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Vegetazione dell'Emilia Romagna - FASCIA PLANIZIARIA: PIANURA PADANA

geografia



Vegetazione dell'Emilia Romagna

L'Emilia Romagna viene considerata nella regione Centroeuropea e lungo la costa boschi e foresta mediterranea (bosco della Mesola, Pineta di San Vitale e di Classe). Quindi facendo una riduzione della scala, da europea a padana, l'Emilia Romagna può essere divisa in 2 fasce: costiera e planiziaria.

Fascia planiziaria: Pianura Padana

Alla fine delle glaciazioni la Pianura Padana era più estesa, poi con il ritiro dei ghiacci il livello del mare si è alzato e una parte è finita sott'acqua. Arrivano anche molti sedimenti portati dal disgelo, così la pianura assume l'aspetto attuale con dossi e collinette. Nella preistoria (6000 a.C.) era popolata da tribù liguri, la vegetazione era composta da un'alternarsi di foreste di farnie, salici e pioppi contornati da enormi acquitrini, questo portò l'uomo a costruire su palafitte per scampare all'acqua. L'unico le 616c28g mbo di bosco planiziario originario rimasto nella zona Padana è la foresta Panfilia o di Sant'Agostino.



Dall'alto di vedono appezzamenti molto regolari con lunghe strade rettilinee (avvallate perché il terreno cede per subsidenza), ciò è dovuto all'assegnazione in parti uguali, in età romana, degli appezzamenti ai legionari. La linea di costa era più arretrata. I disordini di tipo idraulico[1], che caratterizzarono la passa padana intorno all'anno 1200, fecero aumentare le zone paludose a sud, poi grazie ad idrovore si è riusciti, dopo svariati tentativi, a bonificare. Oggi le acque vengono controllate con argini, canali e chiuse, ma molti paesi si trovano sotto il livello dell'acqua. Queste zone umide, importantissime per gli animali e per il microclima, andarono via via distrutte, solo 50 anni fa erano 40000 ettari, oggi soltanto 750, sono rimasti solo l'oasi di Campotto, usata come cassa di espansione del fiume Reno, e alcuni residui isolati, usati come riserve di caccia.

Molto spesso sono galleggianti: foglie sul pelo dell'acqua e fusto attaccato al fondo (Ninfea, che a Campotto è in declino) oppure completamente isolate dal suolo (Azolla[2]). Verso la riva c'è una cintura di piante elofite acquatiche con fusto e radici in acqua (Canna di palude). Sulla riva ci sono piante con solo la parte basale a contatto con l'acqua (Iris, Canne, Tifo). L'enorme rete di canali ha fatto crescere una grande quantità di queste piante, sono zone con una grande PP. I maceri, dove prima si macerava la canapa, ora abbandonati e trasformati in discariche abusive. Dove la falda freatica è molto alta, si possono formare delle risorgive: l'acqua si infiltra nell'alta Pianura Padana e viaggia sottoterra, poi quando incontra terreni impermeabili risale in superficie dando sorgenti o polle. Apparentemente sono invisibili perché mascherati dalle molteplici varietà di piante (cespugli e alberi) che ci vivono vicino e dentro, ma queste chiazze d'acqua fresca e ossigenata, che viene chissà da dove, sono molto importanti. I fontanili di Parma e Reggio ne sono un esempio.

La vegetazione risente della morfologia della falda: se è molto profonda si forma un bosco Querco-Carpineto (Farnia, Carpino bianco, Ciliegio, Acero, Olmo, ecc.), se è mediamente profonda si trovano specie più idrofile (Ontano nero, Frassino) mischiate alle precedenti, se, invece, la falda è affiorante (foresta golenale[3]) si forma un bosco di Larice-Frassineto (Frassino, Pioppo bianco, Salice bianco , Prugnolo, Nocciolo, ecc.). La Foresta di Sant'Agostino è un classico esempio di Querco-Carpineto (qui da noi a Bologna non c'è), è famosa soprattutto per i tartufi: funghi che sono in simbiosi micorrizica con le radici delle farnie. La struttura del bosco di dice colonnare, perché sono presenti molti altofusti. L'altro tipo è detto a rametti perché i salici quando vengono tagliati riescono a ricrescere dal ceppo con piccoli rametti, questi sono boschi cedui, cioè che vengono tagliati.

