|
|
A Nairobi le bidonville, definite anche insediamenti informali, occupano appena l'1,5% dell'area urbana e il 5,5% di quella destinata a scopi residenziali. Ma in esse si concentra oltre il 55% della popolazione. Gli insediamenti informali sono caratterizzati 838i81i da:
Altissima densità demografica.
Bassissimo livello delle strutture abitative.
Mancanza quasi assoluta di servizi urbani, igienici e sanitari, con gravi conseguenze per la salute.
Forte degrado sociale, che colpisce soprattutto donne e bambini.
Diffusione della prostituzione e dell'AIDS.
Le condizioni di vita negli insediamenti informali di Nairobi sono uguali alla maggioranza delle città non solo dell'Africa, ma anche dell'America Latina e dell'Asia.
Le bidonville di Korogocho
A Korogocho/Kinyago, uno fra quartieri più poveri della capitale del Kenya, vivono quasi 100.000 persone che si sono rifugiate qui dopo essere state espulse da altre zone della città.
Le bidonville occupano complessivamente circa 10 km2 su un'area urbana di oltre 680 km2, il 75% della quale è destinata a scopi non abitativi (campi da golf e altre attività ricreative, infrastrutture, zone commerciali e industriali). Mentre nei ricchi quartieri residenziali di Nairobi sorgono bellissime ville con parco, piscina e campo da tennis, negli insediamenti informali quasi tutte le abitazioni sono baracche fatte di fango, canniccio e materiali di scarto raccolti nelle discariche, come lamiere, teli e cartoni.
La densità demografica
La densità demografica è caratterizzata da una distribuzione estremamente ineguale. Mentre la maggioranza della popolazione vive ammassata negli insediamenti informali, vasti terreni sono occupati da ville circondate da parchi e campi da golf frequentati dall'élite locale e da turisti facoltosi. Questi due aspetti della realtà sociale di Nairobi sono in alcuni casi a diretto confronto: la bidonville di Kibera, dove su poco più di 2 km2 sono stipate oltre 250.000 persone, confina con vaste tenute e un grande campo da golf.
La mancanza di servizi
Oltre l'85% degli abitanti degli insediamenti informali deve comprare l'acqua da privati, pagandola 4-5 volte più della tariffa ordinaria. Molte famiglie raccolgono l'acqua piovana o usano quella del fiume, che però è molto inquinata. Alla carenza idrica si aggiunge quella di servizi igienici. Il 95% della popolazione delle bidonville ne è del tutto privo o, al massimo, si serve di latrine comuni (una per 50, 100 o più persone), che vengono usate anche per lavarsi. La raccolta dei rifiuti è quasi inesistente: finiscono nei canaletti di scolo scavati lungo le strade in terra battuta che traboccano quando piove. Si diffondono di conseguenza le malattie infettive e parassitarie, soprattutto quelle gastrointestinali. Sono diffuse anche le affezioni respiratorie dovute al fatto che, il 95% degli abitanti usa come combustibili paraffina e carbone di legna. La situazione sanitaria è aggravata dalla forte carenza o assoluta mancanza medica. La maggioranza dei pochi ambulatori a disposizione per gli abitanti delle bidonville è gestita da associazioni non-governative, religiose laiche.
La povertà
Solo poco più del 20% degli abitanti ha un lavoro salariato. Tra il restante 80%, che è disoccupato, la maggioranza lavora nel "settore informale": si tratta di piccole attività come il commercio di strada condotte in genere senza licenza. A Korogocho una delle principali fonti d'attività è la vicina discarica pubblica, dove vengono riversati i rifiuti della Nairobi benestante: su questa montagna d'immondizia salgono ogni giorno uomini, donne e bambini, scavando per recuperare tutto ciò che può essere usato o venduto. E' un lavoro pericoloso, dato che nella discarica vengono gettati anche rifiuti nocivi, tra cui quelli degli ospedali e le siringhe dei tossico-dipendenti.
