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Prima dell'avvento dei coloni europei il Sudafrica era esclusivamente abitato da differenti etnie tribali di cacciatori-allevatori. Con lo sviluppo di forme di agricoltura, le tribu principali, Xhosa e Zulu, spinsero sempre più a nord le minoranze Khoi Khoi e Bushmen.
I navigatori portoghesi, primi europei ad arrivare nel Paese intorno al XV sec., non fecero tentativi di colonizzare il territorio perchè impegnati in quel momento a contendere il monopolio arabo dell' approvvigionamento delle spezie. Si giunse in tal modo alla metà del XVII sec., quando venne stabilita dagli olandesi la colonia del Cap 838f59i o di Buona Speranza con lo scopo di creare un porto per le navi mercantili provenienti dalle Indie e da Giava, ma anche di acquisire schiavi e mano d'opera per supportare l'espansione coloniale olandese. Nei 150 anni che seguirono, l'espansione coloniale olandese si estese sempre di più nell'interno entrando in violento contatto con gli originari abitatori. Si giunse ai primi scontri della guerra boera, causa e sviluppo delle radici del futuro apartheid.
Nel 1806, come conseguenza delle vittorie su Napoleone in Europa, la Gran Bretagna decise di espandersi e avvenne l'annessione della provincia del Capo da parte degli inglesi e la successiva abolizione della schiavitù del 1836. Quest'ultimo atto, in particolare, fu considerato da parte dei Boeri una intollerabile interferenza nei propri affari interni e si trasformò in una grande migrazione oltre il fiume Orange operata dai cosiddetti Vortrekkers, alla ricerca di sempre nuovi spazi per sottrarsi all'invadenza inglese. Sul fronte inglese intanto, i britannici causavano la migrazione dell'etnia Xhosa dal Capo rimpiazzando le loro terre con 5.000 famiglie di coloni. Entrambe le comunità bianche giunsero ad un bagno di sangue con gli abitanti originari nel perseguire l'acquisizione del territorio a spese dei neri.
A questa situazione di guerra e massacri a spese della popolazione originaria, si aggiungevano anche i rapporti sempre tesi fra la comunità boera e inglese con frequenti scaramucce armate. Tuttavia, quando nel 1867 vennero trovati i primi giacimenti diamantiferi e auriferi, le due comunità bianche si accordarono per il mutuo sfruttamento minerario. La stragrande maggioranza degli africani, impossibilitati a pagare le esose tasse agli europei e trovare il cibo di tutti i giorni, fu obbligata al pesante lavoro nelle miniere. Questa nuova situazione, e il miraggio di facili guadagni e sfruttamento, spinse ancor di più i paesi europei ad arraffare i territori che rimanevano: i tedeschi si presero la Namibia e gli inglesi l'odierno Botswana, lo Zimbabwe e lo Zambia.
Questo sfruttamento, e la ricerca di nuovi accaparramenti di territorio, sfociarono in una seconda guerra boera fra inglesi e vortrekkers che si concluse con un trattato che stabiliva boeri e inglesi partners di pari dignità. Nasceva quindi nel 1910 l'Unione del Sud Africa che caratterizzerà geograficamente il futuro Paese e politicamente e socialmente il controllo e la sottomissione totale della popolazione nera.
Nel 1948, la vittoria dell'Afrikaner
National Party sanciva, nel nome del
nazionalismo boero, la politica di apartheid a tutti i costi, tesa ad escludere
dalla vita politica, economica e sociale, non solo la popolazione nera, ma
anche coloured e indiani dalla vita del Paese. La repressione cresceva: il noto
massacro di Sharpeville del 1960, il massacro dei bambini a Soweto del 1976, la
soppressione dei leader neri come Steve Biko, sono solo alcuni esempi della
situazione in cui viveva la maggioranza nera in Sud Africa. Questa situazione
sembrava protrarsi senza freno; nei primi anni 60 vengono incarcerati i
maggiori leader neri fautori di un cambio politico e migliori condizioni per la
popolazione nera: fra questi Nelson Mandela.
Accusato di tradimento, Mandela viene condannato alla prigione, che sopporterà
per 27 anni, nonostante gli venga offerta la libertà incondizionata in cambio
dell'abbandono della richiesta di un cambio politico.
Mandela rifiuta e sceglie di rimanere in carcere, diventando così il simbolo
della lotta all'apartheid nel suo Paese e nel mondo intero. Alla fine degli
anni 80 avviene un cambio politico al vertice del governo con l'elezione di De
Klerk, un nuovo leader bianco più democratico. De Klerk capisce che il tempo
dell'apartheid è finito: rimette in libertà Mandela e indice libere elezioni
aperte a tutti: one man one vote, nonostante l'ostracismo nel suo stesso
partito.
Nel 1994, con le nuove elezioni, Nelson Mandela diviene presidente del Sud Africa e condivide con De Klerk il premio Nobel per la Pace. Tutti nel mondo e in Sud Africa, si aspettano la resa dei conti nel Paese, ma il passaggio avviene in modo incruento, Mandela si impone con la sua grande statura morale sulla voglia di rivalsa del popolo nero: "Non esiste pace senza perdono" dichiara.
La transizione avviene lentamente ma inesorabilmente giorno dopo giorno in modo pacifico, la ridistribuzione della ricchezza è a piccoli passi ma procede senza sosta, il Sud Africa diviene un esempio di pacifica convivenza per il mondo.
Dopo il primo ed unico mandato Mandela si ritira, ulteriore esempio di statista illuminato. Dopo aver guidato la lunga marcia per la libertà del suo Paese e svolto il suo compito, cede il passo a Thabo Mbeki, un più giovane politico dell'African National Congress. E' il Sud Africa dei giorni nostri.
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