La rivoluzione Cubana
L'isola di Cuba
Cuba è la
maggiore isola delle Indie occidentali, con una superficie totale di 107.800 chilometri
quadrati. È situata immediatamente a sud del Tropico del Cancro, ma il suo
clima è più semitropicale che tropicale, con una temperatura media annua di
circa 25 gradi. Per quanto l'umidità sia abbastanza elevata, durante tutto
l'anno, venti freschi contribuiscono a rendere sopportabili anche le più afose
giornate estive, e in nessun periodo dell'anno fa molto freddo. Non c'è il
problema che il gelo colpisca le coltivazioni dei contadini, l'unico problema
può essere una siccità, cosa che comunque accade raramente. Le precipitazioni
totali annue ammontano a 1300-1400 millimetri, e si concentrano nella
stagione umida da maggio ad ottobre. Dato un clima stabile e sufficienti
precipitazioni, basta un terreno fertile per dare un raccolto abbondante, e
quello di Cuba è estremamente fertile. Non solo, ma il terreno è pianeggiante
per circa i tre quinti dell'isola e dove non è adatto all'agricoltura è adatto
per il pascolo. Le montagne più alte sono quelle della Sierra Maestra
nell'estrema provincia orientale di Oriente, dove la vetta più alta raggiunge i
2560 metri.
Cuba ha quasi 3500
chilometri di costa, lungo la quale sono situati ottimi
fondali da pesca e molte profonde insenature che costituiscono dei perfetti
porti naturali. L'isola è sprovvista di carbone ed è stato individuato ben poco
petrolio. Ma esistono ingenti giacimenti di ferro e nichel, tanto grandi da
essere considerati fra le più importanti riserve potenziali del mondo. Si
trovano anche in grandi quantità cromo, manganese e rame. Quattro secoli e
mezzo dopo la scoperta di Colombo che la definì la "Perla delle
Antille", un altro esploratore che compì diverse ricerche sull'isola, ha
scritto che essa è senza dubbio uno dei punti più favorevoli per l'esistenza
umana sulla superficie della terra. Ma Cuba, verso la metà del XXo secolo, era
tutt'altro che un paradiso.
La vita di Fidel
Castro a Cuba fino all'esilio in Messico
Fidel Castro nasce il 13 agosto 1926
in un paesino sulla costa settentrionale della provincia
di Oriente, a Cuba. Il padre, Angel Castro, è uno spagnolo che ha partecipato
alla guerra di indipendenza del 1898, militando come soldato semplice
nell'esercito della Corona. Finita la guerra, decide di rimanere sull'isola e
trova un lavoro di sorvegliante in una piantagione della United Fruit. Solo nel 1920 riesce a
comprare un terreno da coltivare, un lavoro certo per potersi permettere una
famiglia. Angel Castro ha due figli dalla prima moglie. Dalla seconda, Lina
Ruz, ha altri sei figli, tra i quali Fidel e Raul. Il padre, un uomo duro e
ignorante, ha sempre fatto in modo che i rapporti con Fidel fossero pessimi.
Fra i due non c'era comprensione, né stima. Se il figlio era pieno di slanci,
di idealismo, il padre era ri 555d39f masto un contadino chiuso. Fidel racconterà più
tardi che il padre sfruttava i contadini, non pagava le tasse e corrompeva i
politici... un perfetto reazionario. Anche se il padre era contrario, a sette
anni Fidel riesce ad avere il permesso di andare a scuola. Va a Santiago a
vivere da parenti. Fa le elementari e le medie in scuole di gesuiti. Per il
liceo si trasferisce invece nella capitale, L'Avana. Si diploma nel 1945 al
Collegio Belen, un altro istituto dei gesuiti. Nello stesso anno si iscrive
alla facoltà di legge all'università dell'Avana. In questo modo entra in
contatto con la politica nazionale. Cuba infatti è appena uscita dalla prima
dittatura del "sergente" Fulgencio Batista. Batista ha infatti
concluso la "fase liberale" del suo regime, impostagli dalla
situazione mondiale, con la convocazione di una "libera"
consultazione elettorale. Libera nel senso che Batista si è astenuto da fare
entrare in azione il dispositivo militare di cui continua a mantenere il
controllo. Dalla votazione esce vittorioso il candidato democratico, Ramon Grau
San Martin, leader del partito "autentico". Per Cuba è finito il
periodo di dittatura, ma non è neanche cominciato quello della democrazia,
visto che il regime "autentico" si rivela ben presto incompetente e
corrotto, e soprattutto incapace di affrontare i gravi problemi economici e
sociali del paese. La tensione politica cresce : ed è proprio nel settore
universitario in cui esplode con maggiore violenza. Nella Cuba
prerivoluzionaria gli studenti infatti, come del resto in tutta l'America
latina, erano sempre intervenuti nella politica. Quando Fidel inizia gli studi
universitari, la degenerazione è ormai giunta al culmine. La vita politica del
giovane Castro inizia dunque in quegli anni, con gli studenti. Nel 1948, con
alcuni compagni cubani, partecipa a un Congresso studentesco latino-americano a
Bogotà. Nell'aprile di quell'anno a Bogotà, Fidel assiste ad una vera e dura
sommossa popolare per la prima volta. Era l'inizio di una violenta guerra
civile che durerà quasi dieci anni e che costerà alla Colombia quasi duecentomila
vittime. Fidel lotta e combatte a fianco della popolazione, per poco però,
infatti, dopo aver chiesto asilo all'ambasciata cubana, viene rimpatriato.