I ragazzi di strada
Una conseguenza della povertà, nelle bidonville, è la disgregazione dei nuclei familiari, che sono in maggioranza retti da donne perché il marito è emigrato, è ammalato, si trova in carcere o le ha lasciate. Dato che le donne sono occupate per quasi tutta la giornata a procurarsi i mezzi di sostentamento, i figli passano la maggior parte del loro tempo in strada, esposti ai molti pericoli di un ambiente sociale degradato in cui sono diffusi l'alcolismo e l'uso di droghe. Quando la madre muore, si ammala o non è comunque più in grado di mantenere i figli, questi vanno a vivere nella strada. Si calcola che vi siano circa 50.000 ragazzi di strada nella sola Nairobi, probabilmente quasi un milione in tutto il Kenya. Secondo quanto emerge da un'inchiesta, essi riescono a sopravvivere vendendo materiali raccolti nelle discariche (è questa la loro principale attività), facendo lavori saltuari (lavavetri o facchini) oppure mendicando. Sono vittime della violenza, soprattutto da parte di poliziotti e funzionari locali, soffrono spesso la fame, dormono all'aperto o sotto un riparo fatto di cartone o tela tra immondizia ed escrementi.
La prostituzione e l'AIDS
Particolarmente esposte ad abusi sessuali sono le bambine e ragazzine, che nelle bidonville vivono in un ambiente d'estrema miseria e degrado sociale, spesso alla mercè di malavitosi e funzionari corrotti. Una ragazza su tre diventa madre nell'età compresa tra 13 e 19 anni e resta spesso sola col bambino. Molte finiscono sulla via della prostituzione: i bordelli di Nairobi sono pieni di prostitute bambine, che vi entrano anche all'età di 11-12 anni. Ricevono in cambio pochi soldi e, in molti casi, solo vitto e alloggio. In tali condizioni l'AIDS si sta diffondendo ad un ritmo impressionante: si calcola che a Korogocho oltre il 50% della popolazione sia sieropositivo. Gli ammalati terminali vengono lasciati a morire nelle baracche o all'aperto, e i loro figli diventano "orfani dell'AIDS", i più reietti tra i ragazzi di strada.
Vivere a Korogocho
Scritto da Alex Zanotelli, missionario che vive a Korogocho
Due volti che non dimenticherò mai, quelli di Kasui, una bimba di sette anni, e Kimeo, il fratellino di quattro. Due bimbi nati e vissuti a Korogocho, una spaventosa baraccopoli di Nairobi (lussureggiante capitale del Kenya), dove sono ammassati centomila abitanti: una delle tante bidonville che, come corona di spine, circondano questa splendida città coloniale immersa nei fiori e nel verde. Le baraccopoli di Nairobi sono tra le peggiori: luoghi di sofferenza, violenza, sfruttamento. I bambini sono i primi a pagarne le conseguenze. Come Kasui e Kimeo i due splendidi bimbi di mamma Minoo: una donna dolce e tenera.una vita, la sua, spesa nel giro della prostituzione per poter sopravvivere. Poi l'anno scorso il verdetto medico: l'AIDS. Condividemmo con lei e i bimbi la nostra cena di Natale (polenta e pesciolini, "pochi e piccoli"). Fu "l'ultima cena".
Poco dopo mamma Minoo moriva lasciando i due bimbi nelle mani della figlia più grande, Ndinda, di soli 14 anni, pure lei minata dall'AIDS. Lo scorso marzo anche Ndinda venne spazzata via dal terribile morbo, lasciando i due fratellini in balia di se stessi. L'11 aprile scorso, Kasui, tenendo stretto per mano il fratellino Kimeo, si portò sul ciglio del dirupo che sovrasta il grande acquitrino che separa Korogocho dalla discarica di Nairobi.per il gesto suicida. Kasui tentava di lanciarsi nel vuoto con Kimeo, che però tentava dal dissuadere la sorellina dal farlo.una donna di passaggio li vide e me li portò a casa. Tentai inutilmente di parlare con i due bimbi: si erano chiusi a riccio. Tentavo di scrutare quei volti innocenti per capire."Ma cosa c'è -mi domandavo- di così demoniaco a Korogocho da portare due innocenti, che si aprono alla vita, al suicidio?"
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2024