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Sono non
luoghi gli spazi relativi al transito e alla circolazione di persone, merci,
denaro, informazioni: le stazioni ferroviarie, gli autogrill, i sotterranei
della metropolitana, le sale d'attesa degli aeroporti, ma anche i supermercati,
le banche, le grandi catene alberghiere e ristorative, i campi nomadi e
profughi nelle periferie delle città. Laddove i luoghi esprimono una storia e
un'identità precisa, i non luoghi sono privi di storia, anon 313j96d imi, simili gli uni
agli altri. I luoghi invogliano le persone a stabilire relazioni sociali, i non
luoghi si affollano di individui che non comunicano: la vocazione dei non
luoghi non sono per facilitare la circolazione (e quindi il consumo) in un
mondo di dimensioni planetarie. I non luoghi hanno senso solo per la loro
funzione immediata (ristorazione, trasporto, sosta, ecc.).
Gli spostamenti di massa hanno moltiplicato a dismisura i non luoghi del mondo,
perché da un lato hanno trasformato in non luoghi molti di quelli che un tempo
erano luoghi (dal Colosseo alla spiaggia caraibica, dalle Piramidi d'Egitto
alle cascate del Niagara), dall'altro hanno indotto l'industria del turismo a
costruire nuovi non luoghi: villaggi vacanze, complessi alberghieri e
residenziali, campeggi.
Gli operatori del turismo internazionale moltiplicano sistematicamente
l'offerta di non luoghi, e lo fanno per una ragione molto semplice: i non
luoghi dei viaggi e delle vacanze hanno un'attrattiva particolare, piacciono,
sono desiderati dai più. Vediamo perché.
Il non luogo non è mai del tutto nuovo. Lo si è già visto rappresentato in
cartolina, sui cataloghi delle agenzie viaggi, sui media, sui souvenir portati
a casa da amici e parenti che ci sono già stati. Così, vedere con i propri
occhi un monumento celebre, visitare una città d'arte invasa dal turismo è
soprattutto un atto di riconoscimento visivo. La gratificazione viene proprio
da questo: non occorre sforzarsi troppo, non occorre neanche leggere o
ascoltare le spiegazioni della guida turistica, perché riconoscendo dal vero
ciò che abbiamo visto in foto ci sembra di sapere già quanto basta.
Il non luogo ci fa girare il mondo senza metterci mai a confronto con le
diversità che ci sono nel mondo, il che è molto rassicurante: possiamo dirci
gran viaggiatori senza aver mai messo in discussione le nostre abitudini e i
nostri pregiudizi, sempre più forti nella convinzione che "tutto il mondo
è paese".
Gli incontri con le popolazioni locali, con le loro storie e vite, sono
sporadici e filtrati dalle gite organizzate, dalle escursioni fuori dal non
luogo: andata e ritorno in giornata, dietro una guida locale ben ammaestrata a
trattare con i turisti, a dare e dire ciò che vogliono. Non una parola sulle
condizioni politiche, sociali ed economiche del paese in cui ci si trova, su
dittature, persecuzioni, fame, malattie, così frequenti nel Sud del mondo. E
così nei Caraibi si incontrano indigeni sempre "calienti",
"poveri ma dignitosi", con "il ritmo nel sangue", in
Oriente le persone sono sempre "sorridenti", in Africa i neri sempre
"ospitali" e "contenti di vederci"
"Lo spazio del non luogo libera colui che vi penetra dalle sue
determinazioni abituali. Egli è solo ciò che fa o vive come passeggero,
cliente, guidatore". Nel non luogo delle vacanze non siamo obbligati, se
non vogliamo, a giocare i ruoli della vita di tutti i giorni: non siamo più né
medici né commercianti né impiegati, siamo solo turisti. Il non luogo delle
vacanze ci regala dunque un po' del suo anonimato, allentando la morsa della
vita ordinaria, in cui il nostro profilo professionale, sociale, culturale
tiene in scacco la nostra identità personale ed emotiva.
Il non luogo annulla le differenze fra i suoi visitatori, perché è
opportunamente progettato, con diversi costi di accesso, per accogliere persone
omogenee per censo e classe sociale. Una cosa è certa: nello stesso non luogo
tutti hanno speso esattamente la stessa cifra e dunque tutti sono uguali. Una
bella soddisfazione.
Ci sono non luoghi economici per turisti che comprano solo viaggi "tutto
compreso"; non luoghi un po' più costosi per chi, pur cercando il tutto
organizzato, non ama identificarsi con la massa e vuole qualcosa di speciale ma
non troppo; non luoghi per coloro che desiderano vacanze veramente
"alternative" o "avventurose", itinerari poco frequentati o
insoliti, e per questo sono disposti a spendere molto più dei precedenti. Le
persone che tornano da un non luogo di vacanza lamentano tutte che, una volta
riprese le solite cose, i vissuti della vacanza svaporano in poche ore. Si
trasformano quindi in vacanze "da sogno".
L'industria del turismo è fra le più efficienti fabbriche di desideri
contemporanei.
Così alla fine, una volta tornati dal non luogo di vacanza, racconteremo che ci
siamo riposati, divertiti, rilassati, magari pure che abbiamo avuto una storia
d'amore con l'animatore o l'animatrice, con il vicino di ombrellone.
Difficilmente però racconteremo che siamo stati felici. No, la felicità è
troppo, la felicità occorre davvero desiderarla, e il nostro non luogo non
l'abbiamo davvero desiderato.
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