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LE REGIONI A STATUTO SPECIALE
Le regioni a statuto speciale sono 5 e sono state istituite immediatamente dopo la II guerra mondiale.
L'art.116 della Costituzione attribuisce forme e condizioni particolari a 5 regioni: Valle d'Aosta, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna.
Si tratta di regioni dove il sentimento e le tradizioni autonomiste erano molto forti e sentiti e si imposero immediatamente nel II dopo-guerra anche per situazioni politiche particolari.
Queste regioni ricevono sostentamenti dallo stato per la conservazione delle minoranze etniche, per esempio in Valle d'Aosta, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia, o per risolvere difficili situazioni di degrado o per problematiche fisiche come per Sicilia e Sardegna.
Il Trentino Alto-Adige fa eccezione per la particolare situazione che ha provocato in Italia con atti terroristici fino al conseguimento dello scopo di diventare regione autonoma.
La Valle d'Aosta, il Trentino Alto-Adige e il Friuli Venezia ebbero anche il riconoscimento delle proprie lingue locali o della coesistenza di più lingue come il Francese e il Tedesco che sono regolarmente riconosciute e insegnate nelle scuole.
La loro storia le differenzia dalle altre regioni anche per la posizione di confine che ha influenzato la loro cultura.
Divisione Amministrativa |
Abitanti capoluogo |
Superficie provincia Km2 |
Abitanti provincia |
Densità popolazione |
Trieste |
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Pordenone |
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Gorizia |
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Udine |
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Friuli Venezia Giulia |
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Italia |
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Territorio:
La
non elevata densità della regione è anche la conseguenza di una morfologia in
linea di massima poc 545c27f o favorevole agli insediamenti e allo sfruttamento
economico, soprattutto in passato, quando l'attività produttiva si basava sull'agricoltura.
Oltre il 42% della superficie territoriale, che corrisponde all'intera sezione
settentrionale della regione, è occupato da montagne; il resto è formato da
colline e da una pianura (35% del territorio) orlata a sud dal mar Adriatico
(golfo di Trieste) e a ovest dall'altopiano del Carso (per la massima parte
incluso nella Slovenia). La sezione montuosa della regione, orogeneticamente
giovane e non ancora assestata (si ricordano nei secoli gravi e devastanti
terremoti, tra cui l'ultimo nel 1976), comprende le Alpi Carniche e una parte
delle Alpi Giulie. Qui il sistema alpino si presenta come una lunga serie di
cime e creste in prevalenza calcaree, che toccano i
Dalle Alpi Carniche prende
il nome una vasta e pittoresca regione montana, delimitata a sud dal
Tagliamento,
Si
considerano una prosecuzione delle Prealpi anche i rilievi del Carso. Si tratta
di un altopiano estremamente arido e roccioso, che nella sezione propriamente
italiana sorge alle spalle del golfo di Trieste; i suoi terreni calcarei,
soggetti a un'erosione chimico-fisica, hanno dato origine a manifestazioni
morfologiche assai interessanti (inghiottitoi, doline, grotte, fiumi
sotterranei ecc.), note appunto come fenomeni carsici. Il territorio digrada,
procedendo verso sud, in una fascia collinare (che si aggira sui 100-
Le coste si sviluppano per
circa
Il Friuli-Venezia Giulia è
comunemente ritenuta la più piovosa regione d'Italia; le aree in cui si
registrano le precipitazioni più copiose (che superano persino i
Il Friuli-Venezia Giulia ha registrato negli ultimi decenni cambiamenti notevoli nell e strutture produttive. Terra di agricoltura poverissima, dove la popolazione era costretta all'emigrazione, la regione aveva storicamente il suo punto di forza (quando faceva parte dell'impero austriaco) nel porto di Trieste, fondamentale sbocco dell'Austria sull'Adriatico: il distacco da questa nazione avrebbe potuto quindi significare un tracollo economico definitivo per la regione. I grandi mutamenti sono avvenuti a partire dagli anni Cinquanta. La regione ha saputo rendere più competitiva la sua agricoltura e avviare l'industrializzazione, per merito soprattutto dello spirito d'iniziativa delle genti friulane e del loro impegno sul lavoro, anche se inizialmente la regione ha goduto dell'appoggio dello Stato. Importanti sviluppi ha avuto parallelamente il turismo, soprattutto quello balneare di massa. Oggi il reddito per abitante, che supera i 30 milioni annui, supera la media nazionale ed è addirittura tra i più alti dell'Italia settentrionale.