La vegetazione del greto del fiume è molto particolare, abitato soprattutto da specie nitrofile, come quelle americane con greto di sabbia[5] oppure se, il greto è di ciottoli, la specie predominante è il Poligonum. L'azoto arriva dagli scarichi industriali e cittadini.

Il resto della pianura è coltivato a frutteti, grano (frumento) e grano turco (mais, quello con la pannocchia). I papaveri diventano infestanti nei campi di grano. Le siepi diventano molto importanti per l'equilibrio dei campi coltivati.

Fascia costiera

Si trovano svariate specie di piante. Il bosco della Mesola è una mescolanza di latifoglie decidue (farnie) e non (leccio). Quindi è una foresta colonnare che fa parte della zona protetta del parco del delta del Po. In alcune zone l'elemento mediterraneo prevale e si trovano boschi di pini e lecci. Un esempio è la pineta di San Vitale a di Classe (a sud di Cervia), sono seminaturali, cioè gli alberi sono stati piantati dagli etruschi e dai romani, qui infatti ci dovrebbero essere delle farnie. Queste zone verdi non vengono ne protette ne curate, così soffrono delle inquinamento dei fiumi che sfociano in mare (Po e Reno) e della salsedine (che contiene sostanze tossiche). Le specie prevalenti sono il pino domestico (a ombrello con scudetto rilevato sulle pigne) e il pino marittimo.

Due caratteristici biotopi sono Punta Alberete (vicino alla strada Romea, è una foresta idrofila formata da frassini, caratteristica patina verdastra formata da piccolissime piante: Lemna) e il delta del Po (troviamo piante amanti del sale in tutte le valli che si sono formate).

Le spiagge

In una prima zona troviamo tutti i detriti portati dal mare, poi le dune sabbiose in varie serie. La vegetazione è molto particolare, infatti non ha bisogno di suolo (psammofile è il nome delle piante amanti della sabbia), però è scomparsa in quasi tutto il Mediterraneo. La vegetazione ricopre le dune e le consolida. A queste dovrebbe succedere un bosco di leccio e farnie, ma a causa dell'opera di etruschi e romani ora ci sono le pinete. I boschi dovrebbero impedire l'entrata di venti freddi provenienti dal mare. Ancora dietro le dune ci sono gli stagni retrodunali, che evaporando stagionalmente fanno diventare il suolo molto salino, qui si sviluppano piante alofite, come la salicornia[6]. Quindi tutto dipende dalla concentrazione di sale nell'acqua, in base alla quale cambia la vegetazione.

Fascia collinare e montana

Tra i 200 e gli 800 m

Sopra alla fascia planiziaria, alle prime pendici partono i primi boschi misti di latifoglie: Roverella (prevale nei pendii esposti a sud-est o sud-ovest, quindi boschi eliofili) e Carpino nero (prevale nelle pendici nord). Ci sono anche molti prati falciabili (foraggere), usati per arricchire di N il suolo, e anche incolti, i quali vengono colonizzati dai cespugli inizialmente poi, col passare del tempo, tendono a diventare un nuovo piccolo bosco. La copertura della vegetazione è a macchie a causa della elevata presenza antropica. Si hanno anche i primi segni di erosione con i calanchi, dovuti all'erosione delle argille che si imbeve di acqua e poi smotta, dando strutture a lama di coltello. La loro formazione è dovuta allo sfruttamento eccessivo di terreni agricoli argillosi

Versanti sud: gli alberi non sono mai molto alti, il bosco ha una struttura abbastanza aperta e un'altezza di 7-8 m, grande quantità di querce: Roverella e a volte anche qualche Rovere, dove il terreno è più acido.

Versanti nord: non di sono boschi colonnari, i fusti sono sottili e intrigati a causa della potatura, si formano dei polloni (che crescono da una ceppaia) da cui poi ricrescono i carpini neri. Quando si fa la potatura, ogni tanto nei polloni viene lasciato un albero (quasi sempre una quercia) perché così è garantita l'ombra e si evita l'erosione del suolo: sono dette matricine. Sono presenti anche i castagneti, si distinguono soprattutto in giugno perché sono in fiore. Sono stati introdotti dall'uomo sia per le castagne sia per il legno. Ora però sono quasi tutti malati e vengono abbandonati, così c'è l'invasione di altre specie.

