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I generi fotografici

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I generi fotografici



Di questa classificazione, o "identikit", prenderemo in considerazione alcune parti iniziando dal Fotoromanzo.

Il fotoromanzo, che, a prima vista, può sembrare una delle applicazioni più banali e stupide, in realtà si basa su un insieme di caratteristiche molto importanti che possono svelare dei meccanismi di lettura che si ritrovano, poi, anche in altri generi fotografici come la moda e la pubblicità. Il fotoromanzo, come genere narrativo, si colloca a metà strada tra il fumetto, di cui conserva talvolta l'impianto grafico della scrittura, e le collane letterarie del tipo "Blue Moon" o "Harmony" e trova, a livello televisivo il suo corrispettivo nelle "Telenovelas". La sua struttura è tipica e ripropone ogni volta lo schema classico delle favole come bene aveva sottolineato il saggio di A.C. Quintavalle dal titolo significativo: "La Bella addormentata" del 1972. Ogni storia ha un protagonista maschile ed una figura femminile, che dopo aver superato una più o meno lunga serie di difficoltà, giungono al lieto fine ovvero al coronamento dei loro sogni, che visivamente si traduce quasi sempre in un bacio d'amore (magari controluce) o nell'inizio di un nuovo cammino, con lui e lei mano nella mano (il cavallo bianco può talora essere sostituito dalla potente motocicletta). Il fotoromanzo, in verità, propone una lettura della realtà calibrata su misura per suoi lettori, perlopiù lettrici, perchè così possa scattare un meccanismo di immedesimazione, di proiezione nei personaggi, per questo motivo il target viene studiato accuratamente e gli stessi protagonisti vengono scelti in funzione dell'età, e del gusto degli acquirenti. Un altro elemento ricorrente é il frazionamento della storia in più episodi per creare, ad arte, una maggiore durata ed una consuetudine al consumo da parte del pubblico.



Nella cronaca rosa la copertina, come per altri generi, ha la funzione di "imballaggio" e viene confezionata in modo da funzionare come un indice degli argomenti contenuti. Il passaggio dal fotoromanzo alla cronaca rosa è relativamente breve: vi si possono trovare storie vere mitizzate al limite della fantasia, ed i protagonisti che di volta in volta sono rappresentati da attori, cantanti o principesse, vengono illustrati o meglio rivelati dall'ambiente in cui si trovano. Possiamo notare alcune varianti a seconda della distribuzione geografica (nord,centro,sud) e dell'età dei lettori, fermo restando che il livello culturale, indicato dal titolo di studio, si rivela abbastanza basso . Anche in questo genere la mitizzazione dei personaggi presuppone, anche se inconsciamente, un meccanismo di proiezione o di immedesimazione in questi, per altro così "umani" e con problemi simili a quelli di tutte le persone 111d31b normali. Gli sfondi, dunque, servono a dare significato, a contestualizzare i personaggi, e sono pertanto parte intergrante della stessa comunicazione che segue poi gli stereotipi di alcune figure retoriche.

Anche nella cronaca nera si ripetono degli schemi, ma qui, le immagini, assumono un ruolo spesso marginale rispetto al testo scritto, soprattutto man mano che sale il livello culturale del pubblico a cui ci si rivolge perchè, probabilmente, ancora oggi la formazione culturale è prima di tutto letteraria. Lo scritto costituisce la struttura del sapere, perciò noi troviamo, soprattutto nei quotidiani l'immagine con la funzione di semplice illustrazione, mentre l'informazione è data attraverso lo scritto . Paradossalmente l'immagine racconta di più ed assume una funzione portante quando è utilizzata nei settimanali rivolti ad un ceto culturale più basso. Infatti per il livello più alto l'immagine rimane una sorta di accessorio al testo scritto. Anche in questo genere le immagini si adeguano a degli stereotipi: se guardiamo le immagini di guerra scattate durante la crisi del Golfo in Kuwait non sono molto diverse dalle stesse riprese esguite in Yugoslavia o durante altri conflitti.