L'industrializzazione del Friuli-Venezia Giulia iniziò con lo sviluppo del settore dell'industria di base, con pochi grandi impianti (cantieri navali a Monfalcone e Trieste, complessi siderurgici e petrolchimici), concentrata sulla costa. L'industria pesante è oggi in fase di generale declino. Si è invece sviluppato con successo il modello dell'azienda manifatturiera medio-piccola, a struttura generalmente familiare, derivante dall'esperienza dell'artigianato e diffusa in ogni parte della regione. È fiorente ormai in molti settori, come quello meccanico, soprattutto a Pordenone (specializzata in elettrodomestici), quello tessile e quello dell'arredamento.
Attività terziarie:
Si concentrano
invece a Trieste le attività terziarie, i commerci, ma ancor più i servizi
cosiddetti superiori, come le banche, le compagnie di assicurazione
(quest'ultime sono il tradizionale vanto della città) e gli istituti di ricerca
tecnologica avanzata. Il turismo è essenzialmente balneare; sono soprattutto
gli stranieri (oltre
Come nelle altre regioni settentrionali l'insediamento si concerne soprattutto nella fascia di pianura. Lungo la costa si trovano la grande città portuale di Trieste, e l'antico centro di Grado mentre lunga la fascia pedemontana si trovano Pordenone e Udine.
Lungo la costa, Lignano è tra le più importanti località balneari che ospita ogni anno migliaia di turisti.
I rilievi sono molto meno popolati data la loro natura come Tolmezzo,lungo l'alto Tagliamento, che è il più importante centro dell'area alpina.
La sua posizione la vede al centro della direttiva stradale est-ovest ed è in nodo cruciale per il passaggio di merci dall'estero.
Vista aerea di Trieste
Da Trieste infine si diramano molti collegamenti marittimi soprattutto verso la Grecia ed è piuttosto attivo anche l'aereoporto di Ronchi dei Legionari unico aeroporto del Friuli Venezia Giulia.
STORIA:
Il doppio nome dato alla regione, istituita nel 1948, riflette le diverse anime storiche di questo territorio di frontiera. Il nome Friuli deriva, come si è detto, da Forum Iulii, centro fondato da Giulio Cesare e divenuto capoluogo della Regio X, denominata Venetia et Histria. Fu solo dopo la caduta dell'impero che il toponimo della città venne esteso all'intera regione, compresa tra i fiumi Livenza e Timavo, le Alpi Carniche e Giulie, e il mare Adriatico. In essa aveva assunto un ruolo dominante l'antico presidio di Aquileia che, perse le originarie funzioni di avamposto militare, si era convertito a luogo di scambi, cui facevano capo tutti i commerci provenienti dall'area danubiana. Aquileia rimase per molti secoli il punto di riferimento della storia friulana: già nel III secolo d.C. era divenuta sede di vescovado e in questa veste aveva orientato la cristianizzazione in una vasta area situata tra il nord-ovest dell'Italia e le regioni sul Danubio; quando nel 452 Attila la conquistò e la distrusse, tutto il Friuli fu soggetto alle invasioni.