C'è molta lettiera, in marzo grande fioritura del sottobosco (primule, orchidee e anemoni), prima che gli alberi mettano le foglie. Il frassino vive su entrambi i versanti.

Vi sono anche il pino domestico e altre specie mediterranee, sebbene non sia la loro zona. Si espandono bene nei microclimi esposti a sud, sulle pareti rocciose che si scaldano molto. Il leccio è diffusissimo[7]. È presente anche il pino silvestre, componente della taiga, l'ultimo estremo italiano a sud si trova a Monte Sole.

Su terreni calcarei (gessi bolognesi) si ha il fenomeno del carsismo con forme a conca (doline) e attorno roverelle e lecci. Sono ambienti molto delicati. La flora è a cuscinetto (come in altura) perché sul gesso si ha un maggior riscaldamento se esposto al sole.

Dagli 800 fino ai 1700 m

Incontriamo le faggete e abeti bianchi. Le conifere sono le più svantaggiate dal taglio perché non ricrescono dal ceppo rimasto, solitamente vengono usate come rimboschimento. Nel Casentino (Romagna-Toscana) c'è una grande foresta di faggi (anche di alto fusto) e abeti bianchi[8]. Presenza particolare nel forlivese di tasso e agrifoglio (specie atlantiche) insieme ai faggi e a Monte Nero (Piacenza-Liguria) c'è il pino mugo (sopra la faggeta, dove ci dovrebbero essere le conifere). In Appennino si ha la presenza delle torbiere, usate dall'uomo per il pascolo.

Sopra i 1700 m

Sopra il limite degli alberi c'è la brughiera di vetta (a differenza delle Alpi dove ci sono le conifere): nardi e mirtilli. Ci sono anche le malghe. Il limite degli alberi è spesso abbassato dall'uomo per ricavare più pascolo. Si trovano delle specie artico-alpine anche sul Corno alla Scale.

Cartografia della vegetazione

La carta della vegetazione potenziale (cioè quella presente se l'uomo non fosse esistito) considera l'orografia, l'influsso del mare, la geomorfologia, ecc.

Le carte della vegetazione reale sono più precise e dettagliate, prendono quadrati di 10 Km per 10 Km, ma non coprono tutto il territorio ma si ipotizza che in alcune zone simili ci sia la stessa vegetazione che in altri punti (metodo sociologico).

Come si procede per fare una carta della vegetazione?

Si fanno rilievi sulla vegetazione elencando le specie presenti a cui si associa una percentuale di copertura (a occhio). Dopo il lavoro di raccolta dati, si fa un'analisi dei rilievi e poi si attribuiscono le zone a diversi tipi vegetazionali: si dà un binomio di classificazione (esempio querco-carpineto). Dopodiché si fa una carta strutturale in cui è segnato ciò che si vede in ogni luogo (esempio prati, cespugli, aree urbane, ecc.), si sfrutta il metodo aereo con lo stereoscopio si riescono poi a vedere in rilievo le foto scattate dall'aereo: metodo della fotointerpretazione. La successiva carta della vegetazione è più dettagliata: segnala i tipi di alberi presenti. Dall'analisi dei rilievi si danno limiti massimi e minimi di espansione di una specie in una zona, così di attribuiscono a tutte le zone simili (stesso substrato, altitudine, esposizione, ecc.) riempendo la cartina.




Grande alluvione del 1192 con prosciugamento del Po di Primaro. Sul suo alveo ora scorre il Reno.

Ha in simbiosi alghe azzurre o cianobatteri che sono fissatrici di N, quindi la pianta è autosufficiente. Molto importante per le risaie in Asia, usata per fare la rotazione dei campi.

Che si allaga di continuo.

Si trova in zone che vengono inondate di frequente, infatti se la falda è affiorante, appena piove il sottobosco si allaga. Per controllare l'entità della piena del fiume si guarda a che altezza si sono fermati i sacchetti di plastica sui rami.

Si trovano anche nei campi di barbabietole, sfruttano il concime ricco di N. Un esempio è la Patata americana (margheritona gialla), l'Amaranto e, a volte, anche il Pomodoro, che riesce perfino a maturare naturalmente, concimandosi con rifiuti organici.

Sono frequenti anche nella laguna veneta. Contengono potassio e vengono usate nella fabbricazione del vetro.

Nelle stagioni intermedie è riconoscibile perché è di colore scuro.

Una volta usati per le travature delle chiese di Firenze.




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