Sempre nel 1948 Fidel conosce una giovane studentessa di filosofia, Mirta Diaz
Balart, anche lei originaria della provincia di Oriente, e decide di sposarla.
Puntualmente, dopo nove mesi, nel '49, nasce Fidelito. Dopo la laurea, nel
1950, Fidel esercita l'avvocatura e entra nello studio legale Aspiazu &
Resende, a L'Avana. La pratica forense del Dr. Castro dura solo fino al 1952.
Ormai infatti Fidel si è buttato nella politica. È membro influente del
"Partito ortodosso", ala sinistra dell'"autenticismo". Dopo
il suicidio di Eduardo Chibàs, guida politica del partito ortodosso, nell'agosto
del 1951, Cuba è nel clima teso pre-elettorale. Al candidato
"autentico" e all'ex-dittatore Batista, gli ortodossi decidono di
contrapporre un loro uomo, Roberto Agramonte. I comunisti lasciano intendere
che lo appoggeranno, i pronostici lo danno già vincente. Fidel Castro è uno
degli organizzatori più attivi della campagna elettorale. Ma, il 10 marzo 1952,
il sergente Fulgencio
Batista
prende con la forza quel potere che il popolo gli aveva negato con il voto.
Comincia così la seconda lunga dittatura di Batista. Per Fidel non ci sono
molte soluzioni. L'unica è una rivoluzione. Il primo problema è trovare un
gruppo di persone adatte. Entra in contatto con un gruppo di giovani che sta
organizzando attività di tipo resistenziale. Pubblicano clandestinamente un
giornale. Gli esponenti principali sono Abel Santamaria e Jesus Montané. Fidel
assume subito il comando, aiutato da Abel e dal fratello minore Raul, che non
lo ha mai abbandonato. Il progetto prevede di prendere con la forza la caserma
Moncada a Santiago de Cuba per rifornirsi di armi. Nei primi mesi del 1953 il
piano prende corpo. L'assalto è studiato nei minimi particolari. Viene decisa
la data : 26 luglio, all'alba, in pieno Carnevale... in modo da cogliere di
sorpresa i soldati presumibilmente ubriachi e con i sistemi di sicurezza al
minimo. Sono circa 150 gli uomini che lasciano la capitale, qualche giorno
prima, per dirigersi verso oriente. L'inizio della rivoluzione però fallisce
miseramente. Lo scontro, durato 3 ore, si conclude con la ritirata di Fidel.
Tre rivoluzionari morti, quasi tutti gli altri vengono catturati e torturati,
alcuni fino alla morte, nella caserma. Solo una trentina dei prigionieri
sopravvive. Pochi riescono a non farsi prendere. Dopo qualche giorno viene
catturato anche Fidel e il 21 settembre si apre il processo. Fidel non si
difende, attacca. Durante il processo del 6 ottobre pronuncia il discorso
"La storia mi assolverà". Il testo che ormai conoscono tutti è un
ampliamento del discorso, ed è stato scritto durante la sua prigionia. Riesce
dal carcere a farlo avere ai compagni che ne stampano clandestinamente
centomila copie. Fidel parla di "libertà economica" e di
"giustizia sociale" ; ma in concreto le misure che vengono auspicate sono
ben lontane da un attacco vero e proprio alla borghesia cubana e un accenno al
problema della dipendenza neocoloniale. Viene comunque condannato a 15 anni di
prigione nel penitenziario dell'Isola dei Pini. Qui trova Raul, condannato a 13
anni. Intanto la moglie Mirta causa seri problemi politici a Fidel essendo suo
fratello il sottosegretario del Governo. Nel maggio del 1955 il Congresso vota
un'amnistia generale. Sul battello che riporta sull'isola i prigionieri nasce
il "Movimento 26 Luglio" (M 26-7). Fidel, subito dopo la liberazione,
divorzia. Mirta si sposerà di nuovo, Fidel no. Fidelito sarà all'Avana quando
il padre tornerà trionfante.
Non vedendo possibilità di una lotta politica interna, Fidel e Raul lasciano
Cuba il 7 luglio 1955.
La preparazione
in Messico
Dopo essere
stati liberati, nell'estate del '55 Fidel e Raul Castro partono per un
volontario esilio in Messico. L'idea è di organizzare un corpo di spedizione
per "invadere" Cuba e provocare un'insurrezione generale nell'isola.