La fotografia nei quotidiani è quasi sempre in bianco e nero (anche per il contenimento dei costi di stampa) e spesso sgranata sia perchè le immagini sono scattate in condizioni di precarietà, con la necessità di tempi brevi o di scarsità di luce, sia perchè la qualità scadente della carta utilizzata non consente di impiegare dei retini tipografici troppo fitti. Nelle fotografie di cronaca solitamente lo sfondo non è molto significativo, il personaggio, il fatto è il protagonista assoluto della foto. Talvolta la didascalia si rende necessaria proprio perchè, essendo le fotografie spesso simili, una spiegazione aiuta a comprendere meglio l'accaduto. Negli episodi di cronaca nera il personaggio viene isolato; le immagini devono sempre permettere una lettura veloce, così come la lettura del quotidiano avviene rapidamente; lo stesso impatto emotivo rischia di essere inversamante proporzionale alla quantità di informazioni contenute nell'immagine. Al contrario il settimanale viene letto con più attenzione, riletto, a volte conservato o visto da più persone, per questo le sue immagini rispondono a queste diverse funzioni, e, oltre ad una migliore qualità delle immagini anche il contenuto può avere un livello maggiormente connotativo. Occorre comunque notare la differnza fra l'uso dell'immagine d'agenzia singola e il reportage più completo e narrativo realizzato con una più o meno lunga sequenza di immagini e che realmente può assolvere il compito di raccontare un fatto. Anche le immagini degli uomini politici, infine, sono tutte simili e si differenziano solo talvolta in funzione di una possibile connotazione di tipo strumentale (enfatizzazione o ridicolizzazione).

La cronaca sportiva utilizza anch'essa un linguaggio visivo stereotipato: le immagini sono strutturate per un'unica chiave di lettura che è sempre la stessa per ciascuno sport e tende a riassumere gli avvenimenti in un unico attimo ritenuto il più significativo (es. nel calcio la "palla al piede" o nel ciclismo l'arrivo al traguardo).

La fotografia riferita alle riviste di moda costituisce un altro genere di utilizzazione talvolta non lontano dal settore della pubblicità. Anche in queste riviste la copertina assolve le funzioni di un "imballaggio": vi compare sempre una modella con caratteristiche fisiche appropriatamente scelte affinchè, nei suoi confronti possa scattare un meccanismo di proiezione. Per questo motivo nella copertina, sia la modella che la grafica utilizzata sono di volta in volta mirati ad un tipo specifico di target (più o meno abbiente, più o meno giovane, ecc.). Lo sfondo cambia proprio in funzione del pubblico: nei servizi di moda destinati ad un pubblico di livello sociale più elevato l'ambientazione avviene nelle grandi metropoli come Parigi o New York o, ancora, in isole tropicali, mentre i servizi realizzati per un più largo pubblico lo sfondo è solitamente quello di una normale città indefinita. Sempre in funzione del pubblico e dello stilista possiamo trovare immagini più banali, che si rifanno ad uno stereotipo già accettato, ed altre maggiormente "di ricerca", realizzate dai fotografi più sensibili e raffinati. La modella, con i capi via via indossati, è la protagonista sempre presente che si ripete nei movimenti e nelle posizioni assumendo degli atteggiamenti stereotipati. Al di là del susseguirsi delle stagioni e dei ritorni delle mode, le pose possono variare solo su periodi molto lunghi con il mutare dei valori e dei modi di vivere. La qualità tecnica delle fotografie è molto elevata in questo settore ed è motivo di selezione degli autori stessi che le realizzano.

Se è vero che ogni ambito in cui viene utilizzata la fotografia richiede un tipo di linguaggio diverso, specifico, con la foto-ricordo ecco che la chiave interpretativa muta nuovamente. Le immagini , in questo campo, vengono prodotte e utilizzate all'interno dell'ambito familiare .

Questo genere di fotografia si sviluppa sin dalle origini con i primi daguerrotipi e calotipi non appena i tempi di posa consentono di realizzare dei ritratti, che si inseriscono immediatamente nella tradizione di immagini dei classici dipinti che, sino ad allora erano rimasti un privilegio delle classi sociali più elevate. La fotografia assolve quindi la funzione di trattenere la memoria di chi vi rimane raffigurato, una funzione celebrativa che in seguito farà sì che l'uso della fotografia si accompagni sempre ai momenti più significativi della vita di un nucleo familiare: dalla nascita, al battesimo, ai compleanni, al matrimonio, ecc. . Anche le fotografie di gruppo avevano una precisa iconografia di riferimento ed un valore di integrazione sociale.

