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CONTRAPPOSIZIONE SANI MALATI

generale



CONTRAPPOSIZIONE SANI MALATI


Nel libro di Dino Buzzati, "Il Deserto dei Tartari", emerge il contrasto tra personaggi sani fisicamente e psicologicamente e malati. In questo tipo di contrapposizione possiamo vedere l'atteggiamento di superiorità delle persone che sono in salute e la poca comprensione per quelle 212g61c che vivono in disagio. Il malessere psicologico si rivela mediante l'alienazione che porta necessariamente all'incomunicabilità e quindi alla solitudine. Giovanni Drogo, persona priva di autonomia psicologica si mostra malato fin dalle prime pagine del libro in quanto manifesta  insoddisfazione per il suo aspetto fisico, cosa che sta a dimostrare la sua crisi interiore.

- pag. 1..."Si fece svegliare ch'era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa da tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò nello specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato...".

- pag.2...."Così Drogo fissava lo specchio, vedeva uno stentato sorriso sul proprio volto, che invano aveva cercato di amare...".

La contrapposizione sani malati si fa chiaramente evidente con Angustina, malato e ormai estraneo alla vita e Max Lagorio, sano, attaccato al benessere e fremente di tornare in città per poter godere degli agi della borghesia.



- pagg. 63/64/65/66/67/68/69..."Angustina era pallido e sedeva con la sua perenne aria di distacco, come se non si interessasse affatto di loro, fosse lì per un puro


caso...In città staresti meglio, ecco. ....io sto benissimo, fece asciutto Angustina. Non ho bisogno di cure. Non ho detto che tu abbia bisogno di cure ho detto che ti farebbe bene...Angustina ebbe un piccolo colpo di tosse. Pareva strano che da un giovane così raffinato potesse uscire un suono tanto sgradevole. Ma egli tossiva con una sapiente misura, abbassando ogni volta la testa, quasi ad indicare che lui non poteva impedirlo, in fondo era una cosa non sua e per correttezza gli toccava subire....Angustina era pallido, ora non si lisciava più i baffetti, ma fissava dinanzi a se la penombra....ti immagini? fece Lagorio, senza misericordia, ad Angustina. Dopodomani sera, a quest'ora, io sarò magari da Consalvi. Gran mondo, musica, belle donne.....alle due il sergente ti sveglierà: ...ti sveglierà alle due, puoi giurarlo, e alla stessa identica ora, positivamente io sarò in letto con la Rosaria.....Erano le fatue inconsce crudeltà di Lagorio, a cui tutti erano abituati....tutto ora guardavano, senza farsi accorgere, la faccia di Angustina greve di stanchezza inconfessata; non erano lì, capivano, per festeggiare Lagorio in partenza, in verità essi salutavano Angustina perché lui solo sarebbe rimasto.....E perché Angustina, maledetto snob, adesso ancora sorride? Perché, malato com'è, non corre a fare i bagagli, non si prepara alla partenza? E invece fissa dinanzi a se la penombra?....Lagorio aveva una faccia contenta.....Lagorio se ne andava, scendeva alla loro città, alla vita facile e lieta. Lui invece restava, lui guardava con occhi impenetrabili il compagno che si affaccendava intorno alle bestie; e stentava a sorridere.....noi siamo proprio diversi, quello che tu


pensi, in fondo, io non l'ho mai capito....Erano due uomini diversi, che amavano diverse cose, distanti per intelligenza e cultura.....Pure erano amici; fra tutti quanti Lagorio era il solo che istintivamente lo capisse, solo lui sentiva pena per il compagno, quasi si vergognava di partire dinanzi a lui, come di una brutta ostentazione e non sapeva decidersi....".

Il malessere psicologico di Drogo e la sua insicurezza sono evidenti in più punti del romanzo: nella sua indecisione, quando ha la possibilità di ritornate definitivamente in città, con uno stratagemma, egli si mostra titubante e decide di rimanere alla Fortezza. E' chiaro, che quando una persona non sta bene con se stessa, non riesce a trovare gioia e conforto in nessun posto e questa è indubbiamente al malattia peggiore.

- pag. 70..."Occorreva ancora la formalità della visita medica...e poi sarebbe potuto andare. Egli continuava a ripetersi che questo era un avvenimento lieto, che in città lo aspettava una vita facile, divertente e forse felice, eppure non era contento...".

- pag. 75..."Restare qui alla Fortezza? Non vuole più partire? Che cosa gli è successo? Io non so, disse Giovanni. Ma non posso partire....non scherzo no, fece Drogo che sentiva l'esaltazione tramutarsi in una strana pena, prossimo alla felicità. Medico, butti via quella carta...".

Successivamente possiamo vedere ancora Angustina, malato, contrapposto ad un



altro sano: il Monti. La sua morte riscatta però la malattia in quanto essendo morto da eroe si può dire che da malato diventa "sano".