L'idea strategica centrale è ancora, grosso modo, la stessa dell'attacco alla
caserma Moncada del '53. Sbarcare vicino a Santiago de Cuba (la zona preferita
dai Castro che provengono proprio dalla provincia di Oriente e che quindi
conoscono bene) e attaccare una caserma, in coincidenza con un'insurrezione
nella città provocata dalla rete clandestina del Movimento 26 Luglio. I
preparativi della spedizione durano quasi due anni. Si tratta di raccogliere i
fondi per finanziare l'impresa, di addestrare gli uomini alla guerriglia e di
rafforzare la rete resistenziale a Cuba. Sul piano politico, il biennio 1955-56
segna il progressivo distacco del Movimento dal Partito ortodosso. Se la
frattura politica è comunque sfocata, nel senso che le riforme che il Movimento
auspica continuano ad essere abbastanza vaghe, è invece reale e profonda sul
piano organizzativo, sia perché Fidel avoca a sé la direzione suprema del
movimento rivoluzionario, sia perché il Partito ortodosso non è pronto a
trasformarsi in un'organizzazione compatta, come la strategia che Fidel aveva
scelto esigeva. A Città del Messico, Ñico Lopez, un altro esule cubano compagno
di Fidel e superstite dell'attacco alla caserma Moncada, conosce Ernesto
Guevara, che in quegli anni lavora all'Ospedale generale della capitale, e lo
presenta a Raul, poi a Fidel. Quando Fidel propone a Guevara di unirsi ai
rivoluzionari come medico, l'argentino decide che è giunta l'ora di passare
all'attacco, unico sistema per battere il capitalismo. Il quartier generale
degli esiliati è in una casa di una cubana, è lì che Fidel conosce Ernesto Che
Guevara, colui che sarà uno dei protagonisti della Rivoluzione. Il gruppo viene
addestrato in una fattoria vicino alla capitale, sotto la guida di un anziano
ufficiale di origine cubana. Ernesto Guevara è l'unico con una formazione
culturale e politica superiore a Fidel Castro. Non ancora militante comunista,
è invece già saldamente ancorato al marxismo-leninismo. Improvvisamente nel
giugno 1956 la polizia fa irruzione nella fattoria e arresta tutti. Guevara
avrebbe dovuto essere espulso dal Messico per via del permesso di soggiorno
scaduto, mentre i cubani vengono rilasciati per mancanza di capi di imputazione
seri. Fidel è assolutamente contrario ad abbandonare l'argentino, sapendo di
aver bisogno di uno come lui, al punto di perdere tempo e denaro preziosi per
tirarlo fuori dal carcere grazie ad un burocrate corrotto. Anche se il
Movimento è stato fortemente indebolito dall'azione della polizia, Fidel si
rende conto che è giunto il momento di partire per Cuba. Ernesto Guevara si
congeda dalla moglie Hilda e dalla figlia di appena sei mesi. Il 26 agosto 1956
Fidel annuncia che rientrerà a Cuba prima della fine dell'anno. "Prima che
giunga il 1957 - proclama - saremo liberi o martiri". Alle critiche di
aver dato la possibilità a Batista di organizzare una difesa, Fidel risponde
che non c'è problema, che si chiama "guerra psicologica". Fidel
compra da uno statunitense il "Granma", una barca per una ventina di
persone, e si fa cedere anche un piccolo terreno sulle sponde del fiume Tuxpan
per far aggiustare la vecchia imbarcazione. Saranno però in ottantadue i
rivoluzionari che lasceranno il Messico sul Granma la notte del 25 novembre
1956.
Il personaggio:
Ernesto Che Guevara
Ernesto Guevara
de la Serna
nasce a Rosario (Argentina) nell'estate del 1928. Diverse sono le date di
nascita che compaiono sui testi e nelle biografie del Che. 4 giugno, 14 giugno,
14 luglio. Il padre, Ernesto Guevara Lynch, e la madre Celia de la Serna appartenevano alla
buona società argentina. Ernesto Guevara padre aveva studiato architettura, ma
non si era mai laureato: per questo la famiglia non era nelle migliori
condizioni economiche. Dopo la nascita, i Guevara si trasferiscono a San
Isidro, ed è qui che, il 2 maggio 1930, succede un fatto destinato ad avere
gravissime ripercussioni su tutta la vita del "Che". Celia lo porta a
fare il bagno in un fiume, e la sera Ernestito si ammala di polmonite.
All'incidente seguono i primi attacchi d'asma, malattia che lo accompagnerà per
tutta la vita. Negli anni successivi, i genitori si trasferiscono di continuo
per cercare un posto che faccia soffrire il bambino il meno possibile.
