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Regno Unito (nome ufficiale The United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland)

interdisciplinare





Regno Unito



INTRODUZIONE

Regno Unito (nome ufficiale The United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord), stato insulare dell'Europa nordoccidentale. È costituito dalla Gran Bretagna, la maggiore delle isole britanniche (che comprende Inghilterra, Scozia, e Galles), dall'Irlanda del Nord (chiamata anche Ulster), che occupa la parte nordorientale dell'isola di Irlanda, e da numerose isole minori, tra cui l'isola di Wight, Anglesey e gli arcipelaghi delle Scilly, delle Orcadi, delle Shetland e delle Ebridi.



Il Regno Unito è bagnato a sud dal canale della Manica, che lo separa dall'Europa continentale, a est dal Mare del Nord e a ovest dal mare d'Irlanda e dall'oceano Atlantico; a sud l'Irlanda del Nord confina con la Repubblica d'Irlanda. Il Regno Unito è una monarchia costituzionale ed è membro dell'Unione Europea (UE) e del Commonwealth. Ha una superficie di 244.110 km² e un'estensione costiera di 12.430 km. La capitale è Londra.

Inghilterra e Galles sono uniti da un punto di vista amministrativo, politico e legale fin dal 1543. Le corone di Inghilterra e Scozia si unirono nel 1603, ma i due paesi continuarono a costituire due entità politiche indipendenti fino all'Atto di unione del 1707, che istituì il Regno di Gran Bretagna con un'unica assemblea legislativa. Dal 1801, con l'unione di Gran Bretagna e Irlanda, fino alla formale costituzione dello Stato libero irlandese nel 1922, il regno venne ufficialmente designato Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.

L'isola di Man e le isole del Canale dipendono direttamente dalla Corona britannica, ma non fanno parte del Regno Unito e hanno istituzioni legislative proprie. Il governo britannico è competente in materia di affari esteri, sicurezza interna e servizi pubblici per tutti i territori dipendenti dalla Corona, amministrati attraverso governatori.

I territori esterni del Regno Unito sono: l'isola di Anguilla; l'arcipelago delle Bermuda; il Territorio Antartico Britannico; il Territorio britannico dell'oceano Indiano (British Indian Ocean Territory); le isole Vergini Britanniche; le isole Cayman; le isole Falkland (o Malvine); il promontorio di Gibilterra; Montserrat; Pitcairn, Ducie, Henderson e Oeno; l'isola di Sant'Elena e le sue dipendenze (Ascensión e Tristan da Cunha); la Georgia del Sud e le isole Sandwich Australi; le isole Turks e Caicos. Hong Kong è stata una colonia britannica fino al 1997.

Tutti questi territori hanno governi indipendenti e autonomi; le sole eccezioni sono rappresentate dal Territorio Antartico Britannico, che non ha popolazione residente, e dal Territorio britannico dell'oceano Indiano, che comprende l'arcipelago delle Chagos, in particolare l'isola Diego Garcia, importante base navale concessa in affitto agli Stati Uniti.



TERRITORIO

Il Regno Unito ha un'estensione massima di circa 1260 km: il punto più settentrionale è Out Stack, al largo di Unst nelle isole Shetland. L'estremità meridionale è l'isola Saint Agnes, nell'arcipelago delle Scilly. L'ampiezza massima è di circa 670 km, da Lough Melvin, un lago situato nella sezione sudoccidentale dell'Irlanda del Nord, fino a Lowestoft, nel Suffolk.

In rapporto alle sue dimensioni, il territorio del Regno Unito è molto diversificato. Questa diversità riflette in parte la struttura geologica, che varia dagli antichissimi rilievi precambriani delle Highlands scozzesi ai più recenti depositi quaternari nell'Inghilterra orientale. Si sono formati durante la glaciazione che interessò, nel periodo del Pleistocene, l'intero Regno Unito (eccetto la zona dell'Inghilterra a sud della linea che congiunge gli estuari del Tamigi e del Severn), alcuni tratti di territorio tra cui il Lake District in Inghilterra, i laghi dell'Irlanda del Nord e della Scozia (lochs) e le valli del Galles.

La Gran Bretagna è la settima isola al mondo per grandezza, con una superficie di 229.870 km², pari a poco più del 90% della superficie complessiva del Regno Unito. Al suo interno si distinguono due principali regioni fisiche, la prima costituita dagli altipiani che caratterizzano il paesaggio della Scozia, del Galles e dell'Inghilterra settentrionale e sudoccidentale, la seconda dalle pianure dolcemente collinari dell'Inghilterra centrale e orientale.

In Scozia si estendono i monti Grampiani, dove si trova il Ben Nevis (1.343 m), la cima più elevata del Regno Unito. Nel Galles sono situati invece i monti Cambrici. La cima più elevata dell'Inghilterra e del Galles, che raggiunge i 1.085 m, si trova nel massiccio dello Snowdon. Le regioni montuose dell'Inghilterra sudoccidentale sono il Dartmoor, l'Exmoor e la riserva naturale di Bodmin Moor. Nella sezione settentrionale dell'Inghilterra si elevano i monti Pennini e nel nord-ovest i monti del Cumberland, mentre le principali aree pianeggianti corrispondono alla regione dell'Angl 151d34b ia orientale e alla sezione sudorientale del paese.

I monti Antrim e Sperrin, situati nella parte settentrionale dell'Irlanda del Nord, costituiscono un prolungamento delle Highlands scozzesi. Insieme ai monti Mourne, essi delimitano una pianura centrale nella quale è situato il Lough Neagh (396 km²), il più esteso lago d'acqua dolce del Regno Unito. Le coste del Regno Unito, notevolmente articolate, hanno un'estensione di 12.430 km.



Idrografia

I fiumi del Regno Unito hanno perlopiù corso breve e portata regolare. I principali sono il Tamigi e il Severn, situati nell'Inghilterra meridionale, entrambi con un corso di circa 340 km. Altri fiumi importanti sono l'Humber, nell'Humberside, il Tyne, nel Northumberland, e, in Scozia, il Clyde.

Irlanda del Nord e Scozia sono caratterizzate da un gran numero di laghi, chiamati Loch (in Scozia) e Lough (in Irlanda). I maggiori sono, oltre al già citato Lough Neagh, il Loch Lomond e il Loch Ness, in Scozia.



Clima

Benché situato a una latitudine compresa all'incirca tra i 50° e i 59° di latitudine nord, la stessa del Labrador in Canada, il paese gode di un clima relativamente mite. Ciò è dovuto all'influsso del mare e, in particolare, della calda corrente del Golfo. Le temperature più elevate si registrano generalmente nella parte occidentale e meridionale del paese. Le medie annue sono di 6 °C nell'estremo nord della Scozia e di 11 °C nel sud-ovest dell'Inghilterra. Le temperature invernali raramente scendono sotto i -10 °C e le temperature estive raramente superano i 32 °C.

Le masse d'aria provenienti dal mare sono causa di abbondanti precipitazioni, la cui media supera i 1000 mm annui. Le regioni maggiormente piovose si trovano nella parte occidentale della Gran Bretagna: nelle Highlands scozzesi si registrano medie annue di 5000 mm contro medie inferiori ai 500 mm in alcune zone dell'East Anglia.



Flora e fauna

Il Regno Unito presenta una vegetazione piuttosto varia, fortemente influenzata da secoli di attività dell'uomo, che ha costruito un paesaggio originale. La maggior parte del territorio, fatta eccezione per i rilievi, per le estese brughiere delle regioni settentrionali e occidentali e per le zone umide, era un tempo ricoperta di foreste decidue in cui predominava la quercia. Di queste foreste originarie non restano che brevi tratti, soprattutto al sud, che rappresentano circa il 10,7% del territorio nazionale (2000).

Gran parte del territorio del Regno Unito è occupato da brughiere, terre dai suoli poveri dove i forti venti consentono solo la crescita di una vegetazione arbustiva costituita in prevalenza da eriche e ginestre. L'opera di bonifica di ampie aree paludose, quali i Fens nell'Anglia orientale e nel Somerset, ha trasformato queste terre in pascoli e arativi. Molte specie vegetali acquatiche hanno subito le conseguenze dell'espansione dell'agricoltura e dell'urbanizzazione, e alcune si trovano ormai solo in aree protette.

L'alce, che vive nelle Highlands scozzesi e nell'Exmoor, e il cervo rosso, nei boschi scozzesi e nell'Inghilterra meridionale, sono i soli grandi mammiferi che rappresentano la fauna endemica, oltre ai pony selvatici dell'Exmoor e del New Forest. La pratica della caccia ha causato l'estinzione del lupo e del cinghiale, la cui popolazione era un tempo numerosa. Tra i mammiferi di piccole dimensioni sono presenti la volpe, il tasso, la lontra, l'ermellino, la donnola, la lince, la martora, la puzzola, lo scoiattolo rosso, la talpa e la lepre.

Alcune specie sono minacciate di estinzione o hanno una diffusione molto limitata: la lince si trova solo in alcune zone della Scozia, la lontra vive perlopiù nell'Inghilterra sudoccidentale, nelle isole Shetland e nelle Orcadi, mentre lo scoiattolo rosso si trova quasi esclusivamente nell'isola di Wight e in Scozia. Nel paese vivono inoltre varie specie di anfibi e di rettili, questi ultimi assenti nell'Irlanda del Nord.

Il Regno Unito è per molti aspetti un paradiso ornitologico che offre diversi habitat naturali a specie sia stanziali sia migratorie. Tra le prime si annoverano il passero, il merlo e il fringuello, oltre al pettirosso, al martin pescatore, allo scricciolo, al picchio, al corvo e alla cincia. Durante l'estate il paese viene popolato da rondini e cuculi. D'inverno gli estuari sono colonizzati da molte specie di anitre, oche e altri uccelli acquatici.