- pagg. 145/146/147/149..."mentre Angustina, tutto incrostato di neve, adoperava con difficoltà la residua forza  per lisciarsi i baffi bagnati.....Dal riparo, il capitano Monti lo fissava stupefatto, si domandava che cosa Angustina stesse facendo.....Allora, al paragone di Angustina, pur essendo ben più vigorosi e spavaldi, il capitano, il sergente e tutti gli altri soldati sembrarono l'un l'altro rozzi bifolchi....E nell'animo del Monti, per quanto fosse quasi inverosimile, nacque un invidioso stupore.......- Tenente! - provò ancora il Capitano Monti. - Tenente! Si decida! Venga qua sotto, se rimane lì non può resistere, finirà congelato. Venga qua sotto che Tony ha costruito una specie di muretto.- - Grazie, capitano - disse con fatica Angustina e riuscendogli troppo difficile parlare, alzo lievemente una mano, facendo un segno, come a dire che non importava....Come il vento ebbe una pausa, Angustina rialzò di qualche centimetro il capo, mosse adagio la bocca per parlare, gli uscirono soltanto queste due parole: - Bisognerebbe domani... - e dopo più nulla.....il capitano Monti, uscito finalmente dal suo riparo, scuote con forza per le spalle il tenente per fargli riprendere vita; ma non riesce che a scomporre le nobili pieghe del militaresco sudario.....Te ne sei andato senza terminare la frase; forse era una cosa stupida e qualunque, forse un assurda speranza, forse anche niente. ..."

Ortiz incita Drogo a tornare in città dove potrà vivere meglio, ma quest'ultimo


insoddisfatto psicologicamente e abbagliato da una speranza di vita eroica, vuole rimanere.

- pagg. 50/51..."se ne vada finché è in tempo, torni giù alla città, si adatti alla guarnigione. ...non si è poi nati tutti per fare gli eroi. Drogo taceva.... pensi quanto più le sarebbe servito starsene in città....gli occhi fissi per terra, Giovanni ascoltava muto....tutti, più o meno, ci ostiniamo a sperare....".

- pag. 152..."Ed eccolo là il maggiore Ortiz, in piedi sulla terrazza della quarta ridotta, incredulo delle proprie sagge parole, guardare una volta di più la landa del nord, come se lui solo avesse il diritto di guardarla, lui solo il diritto di rimanere lassù e Drogo invece fosse un bravo ragazzo fuori posto, che aveva sbagliato i calcoli e che avrebbe fatto bene a tornare...".

Il disagio interiore di Drogo si può notare anche quando, tornato a casa per una  licenza si sente fuori luogo, incapace di reintegrarsi nella città, nelle amicizie, nella famiglia.

- pag. 159..."Era odore familiare ed amico, eppure dopo tanto tempo vi affiorava alcunché di meschino...gli ricordava si gli anni lontani, la dolcezza di certe domeniche....ma parlava anche di finestre chiuse, di compiti, di pulizia mattutina, di malattie.....".

Drogo è sempre più "malato" nell'anima perché adesso, oltre a rifiutare la città e la vita borghese, si sente anche estraneo a questa e quindi la rifiuta più che mai, a tal



punto da non riuscire a starci l'intero periodo della licenza.

- pag. 213..."la città gli è ormai diventata completamente estranea....ha avuto un mese di licenza e già dopo venti giorni se ne ritorna....".

Alla fine del romanzo il nostro protagonista, già disagiato dal punto di vista psicologico, si ammala fisicamente. Ed è proprio qui che possiamo notare quanta poca solidarietà c'è nei confronti del malato: nessuno comprende l'esigenza di Drogo di partecipare, seppure gravemente ammalato, ad una fine eroica. Dai suoi commilitoni egli viene considerato un inutile peso di cui sbarazzarsi, per cui viene allontanato, nonostante il suo volere, dalla Fortezza.

- pag. 230..."Gli parve....che i subalterni lo salutassero con una certa disinvoltura, quasi egli non fosse più il loro diretto superiore.......Lo giudicavano già liquidato?...il Comando era già in moto, senza che nessuno avesse interpellato lui, comandante in seconda. Non l'avevano neppure avvertito, anzi. ....lo colse un'ira cocente ed ,amara, gli occhi gli si appannarono, dovette appoggiarsi al parapetto della terrazza, e lo fece controllandosi al massimo, perché gli altri non capissero in che stato egli era ridotto...".

- pagg. 235/236/237/238..."oggi verrà una magnifica carrozza a prenderti. Guerra o non guerra....- una carrozza a prendermi? Perché a prendermi?...- dovevi chiedermelo, almeno - rispose con voce tremante dall'ira. - Io non mi muovo, io voglio stare qui, sono meno malato di quanto tu creda, io domani mi alzo....- Ma si che devi capire -


insistette Giovanni. - è più di trent'anni che sono qui ad aspettare.... ho lasciato andare molte occasioni. .... Non puoi pretendere adesso che me ne vada, non puoi pretendere, ho un certo diritto di rimanere, mi pare.... - ....- Credevo di farti un favore e tu mi rispondi in questo modo. Non valeva proprio la pena.... - Resta....ma non so dove metterò a dormire gli ufficiali che arrivano....A tanto arrivava dunque Simeoni? Voleva spedir via lui Drogo per avere una stanza libera?....Altro che premura e amicizia....in fondo anch'io, a tenerti qui malato, mi prendo una bella responsabilità, se poi succedesse una disgrazia.....Va là, Simeoni, lasciami tranquillo, forse ho poco tempo da vivere, lascia che io stia qui, sono più di trent'anni che dormo in questa stanza... - L'altro tacque un momento, fissò con disprezzo il collega ammalato....Adesso ti mando il tuo attendente che ti prepari le cose, per le due la carrozza dovrebbe essere qui. Ci vediamo più tardi, allora...".

Soltanto l'arrivo della morte riesce a rendere il povero Giovanni Drogo, almeno per un attimo, da ammalato, sano.

- pag. 250..."Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride."







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