Ernestito cresce ad Alta Gracia, nei pressi di Còrdoba, ai piedi della
Cordigliera delle Ande. Ernestito comincia a praticare gli sport, diventando
robusto e forte. Giocando con i piccoli indios dei dintorni, già a nove anni si
rende conto della disparità sociale che li separa. Ernesto trasforma la casa di
famiglia in casa del pueblo e accoglie amici e bisognosi. Conosce Alberto
Granado, che lo accompagnerà in futuro nei viaggi in America latina, e
incomincia a praticare il rugby. Oltre allo sport, legge molto e ama giocare a
scacchi. Nel 1946 ottiene la licenza liceale e l'anno successivo la famiglia si
trasferisce a Buenos Aires, per permettere a Ernesto di frequentare
l'Università. Si iscrive alla facoltà di medicina. A ventitré anni lui e
l'amico Granado partono per un viaggio di sette mesi, di circa diecimila
chilometri, attraverso l'America latina. Partono alla fine del '51, in moto, a
piedi, in treno e in autostop, passano dal Cile, visitano il Perù, dove
lavorano per tre mesi in un lebbrosario. Alberto è neolaureato in medicina e
per Ernesto è una buona occasione per fare pratica, infine vanno in Colombia e
in Venezuela, dove il Che lascia l'amico per tornare in Argentina e finire gli
studi. Si laurea nel marzo del 1953 e decide di raggiungere Alberto per
lavorare con lui. Lascia l'Argentina non sapendo che ci tornerà solo otto anni
dopo, per poche ore e in incognito. 26 luglio 1953. Mentre un treno trasporta
il giovane medico, a decine di migliaia di chilometri si sta combattendo una
battaglia con un'importanza essenziale a Cuba. Decide di recarsi in Guatemala
dove è in corso una rivoluzione. Arriva nella capitale all'inizio del 1954.
Seguono mesi decisivi e fondamentali per la formazione politica di Ernesto.
Militando in vari gruppi rivoluzionari, conosce Hilda Gadea, peruviana. Legge e studia
Marx e Lenin con l'amica. Conosce anche Ñico Lopez, l'esule cubano che lo
presenterà a Fidel Castro in Messico. Nel giugno del '54 aerei presumibilmente
americani bombardano la capitale, e dopo un attacco militare il governo Arbenz cade. Ernesto fugge
in Messico con Hilda. Lavora come fotografo fino a riuscire ad essere assunto
all'Ospedale generale di Città del Messico. All'Ospedale ritrova il suo amico
cubano Ñico che lo presenta a Raul Castro e poi, nel luglio del '55, a Fidel,
in una casa di un'esule cubana. Dopo vari incontri Fidel chiede all'argentino
di diventare il medico della spedizione per la liberazione di Cuba, Ernesto
accetta.
Dalla Sierra
Maestra a L'Avana
Nella notte del
25 novembre 1956 ottantadue uomini salgono a bordo del Granma, una vecchia
imbarcazione di legno, lunga tredici metri e larga cinque, e costruita per
accogliere al massimo venticinque persone. Navigando a luci spente per non
venire fermati dalle autorità messicane, la barca scende il Rio Tuxpan e
raggiunge il mare aperto a sud del Golfo del Messico dove imperversa il
maltempo. Il Movimento 26 di luglio, che opera a Cuba sotto le direttive di Fidel
stesso, ha predisposto l'appoggio logistico allo sbarco in più punti
dell'isola: Manzanillo, Campechuela, Media Luna, Pilón. Un servizio di
accoglienza è stato organizzato da un gruppo di contadini conquistati alla
causa. Sull'altro fronte, l'esercito di Batista è pronto a combattere. Gli
aerei C47 e B25 si danno il cambio lungo la costa. Un elenco di imbarcazioni da
diporto è stato segnalato ai guardacoste e ogni sospetto deve essere fermato
per controlli. La pioggia, la nebbia e il cattivo tempo che, nello stretto che
separa l'isola dal Messico, avevano reso quasi impossibile la traversata, ora
proteggono dai fasci luminosi della marina cubana gli uomini di Fidel. All'alba
del 2 dicembre, dopo una settimana di faticosa navigazione, il Granma costeggia
la terraferma, ma si incaglia lontano dalla spiaggia prevista dove ci sono i
compagni ad attenderli. Finiscono in un'inestricabile palude di mangrovie, e
vengono subito individuati dall'aviazione nemica. L'unica possibile via di
salvezza che si presenta ai guerriglieri è la Sierra Maestra, che
si erge non molto lontano da loro. In condizioni terribili, molti si perdono, e
per molti giorni vagano alla cieca in una giungla fittissima, carichi di armi.
Sfuggono per poco all'esercito di Batista però, infatti la barca è stata
scoperta, e per tutta l'isola si diffonde la voce che Fidel Castro è sbarcato
con duecento uomini. Tre giorni dopo lo sbarco, in un canneto chiamato Alegría
del Pio, i ribelli devono subire il primo violentissimo attacco da parte
dell'esercito. Solo 15 degli 82 uomini si salvano, questi si dividono in gruppi
e si ritroveranno solo dopo giorni. Molti sono feriti. Anche Ernesto Guevara,
il medico della spedizione, viene ferito molto gravemente al collo e al petto.