Il Regno Unito ha un'antica tradizione di pesca marittima, sebbene oggi non vi sia più quella ricchezza ittica che ha sostenuto nel passato una fiorente industria. Tra le specie principali figurano il merluzzo, lo sgombro, il nasello e l'aringa, mentre in laghi e fiumi vivono il salmone, la trota, il pesce persico e il luccio.



Problemi e tutela dell'ambiente

Le grandi quantità di anidride solforosa che vengono emesse dalle industrie nel Regno Unito producono un notevole inquinamento atmosferico che coinvolge anche la non lontana Scandinavia. Dal 1980 le emissioni si sono però ridotte e dovrebbero calare ulteriormente in seguito alle direttive dell'Unione Europea e ai protocolli sui composti solforati della ECE (Economic Commission for Europe, Commissione economica per l'Europa) dell'ONU.

La qualità dell'acqua dei fiumi e delle spiagge britanniche è gradualmente migliorata negli ultimi vent'anni, ed è in corso un programma di investimento per rendere più efficiente il trattamento delle acque. Data la progressiva scarsità di luoghi adatti a ospitare discariche, lo smaltimento dei rifiuti urbani sta diventando un problema crescente nel paese.

I giacimenti petroliferi del Mare del Nord costituiscono una risorsa energetica e commerciale importante per la nazione, ma hanno contribuito anche a provocare un grave inquinamento da petrolio. Ai tempi in cui nel paese iniziò la produzione di energia nucleare, le scorie venivano eliminate gettandole in mare, le cui acque, in particolare nel mar d'Irlanda, risultano ancora parzialmente contaminate. Oggi a Sellafield, nell'Inghilterra settentrionale, opera un impianto che riprocessa combustibili usati.

Il 26,7% (1999) dell'elettricità del paese è prodotto da reattori nucleari. Inizialmente sembrava che l'energia nucleare avrebbe completamente soppiantato il carbone come fonte di energia primaria; in effetti essa ha consentito la chiusura di molti impianti a carbone, fortemente inquinanti. Lo sviluppo della produzione dell'energia nucleare è stato però rallentato dalle preoccupazioni relative all'ambiente e dagli alti costi tecnologici. Le centrali idroelettriche e quelle a carbone forniscono tuttora la maggior parte dell'elettricità di cui il paese necessita.

Altra questione ambientale rilevante, che il Regno Unito condivide con gran parte dei paesi europei, è il processo di deforestazione: originariamente il paese era infatti coperto per oltre due terzi da foreste, ma le attività umane nel corso dei millenni hanno ridotto la superficie forestale, come si è già detto, al 10,7% circa (2000). Un altro habitat minacciato sono le torbiere. La modernizzazione dell'agricoltura ha portato con sé numerosi rischi per l'ambiente: pesticidi e fertilizzanti contaminano i bacini idrici, mentre i più recenti metodi di coltivazione tendono ad eliminare le siepi e i campi a maggese, rifugio per gli animali selvatici e importanti elementi per la conservazione della biodiversità.

Il paese ha una lunga tradizione di protezione dell'ambiente che risale al lontano 1014, quando re Canuto proclamò le Leggi sulle Foreste. Oggi il 20,5% (1997) del territorio britannico è tutelato da parchi nazionali e regionali e aree protette di minore estensione, tra cui anche un gran numero di riserve e tenute private. In tutto il paese vi sono inoltre numerosi enti locali per la conservazione: il solo National Trust protegge e cura aree per oltre 250.000 ettari. In tutto il paese ben 48 siti sono inquadrati nella convenzione Ramsar sulla salvaguardia delle zone umide e sono state designate 13 riserve della biosfera nel novero del programma UNESCO MAB (Man and the Biosphere, l'uomo e la biosfera). Il Regno Unito ospita venti luoghi Patrimonio dell'umanità dell'Unesco (World Heritage Sites).

Il Regno Unito ha sottoscritto il Protocollo Ambientale Antartico, il Trattato Antartico, il Trattato per il Legname Tropicale del 1983 e altri accordi internazionali sull'ambiente concernenti l'inquinamento atmosferico, la biodiversità, il cambiamento del clima, le specie in via d'estinzione, le modificazioni dell'ambiente, i rifiuti tossici e nocivi, lo scarico dei rifiuti in mare, la vita marina, la messa al bando dei test nucleari, la protezione dello strato di ozono, l'inquinamento di origine navale e la salvaguardia delle balene. Partecipa inoltre alla conservazione degli habitat marini nei Caraibi e nell'oceano Pacifico meridionale, dove avanza rivendicazioni territoriali.



POPOLAZIONE

La popolazione del Regno Unito discende per la maggior parte da celti, romani, angli, sassoni, scandinavi e normanni. Nel corso dei secoli si è inoltre verificata l'immigrazione di gruppi ebrei, cinesi, europei e, soprattutto a partire dal 1950, asiatici. Le minoranze più cospicue sono rappresentate da indiani (1,5%) e pakistani (0,9%).

Nel 2002 la popolazione del Regno Unito era di 59.778.002 abitanti, con una densità di 245 unità per km², tra le più elevate in Europa. La regione più densamente popolata è l'Inghilterra (380 abitanti per km²), dove risiede l'83% degli abitanti del paese; il 9% è costituito dagli scozzesi, il 5% dai gallesi e il 3% dagli abitanti dell'Irlanda del Nord.

Il Regno Unito è una tra le nazioni più urbanizzate del mondo: l'89% (2000) della popolazione risiede nelle città, in corrispondenza dei maggiori distretti industriali. Circa il 40% è concentrato nei sette agglomerati urbani delle città di Londra, Manchester, Liverpool, Sheffield, Birmingham, Leeds e Newcastle-upon-Tyne. Tranne Londra, queste città - come anche Glasgow ed Edimburgo - si sono tutte sviluppate come centri manifatturieri, minerari e commerciali nel corso del primo secolo dell'industrializzazione. Nel corso del XX secolo l'Inghilterra meridionale, e in particolare la zona sudorientale, ha riaffermato il proprio ruolo storico di cardine della crescita economica e demografica del Regno Unito.

Londra è la capitale, la sede del governo e la maggior città del Regno Unito. È anche la capitale dell'Inghilterra, mentre la capitale della Scozia è Edimburgo, Cardiff è quella del Galles e Belfast quella dell'Irlanda del Nord. Altri centri importanti sono Glasgow, in Scozia, e in Inghilterra le città di Birmingham, cuore del distretto industriale dei Midlands, Leeds, Sheffield, Manchester, che si sviluppò come centro manifatturiero e minerario dell'Inghilterra del nord, e i porti di Liverpool e Bristol.



Lingua e religione

La libertà religiosa nel Regno Unito è garantita da una serie di leggi introdotte tra il XVII e l'inizio del XX secolo. In Irlanda del Nord la religione è divenuta il simbolo delle differenze politiche e culturali tra i discendenti della popolazione originaria irlandese e quelli dei coloni scozzesi e inglesi, una diversità che negli anni Settanta del XX secolo sfociò nella guerra civile e nel terrorismo (vedi Questione irlandese).

Due sono le religioni di stato: l'anglicana (in Inghilterra) e la presbiteriana (in Scozia). La prima, professata da circa il 47% degli abitanti del paese, fa capo alla Chiesa anglicana inglese, la Chiesa del Galles, la Chiesa Episcopale Scozzese e la Chiesa d'Irlanda. Il 9% della popolazione è di fede cattolica e l'1% metodista. Nel paese sono inoltre presenti minoranze musulmane, induiste, ebree e sikh.

L'inglese è la lingua ufficiale del Regno Unito, parlata dalla grande maggioranza della popolazione. In Scozia, e ancor più nel Galles, sono tuttora parlate lingue celtiche che, dopo la ripresa del nazionalismo in entrambi i paesi, hanno conosciuto una vera e propria rinascita. Nel Galles, il 19% della popolazione parla la lingua gallese. Nel 1993, dopo decenni di rivendicazioni nazionalistiche, il gallese è stato adottato come seconda lingua ufficiale insieme all'inglese nei tribunali, nell'amministrazione e in altri ambiti del settore pubblico. In Scozia vi sono circa 80.000 abitanti di lingua gaelica, in maggioranza residenti nelle isole Ebridi.



Istruzione e cultura

Storicamente, il prestigio internazionale di cui gode il sistema educativo britannico è dovuto alla reputazione di alcune scuole private o indipendenti, chiamate "scuole pubbliche" (Public Schools) perché originariamente fondate, nel Medioevo, come istituti caritatevoli per l'istruzione dei bambini indigenti. Tra queste vi sono l'Eton College, la Harrow School e la Rugby School. Solo il 7% dei bambini nel Regno Unito, tuttavia, riceve un'istruzione privata: il resto frequenta le scuole statali.

L'istruzione è obbligatoria a partire dai 5 anni d'età. L'obbligo scolastico termina a 16 anni, ma il 65% degli allievi prosegue gli studi. Il titolo di studio universitario è diviso in due gradi: dopo tre o quattro anni si ottiene il bachelor, dopo il quale si possono proseguire gli studi per ottenere i titoli di master e doctor. Le università britanniche sono completamente autonome. La formazione e la ricerca sono finanziate da appositi consigli istituiti dal Parlamento. Molte delle università più antiche contano su propri cospicui fondi: tra queste, le università di Oxford e Cambridge, fondate nel XII e XIII secolo, e le università scozzesi di Edimburgo, Saint Andrews, Glasgow e Aberdeen, risalenti al XIV e XV secolo.

Nel 2000 affluirono nel paese 25.191.000 turisti, attratti dalla grande ricchezza delle tradizioni culturali britanniche, oltre che dalle bellezze paesaggistiche. Teatri, musei, gallerie d'arte, edifici storici sono molto numerosi in tutto il paese, dove si svolgono inoltre, ogni anno, manifestazioni artistiche di alto livello. Londra, dove hanno sede le maggiori istituzioni culturali, esercita un'influenza predominante nel paese, ma anche la Scozia, il Galles, l'Irlanda del Nord e tutte le regioni d'Inghilterra vantano profonde tradizioni.

