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Tunisia - GEOGRAFIA FISICA

geografia






Repubblica (Al-Jumhuriya at Tunusiya) dell'Africa settentrionale.

Superficie: 164.150 km 2.

Popolazione: 9.218.000 abitanti.

Capitale: Tunisi.

Lingua: ufficiale l'arabo, assai diffuso il francese.

Religione: musulmana, con minoranze di cattolici e di ebrei

Unità monetaria: dinaro tunisino.



Confini: si affaccia al Mar Mediterraneo a nord e a est e confina a sud-est con la Libia e a ovest con l'Algeria.

Ordinamento: Repubblica in cui la Costituzione del 1959 attribuisce poteri particolarmente estesi al presidente della Repubblica, e letto per 5 anni a suffragio universale diretto, al pari dei 163 membri dell'Assemblea nazionale, 144 dei quali appartenenti al Raggruppamento Costituzionale Democratico (erede del Partito socialista Destour).

GEOGRAFIA FISICA

Morfologia. Il territorio tunisino forma il bordo orientale del Maghreb, la "balconata" mediterranea del continente africano, e in genere rappresenta la prosecuzione strutturale della vicina Algeria. La morfologia è assai varia: i rilievi settentrionali fanno parte del grande sistema dell'Atlante, che qui però ha ormai perso le asperità e le alte vette del Marocco e dell'Algeria. Orientato, secondo l'andamento proprio all'intero sistema, da sud-ovest a nord-est, l'Atlante tunisino è infatti caratterizzato da rilievi relativamente modesti, spesso inframmezzati da altopiani, da zone collinari, da ampie valli; vi si possono tuttavia distinguere due principali serie di catene divise dal solco del fiume Medjerda: a nord l'Atlante detto Telliano (o Tell), a sud l'Atlante Sahariano (o semplicemente Atlante). I rilievi del Tell, costituiti in prevalenza da arenarie, incombono direttamente sulla costa, determinandone il contorno vario; sono relativamente poco accessibili, spesso interrotti da scoscendimenti; particolarmente vigoroso, benché non raggiunga nemmeno i 1.000 m d'altezza, è il Massiccio della Krumiria (Khroumirie), che occupa l'estremità nord-occidentale del Paese, dove si raccorda ai monti algerini della Medjerda. L'altitudine media della catena non è elevata, anche se in essa si trova la massima cima del Paese, il Djebel Chambi (1.544 m). Una serie di propaggini per lo più tabulari, in genere di qualche centinaio di m pur non mancando vette più elevate (Djebel Orbata, 1.164 m), va man mano a digradare in un'ampia zona depressionaria, larga circa 350 km da ovest a est, occupata da antichi bacini oggi disseccati e coperti da residui salini, gli chotts, che presentano solo eccezionalmente, nella stagione piovosa, uno strato superficiale di acqua salmastra. Il più vasto è lo Chott Djerid, che si abbassa a soli 17 m e mediante il quale un tempo il Sahara poteva spingersi sino al Mediterraneo, che qui appunto s'interna profondamente nel territorio tunisino con l'ampio Golfo di Gabès.

Regione sahariana. A sud della fascia degli chotts inizia infatti la sezione sahariana vera e propria della Tunisia. Il deserto mostra qui tutti i suoi tre tipici aspetti: roccioso (hamada), ciottoloso (serir), sabbioso (erg); in particolare l'estrema sezione occidentale è occupata dalle dune del Grande Erg Orientale, anch'esso prosecuzione di quello algerino, con le sue sabbie di recente trasporto eolico. Parte integrante dello zoccolo precambriano dell'Africa, il Sahara tunisino è in realtà solo un monotono piano, raramente interrotto da rilievi d'origine sedimentaria; questi però danno origine, nel sud-est del territorio, a una debole dorsale di calcari del Cretaceo, formanti l'Altopiano del Dahar e i Monti dei Ksour, che si sviluppano da nord a sud, pressoché paralleli alla co 757i88h sta, culminando a 715 m poco a ovest del la cittadina di Médenine. Di conformazione tabulare, debolmente incisi dai cosiddetti uidian, i Monti dei Ksour cedono infine a est a un'altra distesa pianeggiante semi arida, la Gefara, più sviluppata nella contigua Tripolitania (Libia).