A L'Avana non tarda a diffondersi la notizia che Fidel è morto e che i
rivoluzionari non sono più un problema per la dittatura di Batista. Il mondo
intero se ne convince presto, e persino l'esercito ritira dalla Sierra Maestra
una parte significativa delle proprie unità. Ci vorranno diverse settimane
prima che il gruppo dei sopravvissuti si ritrovi. I primi mesi del 1957 vengono
usati per ampliare i territori dei guerriglieri sulla Sierra Maestra e per
riorganizzare un esercito con l'apporto di nuovi contadini conquistati dalla
causa della Rivoluzione. Restano nascosti per non attirare l'esercito di
Batista sulla Sierra sapendo di essere ancora pochi. In pochi mesi però i
ribelli si organizzano, crescono di numero costantemente, e incominciano a
colpire alcune postazioni nemiche. Il 17 gennaio avevano già conquistato la
caserma di La Plata,
importantissima postazione sulla Sierra, e in seguito riescono ad avere sempre
un maggiore dominio della regione. Verso la metà di febbraio Fidel vince
un'altra battaglia ospitando sulla Sierra il giornalista del New York Times
Herbert Matthews, che scriverà un articolo sul quotidiano statunitense
raccontando le imprese dei giovani cubani rivoluzionari, e convincendo così il
mondo intero che Castro e compagni sono ancora vivi e determinati. In marzo incominciano
manifestazioni e insurrezioni in tutta l'isola, incominciando a preoccupare
Batista che aveva largamente sottovalutato la potenzialità della rivoluzione.
Sul piano politico, Fidel lavora tantissimo cercando di creare un ampio fronte
di appoggio alla guerriglia cui partecipino tutti i settori politici e sociali
in lotta contro la dittatura. L'impresa non è facile: i partiti borghesi sono
disposti ad aiutare l'esercito ribelle, ma rifiutano qualsiasi tipo di alleanza
con i comunisti, mentre i comunisti sono d'accordo di trattare con i partiti
borghesi, ma si rifiutano di aderire alla strategia guerrigliera di Fidel. Solo
in estate Fidel riesce a unire le forze grazie a compromessi e lunghe
trattative. Intanto sulla Sierra il Che lavora per istruire i contadini
analfabeti. Fonda una scuola di reclutamento e di addestramento a El Hombrito,
e diffonde la voce della Rivoluzione grazie alla radio e ai giornali. Forte dei
suoi successi, la guerriglia arruola adepti che hanno origini sociali diverse,
compreso un gran numero di donne, che, anche secondo il Che, sono
importantissime in un processo rivoluzionario per garantire collegamenti e
comunicazioni con le altre forze combattenti.
Il 1958 incomincia bene per la Rivoluzione. Ormai sono più di seicento gli uomini
che lottano e combattono, senza contare quelli che in città compiono sabotaggi,
manifestano, scioperano e mantengono una rete di informazioni e di aiuti per il
M 26-7. La Sierra
è ormai completamente "territorio libre de Cuba", come, nel febbraio
'58, dice Fidel a Radio Rebelde, che trasmette dalla Sierra Maestra comunicando
ai cubani gli ideali della Revolucion. Più tardi sarà il Che di persona che
parlerà al popolo su Radio Bemba. Grazie anche alla stampa clandestina del
Movimento e alle radio locali, sulla Sierra arrivano sempre più volontari,
contadini, studenti. I partiti riconoscono ormai in Fidel Castro il capo
supremo del Movimento. La dittatura è disorientata. In marzo Fidel da al
fratello Raul il comando di una colonna di guerriglieri con il compito di
prendere Santiago de Cuba avanzando verso Oriente. Il 9 aprile fallisce però lo
sciopero generale rivoluzionario programmato da Fidel. L'esercito soffoca nel
sangue i manifestanti di molte città, e Batista ritrova fiducia e continua a
credere, ora più di prima, che il problema della rivoluzione si sta risolvendo
a suo favore. Spera infatti che con un attacco finale ai guerriglieri, a Cuba
ritornerà l'ordine. Ai primi di maggio partono verso la Sierra quattordici
battaglioni dell'esercito più sette compagnie con mortai e carri armati, vale a
dire circa diecimila uomini sostenuti dall'aviazione e dalla marina. Ma i
barbudos, come venivano chiamati perché avevano tutti la barba, giocano in casa
e, al riparo in una giungla che conoscono alla perfezione, affiancati dai
contadini, padroni assoluti degli accessi più importanti, dei ponti stradali e
ferroviari, riescono a combattere una forza armata dieci volte più potente di
loro. Si impadroniscono di radiotrasmittenti nemiche dalle quali riescono a
ordinare agli aerei di Batista di bombardare le sue stesse postazioni. Riescono
ad impossessarsi di oltre cinquecento armi di ogni tipo, compresi mortai e
carri armati. Tra il 25 di maggio e la metà di agosto del '58 l'esercito di
Batista viene duramente sconfitto e a L'Avana il panico si diffonde tra i
dirigenti del regime.