La Scozia ospita una delle principali rassegne artistiche del mondo, il Festival di Edimburgo. Fra le varie manifestazioni annuali che celebrano la musica, la poesia e le tradizioni gallesi, ha grande rilievo il Royal National Eisteddfod.

A Londra hanno sede il British Museum, la National Gallery, il Victoria and Albert Museum, la Tate Gallery e il Courtauld Institute, oltre a numerose altre collezioni di rilievo internazionale. Degni di nota sono inoltre i musei Ashmolean, a Oxford, e Fitzwilliam, a Cambridge; la Galleria d'arte di Birmingham; le Tate Galleries di Liverpool e Saint Ives; il Museo della fotografia, del cinema e della televisione a Bradford. Una curiosità è costituita dal Museo Eureka! di Halifax, il primo al mondo concepito specificamente per i bambini.

Per ulteriori informazioni sulla cultura del Regno Unito si rimanda alle voci relative ai singoli paesi (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord), oltre ad alcune voci specifiche: Letteratura inglese; Letteratura irlandese; Letteratura scozzese; Letteratura gaelica; Arte britannica; Arte celtica; Cinema britannico.



DIVISIONI AMMINISTRATIVE E CITTÀ PRINCIPALI

Il Regno Unito, come si è detto, è diviso nelle regioni dell'Inghilterra, del Galles, della Scozia (che costituiscono la Gran Bretagna) e dell'Irlanda del Nord, a loro volta suddivise in contee, regioni e distretti.



L'Inghilterra è divisa in 41 contee: Bedfordshire, Buckinghamshire, Cambridgeshire, Cheshire, Cornwall, Cumbria, Derbyshire, Devon, Dorset, Durham, East Sussex (vedi Sussex), Essex, Gloucestershire, Greater London, Greater Manchester, Hampshire, Hertfordshire, Kent, Lancashire, Leicestershire, Lincolnshire, Merseyside, Norfolk, North Yorkshire (vedi Yorkshire), Northamptonshire, Northumberland, Nottinghamshire, Oxfordshire, Shropshire, Somerset, South Yorkshire, Staffordshire, Suffolk, Surrey, Tyne and Wear, Warwickshire, West Midlands, West Sussex, West Yorkshire, Wiltshire, Worcestershire.

Il Galles è suddiviso in 22 distretti unitari, ripartizioni delle precedenti otto contee: Clwyd, Dyfed, Gwent, Gwynedd, Mid Glamorgan (vedi Glamorgan), Powys, South Glamorgan, West Glamorgan.

La Scozia è divisa in 32 distretti unitari, ripartizioni delle precedenti dodici regioni: Borders, Central, Dumfries and Galloway, Fife, Grampian, Highland, Lothian, Orkney Islands (Orcadi), Shetland Islands, Strathclyde, Tayside, Western Isles.

L'Irlanda del Nord è divisa in 26 distretti: Antrim, Ards, Armagh, Ballymena, Ballymoney, Banbridge, Belfast, Carrickfergus, Castlereagh, Coleraine, Cookstown, Craigavon, Down, Dungannon, Fermanagh, Larne, Limavady, Lisburn, Londonderry, Magherafelt, Moyle, Newry and Mourne, Newtownabbey, North Down (vedi Down), Omagh, Strabane.

Le principali città del Regno Unito sono Londra, Liverpool, Manchester, Birmingham, Edimburgo, Glasgow, Cardiff e Belfast.



ECONOMIA

Il Regno Unito è tra i paesi più industrializzati del mondo. In termini di prodotto nazionale lordo (PNL) è il quinto paese - seguito dall'Italia - dopo Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia. Nel 2000 il prodotto interno lordo del paese fu di 1.414.557 milioni di dollari USA (pari a un PIL pro capite di 23.680 dollari USA).

A partire dal secondo dopoguerra, il paese ha dovuto affrontare numerosi problemi economici quali la pressione valutaria, il deficit della bilancia totale dei pagamenti, l'inflazione e, fino a poco tempo fa, una scarsa capacità produttiva. Durante la recessione verificatasi nel 1974, la situazione si fece ancor più critica: il numero di disoccupati superò il milione, vi fu un declino della produttività, i salari aumentarono e la moneta toccò minimi storici. Nel luglio 1975 il governo adottò severe misure anti-inflazione, con l'appoggio del mondo economico e dei sindacati, in modo da contenere gli aumenti salariali e l'inflazione.

Nei tardi anni Settanta del XX secolo, la scoperta di giacimenti di petrolio nel Mare del Nord consentì un'importante riduzione del deficit nella bilancia dei pagamenti. A partire dal 1979 la politica economica del paese ha promosso una maggior delega al settore privato, mettendo un freno alla spesa pubblica e ai servizi statali. Obiettivo prioritario rimaneva il contenimento dell'inflazione, a costo però di un tasso di disoccupazione storicamente elevato. Intorno alla metà degli anni Ottanta vi erano nel paese oltre 3 milioni di lavoratori senza impiego e dieci anni dopo ne rimanevano ancora circa 2,6 milioni. Il deficit di bilancio annuo all'inizio degli anni Novanta era pari a circa l'1,1% del prodotto interno lordo. Nel gennaio del 1973, il Regno Unito aderì alla Comunità Europea (ora Unione Europea).

La struttura del lavoro è oggi significativamente cambiata. Nel 2000 la forza lavoro nel Regno Unito ammontava complessivamente a 29.911.267 lavoratori. Nel settore dei servizi è attualmente impiegato il 73% dei lavoratori, mentre nel 1955 lo era solo un terzo della forza lavoro. L'industria, che rappresentava un tempo il settore principale in termini di occupazione (42% della forza lavoro nel 1955), assorbe oggi solo il 25% della popolazione attiva. Il problema della disoccupazione è oggi meno grave che in passato: il tasso di disoccupazione del paese ha raggiunto infatti il 5,3% (2000).



Agricoltura e allevamento

Nonostante circa il 24,8% del territorio britannico sia coltivato, il settore riveste una modesta importanza in termini di occupazione e di partecipazione al PIL, come riflesso della precoce industrializzazione conosciuta dal paese. Nel 2000 l'agricoltura impiegava appena il 2% della popolazione e partecipava alla formazione del PIL per l'1%. Il settore raggiunge tuttavia alti livelli di efficienza e produttività.

In vaste zone del paese, soprattutto in Scozia e in Galles, i terreni possono essere sfruttati soltanto per il pascolo; oltre la metà delle aziende agricole è impegnata nell'allevamento di bovini e ovini e nella produzione lattiero-casearia.

Dalla metà degli anni Novanta del XX secolo il settore della zootecnia si è trovato ad affrontare, come altri paesi europei, il problema della crescente diffusione di casi di encefalopatia spongiforme dei bovini, che ha avuto gravi conseguenze sull'esportazione di carne bovina. La produzione di bovini rimane comunque molto consistente (11,1 milioni di capi nel 2001).

L'arativo è concentrato perlopiù nell'Inghilterra orientale e centromeridionale e nella Scozia orientale. Le colture principali sono frumento (oltre 12,1 milioni di tonnellate prodotti nel 2001), barbabietola da zucchero (circa 10 milioni di tonnellate), orzo (oltre 7 milioni di tonnellate), patate e avena. L'alta produttività del settore è stata raggiunta grazie all'estensione dei campi, attraverso opere di diboscamento (vedi Deforestazione), la meccanizzazione e l'impiego intensivo di fertilizzanti e pesticidi.



Risorse forestali e pesca

Lo sfruttamento delle risorse forestali non è una voce rilevante dell'economia britannica. La produzione di legname è stata, nel 2000, di 7.451.000 m³, dato che pone il paese al quindicesimo posto tra gli stati d'Europa.

La pesca praticata in alto mare ha conosciuto un declino a partire dagli anni Sessanta, in parte a causa della legislazione restrittiva adottata dall'UE per la tutela delle specie; essa rimane un'attività economicamente importante in Scozia e in alcune zone dell'Inghilterra sudoccidentale, e rappresenta la principale fonte di occupazione in alcune città portuali.

Nel 1997 la produzione totale di pesca marina ammontava a 745.403 tonnellate. Le specie maggiormente pescate sono lo sgombro, il merluzzo, la sogliola, l'aringa e i crostacei. Importanti porti di pesca sono Hull, Grimsby, Fleetwood, North Shields, Lowestoft, Plymouth, Brixham e Newlyn in Inghilterra; Aberdeen, Peterhead, Lerwick, Ullapool e Fraserburgh in Scozia; Kilkeel, Ardglass e Portavogie in Irlanda del Nord.

Dotato di una consistente flotta di pescherecci, il Regno Unito è stato particolarmente colpito dalle misure imposte dall'Unione Europea. Per tutelare la fauna ittica e consentirne la riproduzione, le navi devono rimanere forzatamente inattive per numerosi giorni all'anno, e il governo ha dovuto adottare piani di finanziamento per incoraggiare l'abbandono di questa attività. All'inizio del 1996 alcune aree, tradizionalmente riservate alla pesca britannica e irlandese, sono state aperte ai pescherecci spagnoli in base a un accordo del dicembre 1994. Ratificato da un'esigua maggioranza del Parlamento, questo accordo ha provocato nel corso dell'anno considerevoli tensioni e incidenti; il malcontento si è ulteriormente diffuso dopo la riduzione delle quote di pescato britannico indicata dai programmi europei.



Risorse energetiche e minerarie

Il Regno Unito è un paese ricco di risorse minerarie, soprattutto carbone e minerali di ferro, sfruttate sin dai tempi più antichi. L'estrazione del sale, specialmente nel Cheshire, risale all'epoca preistorica, mentre mercanti fenici visitarono l'odierna Inghilterra per acquistare lo stagno di cui era ricca la Cornovaglia. Oggi questi giacimenti di stagno sono completamente esauriti, così come quelli di minerali di ferro nell'Inghilterra settentrionale.

