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Jainismo:la religione della non violenza
Vivi e lascia vivere.
Ama tutti.
Servi tutti."
Si ritiene che Vaddhamana abbia tratto il suo insegnamento dal precedente Jina, Paseva, che viene considerato appartenente al IX, VIII secolo A.C. Figlio del ragià Siddharta e di Trisola, Vaddhamana nasce a Kundeggana, sobborgo di Verali (oggi Patna nel Bihar); dopo avere già avuto un figlio, a trent'anni, decide di abbandonare famiglia e regno, donando le sue ricchezze ai poveri e divenendo un asceta. Vaddhamana aggiunse ai quattro precetti di Paseva (non uccidere, non mentire, non rubare, rinunciare del possesso), la castità e rese obbligatoria la confessione, prima solo facoltativa. Raggiunta la suprema conoscenza, dopo dodici anni di penitenza, costituì una comunità non solo di monaci «Yati», seguaci delle regole più severe, ma pure di laici o auditori «savaga». Da documenti a noi pervenuti, apprendiamo che alla sua morte (avvenuta a Pava, presso Patna, all'età di settantadue anni) la comunità da lui fondata comprendeva 14.000 asceti, 36 monache, 159.000 laici, 318.000 laiche. La sua figura per molti versi coincide con quella del Buddha storico, ed è difficile comprendere se essi siano realmente esistiti o se addirittura coincidano. Chiaramente i posteri hanno saccheggiato nelle leggende dei vari culti al fine di costruire e santifica la figura del loro fondatore.
Secondo la dottrina, la filosofia giainista è un
modo di comprendere e codificare le verità eterne e universali che
occasionalmente si manifestavano fra l'umanità e che più tardi riapparirono
negli insegnamenti degli uomini che avevano raggiunto l'illuminazione o
onniscienza (Keval Gnan). I
fedeli ritengono che nella parte dell'universo in cui ci troviamo e nel
presente ciclo temporale, la filosofia sia stata comunicata all'umanità da Rishabha . Prove risalenti
alla civilizzazione della valle dell'Indo (ca. 3000-
Le 24 tirthankara.
Il
Jainismo parte dall'ossessione del karman, di quella sofferenza che è
l'esistenza alla quale l'anima umana è condannata dal gioco senza fine della
trasmigrazione; ma, mentre il brahmanesimo vedeva la situazione dell'anima
senza uscita, il Jainismo intravede l'avvenire con ottimismo: lo stato di
santità del tirthankara «il santo perfetto», porta alla liberazione dal karman.
Il mondo è sottoposto in effetti a una evoluzione ciclica comprendente fasi
alternativamente felici (utsarpini ) e dolorose (avarsarpini); in ogni ciclo si
rivelano 24 «santi perfetti»: il primo sarebbe stato Risabha che sarebbe
vissuto 8.400.000 anni; il ventitreesimo tirthankara fu Parsva, morto 250 anni
prima di Mahâvira (cioè all'incirca nel
Siva e Aliva.
La
realtà è concepita in una visuale dualistica: essa comprende un principio
inanimato, materiale (ajiva) e un principio spirituale (jiva) . La sofferenza
dell'anima consiste nell'essere sottomessa a questa composizione, a questo
karman , conseguenza delle vite passate; essa è «insudiciata» di materia. Per
liberarsi dal «karman», bisogna fare uno sforzo personale d'ascetismo: si
raggiunge così lo stato della «non composizione», la beatitudine o, ancora, il
nirvana. (Differenza con l'induismo: l'individualità dell'io personale non è
assorbita nell'anima universale, ma conservata allo stadio del nirvana).
Si arriva al nirvana rispettando le quattro regole di Parseva e aggiungendovi
un quinto comandamento: rinunciare ad ogni proprietà personale. In questa vita
di purezza estrema predicata dal Jaina, la regola dell'ahimsâ - la non violenza
- è di gran lunga la più importante: dei 18 peccati capitali enumerati nei
testi, l'atto di uccidere è il più grave di tutti, anche se la vittima non è
che un minuscolo insetto. Un giainista rigoroso non mangia la carne di alcun
animale, e filtra persino l'acqua che beve per paura di ingerire piccoli
organismi viventi e di uccidere senza saperlo o volerlo.