La consuetudine con la fotografia è poi cresciuta con il tempo passando dalle prime, e talvolta uniche immagini nella propria vita, a serie sempre più numerose di fotografie legate anche a momenti di di gioia o di svago ( i compleanni, le vacanze, ecc.) nell'ambito non più solo familiare. Anche le pose si sono evolute nel tempo: dal tipico ritratto dell'ottocento con lo sguardo severo rivolto verso l'obiettivo del fotografo ( l'"Immagine" da lasciare ai posteri ) con il vestito più elegante, alla naturalezza spontanea di bambini ormai abituati a posare come attori, o ad istantanee di momenti del tempo libero che denotano anche il fatto che tutti ormai posseggano un apparecchio fotografico (nella sola Italia in un anno sono stati venduti 85 milioni di rullini fotografici). Anche la scansione del tempo interno all'immagine è mutata: da un'immagine senza tempo (una sorta di piccola eternità) quale quella dei ritratti dell'ottocento, si è giunti al senso dell'istantaneo, di uno scatto eseguito intanto che sucede qualcosa, segno evidente delle mutate condizioni di vita.

Da notare l'atteggiamento di alcuni turisti ( i Giapponesi in particolare ) che utilizzano la fotografia non più solo per ricordare bensì, paradossalmente, quasi per conoscere: in effetti essi scattano, durante i lunghi e veloci viaggi, moltissime fotografie che vengono poi riviste una volta tornati a casa; si capovolge così il rapporto con la realtà che viene conosciuta attraverso le fotografie e non in un tempo reale, con delle fotografie che viceversa siano scattate per mantenere in seguito la memoria del proprio passaggio.

Un altro aspetto interessante è dato dal passaggio di molti fotografi, soprattutto nell'Italia del dopoguerra, da un ambito strettamente foto-amatoriale ( così legato alla produzione delle prime immagini in seno alla famiglia ) al mondo del professionismo.

La fotografia scientifica, a differenza di altri generi come la moda o la pubblicità, si basa esclusivamente, come del resto anche la letteratura scientifica, su un livello denotativo11 cercando di far comprendere il proprio contenuto nel modo più semplice e diretto possibile. L'utilizzazione può variare da un uso a carattere divulgativo, legato a riviste di vasta tiratura con un linguaggio più semplice e accessibile ad un grande pubblico, ad un impiego di ricerca, utile a taluni "addetti ai lavori" quali medici specialisti o scienziati, che possono utilizzare le immagini nell'ambito di congressi o corsi di studio e perfezionamento; evidente, in questo caso, la funzione didattica sostenuta dalla fotografia indispensabile per il progresso e l'allargamento delle conoscenze.

La fotografia industriale si colloca a metà strada fra la fotografia scientifica e la pubblicità; si tratta di immagini che possono comparire sulle pagine dei cataloghi con lo scopo di idendificare dei pezzi ( come ad esempio parti di motore ), possono essere utilizzate come archivio storico o, ancora, per lo studio, in fase di progettazione, di particolari produzioni (vedi ad esempio le immagini dei "crash-test" realizzate dai costruttori di autovetture per studiare la deformazione delle strutture

dei veicoli durante gli impatti). Anche in questi casi la fotografia non deve avere un significato simbolico, anzi deve esserne il più possibile priva, esattamente come avviene per la fotografia scientifica. Altro discorso è l'uso che le industrie possono fare delle immagini passando dal catalogo ad un uso pubblicitario, con un confine che si è fatto sempre più labile perchè le foto di documentazione, di elevata qualità e raffinatezza, possono essere utilizzate anche come promozione aziendale.

Il rapporto tra arte e fotografia è molto complesso: da un lato la fotografia può porsi come strumento di riproduzione o di documentazione di un fatto artistico ( in riferimento alla pittura, alla scultura, all'architettura ma anche al teatro e al cinema ), dall'altro la fotografia stessa si pone come fatto artistico (trovando in sè l'artisticità).

Questa distinzione si complica nella realtà perchè anche nel fotografare una scultura o un'architettura si gioca, da parte dell'operatore un'interpretazione dell'opera, basti pensare, oltre alla scelta del momento, anche alla scelta dell'angolo di ripresa, alla luce, ed alla presenza di persone o automobili (nel caso dell'architettura).