Sezione costiera. La Tunisia si affaccia al Mediterraneo con 1.150 km di coste molto articolate; per convenzione è il tunisino Capo Bon con quello siculo del Lilibeo a dividere il Mediterraneo nei bacini occidentale e orientale. Dal confine con l'Algeria a Capo Bianco il litorale non presenta molte insenature; il mare può solo insinuarsi fra gli speroni rocciosi che protendono i Monti della Krumiria; pressoché inesistenti in questo tratto sono le pianure costiere, così come mancano buoni ancoraggi. Tra Capo Bianco e Capo Bon il paesaggio cambia, sia perché i depositi alluvionali, specie della Medjerda, hanno creato nuova terra sia perché il mare ha potuto penetrare profondamente entro la terraferma (Golfo di Tunisi).Vaste sono poi le pianure della costa orientale, tutte a carattere alluvionale, originate da depositi di corsi d'acqua oggi poveri o solo saltuariamente non completamente asciutti; il litorale, dunoso e in molti punti orlato da lagune, presenta le due vaste rientranze di Hammame t e di Gabès. Numerose isole fronteggiano la costa orientale: le Kuriate, di fronte alla città di Monastir, le Kerkenna davanti a Sfax, l'Isola di Djerba (Gerba), la più vasta (514 km 2 ) della Tunisia, ampio frammento tabulare di rocce calcaree a chiusura del piccolo golfo di Bou-Grara. Al largo della costa settentrionale si hanno invece isole di modesta rilevanza, come la vulcanica La Galite, le Isole Cani, di fronte a Biserta, e Zembra.

Clima. Allungandosi la Tunisia dal Mediterraneo al Sahara, il suo clima risente naturalmente di influenze sia marittime sia desertiche. Tutta la fascia settentrionale ha uno spiccato clima mediterraneo, cioè con temperature miti e precipitazioni caratterizzate, come in tutto il Paese, da grande irregolarità e variabilità. In genere sui rilievi marittimi del Tell, più direttamente investiti dai venti umidi provenienti da nord-ovest, cadono da 600 a 1.000 mm annui di pioggia; tali valori si accrescono sui versanti meglio e sposti con massimi di 1.500 mm annui registrati nell'estremo nord-ovest, sui Monti della Krumiria, presso il confine algerino, mentre decrescono col procedere verso est (625 mm annui a Biserta). La parte centrale del Paese è ormai una regione steppica, semiarida, dove le precipitazioni si aggirano in media sui 100-200 mm annui; analoghi valori si registrano nella pianura costiera orientale (190 mm annui a Sfax, 175 a Gabès), il cui regime pluviometrico è scarsamente influenzato dalla presenza del mare. Il sud tunisino, completamente arido, riceve meno di 100 mm annui di pioggia. Le pianure costiere hanno un'escursione termica annua molto simile e contenuta, che si aggira sui 15 °C (a Biserta la media di gennaio è di 11 °C, quella di luglio di 25 °C; a Sfax di 11,5 °C e 26 °C); rare sono le giornate di gelo, mentre quando soffia d'estate il vento dal Sahara il termometro può superare i 40 °C. Verso l'interno il clima diviene via via sempre più continentale: a Gafsa la temperatura media invernale è di 9 °C, quella estiva di circa 30 °C; più a sud, nelle lunghe torride estati, spesso si superano i 50 °C all'ombra, mentre a Thala, sull'Atlante verso il confine algerino, si hanno in inverno le temperature minime.

Flora. Le condizioni climatiche della Tunisia ne determinano naturalmente la copertura vegetale. Boschi abbastanza fitti di querce e di pini ricoprono ancora il Tell e l'Atlante, dove sono però già meno rigogliosi; più a sud predomina la vegetazione steppica, priva ormai di specie arboree e dove si hanno soprattutto distese di alfa e sparto, con più radi cespugli di artemisia. Nelle depressioni, presso gli chotts, riescono a sussistere solo piante grasse come il quetaf, pastura per le pecore; infine nell'aridissimo Sahara si hanno unicamente le macchie verdi delle oasi, con la tipica presenza delle palme da dattero.