Oggi si estraggono zinco, piombo e oro. Le riserve d'oro, situate soprattutto in Galles, e d'argento, come quelle di petrolio e gas naturale, sono proprietà della Corona e ai produttori possono solo essere concesse licenze di sfruttamento. La produzione di minerali comprende inoltre calcare e dolomite, sabbia e ghiaia, arenaria, argilla, sale e caolino.

Di rilievo è l'estrazione del carbone, le cui riserve sono sfruttate fin dall'epoca romana. Le tasse sul commercio di carbone contribuirono a finanziare la ricostruzione di Londra dopo il Grande Incendio del 1666 ed esso rappresentò una risorsa energetica di grande importanza nel corso della rivoluzione industriale. Il vertice della produzione fu raggiunto nel 1913 (292 milioni di tonnellate), ma da allora essa ha subito un graduale declino. Il numero degli occupati in questa industria è sceso da circa 200.000 persone nel 1985 a circa 11.000 nel decennio successivo, con pesanti conseguenze per l'economia delle comunità di minatori quali lo Yorkshire, il Nottinghamshire e il Derbyshire. Quasi i tre quarti del carbone britannico provengono da giacimenti profondi, il resto da miniere all'aperto e, nonostante i problemi che il settore ha dovuto affrontare in epoca recente, esso provvede tuttora a circa il 25% dell'energia del Regno Unito. Nel 1999 il paese ha prodotto 40,9 milioni di tonnellate di carbone.

Il petrolio fu scoperto nel 1969 nel Mare del Nord, al largo della costa della Scozia nordorientale; la produzione iniziò nel 1975. Nel 1980 vi erano 15 giacimenti, che producevano 1,6 milioni di barili al giorno, tanto da soddisfare il fabbisogno interno e rappresentare una nuova voce nel mercato delle esportazioni. Nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale sono stati scoperti a partire dal 1980, in particolare nel Dorset, nell'Inghilterra meridionale. Nel 1999 il Regno Unito era al nono posto tra i produttori mondiali di petrolio (2.967 migliaia di barili di greggio al giorno).

Il Regno Unito è stato tra i primi paesi a sviluppare impianti per la produzione di energia nucleare che oggi provvede nella misura del 18% al fabbisogno energetico del paese. La prima centrale nucleare per la produzione di energia su scala commerciale entrò in funzione nel 1956 a Calder Hall, in Cumbria, nell'Inghilterra nordoccidentale. Nei primi anni Novanta le centrali nucleari producevano circa il 18% dell'elettricità britannica.



Industria

Già intorno alla metà del XIX secolo il Regno Unito era una nazione industrializzata, la prima al mondo. Tra le cause principali di questo precoce sviluppo vi furono: l'antica posizione di preminenza britannica nel commercio mondiale della lana; l'abbondanza di risorse minerarie; lo sviluppo della navigazione e del dominio navale dei mari; l'acquisizione di mercati coloniali; una maggiore libertà politico-religiosa e un minor impegno bellico rispetto agli altri paesi d'Europa; lo sviluppo di tecniche manifatturiere più efficienti; infine, la rivoluzione agraria. Quest'ultima, che precedette e accompagnò la rivoluzione industriale, fu molto importante, in quanto, grazie all'introduzione di nuove tecniche produttive, permise un'enorme crescita della produzione alimentare che poté far fronte allo sviluppo urbano. Essa rese inoltre disponibili migliaia di lavoratori per le nuove fabbriche.

Nel XVI e XVII secolo l'immigrazione di fiamminghi e ugonotti diede grande impulso all'industria laniera, che costituì la base dell'economia britannica medievale. Grazie all'invenzione di nuovi macchinari l'industria tessile si sviluppò rapidamente fino a diventare una delle più importanti del paese. Lo sviluppo e le migliorie apportate dal motore a vapore, ideato dagli ingegneri scozzesi James Watt e George Stephenson, furono di capitale importanza per l'industrializzazione britannica, soprattutto nei settori carbonifero e siderurgico.

Il Regno Unito rimane un paese altamente industrializzato, nonostante i molti problemi che il settore ha incontrato fin dagli anni Settanta, tra cui la concorrenza straniera e gli effetti negativi della recessione degli anni Ottanta. Nel 2000 l'industria contribuiva nella misura del 28,8% alla formazione del PIL, mentre l'82% delle esportazioni consisteva di prodotti manufatti. Ciononostante, il numero degli occupati nel settore è diminuito in seguito alla chiusura degli stabilimenti o all'introduzione di nuove tecnologie per aumentare la produttività. Nel 1986 l'industria occupava circa 5 milioni di persone; nel 1993, 4,4 milioni.

I settori tradizionali tessile e automobilistico, anche se ancora fiorenti, hanno subito un lieve ridimensionamento, mentre un più rapido sviluppo hanno avuto le industrie farmaceutiche, chimiche, elettroniche, aerospaziali e di strutture per l'industria petrolifera. Nei primi anni Novanta il Regno Unito produceva circa il 40% dei personal computer d'Europa ed era uno dei maggiori produttori mondiali di apparecchiature per comunicazioni, tra cui cavi in fibre ottiche. Fiorenti sono inoltre l'industria editoriale e della carta.

La Scozia e l'Irlanda del Nord vantano una lunga tradizione nella produzione di whisky e tessili (tweed e lino). I maggiori distretti industriali del paese si trovano nei pressi di Londra, Manchester, Birmingham e Tyne and Wear.



Commercio e finanza

L'unità monetaria del Regno Unito è la lira sterlina (pound), divisa in centesimi (penny, plurale pence).

La Banca d'Inghilterra, creata per concessione nel 1694 e nazionalizzata nel 1946, è la sola banca autorizzata a emettere moneta in Inghilterra e Galles. Alcune banche in Scozia e Irlanda del Nord possono emettere moneta in limitate quantità. In Gran Bretagna esistono inoltre circa 13 istituti di credito commerciale con oltre 10.000 filiali nazionali ed estere, la maggior parte delle quali fa capo alle quattro banche principali: Lloyds, Barclays, National Westminster e Midland.

Nel paese esistono inoltre molti istituti finanziari, come la Borsa valori di Londra e la Borsa delle assicurazioni dei Lloyd's, che fanno del Regno Unito uno dei più importanti centri della finanza mondiale. I servizi bancari, finanziari, assicurativi e di credito rappresentano circa il 20% dell'attività economica britannica, una crescita notevole rispetto al decennio precedente, e il 13% dell'occupazione. Tradizionale centro dei servizi finanziari è il noto square mile ("miglio quadrato") nella City di Londra, che ospita la maggior concentrazione al mondo di banche straniere e un gran numero di istituti assicurativi.

Da centinaia di anni il commercio ha per il Regno Unito un'importanza vitale. La posizione dominante del paese nel commercio mondiale durante il XVIII e XIX secolo fu dovuta in gran parte all'isolamento geografico delle isole Britanniche rispetto ai conflitti e ai problemi politici che affliggevano il continente. Lo sviluppo delle grandi compagnie mercantili (Compagnia delle Indie Orientali; Compagnia della Baia di Hudson), l'espansione coloniale e il controllo navale dei mari furono fattori conseguenti. Prima del XVII secolo il commercio estero dell'Inghilterra era gestito quasi interamente da operatori stranieri. La lana era il principale prodotto di esportazione e le importazioni erano rappresentate soprattutto da manufatti. Con il mercantilismo, la dottrina economica prevalente in Inghilterra nei secoli XVII e XVIII, lo stato promosse il commercio estero, lo sviluppo della flotta e delle compagnie mercantili. Con l'aumento dei possedimenti coloniali britannici nel XVIII e XIX secolo, l'allevamento ovino per la produzione di lana e carne divenne un'attività importante nelle colonie, mentre cotone, ferro, acciaio e carbone divennero i principali prodotti di esportazione.

Oggi il Regno Unito è la quinta nazione al mondo per volume di scambi, con un valore pro capite delle esportazioni superiore a quello degli Stati Uniti e del Giappone. I principali beni di importazione sono generi alimentari, legno e prodotti cartacei, macchinari, prodotti chimici e mezzi di trasporto. Tra le esportazioni britanniche figurano macchinari, mezzi di trasporto, manufatti di base, petrolio, prodotti chimici, strumenti di precisione, attrezzature aerospaziali ed elettroniche. Nel 2000 le esportazioni ammontavano a 281.436 milioni di dollari USA; le importazioni a 334.341 milioni di dollari USA. Il 50% degli scambi avviene con i paesi dell'Unione Europea, soprattutto con la Germania, i Paesi Bassi e la Francia, il 13% con gli Stati Uniti e il Canada.



Trasporti e vie di comunicazione

La presenza di numerose insenature lungo la costa e la navigabilità dei fiumi, che hanno consentito la costruzione di funzionali centri portuali, hanno contribuito a fare del Regno Unito una potenza marittima. Gli Atti di navigazione del XVII e XVIII secolo furono emanati per favorire al massimo le navi inglesi nel trasporto di prodotti nazionali. Con le vittorie navali sulla Spagna e la Francia, le principali rivali nel commercio mondiale, l'Inghilterra si assicurò il controllo dei mari e la preminenza mondiale della sua flotta mercantile (vedi Imperi coloniali). La sua leadership durò fino alla seconda guerra mondiale, quando la distruzione della flotta britannica e la crescita della capacità produttiva dei cantieri navali statunitensi permisero alla marina mercantile americana di superare quella britannica, la cui importanza ha da allora conosciuto un ulteriore declino.

Oggi i principali porti britannici sono Londra, Tees e Hartlepool, Grimsby e Immingham, Sullom Voe, Milford Haven, Southampton, Liverpool, Felixstowe, Forth, Dover e Portsmouth. Nelle isole Shetland e Orcadi hanno sede porti a servizio dell'industria petrolifera.

