vi sono anche il pino domestico e altre specie mediterranee, sebbene non sia la loro zona. Si espandono bene nei microclimi esposti a sud, sulle pareti rocciose che si scaldano molto. Il leccio è diffusissimo[7]. È presente anche il pino silvestre, componente della taiga, l'ultimo estremo italiano a sud si trova a Monte Sole.
Su terreni calcarei (gessi bolognesi) si ha il fenomeno del carsismo con forme a conca (doline) e attorno roverelle e lecci. Sono ambienti molto delicati. La flora è a cuscinetto (come in altura) perché sul gesso si ha un maggior riscaldamento se esposto al sole.
Incontriamo le faggete e abeti bianchi. Le conifere sono le più svantaggiate dal taglio perché non ricrescono dal ceppo rimasto, solitamente vengono usate come rimboschimento. Nel Casentino (Romagna-Toscana) c'è una grande foresta di faggi (anche di alto fusto) e abeti bianchi[8]. Presenza particolare nel forlivese di tasso e agrifoglio (specie atlantiche) insieme ai faggi e a Monte Nero (Piacenza-Liguria) c'è il pino mugo (sopra la faggeta, dove ci dovrebbero essere le conifere). In Appennino si ha la presenza delle torbiere, usate dall'uomo per il pascolo.
Sopra il limite degli alberi c'è la brughiera di vetta (a differenza delle Alpi dove ci sono le conifere): nardi e mirtilli. Ci sono anche le malghe. Il limite degli alberi è spesso abbassato dall'uomo per ricavare più pascolo. Si trovano delle specie artico-alpine anche sul Corno alla Scale.
La carta della vegetazione potenziale (cioè quella presente se l'uomo non fosse esistito) considera l'orografia, l'influsso del mare, la geomorfologia, ecc.
Le carte della vegetazione reale sono più
precise e dettagliate, prendono quadrati di
Come si procede per fare una carta della vegetazione?
Si fanno rilievi sulla vegetazione elencando le specie presenti a cui si associa una percentuale di copertura (a occhio). Dopo il lavoro di raccolta dati, si fa un'analisi dei rilievi e poi si attribuiscono le zone a diversi tipi vegetazionali: si dà un binomio di classificazione (esempio querco-carpineto). Dopodiché si fa una carta strutturale in cui è segnato ciò che si vede in ogni luogo (esempio prati, cespugli, aree urbane, ecc.), si sfrutta il metodo aereo con lo stereoscopio si riescono poi a vedere in rilievo le foto scattate dall'aereo: metodo della fotointerpretazione. La successiva carta della vegetazione è più dettagliata: segnala i tipi di alberi presenti. Dall'analisi dei rilievi si danno limiti massimi e minimi di espansione di una specie in una zona, così di attribuiscono a tutte le zone simili (stesso substrato, altitudine, esposizione, ecc.) riempendo la cartina.
Ha in simbiosi alghe azzurre o cianobatteri che sono fissatrici di N, quindi la pianta è autosufficiente. Molto importante per le risaie in Asia, usata per fare la rotazione dei campi.
Si trova in zone che vengono inondate di frequente, infatti se la falda è affiorante, appena piove il sottobosco si allaga. Per controllare l'entità della piena del fiume si guarda a che altezza si sono fermati i sacchetti di plastica sui rami.
Si
trovano anche nei campi di barbabietole, sfruttano il concime ricco di N. Un
esempio è
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