La dottrina.
Il giainismo insegna che ogni singolo essere
vivente è un'anima eterna e indipendente, responsabile dei propri atti. I
giainisti ritengono che il loro credo insegni all'individuo come vivere,
pensare e agire in modo tale da rispettare e onorare la naturale spirituale di
ogni essere vivente, al meglio delle proprie capacità.
L'essenza della condotta jainica
è costituita da tre gemme: tri-ratna «la retta fede»; samma-nana «la retta
conoscenza»; samma-cariya «la retta condotta». Chi vuole giungere alla
liberazione finale «nirvana» deve essere in possesso di tutte e tre queste
facoltà.
. La retta fede. Primo contenuto della retta
fede è credere nel maestro, quale portatore della verità e trionfatore su ogni
ostacolo. I jainisti considerano l'universo eterno, caratterizzato da un
alternarsi di due grandi età (periodi cosmici) che si inseguono senza posa:
l'Ossapini (quello che scende) e l'Ussapini (quello che sale); la prima è l'età
dell'infelicità e della cattiveria, la seconda è l'opposto.
In ciascuna di queste grandi età vengono al mondo periodicamente oltre a
ventiquattro tirthakana (santi perfetti), i dodici cakravantin (monarchi del
Bharatavarsa) e ventisette eroi, tre gruppi di nove ciascuno: tutti sessantatré
sono chiamati salakapurusa (grandi uomini). Nella dottrina jainica non si
contempla un Dio creatore dell'universo, tuttavia è previsto il culto di alcune
divinità mutuate al Pantheon brahaminico.
. La retta conoscenza . Strettamente connessa
alla retta fede è la retta conoscenza, che può essere diretta o indiretta.
Si considerano facenti parte della conoscenza indiretta e, perciò stesso,
imperfetta in quanto mediata:
1) la percezione, o conoscenza attraverso i sensi;
2) la conoscenza attraverso il ragionamento.
Appartengono invece alla conoscenza diretta:
1) la conoscenza trascendentale, o conoscenza dei saggi su presente, passato e
futuro;
2) la conoscenza del pensiero altrui;
3) l'onniscienza o conoscenza assoluta, conoscenza propria dei Jina.
Una volta posti questi principi fondamentali, i Jina hanno elaborato un sistema
di conoscenza delle situazioni e dei fatti che si definisce
dell'indeterminabilità (anckanta-vada), in cui si stabilisce che le cose sono
permanenti per quanto riguarda la sostanza, ma transitorie per quanto riguarda
la qualità e il
loro divenire: cioè ogni realtà può essere vera sotto un aspetto, mentre può essere
negata sotto un altro.
L'anima (Jiva), il principio vivente per eccellenza, è in perenne movimento
sparsa per l'universo ed è pure illimitata conoscenza. Una volta però
imprigionata nel corpo dell'uomo è limitata, a causa dei pensieri e degli atti
compiuti dall'individuo o da altri che ne appannano lo splendore quasi come un
velo (karman), che si sovrappone condizionandone tutti i movimenti. Solo in
seguito a una perfetta osservanza dei precetti della retta condotta da parte
dell'uomo, l'anima si libera e può ascendere al nirvana.
. La retta condotta. La retta condotta, terzo
elemento essenziale di questa dottrina, riguarda fondamentalmente le due grandi
distinzioni tra i seguaci dello Jainismo: quella degli asceti (yati) e quella
dei laici (savaga). I primi sono i monaci sottoposti a una vita caratterizzata
da una stretta osservanza dei cinque precetti giainici, mentre i secondi sono
tutti gli osservanti, i quali, pur riconoscendosi nella dottrina, non sono in
grado di sottomettersi alla dura disciplina di questa fede.