Idrografia. La rete idrografica è scarsamente sviluppata; unico fiume importante è la già citata Medjerda, in quanto è il solo a regime perenne poiché attinge le sue acque alle alte quote dei monti omonimi, in Algeria, dove le precipitazioni sono ancora relativamente copiose. Lunga 365 km, di cui un centinaio in territorio algerino, entrata in Tunisia la Medjerda scorre prevalentemente da ovest a est, separando come si è detto il Tell dall'Atlante e sfociando nel Golfo di Tunisi; benché il regime sia molto irregolare e la portata vari da 1.000 m3/s durante le piene invernali a nemmeno 2 m3/s nei periodi di magra estivi, la vallata del fiume offre buone possibilità per proficue colture. La scarsità delle piogge e la prevalenza di terreni impermeabili, quali le argille, poco adatte a trattenere le acque, contribuiscono alla povertà della rimanente idrografia. Si può comunque distinguere tra i corsi d'acqua che dalla Dorsale Tunisina si dirigono verso nord, tributando alla Medjerda o sfociando direttamente nel Mediterraneo, e quelli che volgono a sud; questi ultimi sono generalmente asciutti e solo di rado, dopo violenti acquazzoni, si formano corsi d'acqua che vengono generalmente a disperdersi assai spesso nei bacini chiusi degli chotts. Il maggiore (circa 7.700 km 2 ) è il citato Chott Djerid, lungo 100 km, che comunica a est con lo Chott el-Fedjadj. In prossimità di tali antichi bacini ora asciutti pur nell'aridità generale della zona affiorano qua e là falde freatiche, permettendo il formarsi di belle oasi (Nefta, Tozeur, ecc.). Tra i pochi laghi quello di Biserta (110 km 2 ) comunica col Mediterraneo mediante un canale al cui imbocco è situata la città di Biserta.

GEOGRAFIA UMANA

Popolamento. Numerosi reperti della regione di Gafsa hanno dimostrato come la Tunisia fosse abitata già nel Paleolitico; in epoca storica il Paese si trovò a essere posto lungo la rotta delle migrazioni di popoli del Mediterraneo orientale, Cretesi, Greci e Fenici, i quali ultimi, dediti soprattutto ai traffici marittimi, stabilirono numerose sedi sulla costa dell'attuale Tunisia. Ciò contribuì poi largamente alla prosperità dei Cartaginesi che, mercanti per eccellenza, presero a sfruttarne i minerali, a migliorarne l'agricoltura, a svilupparne le capacità commerciali, introducendo tra l'altro l'uso della moneta. Prospero fu anche il periodo corrispondente al dominio di Roma, la quale colonizzò razionalmente il Paese e vi fondò numerose città che sono rimaste alla base della successiva organizzazione territoriale. Fondamentale fu però l'arrivo degli Arabi (VII secolo), che diedero un corso totalmente nuovo alla civiltà tunisina, determinando la definitiva islamizzazione del popolo e l'adozione della lingua araba, mentre si verificava la progressiva scomparsa degli elementi originari berberi, oggi assai esigui e per lo più relegati in alcune zone delle montagne meridionali. La prosperità goduta in genere con gli Arabi cessò con la successiva dominazione turca; quando nel 1881 i Francesi imposero il loro protettorato il Paese era economicamente depresso, la popolazione scarsa.

Sviluppo demografico e composizione. Nonostante il susseguente notevole movimento migratorio, verificatosi a partire dalla fine del XIX secolo, a opera soprattutto di Francesi e Italiani, ancora al primo censimento (1911) la popolazione era di appena 1,9 milioni di abitanti, saliti nel 1931 a 2,4 milioni, di cui circa 200.000, cioè oltre l'8%, stranieri. La presenza europea fu consistente sino agli anni Cinquanta, ma già nel 1948 era cominciato l'esodo verso il nuovo Stato di Israele della comunità ebraica. Con l'indipendenza si ebbe il grande rimpatrio di coloni francesi e italiani (in due anni ne partirono circa 110.000); tuttavia in breve, grazie all'elevato indice demografico, furono superati i valori precedenti, e oggi i Tunisini sono 9,2 milioni.