Vi sono oggi nel Regno Unito circa 3200 km di canali e fiumi navigabili alcuni dei quali, costruiti nel XVIII secolo, rappresentano ancora importanti vie di comunicazione: tra questi, il canale di Manchester e il canale di Caledonia, nella Scozia settentrionale, che consente collegamenti tra l'oceano Atlantico e il Mare del Nord.

Nel Regno Unito fu inaugurata nel 1825 la prima ferrovia del mondo percorsa da treni a vapore, la Stockton and Darlington Railway. Nel 1923 la rete ferroviaria del paese era gestita da quattro compagnie, che furono nazionalizzate nel 1948, mentre nel 1955 fu avviato un programma di modernizzazione. Oggi le ferrovie, gestite dalla compagnia Railtrack recentemente privatizzata, dispongono di una rete di 17.400 km, di cui circa il 30% elettrificati. A questi si aggiungono i circa 400 km della rete metropolitana londinese che si sta estendendo con la costruzione di nuove linee nella parte orientale e sudorientale della città.

Il progetto per la costruzione di un tunnel sotto la Manica risale alla fine del XIX secolo. Ripresi nel 1957 e nuovamente interrotti nel 1973 per ragioni finanziarie, i lavori ricominciarono definitivamente nel 1987 e un primo tunnel di servizio venne completato nel 1990. Il tunnel (chiamato Eurotunnel), lungo 50,4 km e situato a 40 m sotto il livello del mare, collega Folkestone, in Inghilterra, a Calais, in Francia. È stato ufficialmente inaugurato il 6 maggio 1994.

Per quanto riguarda i collegamenti aerei la British Airways è una delle principali compagnie aree del mondo. Nel 1976, con Air France, British Airways inaugurò il primo servizio passeggeri che utilizza il Concorde (vedi Aeroplano). Oltre alla compagnia area nazionale, vi sono nel Regno Unito molti operatori indipendenti. I due principali aeroporti londinesi, Heathrow e Gatwick, sono tra i maggiori centri di traffico aereo internazionale.

Il Regno Unito dispone di circa 371.913 km di strade pubbliche, tra cui 3716 km di autostrade. Sebbene le autostrade non rappresentino che circa l'1% della rete stradale britannica, esse ospitano circa il 15% del traffico stradale del paese.



ORDINAMENTO DELLO STATO

L'attuale denominazione di Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord risale al 1922 e fece seguito alla creazione dello Stato libero d'Irlanda. Il Regno Unito è una monarchia costituzionale ereditaria. Il sovrano britannico è il capo dello stato, del sistema giudiziario, delle forze armate e delle chiese anglicana e scozzese. L'ordinamento dello stato britannico è basato su documenti parlamentari (tra cui il Parliament Act del 1911 e lo statuto di Westminster del 1931), su alcuni documenti storici (tra cui la Magna Charta del 1215 e il Bill of Rights del 1689) e sulla Common Law.





Potere esecutivo

Le funzioni esecutive, nominalmente conferite alla corona, di fatto vengono esercitate da un gabinetto presieduto dal premier, nominato dal sovrano nella persona del leader del partito di maggioranza. Il governo è responsabile del suo operato di fronte al Parlamento.



Potere legislativo

Il sistema legislativo è basato su un Parlamento composto da due camere. La Camera dei Lord (House of Lords) è attualmente composta da 685 membri (detti Peers, "Pari") nominati a vita dal sovrano; riguardo alla Camera dei Lord è in corso un processo di riforma, che potrebbe portare alla sua sostituzione con una camera alta elettiva. La Camera dei Comuni (House of Commons) è composta da 659 membri eletti a suffragio universale per un termine di cinque anni. La Camera dei Comuni è presieduta da uno speaker. Hanno diritto al voto tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età.



Potere giudiziario

Il sistema giudiziario britannico è basato sulla Common Law. La Camera dei Lord è la massima corte d'appello e impiega solo giudici e giuristi professionisti. La pena di morte è prevista solo per reati eccezionali.



Istituzioni periferiche

Attualmente, l'Inghilterra e il Galles sono suddivisi rispettivamente in 41 contee e 22 distretti, la Scozia in 32 distretti, l'Irlanda del Nord in 26 distretti. La divisione amministrativa del Regno Unito è in corso di riorganizzazione.



Difesa

Il servizio militare è interamente volontario; le forze armate contano 211.430 effettivi (2001). Il paese dispone di armamenti nucleari.



Forze politiche

A partire dalla fine della prima guerra mondiale due partiti dominano la scena politica britannica: il Partito conservatore (Conservative Party) e il Partito laburista (Labour Party). Un'altra importante forza politica nazionale è rappresentata dal Partito liberaldemocratico (Liberal Democrats; liberali). Tra i partiti regionali, un ruolo importante è svolto dal Partito nazionalista scozzese (Scottish National Party) e dal Partito nazionalista gallese (Playd Cymru). In Ulster i maggiori partiti sono il Partito socialdemocratico (Social-Democratic and Labour Party), il Partito unionista dell'Ulster (Ulster Unionist Party) e il Sinn Féin.



STORIA

Per la storia della Gran Bretagna prima del 1707, vedi Britannia; Inghilterra; Scozia; Galles; Irlanda.



L'Act of Union

Il regno di Gran Bretagna venne formato nel 1707 dall'unione fra l'Inghilterra (che comprendeva il principato del Galles) e la Scozia (vedi Acts of Union). I due paesi fin dal Medioevo costituivano due regni separati, ma dalla morte di Elisabetta I, nel 1603, erano stati governati dallo stesso sovrano. Nel 1707 venne istituito un solo Parlamento e un sistema nazionale unificato per l'amministrazione, la tassazione, i pesi e le misure. Tuttavia Inghilterra e Scozia mantennero le proprie tradizioni giuridiche e due diverse religioni di stato, il presbiterianesimo in Scozia e l'anglicanesimo in Inghilterra e nel Galles.



Un secolo di conflitti

Uno degli scopi dell'unificazione fu quello di rafforzare il paese impegnato nella guerra di successione spagnola (1701-1714). Sotto la guida di John Churchill duca di Marlborough, l'Inghilterra aveva vinto molte battaglie contro la Francia, allora il più potente stato d'Europa. Nel 1710, tuttavia, fu impossibile impedire che il re francese Luigi XIV eleggesse un borbone al trono spagnolo. Con il trattato di Utrecht (1713), la Gran Bretagna riconobbe il diritto dei Borboni alla corona spagnola, ricevendo in cambio dalla Francia le regioni nordamericane della baia di Hudson, la Nuova Scozia e Terranova. La Spagna cedette alla Gran Bretagna Gibilterra e l'isola di Minorca, garantendo ai mercanti britannici un limitato diritto di commercio con le sue colonie americane; fino al 1750 questa concessione riguardò anche l'asiento, il diritto di importare schiavi africani nell'America spagnola. Alla regina Anna, morta senza lasciare eredi, succedette nel 1714 Giorgio I.

Due importanti crisi segnarono i primi anni del regno di Giorgio I: la rivolta giacobita del 1715, da parte dei seguaci di Giacomo Edoardo Stuart, e il crollo finanziario della Compagnia dei mari del Sud, noto come South Sea Bubble, nel 1720. Il governo locale venne affidato in gran parte alla nobiltà di campagna. A livello nazionale, l'ordinamento dello stato combinava elementi monarchici (il sovrano ereditario), aristocratici (la Camera dei Lord, ereditaria) e democratici (la Camera dei Comuni, elettiva) e prevedeva un potere giudiziario indipendente. Il regno di Anna era stato contrassegnato da un'accesa rivalità tra le due fazioni Whig e Tory. Sotto Giorgio I furono questi ultimi a ottenere maggior consenso. La maggioranza dei cittadini che non godeva del diritto di voto aveva la possibilità di rivolgere istanze, di far parte delle giurie nei processi e di ottenere garanzie contro l'arresto arbitrario. Pieni privilegi politici erano riconosciuti solo agli appartenenti alla Chiesa anglicana.

Fra il 1739 e il 1763, la Gran Bretagna fu quasi ininterrottamente impegnata nei conflitti. Alla guerra contro la Spagna seguì la guerra di successione austriaca, in cui la Gran Bretagna divenne il principale alleato dell'Austria, combattendo la Francia per terra e per mare in Europa, in Nord America e in India. Nel 1745, i giacobiti scozzesi, approfittando dell'impegno della Gran Bretagna sul continente, misero in atto l'ultimo tentativo di riportare sul trono britannico la dinastia degli Stuart. Tornato in Scozia dall'esilio e postosi a capo dei giacobiti, il principe Carlo Edoardo Stuart cercò di rovesciare Giorgio II e marciò con l'esercito verso Londra, ma venne sconfitto nella battaglia di Culloden Moor (1746) e fu costretto a riparare in Francia.

La guerra di successione austriaca si concluse con il trattato di Aquisgrana (1748) che, per quanto riguardava la Gran Bretagna, ristabiliva lo status quo territoriale. La guerra dei Sette anni (1756-1763), oppose la Gran Bretagna, alleata della Prussia, alla coalizione di Francia, Austria e Russia. Con il trattato di Parigi (1763) la Gran Bretagna ottenne tutti i possedimenti francesi in Canada e a est del fiume Mississippi, nonché la maggior parte dei territori francesi in India. La Spagna, che era entrata in guerra a fianco della Francia nel 1762, dovette cedere la Florida. Il trattato di Parigi costituì un trionfo diplomatico che segnò l'apice dell'impero britannico nel XVIII secolo.