Fino all'VIII secolo nella regione si sovrapposero diverse sovranità: la dominazione bizantina finì con l'arroccarsi nel territorio istriano, perdendo il controllo di Aquileia, che si separò dalla Chiesa di Bisanzio e si costituì in patriarcato, mentre i longobardi, che elevarono Cividale al rango di capoluogo del Friuli, non arginarono mai del tutto le scorrerie dei barbari. Con la dominazione dei franchi, iniziata nel 794, il territorio si ricompose in un quadro più unitario che assunse confini definiti al tempo degli imperatori germanici, quando la contea fu infeudata ai patriarchi di Aquileia (1077). La successiva espansione del patriarcato fu contrastata dalle invasioni degli ungari, ultima travolgente ondata di invasori proveniente dall'Est europeo, ma soprattutto dalla spinta egemonica di Venezia, che finì con l'acquisire il territorio istriano.
Nel momento in cui le istituzioni dei liberi Comuni cominciarono a radicarsi nella regione, si aprì un ciclo di lotte tra i nobili e le città di cui si avvantaggiarono da una parte Venezia, che si impadronì della regione (1420), dall'altra i duchi d'Austria, che presero il porto di Trieste e riuscirono a strappare alla Serenissima Gorizia e altri territori orientali. Stretto tra opposti poteri, il patriarcato di Aquileia entrò in un ciclo di decadenza, culminato nella sua soppressione nel XVIII secolo. Intanto la zona controllata da Venezia fu inserita nel sistema di governo della Repubblica, che penalizzava le autonomie e le classi dirigenti locali e al tempo stesso piegava alle proprie esigenze economiche le vocazioni produttive delle diverse aree.
Un radicale sovvertimento
avvenne nel
Si inasprì allora un
contenzioso di confine italo-iugoslavo, risolto da Giolitti col trattato di
Rapallo (1920), che riconosceva all'Italia l'Istria e la città di Zara, al
regno iugoslavo tutta
Il Friuli Venezia Giulia è l'ultima regione ad essere stata riconosciuta come regione a statuto speciale.
In essa coesistono l'italiano e il dialetto locale il "furlano"comunemente parlato tra la gente locale soprattutto di Udine e Gorizia.
Il Friuli Venezia Giulia essendo stata contesa alla fine della II guerra mondiale dall'nascente "impero" di Tito, per la particolare realtà culturale e per la salvaguardia del dialetto furlano fu dichiarata regione a statuto speciale con i derivanti vantaggi
Nel 1966 il nord del Friuli fu colpito da un violentissimo terremoto che causò migliaia di morti. Ebbe luogo alle ore 21.06 del 6 maggio . La zona più colpita fu quella a nord di Udine, con epicentro nei comuni di Osoppo e Gemona del Friuli e intensità pari a 6,4 della scala Richter, e al decimo grado della scala Mercalli. La scossa, avvertita in tutto il Nord Italia, investì principalmente 77 comuni per una popolazione totale di circa 60.000 abitanti, provocando 965 morti e oltre 45.000 senza tetto. L' 11 settembre la terra trema di nuovo: due scosse alle 18:31 e alle 18:40 superano 7,5 e 8 gradi della scala Mercalli. Il 15 settembre alle ore 09.21 si verifica un'ulteriore scossa di oltre 8 gradi della scala Mercalli. Nonostante una lunga serie di scosse di assestamento, che continuò per diversi mesi, la ricostruzione fu rapida e completa, tanto da essere completata in circa 10 anni.
Finita la guerra, l'eliminazione degli Italiani in Istria non fu determinata solo dall'odio etnico. Decisivo fu piuttosto il progetto dei comunisti Iugoslavi che intendevano: annettere alla Iugoslavia l'intera Venezia Giulia, fino all'Isonzo; estendere il più possibile il regime comunista verso occidente.
Per il conseguimento di questi obiettivi, Tito diede l'ordine di arrestare e deportare tutte le forze armate non sottoposte al controllo Iugoslavo, furono così colpiti partigiani Italiani e la stessa popolazione che fu gettata nelle foibe, voragini naturali, particolarmente diffuse in questa zona del Carso.
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