Distribuzione. In vaste aree della Tunisia settentrionale si superano ormai i 120 abitanti/km2, contro i 4-5 abitanti/km 2 dell'estremo sud, dove tra l'altro sussistono ancora popolazioni nomadi, in via peraltro di progressiva sedentarizzazione, e dove i centri stabili maggiori corrispondono alle sparse oasi. Diffuso è il popolamento nel nord, con numerosi villaggi scaglionati sia nelle valli e nelle depressioni montane sia sulle stesse pendici dei monti, tra campi di cereali e oliveti; l'urbanesimo in Tunisia è però abbastanza sviluppato.

Centri urbani. Prevale nettamente la capitale, Tunisi (circa 6 74.000 abitanti), erede dell'antica Cartagine, che è sempre rimasta il centro più importante del Paese; divenuta con i Francesi, e ancor più con l'indipendenza, sede di molteplici attività industriali e commerciali, ha assunto un aspetto nettamente moderno, accanto al quale permane però intatta la vecchia città araba, la pittoresca medina. Tra gli altri centri, tutti di peso economico e demografico nettamente inferiore (solo Sfax supera i 230.000 abitanti) e tutti con funzioni eminentemente portuali, sono, sulla costa orientale, Sfax, sbocco marittimo della Tunisia centrale, Susa (Sousse) e Gabès, già attivo nodo carovaniero; sulla costa settentrionale è Biserta, un tempo munita base navale francese in una delle più protette rade dell'intero Mediterraneo, ma che ha avuto scarsi sviluppi economici a causa della limitatezza del suo retroterra. Nell'interno, non lontano da Susa, è Kairouan, la "città santa" della Tunisia, la più antica città araba di tutto il Maghreb (fu fondata nel 671); f u capitale della dinastia degli Aghlabiti e vanta nella Grande Moschea uno dei più insigni edifici religiosi del mondo arabo. Chiamata un tempo anche "capitale delle steppe", è oggi centro agricolo e turistico, con un artigianato artistico in via di sviluppo. Infine tra i centri d'oasi il maggiore è Gafsa, nella Tunisia centrale.

GEOGRAFIA ECONOMICA

Dopo aver aderito negli anni immediatamente successivi all'ottenimento dell'indipendenza a un indirizzo di sviluppo economico in chiave nettamente socialista, i cui capisaldi erano la collettivizzazione dell'agricoltura, la nazionalizzazione di tutte le strutture produttive, la chiusura al capitale straniero e una politica di rigida pianificazione e di accentuato centralismo, a partire dal 1970 la Tunisia ha operato un cambiamento quasi totale delle scelte programmatiche.

Profilo generale. Facendo largo appello al capitale straniero con l'istituzione, nel 1972, all'interno del Paese di una "zona libera", il governo ha diretto i massimi sforzi all'incentivazione dell'industria (che invero ha registrato sensibili progressi), alla realizzazione di grandi infrastrutture di pubblica utilità e al potenziamento del turismo, che oggi è uno dei più import nti settori economici del Paese; da un punto di vista socio-culturale risultano sempre meno incisivi i valori dell'arabismo e delle rivendicazioni delle masse lavoratrici, mentre l'ideologia ricorrente assume connotazioni sempre più affini a quelle delle società occidentali, contrassegnate dall'individualismo e dal consumismo. I dati positivi non sono mancati: l'area del benessere si è allargata e il generale tenore di vita è certamente migliorato in un Paese il cui prodotto nazionale lordo si è triplicato nel corso degli anni Settanta; tuttavia le ripetute esplosioni di malcontento offrono una diversa chiave interpretativa dei pur lusinghieri risultati economici conseguiti. La crescita risulta infatti tutt'altro che equilibrata, sia per quanto riguarda la distribuzione del reddito (la disoccupazione rimane una delle più gravi piaghe del Paese) sia per i settori produttivi e le aree di sviluppo. L'agricoltura denuncia un ristagno particolarmente accentuato, mentre si accresce il divario tra le grandi aziende, modernamente attrezzate, dedite ad attività commerciali, e i piccoli appezzamenti privati a livello per lo più di autosufficienza alimentare.