La rivoluzione industriale

Durante il XVIII secolo, il Regno Unito visse una forte crescita demografica, alla quale contribuì la scoperta di un vaccino contro il vaiolo, da parte di Edward Jenner, nel 1796. La trasformazione dell'economia si accelerò negli ultimi decenni del Settecento, quando James Watt perfezionò il motore a vapore e nuove invenzioni permisero di meccanizzare la lavorazione del cotone. Fra il 1760 e il 1830 la produzione di tessuti decuplicò, diventando la voce principale dell'esportazione britannica; grazie a ulteriori invenzioni, crebbero notevolmente anche la produzione di acciaio e l'estrazione del carbone. Non più tardi del 1830 questa rivoluzione industriale riuscì a fare della Gran Bretagna l'"officina del mondo".

La popolazione di Londra, stimata intorno ai 600.000 abitanti nel 1701, era cresciuta a 950.000 nel 1801 e a 2,5 milioni nel 1851, facendo della capitale britannica la più grande città del mondo e della Gran Bretagna il primo paese in cui la popolazione urbana superava quella rurale. La popolazione complessiva del paese, cresciuta fra il 1751 e il 1801 fino a raggiungere 10,7 milioni di unità, raddoppiò fra il 1801 e il 1851.



La guerra d'indipendenza americana

Eliminato, dopo il 1763, il pericolo francese, le colonie britanniche in Nord America, che da tempo godevano di un considerevole grado di autonomia, mal sopportavano la subordinazione politica al governo di Londra. La resistenza americana condusse alla convocazione del primo Congresso continentale (1774) e al conflitto aperto (1775), nonostante gli inviti alla conciliazione rivolti al governo di Londra da parlamentari come Edmund Burke.

Il dominio britannico sulle 13 colonie crollò a seguito della guerra d'indipendenza americana. Dopo la sconfitta del generale John Burgoyne a Saratoga (1777), la guerra civile americana divenne un conflitto internazionale. La Francia (1778), la Spagna (1779) e l'Olanda (1780) si schierarono contro la Gran Bretagna, mentre le altre potenze formarono una Lega di neutralità armata, causando il primo isolamento diplomatico della Gran Bretagna da oltre un secolo. Dopo la resa del generale Charles Cornwallis in seguito alla presa di Yorktown (1781), le dimissioni di Lord North (1782) e la firma del trattato di Parigi (1783), le 13 colonie furono riconosciute come stati indipendenti e ottennero tutto il territorio a sud dei Grandi Laghi. La Florida e Minorca furono cedute alla Spagna, mentre la Francia ottenne alcune isole delle Indie Occidentali e alcuni porti africani.



Pitt il Giovane

Con William Pitt il Giovane, divenuto nel 1783, a 24 anni, il più giovane primo ministro della storia britannica (1783-1801 e 1804-1806), si delineò la figura di primo ministro nella sua accezione moderna. Pur essendo favorevole alle riforme politiche, all'abrogazione delle restrizioni imposte ai protestanti non anglicani e all'abolizione del commercio degli schiavi, non ottenne una maggioranza parlamentare per dar corso a tali misure; i vicini eventi della Rivoluzione francese, provocarono infatti nel Regno Unito l'isolamento dei riformatori e l'introduzione di una legislazione fortemente repressiva.



Le guerre napoleoniche

Tra la fine del XVIII secolo e il 1815 l'Europa fu sconvolta dalla guerra (vedi Guerre napoleoniche). La prima coalizione contro i francesi, voluta da Pitt (con Prussia, Austria e Russia), si sciolse nel 1796, e nel 1797 la Gran Bretagna subì una sconfitta navale e tentativi di invasione francesi, che portarono all'Atto di unione con l'Irlanda (1801) e alla formazione del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda; l'assemblea legislativa di Dublino venne soppressa e i 100 rappresentanti irlandesi entrarono a far parte del Parlamento di Londra.

L'ascesa al potere di Napoleone I preoccupò ancor più gli inglesi, che costituirono con Russia, Austria e Regno di Napoli la seconda coalizione. Dopo ripetute sconfitte subite dalla coalizione, solo la vittoria navale riportata da Horatio Nelson a Trafalgar (1805) scongiurò l'invasione napoleonica della Gran Bretagna. La Francia fu definitivamente sconfitta solo nel 1815, nella battaglia di Waterloo; il Regno Unito, che emerse dalle guerre napoleoniche come la maggiore potenza del mondo, era anche afflitto da una gravissima crisi economica e sociale.



Le grandi riforme dell'Ottocento

A Giorgio III, sofferente di una malattia mentale, succedette, nel 1820, il figlio Giorgio IV. L'impero britannico guadagnò alcuni ex possedimenti olandesi, come la Colonia del Capo e Ceylon (l'odierno Sri Lanka). Sul fronte interno, il malcontento della popolazione sfociò in numerose rivolte, che furono duramente represse dal governo, che tuttavia, negli anni Venti, avviò una politica di riforme al fine di scongiurare il pericolo di una sollevazione rivoluzionaria.

Nel 1830 Guglielmo IV succedette a Giorgio IV e al governo britannico si insediò un gabinetto whig presieduto da Charles Grey. La principale questione politica del biennio 1831-32 fu la riforma parlamentare voluta dai whig. Approvata dopo un infuocato dibattito nel giugno del 1832, questa contemplava una ridistribuzione dei seggi in favore delle nuove città industriali e l'estensione del diritto di voto al ceto medio di proprietari, quasi raddoppiando l'elettorato. La riforma favoriva il sistema partitico sia a livello locale che nazionale, indebolendo l'influenza del sovrano e della Camera dei Lord. La legge di riforma del lavoro del 1833 limitava l'orario lavorativo di donne e bambini e istituiva degli ispettori; nello stesso anno fu abolita la schiavitù.

Nel 1837 a Guglielmo IV succedette la nipote diciottenne Vittoria, il cui regno avrebbe segnato un'epoca di fondamentale importanza per la storia britannica. Il governo conservatore di Robert Peel (1841-1846) abolì i dazi commerciali, reintroducendo al contempo la tassa sul reddito e, nell'inverno 1845-46, in seguito alla carestia che aveva colpito l'Irlanda, approvò la totale abolizione delle leggi sul grano, con il sostegno dei whig e l'opposizione di due terzi del suo partito. La conseguente divisione dei conservatori riportò al potere i whig (1846). Nel 1846 l'Irlanda fu colpita da una nuova carestia, che provocò la morte di circa un milione di persone tra il 1847 e il 1851.

La soppressione delle leggi sulla navigazione (1849) diede un forte impulso agli scambi commerciali. Fu inoltre abolito il lavoro femminile e minorile nelle miniere (1842), e nelle fabbriche l'orario di lavoro fu limitato a 10 ore giornaliere (1847). Venne infine introdotta una regolamentazione delle strutture sanitarie urbane (1842) e delle ferrovie (1844).



L'età vittoriana

Tra la fine degli anni Quaranta e i tardi anni Sessanta del XIX secolo, il Regno Unito conobbe un periodo di grande prosperità economica, che solo in parte risentì delle guerre sul continente e oltremare. La Grande esposizione del 1851 a Londra divenne l'emblema del primato industriale britannico. La rete ferroviaria raddoppiò la sua estensione, vennero inaugurate le comunicazioni via telegrafo e il processo di lavorazione inventato da Henry Bessemer nel 1856 ridusse il costo dell'acciaio, potenziando le attività del settore siderurgico.

Alleatosi con la Francia di Napoleone III, il Regno Unito partecipò alla guerra di Crimea nel 1854. Nel 1859, sedata la Grande rivolta indiana, il governo britannico si sostituì definitivamente alla Compagnia delle Indie Orientali, facendo dell'India britannica una colonia della Corona. Il Regno Unito mantenne una difficile neutralità durante la guerra civile americana (1861-1865), favorì l'unificazione italiana e assistette con timore alla creazione di un impero tedesco sotto la dominazione prussiana di Otto von Bismarck.

Dopo il 1865, la politica britannica fu dominata dal contrasto fra due eminenti figure politiche, William Ewart Gladstone e Benjamin Disraeli, che si alternarono al governo per sedici anni. L'adozione di barriere tariffarie da parte di Stati Uniti, Germania e Francia rivalutò l'importanza delle colonie come mercati e inaugurò un'epoca di concorrenza con la Russia in Medio Oriente e lungo il confine indiano. Hong Kong e Singapore furono i principali centri del commercio britannico in Cina e nel Pacifico meridionale. La realizzazione del canale di Suez (1869) ebbe come conseguenza indiretta il protettorato britannico sull'Egitto, nel 1882. La regina Vittoria divenne imperatrice delle Indie nel 1876. La politica del ministro delle colonie, Joseph Chamberlain, contribuì allo scoppio della guerra anglo-boera nel 1899, che, dopo la presa di Johannesburg e Pretoria nel 1900, si sarebbe conclusa nel 1902.



Il regno di Edoardo VII

All'indomani della guerra boera, il Regno Unito concluse un trattato di alleanza con il Giappone (1902) e pose fine a diversi decenni di rivalità con la Francia con l'Entente cordiale (1904) che, dopo la composizione dei contrasti con la Russia, si costituì in Triplice Intesa (1907), con l'intento di controbilanciare la Triplice Alleanza fra Germania, Austria e Italia.

All'inizio del regno di Edoardo VII, succeduto alla regina Vittoria, la politica britannica fu dominata dalle questioni interne. Durante il governo conservatore del primo ministro Arthur Balfour (1902-1905) venne riformata l'istruzione secondaria. Le elezioni generali del 1906 conferirono ai liberali una schiacciante maggioranza e divenne più forte il Partito laburista nato nel 1893, che ottenne 29 seggi.



Grazie soprattutto a David Lloyd George e Winston Churchill, il governo gettò inoltre le fondamenta del Welfare State (vedi Stato sociale). La ripresa dei conservatori alle elezioni generali del 1910 obbligò i liberali a cercare l'appoggio dei nazionalisti irlandesi per rimanere al potere. Gli anni tra il 1911 e il 1914 furono segnati da grandi scioperi di minatori, portuali e lavoratori del settore dei trasporti. Le donne del movimento delle suffragette condussero importanti manifestazioni in favore dell'emancipazione femminile. Al tentativo dei liberali di approvare l'Home Rule per l'Irlanda si opposero i protestanti della provincia settentrionale dell'Ulster; in seguito le trattative tra le parti vennero interrotte dallo scoppio della prima guerra mondiale.