La dottrina jainica subì anche l'influenza dell'islamismo, cosa che diede
origine alla setta dei lonka, che ripudiò il Canone da cui nel secolo
diciottesimo, ebbero origine gli Sthanakvarin, che ripudiarono le immagini e il
pellegrinaggio. Il giainismo è
molto praticato nella regione del Punjab , specialmente
nella città di Ludhiana . C'erano molti
giainisti anche nella città di Lahore (la capitale
storica del Punjab) che, con la divisione fra India e Pakistan nel , hanno preferito
emigrare nella sezione indiana della regione. La buona condotta viene definita,
sinteticamente, come il fare ciò che è di beneficio agli altri e l'astenersi da
ciò che danneggia. Per ottenere
ciò si deve:
Tutto questo deve essere praticato secondo la propria capacità e volontà, che devono essere rafforzate.
Questi giuramenti sono comunemente accettati da tutte le religioni indiane. Il Buddhismo li racchiude nel Panch Sheela, ma i giainisti cercano di praticarli molto più rigorosamente degli altri.
Questo atteggiamento è basato sull'idea della potenziale uguaglianza di tutte le anime. La non-violenza deve essere praticata nelle azioni e nelle parole.
Tali pratiche portano ad ottenere infinita sapienza, potere e beatitudine.
Le due principali ramificazioni del gianismo ebbero origine 200 anni dopo la morte di Mahavira. Bhadrabahu , capo dei monaci, previde un periodo di carestia e condusse circa 12.000 fedeli nell'India meridionale. Venti anni più tardi, questi fecero ritorno e scoprirono che i giainisti che non vollero lasciare la loro terra avevano creato la setta shvetambar. Fu così che i seguaci di Bhadrabahu furono noti come digambara.
Jainismo e Buddismo
Le
principali differenze tra Jainismo e buddismo si riferiscono alla concezione
metafisica (anima e indeterminabilità dell'Essere) nonché alla teoria della
conoscenza.
Grandissima differenza inoltre si ha nell'idea del nirvana, indeterminato,
oscuro, enigmatico nel buddismo, chiarissimo e definito nel Jainismo. I jainisti, attualmente in
numero di circa un milione e mezzo, sono sparsi particolarmente nel Panjab, nel
Gujarat, nel Bengala e in generale in tutte le grandi città dell'India.
Lo spirito dei suoi seguaci, non incline ad un'attiva propaganda e ad imprimere
il senso di universalità alla loro fede, permise loro (contrariamente a quanto
avvenne per il buddismo) di mantenersi in India in numero non troppo diverso
dal passato. I loro templi, che sono tra le migliori opere architettoniche
dell'India (notevolissimi due di monte Abu nel Rajputana), si innalzano in
particolare nell'India settentrionale.
I jainisti, dai quali non è ripudiata l'organizzazione castale, si occupano
prevalentemente di banche e di ogni sorta di commercio, che non richieda
uccisione di animali o distruzione di vegetali, cioè escludono dalle loro
attività l'agricoltura, perché l'aratro semina morte.
La filosofia e la cultura Giainista sono state un'importante forza culturale, filosofica, sociale e politica sin dall'alba della civiltà nel Sud dell'Asia, e la sua antica influenza è stata individuata oltre i confini dell'"India" moderna, nelle regioni mediorientali e mediterranee . Il Giainismo è attualmente una religione che sta raccogliendo proseliti anche negli Stati Uniti . Nell'arco di alcune migliaia di anni, l'influenza Giainista sulla filosofia e la religione Hindu è stata
considerevole, mentre l'influenza Hindu sul culto e i rituali nei templi giainisti può essere osservata in alcune sette. Per una discussione dettagliata vedere Giainismo e Induismo
Il simbolo più sacro del giainismo è la svastica orientata a destra mostrata qui sopra.
Le svastiche orientate a sinistra non sono usate nella tradizione giainista. Mahatma Gandhi fu profondamente influenzato dall'enfasi giainista su uno stile di vita pacifico, che non danneggia nessuno; uno stile di vita che è comune alla filosofia giainista lo integrò nella sua personale filosofia.
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