Nell'estate del '58, non solo Fidel riesce a consolidare l'alleanza dei partiti
e dei movimenti contro la dittatura, ma nasce finalmente a Caracas il
"Fronte Civico" proposto da Fidel un anno prima per organizzare
meglio le attività nelle città. In agosto il Che viene nominato Comandante
della colonna 8 "Ciro Redondo" dell'esercito ribelle, con il compito
di avanzare fino alla provincia di Las Villas, mentre Camilo
Cienfuegos dovrà guidare la colonna 2 "Antonio Maceo" verso nord per
arrivare a Yaguajay, sopra Santa Clara, nel centro-nord di Cuba (l'obiettivo
della colonna era all'inizio la provincia di Pinar del Rio, all'estremità ovest
dell'isola). In agosto e settembre molte città cadono nelle mani del Che e di
Camilo Cienfuegos, e l'esercito di Batista incomincia a traballare non più solo
nella giungla della Sierra. Per oltre un mese le due colonne seguono lo stesso
itinerario, poi, vicino al confine fra la provincia di Camaguey e quella di Las
Villas, il 5 ottobre si separano. Cienfuegos ripiega verso nord, mentre Guevara
prosegue verso ovest seguendo da vicino la costa meridionale dell'isola. Gli
obiettivi delle due colonne sono, rispettivamente, il fortino di Yaguajay e la
città di Santa Clara, capitale della provincia di Las Villas e chiave della
strada verso L'Avana. Le sorti della guerra civile a Cuba si decidono fra
Natale 1958 e Capodanno 1959. La battaglia di Santa Clara comincia alle 5 del
mattino del 29 dicembre e dura ininterrottamente per più di tre giorni, fino al
pomeriggio del 1o gennaio. Nel corso della battaglia giunge dall'Avana anche un
treno blindato, che però viene fatto deragliare dai guerriglieri. Quando i
combattimenti cessano a Santa Clara, anche Yaguajay è caduta e il dittatore
Fulgencio Batista ha già abbandonato Cuba in aereo. Per impedire problemi
enormi tra i vari movimenti e partiti scesi in campo nella lotta contro il
regime, Guevara e Cienfuegos devono assolutamente raggiungere L'Avana al più
presto e prendere il controllo fino all'arrivo di Fidel Castro. Il dittatore,
prima di partire, ha insediato in extremis una specie di giunta destinata a
ostacolare la presa ufficiale del potere da parte dei rivoluzionari. Le due
colonne arrivano nella capitale nel pomeriggio del 2 gennaio 1959, ma la giunta
è stata tolta di mezzo dai partigiani del Direttorio rivoluzionario, un altro
movimento che ha avuto un ruolo importante nella rivoluzione, ma che è sempre
stato un alleato difficile per il M 26-7. I partigiani hanno occupato il
Palazzo presidenziale e non sembrano disposti a dividere il potere con i
castristi. Dopo un periodo di tensione dove Camilo ha occupato una caserma e il
Che si è insediato nella Cabaña, l'antica fortezza coloniale che dal porto
domina la città, il pericolo di uno scontro viene scongiurato definitivamente
quando, il 6 gennaio, arriva Fidel Castro da Santiago appena conquistata.
Il periodo
successivo alla Rivoluzione
Presidente della
repubblica viene scelto Manuel Urrutia, un magistrato di idee liberali che,
durante la guerra civile, si era schierato contro la dittatura quando aveva
dovuto istruire un processo contro un gruppo di castristi. Su 15 ministri il
Movimento 26 Luglio ne ha avuti sei, e di questi solo due sono uomini di
fiducia di Fidel. Secondo il giornalista americano Matthews, che in quei giorni
ha avuto diversi colloqui con Castro, lui e Raul avrebbero dovuto solo
occuparsi di creare un esercito rivoluzionario per poi in seguito ritirarsi a
vita privata. Ma il nuovo governo non è all'altezza di prendere in mano il
potere e di gestirlo. Quasi subito il primo ministro si dimette, e tocca a
Fidel Castro sostituirlo, che però non ha nessuna esperienza e si trova con un
lavoro grandissimo da compiere. Lavora tantissimo, tanto che molti suoi
oppositori attendono pazientemente che le energie di Fidel si esauriscano. Ma
Fidel è stato abituato a combattere e a lavorare duramente e ha alle spalle due
anni di guerra nelle peggiori condizioni. Intanto incominciano le assemblee
provinciali, i tribunali rivoluzionari che giudicano i nemici della
rivoluzione, i dirigenti del vecchio regime e gli ufficiali dell'esercito che
fino alla fine hanno lottato per Batista. Il 9 gennaio, il nuovo Consiglio dei
ministri proclama Ernesto Guevara cittadino cubano con pieni diritti. In
compenso il Che si dichiara pronto a ricoprire cariche ufficiali per aiutare il
paese. Fidel fa scattare una serie di interventi governativi radicali:
nazionalizzazione di tutti i servizi pubblici (trasporti, telefoni, poste.)