Agricoltura. Solo il 30% del territorio tunisino è coltivato, mentre ben il 47% è in colto o improduttivo. Questo è già un dato di immediato rilievo per comprendere le difficoltà che incontra l'agricoltura, al di fuori delle specifiche impostazioni di politica economica. Quanto alla distribuzione geografica delle varie colture, il Paese può essere ripartito in cinque grandi regioni: le pianure costiere settentrionali e la fertile valle della Medjerda, dove è diffusa la cerealicoltura, ma sono altresì coltivate con successo, specialmente attorno a Tunisi, primizie ortofrutticole; la zona nord-orientale (inclusa la Penisola di Capo Bon), le cui condizioni ambientali sono particolarmente adatte alla coltivazione degli agrumi; il retroterra del Tell, dove predominano le colture legnose, massimamente quella dell'olivo, che è l'albero più ti pico del paesaggio tunisino, frequente soprattutto nel Sahel e nella regione attorno a Sfax, ma che si spinge ampiamente a sud; infine le oasi, che forniscono eminentemente datteri di eccellente qualità. La gamma delle colture è quindi senz'altro vasta, ma le tecniche sono in genere piuttosto antiquate e l'irrigazione su vasta scala è in pratica limitata alla pianura della Medjerda. La maggior parte dell'arativo è naturalmente occupato dai cereali, la cui resa è peraltro piuttosto scarsa e con quantitativi di produzione molto differenti da un anno all'altro, in dipendenza dall'incostante andamento pluviometrico.

Prodotti agricoli. I cereali costituiscono l'alimento base della popolazione; prevalgono il frumento (20 milioni di q), che per esigenze climatiche è circoscritto alle pianure del nord, e l'orzo (8 milioni di q), che è invece diffuso anche nelle aree semi steppiche della Gefara. Discreto sviluppo hanno i prodotti orticoli (pomodori soprattutto, con una produzione annua di 6, 2 milioni di q) e frutticoli: pesche (480.000 q), albicocche (250.000 q), prugne (90.000 q), mele (700.000 q), pere (530.000 q), mandorle (350.000 q) ed eminentemente agrumi con oltre 2,5 milioni di q annui tra arance, mandarini, pompelmi e limoni, in parte consumati localmente, ma soprattutto esportati, in quanto, maturando anticipatamente grazie al clima, giungono sui mercati europei come primizie. Molto quotati all'estero sono pure i datteri, in particolare quelli provenienti dalla zona centrale del Paese (oasi di Tozeur, Nefta, Gabès, ecc.), mentre quelli prodotti nelle oasi dell'estremo sud sono più deperibili e quindi destinati al consumo interno; la complessiva produzione è di 850.000 q. Più importanti sono però le coltivazioni dell'olivo e della vite, anch'esse, peraltro, con rese molto variabili da un anno all'altro. La viticoltura, una creazione coloniale, ha indirizzo prevalentemente enologico (200.000-300.000 hl annui di vino); molto più diffusa è, come si è detto, l'olivicoltura, praticata con tecniche colturali sempre più moderne e razionali, che consentono alla Tunisia di essere l'unico grande produttore di olio di oliva del continente africano, nonché uno dei maggiori su scala mondiale (1,5-2,2 milioni annui di q). Più modeste sono in fine le colture del tabacco (50.000 q), della barbabietola da zucchero (3 milioni di q) e delle patate (2,9 milioni di q). Estremamente esigue sono le aree forestali, pari ad appena il 4% della superficie nazionale e in pratica limitate alle zone montane settentrionali (si ricavano annualmente circa 3,5 milioni di m3 di legname); un certo rilievo ha il sughero, proveniente dai Monti della Krumiria, mentre nelle zone delle steppe è largamente raccolta l'alfa (700.000 q), utilizzata per la fabbricazione della carta.

Allevamento. L'allevamento, al pari dell'agricoltura, vede la coesistenza di un settore tradizionale, scarsamente produttivo, e di uno moderno, altamente redditizio. Anche nell'ambito zootecnico si può parlare di ripartizione regionale abbastanza netta: nel nord, più umido e quindi con pascoli più ricchi, sono concentrati i bovini (700.000 capi), favoriti altresì da una certa diffusione delle colture foraggere; per contro nelle steppe centro-meridionali l'allevamento è ancora prettamente seminomade e riguarda in prevalenza gli ovini (6,4 milioni) e i caprini (1,2 milioni), che forniscono anche un discreto quantitativo di lana (60.000 q all'anno). Consistente è il numero dei volatili da cortile (39 milioni) e quello dei dromedari (230.000), utilizzati insieme agli asini e ai muli (310.000 complessivamente) nel sud e nelle aree rurali in genere per i trasporti.