La prima guerra mondiale e le sue conseguenze

Sebbene la competizione navale fosse un serio motivo di conflitto tra Gran Bretagna e Germania, furono la minaccia tedesca alla Francia e la violazione della neutralità del Belgio che indussero gli inglesi a entrare in guerra. Una forza di spedizione britannica fu immediatamente inviata in Francia, contribuendo ad arginare l'avanzata tedesca sulla Marna. Nella battaglia dello Jutland (1916) le forze britanniche impedirono alla flotta tedesca l'accesso al Mare del Nord. L'entrata in guerra degli Stati Uniti, nell'aprile del 1917, rese possibile il successo dell'offensiva guidata dal generale Douglas Haig nell'estate del 1918 e la resa tedesca in novembre.

Le elezioni indette subito dopo l'armistizio sancirono la schiacciante vittoria della coalizione guidata da Lloyd George. Il partito laburista divenne la principale forza di opposizione. La riforma elettorale del 1918 aveva nel frattempo concesso il voto a tutti i cittadini maschi sopra i 21 anni e alle donne sopra i 30.

Il Regno Unito fu uno dei "tre grandi" (con Francia e Stati Uniti) alla conferenza di pace tenutasi a Versailles (Parigi) nel 1919. L'impero britannico ottenne a titolo di mandato le ex colonie tedesche in Africa e i possedimenti turchi in Medio Oriente, mentre i dominions autonomi britannici (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa) entrarono nella nuova Società delle Nazioni. La guerra civile irlandese ebbe termine nel dicembre del 1921: parte dell'isola divenne nel 1922 lo Stato libero d'Irlanda, del tutto indipendente dal dominio britannico. Le sei contee dell'Irlanda del Nord mantennero la rappresentanza al Parlamento britannico, pur ottenendo un proprio Parlamento provinciale, ed entrarono così a far parte del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.

Fra il 1929 e il 1932 la Grande Depressione fece raddoppiare il tasso di disoccupazione, mentre calarono fortemente i livelli della produzione industriale. La ripresa economica avvenne fra il 1933 e il 1937. Edoardo VIII, il successore di re Giorgio V, abdicò in favore del fratello, che divenne re con il nome di Giorgio VI nel 1936.



La seconda guerra mondiale

Dopo il primo conflitto mondiale, si svolsero conferenze per il disarmo a Washington (1921-22) e a Londra (1930). Il Regno Unito adottò una politica di tolleranza nei confronti della Germania di Adolf Hitler e, nel tentativo di evitare un nuovo conflitto, il primo ministro Neville Chamberlain accettò il patto di Monaco del 1938, che assegnava alla Germania la regione cecoslovacca dei Sudeti. Solo in seguito all'annessione tedesca di Praga (marzo 1939) il Regno Unito si impegnò a sostenere militarmente la Polonia e la Romania.

Quando Hitler invase la Polonia nel settembre del 1939, il Regno Unito e la Francia dichiararono guerra alla Germania: ebbe inizio così la seconda guerra mondiale. Nella primavera del 1940 la Germania invase la Danimarca, la Norvegia, l'Olanda, il Belgio e la Francia. Winston Churchill prese il posto di Chamberlain a capo di un consiglio di gabinetto bellico (1940-1945) formato dai rappresentanti dei tre maggiori partiti politici. Dopo la resa della Francia nel giugno 1940, il Regno Unito intraprese una massiccia mobilitazione e subì pesanti bombardamenti che causarono circa 60.000 vittime fra la popolazione civile.

Dopo l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, nel giugno 1941, e l'attacco giapponese a Pearl Harbor, Churchill stipulò la "Grande alleanza" con il leader sovietico Stalin e il presidente americano Franklin D. Roosevelt contro le potenze dell'Asse. Il corso della guerra, fino a quel momento sfavorevole, cominciò a cambiare verso la fine del 1942. Fra i più determinanti contributi britannici all'andamento del conflitto si ricordano la battaglia dell'Atlantico contro la minaccia sottomarina tedesca e la campagna nordafricana del generale Bernard Montgomery. Notevole fu la partecipazione delle forze britanniche alla liberazione dell'Italia (1943) e della Francia (1944) e alla definitiva sconfitta delle potenze dell'Asse (1945).



Il secondo dopoguerra

Le elezioni generali del 1945 conferirono per la prima volta al partito laburista la maggioranza dei suffragi e una netta maggioranza parlamentare. Il governo, sotto la guida di Clement Richard Attlee, nazionalizzò importanti settori dell'economia nazionale e avviò la ricostruzione del paese con il sostegno del piano Marshall. Nel 1949 aderì con altre potenze occidentali all'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord (NATO). Nel 1948 il Regno Unito aveva rinunciato al suo mandato in Palestina; questo fatto portò alla fondazione di Israele e alla prima guerra arabo-israeliana. Il governo laburista concesse l'indipendenza all'India e al Pakistan nel 1947, alla Birmania e a Ceylon nel 1948.

Le elezioni del 1951 videro il ritorno di Winston Churchill alla guida del paese. La sostenuta ripresa economica che caratterizzò i primi anni Cinquanta permise di ridurre le imposte sul reddito e di porre fine al programma di austerità, mentre si sviluppavano l'industria edilizia e il commercio internazionale. Nel 1952 salì al trono la regina Elisabetta II. Il successore di Churchill, Anthony Eden (1955-1957), si dimise in seguito alla crisi di Suez.



La decolonizzazione

Harold Macmillan (primo ministro negli anni 1957-1963) inaugurò un periodo di nuova prosperità economica e intraprese una politica di decolonizzazione in Africa. All'indipendenza del Sudan nel 1956, seguì quella di Ghana, Nigeria, Somalia, Tanzania, Sierra Leone, Uganda e Kenya. Molti di questi stati rimasero membri del Commonwealth; l'Unione Sudafricana uscì dall'organizzazione nel 1961 per dichiararsi una repubblica. Durante il governo Macmillan l'indipendenza fu concessa anche alla Malesia, a Cipro e alla Giamaica. Dalle ex colonie - specialmente dalle Indie Occidentali e dal Pakistan - giunse nel Regno Unito un forte numero di immigrati, anche in seguito alle campagne di assunzione nei lavori pubblici. L'inasprirsi delle tensioni razziali spinse il governo ad adottare misure fortemente restrittive dell'immigrazione, pur assicurando nel contempo la parità di diritti agli immigrati e ai loro discendenti.

Nel 1961 Macmillan fece richiesta di adesione alla Comunità Europea (CEE, l'odierna Unione Europea), incontrando il veto del presidente francese Charles de Gaulle. Nel 1963 a Macmillan subentrò Alec Douglas-Home, che alle elezioni generali del 1964 fu sconfitto di misura dal partito laburista guidato da Harold Wilson.



Gli anni Sessanta e Settanta

Nel corso degli anni Sessanta il paese conobbe un diffuso movimento di contestazione che si espresse nella musica, nella moda, nell'arte e Londra divenne una delle capitali internazionali della nuova cultura giovanile. Il governo Wilson (1964-1970) varò una riforma dell'istruzione secondaria allo scopo di estendere la formazione superiore alla maggioranza dei cittadini. Nei tardi anni Sessanta vennero limitate le restrizioni in materia di divorzio, fu legalizzato l'aborto, venne abolita la pena di morte, fu introdotta la parità salariale per le donne e la maggiore età venne stabilita a 18 anni. Una grave crisi economica costò al Partito laburista la perdita del consenso dei sindacati e il ritorno al potere dei conservatori con Edward Heath, nel 1970.

Uno dei problemi principali affrontati dalla politica britannica a partire dalla metà degli anni Sessanta fu la lotta contro l'inflazione. Heath sperava di risolvere i problemi dell'economia con l'introduzione del regime di cambi flessibili e con l'adesione britannica alla Comunità Europea, che avvenne nel 1973, ma il congelamento dei salari suscitò l'opposizione dei minatori. L'esito delle elezioni del febbraio 1974 permise a Wilson di formare un governo laburista di minoranza.

Nel corso degli anni Settanta i diversi governi dovettero inoltre affrontare la difficile situazione in Irlanda del Nord, dove, in seguito all'inasprirsi del conflitto fra cattolici e protestanti, nel 1969 fu inviato l'esercito e nel 1972 furono sospese le funzioni del Parlamento autonomo. In Scozia, per far fronte al successo del partito nazionalista alle elezioni del 1974, il governo Callaghan (1976-1979) tentò di istituire un Parlamento scozzese semindipendente, ma il progetto venne rifiutato dall'elettorato scozzese nel 1979.

Tra il 1976 e il 1979 l'inflazione iniziò a diminuire. Alla fine degli anni Settanta la politica britannica si era polarizzata fra l'ala sinistra del partito laburista, che perseguiva una maggiore uguaglianza sociale attraverso un accresciuto ruolo dello stato, e i conservatori, che intendevano riaffermare il ruolo dell'impresa privata. Dopo un inverno di agitazioni sindacali, nel marzo del 1979 un voto di sfiducia mise fine al governo Callaghan.