fino ad allora in mano a compagnie statunitensi, statalizzazione del sistema
degli alloggi e diminuzione degli affitti. A maggio viene promulgata la prima
legge di riforma agraria: le piantagioni vengono nazionalizzate, lo Stato si
impossessa di oltre la metà delle terre, e le proprietà individuali non possono
superare i cento ettari. È una riforma fondamentale, che consente a molti
contadini di diventare proprietari, ma che porta ad un fortissimo attacco da
parte dei partiti borghesi, senza contare gli Stati Uniti e le loro aziende che
vedevano nell'isola di Cuba una fonte di guadagno da sfruttare fino
all'esaurimento, come era per la United Fruit, che in America latina era una delle
più potenti. Fidel non crolla, ma fa crollare ogni suo avversario, rende il M
26-7 più potente, crea le CDR, i Comitati di Difesa della Rivoluzione, che,
potenti ed invadenti, operano ancora oggi. Urrutia non ce la fa, si dimette
dopo un fallito tentativo di estromettere Castro dal governo. Al suo posto
viene nominato da Fidel, Il 17 luglio, Osvaldo Dorticós, che opererà a fianco
di Fidel fino al 1976. Si incomincia ad accusare il governo e Castro di essere
comunisti, sia per le misure governative adottate, sia per aver lentamente
estromesso da ogni carica politica e sociale ogni esponente della destra. Fidel
e compagni sono però convinti che stanno lavorando tanto, e che quello fatto
fino ad ora è stato fatto bene, che al massimo può esser fatto meglio. Questo
senza parlare di comunismo. Se un governo che non è ladro, che non è una
dittatura e che ha deciso di non venire sfruttato dagli USA, è accusato di
essere comunista, allora l'accusa non ha più valore, e si ripiega contro gli
stessi accusatori. Così si difende Fidel dagli attacchi e dai rimproveri di
essere comunista. Sono ormai chiare due cose. La prima è che la vittoria sulla
destra consentirà a Fidel di procedere più velocemente nella realizzazione
delle riforme sociali che aveva promesso sulla Sierra a tutti i cubani. La
seconda è che per ottenere questa vittoria Fidel sta per accantonare un'altra
parte del suo programma originario: quello relativo alle elezioni, alla libertà
di stampa, all'indipendenza dei sindacati, alla tutela delle libertà
individuali. Nasce così la tesi della "rivoluzione tradita". Fidel ha
lottato due anni per la democrazia, e ora sta creando un regime autoritario. Le tensioni con
gli USA e il blocco economico
Ai suoi primi
passi, la rivoluzione castrista è attentamente sorvegliata da Washington, e la
caduta di Batista viene persino accolta con un certo entusiasmo. Con i piccoli
dittatori sudamericani (Somoza in Nicaragua, Stroessner in Paraguay, Trujillo a
Santo Domingo, dove si è rifugiato Batista) Washington è sempre stata attenta a
non lasciarsi sfuggire il controllo, quindi si può capire la speranza degli
statunitensi di veder nascere uno stato democratico nei Caraibi. Eppure, in
poco tempo, le divergenze si acuiscono sempre di più. Come già detto
precedentemente gli Stati Uniti non hanno potuto accettare la riforma agraria e
la nazionalizzazione di tutti i trasporti, ecc. Le prime misure di protesta si
concretizzano nell'abbassare notevolmente la quota di importazione dello
zucchero. Raul Castro riesce però a convincere i sovietici a comprare lo
zucchero cubano in cambio di combustibile, che poi Cuba dovrà raffinare. Ma,
essendo tutte le raffinerie di ditte americane e contrarie a raffinare il
petrolio sovietico, Fidel, nell'agosto del '60, nazionalizza le compagnie
petrolifere dell'isola. Successivamente sarà il turno delle banche, di ogni
tipo di azienda e di tutti i beni americani. Gli USA possedevano a Cuba il 90%
delle miniere, il 50% delle terre, controllavano il 67% delle esportazioni e il
75% delle importazioni. Gli USA non tardano a controbattere: il 19 ottobre 1960
decretano un embargo parziale sul commercio con Cuba. Senza il commercio con
gli USA, Cuba non ce la fa. Tutto quello che si consumava sull'isola era
prodotto in USA o da aziende americane. Cuba si rende conto di non essere per
niente autonoma, bensì un'appendice commerciale degli Stati Uniti. A fine anno
il personale dell'ambasciata americana viene rimpatriato, e tutto si complica.
