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Il tempo è uno dei più antichi e difficili temi della nostra cultura, basti pensare all'enigmaticità del mito che racconta la sconfitta di Urano da parte del figlio Crono, il dio del tempo, a sua volta sconfitto da suo figlio Zeus, il padre degli dei.
Il tempo non si lascia determinare univocamente, o ridurre a un'unica dimensione, anzi, la sua natura sembra essere essenzialmente polimorfa; abbiamo un tempo individuale (biologico e psicologico), un tempo collettivo (solare, religioso, politico) e un tempo fisico, oppure, da un altro punto di vista, i tempi della natura (biologico e fisico) e i tempi della società (i rimanenti), infine, utilizzando un'ulteriore terminologia, tempi qualitativi e tempi quantitativi. È bene tenere present 616j98g e che la struttura temporale in cui viviamo è caratteristica della civiltà industriale: esistono popolazioni che vivono senza orologi da polso, regolando la loro esistenza sul sorgere e sul calare del Sole. La scansione temporale della nostra vita e della società attuali, in altre parole, il calendario, è frutto della stratificazioni di tempi collettivi ben distinti tra loro: abbiamo un calendario solare, determinato dall'alternarsi delle stagioni, che determinano a loro volta il ritmo del lavoro agricolo, un calendario religioso, che scandisce feste e riti, un calendario politico, che determina la complessa vita dello stato. I tre calendari non coincidono affatto, e se si pensa alle riforme del calendario che si sono susseguite nei secoli e all'esempio simbolico del calendario rivoluzionario francese o a quello "dell'era fascista", non può sfuggire l'importanza della battaglia culturale che ha accompagnato la suddivisione del tempo collettivo (le tre grandi religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam "convivono" in millenni differenti).
Un esempio di come si è modificata la temporalità in occidente è dato dallo sviluppo della circolazione monetaria a partire dalla fine del XII secolo: solo grazie alla moneta è possibile esprimere il valore di un oggetto e di una durata (il tempo è denaro). Così, le città, gli unici luoghi in cui per secoli circolò la moneta, si fornirono immediatamente degli adeguati strumenti di misura, gli orologi, sanzionando la comparsa di un tempo mercantile opposto al tempo religioso. Il tempo lavorativo diventerà nei secoli un terreno di scontro, da un lato il tentativo degli operai di ridurre l'orario di lavoro, dall'altro, l'ossessione dell'imprenditore di organizzare scientificamente il lavoro stesso cosicché non ne vada perso neppure un secondo (il giorno di riposo settimanale è, in alcuni casi, una conquista del Novecento).
In ambito filosofico (fino al Medioevo, il tempo è considerato come un accidente delle cose e viene percepito grazie all'intuizione) la riflessione sul tempo riceve un notevole impulso con le indagini astronomiche di Galileo: la misurazione esatta del tempo è essenziale alla precisione dei calcoli astronomici. Spetta a Newton distinguere tra tempo assoluto (entro cui le cose accadono) e un tempo relativo, quello della percezione quotidiana, ma è Kant a imprimere una nuova direzione al tema, negando l'empiricità dell'esperienza del tempo. Il tempo, nella prospettiva della filosofia trascendentale della Critica della ragione pura, è la condizione di possibilità della conoscenza, cosicché, secondo Pomian, avviene "un rovesciamento dell'orientamento temporale dell'esperienza: essa non è più una mera registrazione... subordinata al passato; è invece una sintesi anticipatrice... rivolta verso l'avvenire".
Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, la riflessione sul tempo riceve un notevole impulso, da un lato dalle critiche di Mach, Bergson e Poincaré al tempo assoluto newtoniano, dall'altro dalla teoria della relatività di Einstein. Alla fine dell'idea di un tempo e di uno spazio omogeneo corrisponderà nelle avanguardie artistiche (impressionismo, cubismo, futurismo, dadaismo e surrealismo) un nuovo modo di intendere la forma dell'opera e della rappresentazione. Dietro la rappresentazione simultanea di molteplici punti di vista (cubismo) o del corpo in movimento (futurismo) vi è il tentativo di introdurre una dimensione temporale nella pittura. Analogamente, in letteratura, opere quali Ulisse o Finnegan's wake di Joyce, Alla ricerca del tempo perduto di Proust o La montagna incantata di Mann, pur con esiti e intenti diversi testimoniano la sensibilità dell'artista al tema del tempo. Perché non ricordare poi un filone letterario e cinematografico, considerato a torto minore, qual è quello della fantascienza, in cui si ripercorrono incessantemente i paradossi temporali della fisica relativistica? La macchina del tempo di Wells è il romanzo capostipite di questo genere così vitale.
Ancora in ambito filosofico bisogna ricordare Essere e tempo di Heidegger, Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo di Husserl e Filosofia dello spazio di Reichenbach, pubblicati tra il 1927 e il 1928. La distanza delle tre tesi dimostra ancora una volta la complessità del tema del tempo, un tema che possiede dunque molteplici svolgimenti.
A riprova della molteplicità delle interpretazioni e interrogazioni sul tempo, vale la pena ricordare una forma d'arte che vive, se così si può dire, del tempo: la musica. Da un lato un brano musicale vive solo nel tempo della sua esecuzione, mentre il "tempo", o la velocità a cui è eseguito, si riferisce al numero di battiti al minuto compiuti dal metronomo. È significativo, in proposito, osservare che la durata di un brano musicale ha solo un debole legame con il tempo dell'orologio, e infatti John Cage si divertì a intitolare delle composizioni con l'indicazione del tempo di esecuzione.
H.-L. Bergson, L'evoluzione creatrice, 1907.
S. Hawking, Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, 1988.
M. Heidegger, Essere e tempo, 1927.
E. Husserl, Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo, 1928.
I. Kant, Critica della ragione pura, 1787.
G. Piana, Filosofia della musica, 1991.
G. Piana, Mondrian e la musica, 1995.
K. Pomian, Tempo/temporalità, in Enciclopedia Einaudi, vol. 14°, pp. 24-101.
H. Reichenbach, Filosofia dello spazio, 1928.
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