Pesca. Un settore in costante sviluppo è quello della pesca, anche se l'attività è f rammentata in una serie di porti scaglionati da Tabarka a Gabès; la zona più sfruttata è quella del Canale di Sicilia (donde i frequenti contrasti con i pescatori siciliani). Prevalgono i tonni e le sardine; il pescato annuo si aggira sulle 85.000 t e al imenta le industrie conserviere di Mahdia e di Gabès; nel Golfo di Gabès si effettua anche la pesca delle spugne.

Risorse minerarie. Il Paese appare senz'altro favorito quanto a risorse minerarie. In epoca coloniale i Francesi si erano interessati unicamente all'estrazione dei fosfati, la cui produzione è stata intensificata negli ultimi anni e i cui primi giacimenti erano già stati scoperti alla fine del secolo scorso a Métlaoui, a Moularès e a Redeyef, nei pressi di Gafsa, e dei minerali di ferro. Dopo l'indipendenza accurate ricerche geologiche hanno consentito di individuare, quindi di sfruttare, numerosi giacimenti di piombo, zinco, minerali argentiferi, mercurio e soprattutto di petrolio. Quest'ultimo, estratto per la prima volta nel 1964 dai pozzi di El-Borma nel sud del Paese, costituisce oggi di gran lunga la principale merce d'esportazione, anche se è presente in quantitativi non certo paragonabili a quelli delle vicine Algeria e Libia, ma è ben sfruttato grazie all'apertura dal 1985 di tanti piccoli pozzi (se ne estraggono complessivamente circa 4,2 milioni di t all'anno; oltre a quello di El-Borma, i più importanti giacimenti sono quelli di Douleb e di Tamesmida, collegati per oleodotto al porto minerario di La Skhirra) . Trovano ora invece difficile collocazione sul mercato estero i fosfati, di cui per contro la Tunisia è molto ricca (il Paese ne è il quarto produttore mondiale con 6,3 milioni di t di fosfati estratti annualmente); si tratta però di minerali a basso tenore di fosfato tricalcico e che richiedono vari processi di arricchimento per essere competitivi sul mercato internazionale, dove trovano un temibile concorrente nel Marocco. Cospicui sono altresì i giacimenti di gas naturale (circa 335 milioni di m3), ubicati in prevalenza attorno al Golfo di Gabès. In regresso è invece l'estrazione dei minerali di ferro (120.000 t di ferro contenuto, meno della metà del quantitativo estratto nel 1975); completano il programma minerario il salgemma e il salmarino (320.000 t prodotte annualmente dalle saline di Mégrine, Soliman, Ras Dimas, Mahdia, ecc.). Il petrolio contribuisce in buona misura ad alimentare le centrali elettriche, che sono in prevalenza termiche.

Industria. L'industria tunisina è basata principalmente sulla trasformazione dei prodotti agricoli e minerari locali; anche se tuttora limitato, è un settore in via di notevole espansione, il cui potenziamento poggia peraltro sui cospicui apporti di capitali esteri. Negli ultimi t empi sono stati particolarmente incoraggiati gli investimenti arabi, tanto che nel 1981 sono state appositamente istituite sia una Società tunisino-saudita d'investimenti e di sviluppo sia una Banca tunisino-kuwaitiana di sviluppo per finanziare programmi a lungo termine. Le industrie di base comprendono eminentemente una raffineria di petrolio a Biserta, alcuni complessi siderurgici e metallurgici ubicati vicino a Tunisi e nel nuovo polo di sviluppo di Menzel-Bourguiba, stabilimenti chimici (lavorazione dei fosfati, produzione di acido solforico, 4,2 milioni di t, fertilizzanti, ecc.), cementifici (circa 5 milioni di t di cemento prodotti annualmente), stabilimenti meccanici, tra cui un impianto per il montaggio degli autoveicoli a Susa, una fabbrica di pneumatici (505.000 unità all'anno). Più numerosi e variamente dislocati sono gli stabilimenti che lavorano prodotti agricoli e zootecnici, come oleifici, complessi molitori, birrifici (660.000 hl di birra), zuccherifici, industrie conserviere, manifatture di tabacchi (7.400 milioni di sigarette), stabilimenti tessili, ecc. Notevole è tuttora l'attività artigianale, specie per la produzione di tappeti e di oggetti in argento.