Il decennio Thatcher

Nelle elezioni dell'aprile 1979 i conservatori ottennero una solida maggioranza parlamentare e Margaret Thatcher fu la prima donna in Europa a ottenere la carica di capo del governo. La sua politica economica, incentrata sul ridimensionamento del Welfare State e sul rinnovamento della struttura produttiva nazionale (che prevedeva un massiccio piano di privatizzazione delle imprese statali), diede i primi, modesti risultati fra il 1981 e il 1982, ma al prezzo del più alto tasso di disoccupazione registrato dagli anni Trenta. Nell'aprile del 1982, il governo Thatcher dovette affrontare la crisi delle isole Falkland (vedi Guerra delle Falkland). Alle decisive affermazioni elettorali dei conservatori nel 1983 e nel 1987 contribuì il frazionamento dell'opposizione. Nel 1981 un gruppo di ex laburisti, guidati da Roy Jenkins e David Owen, formò il partito socialdemocratico, che, alleatosi con i liberali, conquistò il 25% dei suffragi nel 1983 e il 23% nel 1987, dividendo l'opposizione e favorendo la vittoria dei conservatori.

Negli anni seguenti il governo Thatcher perseguì caparbiamente il suo programma; importanti aziende statali vennero privatizzate e fu introdotta una legislazione che limitava fortemente il potere dei sindacati, favorendo l'investimento di capitali stranieri. La politica del governo conservatore negli anni Ottanta ottenne degli indubbi risultati nel rivitalizzare l'economia nazionale, ma al costo di un deciso peggioramento delle condizioni dei settori più poveri della società e quindi di un diffuso disagio sociale. Alla fine degli anni Ottanta la popolarità della "lady di ferro" era svanita; la ripresa dell'inflazione, il fallimento per la forte opposizione sociale del tentativo di introdurre la Poll Tax (un'imposta che gravava sui cittadini indipendentemente dal loro reddito) e i dissidi all'interno del suo stesso partito la costrinsero alle dimissioni nel novembre del 1990.



Il governo Major

John Major prese il posto della Thatcher alla guida del partito conservatore e alla carica di primo ministro. Proseguendo la politica di stretti legami con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna fu tra i paesi europei quello più coinvolto nella partecipazione all'intervento militare contro Saddam Hussein (vedi Guerra del Golfo). Il governo Major si trovò ad affrontare una crescente crisi economica e sociale, ma nelle elezioni dell'aprile 1992 la riproposta di una politica di defiscalizzazione gli fece riguadagnare la maggioranza nel Parlamento di Londra. Nel settembre dello stesso anno la sterlina uscì dal Sistema monetario europeo.

Nel 1993 il governo inglese e lo Sinn Féin avviarono, in un primo tempo in gran segreto, delle trattative di pace, nel tentativo di comporre la crisi nordirlandese. Nell'agosto 1994, con lo scopo di favorire le trattative, l'IRA dichiarò un cessate il fuoco unilaterale; pochi mesi dopo anche le formazioni paramilitari protestanti annunciarono l'adesione alla tregua. Ma nel febbraio del 1996, lamentando una scarsa volontà del governo britannico nel proseguire le trattative di pace, l'IRA riprese l'attività terroristica facendo esplodere una bomba a Londra che provocò due morti e più di cento feriti. In seguito le trattative ripresero, ma senza approdare a risultati concreti.

Nel marzo del 1996, il governo annunciò i risultati delle ricerche di una commissione indipendente in merito a dieci decessi, apparentemente causati dalla malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD), che risultava connessa alla presenza, negli allevamenti britannici, dell'encefalopatia spongiforme bovina (chiamata anche morbo della "mucca pazza"). Questa scoperta, che contraddiceva le rassicuranti dichiarazioni governative, provocò il collasso del mercato interno e delle esportazioni di carne britannica. Il 27 marzo la Commissione europea impose un bando globale alle esportazioni di carni bovine britanniche. A giugno, tuttavia, i governi dell'Unione Europea concordarono la graduale riduzione delle sanzioni.



Ritorno dei laburisti

Dopo il lungo periodo conservatore, le elezioni del maggio 1997 decretarono il successo dei laburisti guidati da Tony Blair, che ottennero 419 dei 659 seggi del Parlamento britannico. Questo straordinario risultato fu dovuto a un ampio processo di revisione politica e ideologica compiuto dalla nuova leadership del partito, che favorì la conquista del voto della classe media, tradizionalmente legata al Partito conservatore ma delusa dai risultati da questo ottenuti in quasi un ventennio di ininterrotto governo. Significativamente, il Partito laburista inglese fu rinominato "New Labour" e il gruppo sorto intorno a Blair compì un grande sforzo per dare al partito una moderna immagine.

Non meno innovativo rispetto alla tradizione laburista fu il programma adottato dal nuovo governo inglese, incentrato sull'introduzione di radicali riforme allo stato sociale, alla giustizia, alla scuola, volte a ridurre l'intervento dello stato e a favorire lo sviluppo dell'iniziativa privata. I tagli alla spesa sociale sollevarono però un diffuso malcontento, sia all'interno del partito sia tra gli strati più disagiati della popolazione, per i quali divenne più difficile accedere ai programmi assistenziali.

In politica interna Blair ottenne due importanti risultati, rilanciando il processo di pace in Irlanda del Nord (la sua mediazione, insieme con quella degli Stati Uniti, fu decisiva nell'indurre gli unionisti ad accettare il negoziato con i repubblicani dello Sinn Féin), e introducendo l'attesa riforma costituzionale basata sul principio della "devolution" (decentramento amministrativo), in seguito alla quale nella Scozia e nel Galles furono istituiti (ed eletti nel maggio 1999) parlamenti distinti da quello centrale e dotati di ampi poteri.

Il governo di Blair condusse una politica estera attenta a non scontentare le opposte attitudini del suo elettorato nei riguardi dell'Unione Europea, annunciando da una parte la ratifica del protocollo sociale allegato al trattato di Maastricht e rinviando dall'altra l'adesione del Regno Unito all'Unione monetaria europea. Ma il rapporto più stretto Blair lo stabilì con l'amministrazione statunitense, con cui condivise pienamente una visione strategica che poneva il mondo anglosassone al centro degli equilibri internazionali; il Regno Unito fu infatti, tra i partner europei di Washington, il paese che sostenne con più convinzione la linea statunitense nella crisi irachena (dicembre 1998) e in quella del Kosovo (marzo-giugno 1999).

Tra il 1998 e il 2000 la Gran Bretagna rimase al centro dell'attenzione internazionale per il caso dell'ex dittatore cileno Augusto Pinochet. Recatosi a Londra in visita privata, Pinochet era stato posto agli arresti domiciliari nell'ottobre del 1998 in seguito a una richiesta di estradizione della magistratura spagnola. La vicenda dell'ex dittatore cileno sollevò una lunga controversia giuridico-diplomatica internazionale, che si concluse solo nel marzo 2000 quando, con una decisione che sollevò molte polemiche e in particolare quelle delle organizzazioni per i diritti umani (tra cui Amnesty International), il ministro degli Interni Jack Straw negò infine l'autorizzazione all'estradizione consentendo a Pinochet di rientrare in Cile.



Il New Labour

Dall'insediamento del suo governo, Blair perseguì l'obiettivo di imprimere una svolta decisiva al socialismo europeo. Sostenuto da una vasta maggioranza all'interno del partito e coadiuvato da un gruppo di intellettuali tra cui il sociologo Anthony Giddens, Blair elaborò e propose alle socialdemocrazie europee un progetto rivolto alla creazione di un nuova realtà politico-economica affrancata dalle tradizioni e dalle ideologie del passato: una "terza via" opposta alla socialdemocrazia e al capitalismo tradizionali. Le ambizioni della leadership neolaburista britannica (sintetizzate nel motto "pensare l'impensabile") di raccogliere moderati e riformisti di tutte le classi intorno a un blocco modernizzatore, non suscitarono tuttavia entusiasmo nel New Labour (nel quale la componente "tradizionalista" conservò una forza significativa), né nella base sociale ed elettorale del partito. Nelle elezioni europee del giugno 1999, anche a causa di una bassissima affluenza alle urne (meno del 30%), il New Labour vide così dimezzarsi la percentuale di voti ottenuta nelle precedenti legislative.

Convinto della necessità di affermare il suo progetto, Blair sferrò un'offensiva rivolta a ridurre l'influenza, all'interno del partito e nella società, di quella che egli considerava una sinistra "vecchia e conservatrice". Opponendosi con ogni mezzo alla candidatura alle municipali di Londra di Ken Livingstone (detto anche "Ken il Rosso", il popolarissimo ultimo sindaco della città prima che la "Greater London", ovvero il comune di Londra, venisse abolita d'autorità nella seconda metà degli anni Ottanta da Margaret Thatcher), Blair andò incontro a un secondo cocente smacco: presentatosi alla guida di una lista indipendente, nelle elezioni del 4 maggio 2000 Livingstone sbaragliò infatti il candidato ufficiale del New Labour (arrivato solo terzo dopo il candidato conservatore).



Sviluppi recenti

Il paese gode di una favorevole congiuntura economica, le esportazioni risentono però degli effetti dell'ipervalutazione della sterlina nei confronti delle altre monete europee. Da poco ripresosi dalla crisi della "mucca pazza", nel febbraio 2001 il settore zootecnico britannico è travolto da una violenta epidemia di afta epizootica; le autorità europee sospendono le importazioni di bestiame, carne e prodotti caseari dalla Gran Bretagna. Per contrastare l'epidemia, il governo inglese ordina l'abbattimento e la distruzione di circa due milioni e mezzo di capi di bestiame.

Rinviate di un mese a causa dell'epidemia di afta epizootica, le elezioni per il rinnovo del Parlamento si svolgono a giugno. I laburisti si riconfermano alla guida del paese aggiudicandosi 413 seggi del Parlamento britannico (solo 5 in meno del 1997); i liberaldemocratici ne guadagnano 6, mentre i conservatori, ancora in piena crisi, ne guadagnano uno. All'indomani dell'elezioni, William Hague si dimette dalla guida del Partito conservatore. Tony Blair forma il nuovo governo.

La Gran Bretagna è accanto agli Stati Uniti nell'operazione Enduring Freedom ("Libertà duratura"), lanciata contro l'Afghanistan in risposta alla devastante offensiva terroristica subita dagli Stati Uniti l'11 settembre del 2001








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