Certamente le fotografie delle opere d'arte hanno rivoluzionato, con la loro riproducibilità, la possibilità di conoscere e studiare le stesse opere a partire dal milleottocento, seppure senza annullare le "distanze" fisiche e linguistiche . Altra cosa è costituita, invece, dal rivendicare una propria autonomia linguistica che permetta alla fotografia di costituire uno specifico ambito espressivo nel quale l'immagine si collochi come esperienza di conoscenza ( così come nel cinema ), con propri valori estetici, prescindendo dalle polemiche che fin dall'ottocento hanno accompagnato la fotografia escudendola dal novero delle arti perchè troppo legata a fattori meccanici . A tutt'oggi molti, anche se non abbastanza, sono i musei, gli enti pubblici, oltre alle gallerie private, impegnati nel fornire spazi alla fotografia intesa come espressione artistica .

La fotografia amatoriale ha sempre avuto in Italia un ruolo abbastanza importante, anche a causa della mancanza di scuole e strutture dedite all'insegnamento della fotografia. In effetti molti professionisti, come abiamo già scritto, provengono dalle file dei fotoamatori da sempre organizzati in circoli o gruppi; di solito si tratta di persone che, dopo aver iniziato a scattare delle fotografie nell'ambito familiare, acquistano un apparecchio fotografico più evoluto ed iniziano a frequentare questi gruppi ed a partecipare ai tanti concorsi da questi stessi organizzati. La gratificazione in un ambito fotoamatoriale è spesso costituita dalla presenza a mostre e dalla vincita di premi o segnalazioni ai concorsi ai quali ci si è iscritti; purtroppo per molti anni il mondo della fotografia amatoriale non ha saputo uscire da un provincialismo che, salvo poche eccezioni, ha mantenuto un livello culturale molto basso, anche a causa della pesante situazione creata dalle concezioni di B. Croce e G. Gentile che negli anni del fascismo teorizzarono la validità degli aspetti formali nelle opere d'arte al di là del loro contenuto ed escludendo anzi la sfera artistica dal mondo più pragmatico dell'economia e del sociale. Ancora oggi non è raro imbattersi in fotoamatori convinti che l'aspetto "formale" sia determinante nelle immagini e che, per questo motivo, l'acquisto o il possesso di una "supermacchina fotografica" sia ragione necessaria e sufficiente per produrre "belle" fotografie. Interessante si dimostra anche l'analisi delle immagini pubblicitarie delle stesse macchine fotografiche: nei depliants compare spesso il mirino nel quale viene inquadrata la scena che non casualmente si riferisce sempre ad attimi del tempo libero, allo sport, ai bambini ed ai tramonti sul mare ( con a lato le indicazioni dei tempi, dei diaframmi, o delle impostazioni date dal computer della macchina ).

La fotografia pubblicitaria è un altro settore molto vasto che racchiude, al suo interno, molte figure professionali; l'immagine rappresenta solo il punto di arrivo di un percorso articolato e complesso: la realizzazione finale di un progetto curato in ogni sua parte. In effetti molti fotografi sono solamente dei bravi escutori di qualcosa che è già stato determinato. Occorre precisare che oggi la pubblicità occupa, anche fisicamente, sempre più spazio intorno a noi, fino al punto di esserne circondati. Parlare di pubblicità significa anche fare un discorso all'interno di una civiltà, di un tipo di economia che riguarda prevalentemente l'Europa Occidentale e gli Stati Uniti d'America, anche se negli altri paesi le immagini pubblicitarie si stanno inserendo in modo sempre più rapido e massiccio.

La stessa pubblicità è notevolmente cambiata negli ultimi 20 o 30 anni,seguendo l'evoluzione dell'intero sistema economico. Oggi non esiste operazione di tipo commerciale o industriale, se non addirittura di tipo politico,che non prenda le mosse da studi di marketing. Se le industrie di trenta anni fa volevano, in una determinata fase, modificare e far conoscere la propria immagine per ampliare la fascia di consumatori, si rivolgevano innanzitutto al proprio ufficio vendite (alcune grandi industrie avevano già al loro interno un fotografo), e successivamente ad una delle poche agenzie pubblicitarie con lo scopo di progettare una campagna. Oggi i ruoli si sono invertiti al punto di condurre analisi di mercato ancor prima di far nascere un prodotto, per individuare nelle fasce di mercato eventuali nicchie o spazi liberi, capire quali devono essere le caratteristiche del prodotto e identificare il target al quale ci si deve rivolgere, sapendone coglier gli aspetti psicologici e sociologici; solo a questo punto inizia il lavoro dei cosiddetti "creativi" che inventeranno nuovi slogan su misura per quel prodotto. La figura del pubblicitario si rivela allora essere quella di saper creare dei sogni su misura, sogni in grado di far scattare dei meccanismi di proiezione analoghi a quelli già visti per i fotoromanzi. Ecco che la fotografia nasce allora all'interno di quella che viene definita un'immagine coordinata, che può prevedere uno spot televisivo,una campagna stampa sui quotidiani o sulle riviste e le immagini affisse sui muri delle città e sui mezzi di trasporto .