Comunicazioni. Paese di transito tra il Maghreb e il resto dell'Africa settentrionale, la Tunisia dispone di una buona rete di comunicazioni interne, particolarmente sviluppata verso l'Algeria. La rete ferroviaria (2.150 km), da tempo nazionalizzata, si basa sul fondamentale asse costiero Biserta-Tunisi-Sfax, donde si diramano tronchi per Gafsa, Tozeur e Gabès; a ovest si raccorda con le linee algerine. Grande rilievo, anche per il sempre continuo incremento del turismo, riveste la rete stradale, che fa capo massimamente alla litoranea Biserta-Gabès, con prolungamento con la Libia; la rete, che comprende fra le principali linee interne quella per la regione della Krumiria, la direttrice Kairouan-Kasserine e l'arteria per le oasi del Djerid, si sviluppa per più di 22.000 km, di cui oltre 17.000 di grande traffico, colleganti tutti i principali centri del Paese. I servizi marittimi si avvalgono largamente del porto di Tunisi (con l'avamporto della Goletta) come scalo passeggeri e di quelli di Biserta, Susa, Sfax e Gabès per il movimento commerciale; il porto di La Skhirra è, come si è detto, adibito all'esportazione di petrolio. Le comunicazioni aeree sono assicurate, oltre che dalla compagnia di bandiera, la Tunis Air, dalle maggiori compagnie straniere; il Paese dispone degli aeroporti internazionali di Tunisi/El-Aouina, Tunisi/Cartagine, Djerba, Monastir, Sfax e Tozeur.

Commercio. I commerci sono vivaci, sia quelli interni sia quelli con l'estero; la Tunisia esporta prevalentemente prodotti tessili e dell'abbigliamento, fosfati , prodotti chimici, petrolio, olio d'oliva, primizie ortofrutticole, ecc., mentre le importazioni sono rappresentate per lo più da macchinari e mezzi di trasporto, carburanti, generi alimentari (cereali e zucchero), ferro e acciaio, prodotti industriali vari. L'interscambio si svolge eminentemente con la Francia, l'Italia, la Germania, gli Stati Uniti; la bilancia commerciale è costantemente passiva. Rilevanti sono però gli apporti di valuta provenienti da un turismo ormai molto affermato e che può contare su attrezzature fra le migliori del litorale mediterraneo africano; ogni anno la Tunisia è visitata da numerosi stranieri, attirati da splendide spiagge, resti archeologici dell'Impero Romano, ambiente intatto delle oasi, ecc.

Istruzione. Quando la Tunisia ottenne l'indipendenza il governo pose tra gli impegni prioritari la lotta all'analfabetismo e l'unificazione delle strutture scolastiche. L'istruzione primaria comprende sei anni di studio. L'istruzione media, riservata ai giovani che presentano ritardi di scolarizzazione, dura 3-4 anni ed è suddivisa in indirizzo generale, commerciale e industriale. Al termine degli studi medi i giovani possono frequentare i licei tecnici, le scuole agrarie e di educazione fisica. L'istruzione secondaria, alla quale si accede previo esame al termine della scuola primaria, è articolata in due cicli triennali. Il primo anno del primo ciclo è un anno di orientamento al termine del quale gli alunni vengono avviati verso istituti a indirizzo economico, generale o tecnico. Nel secondo ciclo le tre opzioni fondamentali (generale, economica e tecnica) sono divise a loro volta in un differente numero di sezioni. Durante l'ultimo anno del secondo ciclo l'insegnamento verte essenzialmente sulla materia principale di ciascuna sezione. L'istruzione superiore viene impartita in istituti di istruzione superiore e nell'Università di Tunisi (1960). La Tunisia è l'unico Paese fra tutti gli Stati arabi ad avere incrementato a tal punto il settore dell'istruzione da avergli destinato un bilancio superiore a quello della difesa.



















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