(Teoria
sul Blocco economico: È negativo al 100% per Cuba e per il socialismo?)
La Baia dei Porci
Il 3 gennaio
1961 Eisenhower rompe le relazioni diplomatiche con Cuba. Da quel momento si
vive nella psicosi dell'invasione. Incominciano gli attentati e i sabotaggi
pilotati da Washington e eseguiti da reazionari ed esuli anticastristi. I campi
di canna da zucchero vengono incendiati, e molte aziende e industrie distrutte.
Il 4 marzo l'esplosione nel porto dell'Avana della nave francese Le Courbe, con
a bordo armi comprate dal Belgio, causa un centinaio di morti. Naturalmente
viene sospettata la CIA.
Ernesto Guevara prepara alla battaglia le milizie della
provincia occidentale di Pinar del Rio, dove tutti si aspettano uno sbarco. Il
15 aprile, due caccia americani B26 bombardano gli aeroporti della capitale e
di Santiago. Lo sbarco avviene il 17 aprile 1961. Millecinquecento assalitori
di nazionalità cubana, filoamericani e decisi a sottrarre Cuba a Castro,
sbarcano a Playa Giron, nella Baia dei Porci. Diversi sono i luoghi dai quali
arrivano, addestrati e con armi fornite loro dalla CIA. Altre truppe sono state
trasportate per via aerea. Avendo però sottovalutato il governo rivoluzionario
cubano, che si aspettava da tempo un'invasione, il tentativo fallisce del
tutto. Gli anticastristi restano bloccati nelle paludi della zona (uno sbarco
molto simile a quello degli uomini del Granma) e oltre mille finiscono
prigionieri. Nel corso del 1962, prima della famosa crisi dei missili di ottobre,
le tensioni tra Cuba e USA non diminuiscono. I cubani temono ancora
un'invasione, e dopo la crisi dei missili dovranno subire l'embargo americano
che, come sappiamo, non è ancora stato tolto.
L'arrivo al
socialismo e la "rivoluzione tradita"
Le misure
adottate dal nuovo governo rivoluzionario provocarono l'immediata reazione del
governo nordamericano, che tenterà con ogni mezzo diplomatico di incoraggiare
l'opposizione delle forze moderate e reazionarie al governo castrista. Il
comportamento degli Stati Uniti finì per stimolare un risultato opposto a
quello sperato: si incrementarono le misure radicali di trasformazione sociale,
che determinarono un'ulteriore estensione dell'appoggio popolare alla
rivoluzione. La fase successiva segnerà il consolidamento dell'evoluzione
socialista e marxista del gruppo dirigente, che darà una nuova configurazione
all'intero corso della rivoluzione. La lotta antimperialista, infatti, aveva
creato una sufficiente coesione degli strati sociali che, con l'esclusione della
vecchia classe dominante e di una parte meno progressista dei ceti medi, poteva
garantire al castrismo il necessario appoggio della popolazione per
intraprendere il percorso della trasformazione radicale del paese, per attuare
la fase di transizione al socialismo. Questa seconda fase è caratterizzata
dall'impegno del castrismo per fronteggiare i diversi problemi che dovevano
essere risolti per garantire la sopravvivenza del nuovo ordine, mentre la
stabilità rivoluzionaria, e la stessa collaborazione dell'URSS, erano
seriamente compromesse dalla gravissima crisi dei missili del 1962. Dal punto
di vista strettamente politico, nel corso di questa fase si verifica un
interessante processo di cambiamento culminante nella definitiva
caratterizzazione socialista della rivoluzione. La leadership rivoluzionaria,
rappresentata dal Movimento 26 Luglio, spinse le forze organizzate della
sinistra a ridefinirsi, sollecitando una tendenza che già presentava un
considerevole grado di spontaneità, per iniziare dalla base un movimento di
aggregazione. La fondazione del nuovo partito comunista sarà precisamente
l'intervento che renderà possibile la creazione delle strutture politiche e
degli apparati di rappresentatività popolare indispensabili per la fondazione
dello Stato socialista. Questa evoluzione politica avrà il suo necessario
completamento nella ripresa dell'economia, attraverso l'espansione della
produzione agricola e, soprattutto, della produzione di beni essenziali. Nel
1965, con l'affermazione marxista del castrismo, si esaurisce la seconda fase
della rivoluzione.
Nel decennio successivo si perfezioneranno le istituzioni dello Stato
socialista, e si realizzeranno enormi progressi nello sviluppo generale
dell'economia e della società, come per esempio nel campo dell'educazione e
della salute (grazie anche a Guevara, medico e istruttore sulla Sierra dei
combattenti analfabeti). Il successo complessivo di questa rivoluzione consiste
nell'aver realizzato storicamente un'alternativa agli altri progetti riformisti
latinoamericani progressisti o neopopulisti.