Certamente la pubblicità é poi spesso l'arte di rendere necessario e indispensabile un qualsiasi prodotto innanzituttoattirando l'attenzione del possibile cliente attraverso un messaggio che affascina? Questo avviene solitamente creando una precisa atmosfera, spesso utilizzando la presenza di una donna. Il prodotto si colloca in uno spazio preciso che normalmente si trova in basso a destra. Il prodotto, a volte, non compare nemmeno, ed è il luogo dove si svolge l'azione ad essere dterminante, mentre, altre volte, si fa leva sul piacere, sullo stimolo sessuale come momento di attrazione. Ovviamente l'utilizzazione del prodotto pubblicizzato porta alla realizzazione del proprio desiderio di appagamento e di autostima; per questo il protagonista delle immagini pubblicitarie si trasforma, utilizzando il prodotto, da individuo anonimo a persona affascinante ed ammirata. Esistono poi altre forme di pubblicità come quelle definite testimonial nelle quali vengono ripresi personaggi famosi, ritenuti portatori di una carica di simpatia (rispetto al pubblico al quale ci si rivolge ) e che quindi possono far trasferire questa simpatia al prodotto (una campagna emblematica di questa tipologia è stata quella della Autobianchi Y10). Quando il target è particolarmente elevato e raffinato i riferimenti possono essere fatti alle opere d'arte o a tutto ciò che suggerisce una certa classicità.

Per tutti questi motivi è ovvio che nelle immagini pubblicitarie sia determinante l'ambientazione perchè deve fornire il contesto, l'aspetto connotativo dell'immagine, che deve anche consentire, magari inconsciamente, l'immedesimazione nel presente o in un futuro non lontano dei possibili acquirenti.

Esistono, poi, molte campagne pubblicitarie che, per far conoscere e desiderare il prodotto, hanno fatto leva sul desiderio di libertà e di avventura, da una parte, e sulla nostalgia di una natura incontaminata dall'altra (dal "Camel Trophy" a "Quando i mulini erano bianchi"),che logicamente si spiegano mettendo in relazione un'utenza sempre più distribuità nei grandi centri urbani con la monotonia dei ritmi di vita e la mancanza di rapporti diretti con il mondo della natura;in questi casi proprio le immagini hanno il compito di rievocare questi desideri mostrandoci i "mari del nord", le foreste tropicali o idilliache scene di campagna.



L'interruzione giunge sempre all'acme della drammaticità del racconto per giocare sul senso di suspance e di attesa creato.


Vedi anche l'interessante testo di Pierre Bourdieu : "La fotografia usi e funzioni sociali di un'arte media",ed. Guaraldi 1965.

Utilizzando una vecchia ma sempre utile distinzione fra il concetto di denotazione (intesa come riferimento immediato all'oggetto rappresentato,per es. una catena) e quello di connotazione (insieme di significati o valori simbolici che si possono trarre dall'immagine raffigurata e che dipendono dal livello e dall'ambito culturale di chi opera la lettura,per es. la schiavitù)

Vedi anche il famoso scritto di Walter Benjamin del 1936: "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", ed. Einaudi.

La bibliografia in merito è vastissima a partire dagli scritti di Baudelaire e di Nadar nell'ottocento; tra i più interessanti segnaliamo gli interventi di Stieglitz (su "Camera Work",ed. Einaudi), quelli di J. C. Lemagny (su "La storia della fotografia"),gli scritti di A. Scharf ("Arte e fotografia",ed. Einaudi),e gli interventi di A.C. Quintavalle (su "Messa a fuoco",ed. Feltrinelli )

Bisognerebbe aprire qui un intero capitolo sulla concezione stessa dell'arte e sulle sue funzioni;in realtà questo dibattito viene poi svolto gradualmente durante i corsi.

Notizie utili sulla fotografia utilizzata in pubblicità si possono trovare su: "Pubblicitariamente", di G Rampazzo,ed. La Linea; e su: "Pubblicità comunicazione immagine" di A. Appiano,ed. Zanichelli




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