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LE UNIVERSITA'

giurisprudenza



LE UNIVERSITA'

Le università hanno origine in contemporanea al rinnovamento politico ed economico che portò alla nascita dei comuni.

La prima organizzazione di studi, quella irneriana, è un'organizzazione privata, molto elementare: successivamente diventerà più complessa, ma all'inizio è un'associazione privata che vive nella città, come qualsiasi altra o 555h74f rganizzazione spontanea del mondo comunale imprenditoriale: infatti ci sono falegnami, banchieri, all'interno di corporazioni, e ci sono anche queste scuole, cioè delle società private di domini (insegnanti) e di socii (studenti). Ben presto i domini, (poi i doctores), si organizzeranno in corporazioni, come le altre corporazioni che conosciamo nel mondo comunale. C'è da dire, però, che la corporazione dei giuristi sarà una delle corporazioni più forti dell'Italia comunale, soprattutto della seconda Italia comunale, cioè dei comuni potestarili e, soprattutto, dei comuni popolari.

All'interno della città vediamo, quindi, un'organizzazione privata delle scuole che, dopo una prima fase di reciproca tolleranza, viene ben presto conglobata dal comune, nel senso che l'organizzazione comunale si rende conto dell'importanza di questa scuola, anche perché l'arrivo in Italia di studenti, anche da altre parti dell'Europa, comporta un fortissimo incremento demografico e anche opportunità commerciali per i residenti.

Quindi, da una prima fase di organizzazione spontanea, il comune incentiva la presenza di maestri nelle proprie mura e, addirittura, attribuisce uno stipendio al docente, pur di farlo rimanere in città. Questo per quello che riguarda il comune.



L'università di Bologna è la prima università della storia.

Dobbiamo notare che a Bologna, probabilmente, la nascita di un un'università è stata facilitata dalla presenza di un'attiva scuola di arti liberali e anche da una scuola di notariato: infatti, la tradizione bolognese ci dice che Irnerio era, oltre ad un maestro di arti liberali, anche l'autore di un formularium notarile.

Quindi, possiamo dire che a Bologna si è affermato il primo studium di diritto. Però tutto questo non nasce dal nulla: innanzitutto vi era la necessità di rendere la compilazione giustinianea praticabile come diritto vigente e per fare questo occorreva che ci fosse uno stabile e organizzato centro di studio, con un corpo ufficiale di professori e con precise regole di insegnamento; poi, Irnerio aveva già conosciuto la compilazione di Giustiniano e stava già cominciando ad insegnarne i segreti, leggendo questi testi ad un gruppo di ragazzi volonterosi di ascoltarlo.

Dallo spontaneo convenire a Bologna di frotte di studenti originari di ogni paese, i quali si mettono a seguire le lezioni di un professore, concordano con lui l'onorario (=collecta) che gli è dovuto, il corso da svolgere, l'orario delle lezioni, le vacanze e si organizzano tra loro in base a rapporti di colleganza, nasce la vita universitaria.

Tra il professore (dominus) e gli studenti (socii) si istituisce un rapporto di societas, in base al quale vengono fissandosi pian piano le regole dell'insegnamento e dell'ordinamento universitario.

Quindi, vediamo che l'organizzazione è anche all'interno dello stesso studium universitario (non solo all'interno del comune), appunto attraverso la forma stessa dell'università (dal latino UNIVERSITAS). A Bologna l'università nasce come organizzazione spontanea di studenti: il termine "universitas" indica l'associazione in cui gli studenti si raggruppano a scopo di difesa e di assistenza in un paese a loro straniero e questa associazione ha propri uffici, magistrature, statuti e all'interno ci si organizza sulla base delle diverse nationes cui appartengono gli studenti.

L'universitas, in Italia, non è altro che l'organizzazione degli studenti. Infatti, possiamo notare che anche per quanto riguarda l'interno del governo del mondo universitario, ogni anno ciascuna universitas elegge un rettore, che però è uno studente scelto di volta in volta nell'ambito di una natio e che viene assistito nella tenuta della matricole e nella raccolta degli onorari.

Oltre ai comuni anche l'imperatore e la chiesa si interessano a questi studia. Per quanto riguarda l'imperatore, vediamo l'emanazione della CONSTITUTIO HABITA nel 1158 da parte di Federico Barbarossa (che, tra l'altro, assume anche una particolare importanza nella storia dell'università bolognese), con la quale vengono concessi una serie di privilegi a studenti e dottori, come il privilegio del foro, l'esenzione dalle tasse, ecc. Inoltre, qualche anno più tardi, con Federico II si ha la famosa DIETA DI RONCAGLIA: si tratta di un'assemblea fatta dall'imperatore per dichiarare una volta per tutte quali sono i poteri dell'imperatore, ma per fare questo Federico II si rivolge ai giuristi di Bologna, che chiama a Roncaglia, e si fa dire quelli che sono, secondo il diritto romano, le "regalìe" (=poteri dell'imperatore).

Per quanto riguarda la chiesa, vediamo, sempre a Bologna, che Onorio II nel 1219 stabilisce una PROCEDURA DI ADDOTORAMENTO in cattedrale: lo studente che prende la laurea lo fa in forma solenne nella chiesa madre di Bologna davanti all'autorità ecclesiastica. Facendo questo, la chiesa vuole essere presente al momento conclusivo di questi studia.


Col passare del tempo, però, il comune di Bologna tende sempre di più ad esercitare un controllo sull'autonoma e potente organizzazione dello studium e a vincolarla alle leggi cittadine e, allo stesso tempo, gli altri comuni cercano in tutti i modi di tirare fuori da Bologna studenti e maestri, per ospitarli a loro volta.

Nascono così altre università, a Modena (che è il secondo studium di diritto), a Padova, a Siena, e nascono proprio da emigrazioni di masse ingovernabili di studenti in burrascoso conflitto con il comune ospite, oppure per volontario esilio di singoli professori, insofferenti di pressioni e condizionamenti politici.

Si parla in questo caso di UNIVERSITA' MINORI, termine con il quale si indicano tutte le università d'Italia, tranne Bologna.

Tutte queste università sono dette minori, non tanto perché sono più piccole in confronto a Bologna, ma soprattutto perché in queste università c'è una forte diversità rispetto a Bologna. Tale diversità consiste nel fatto che a Bologna si afferma un interesse di tipo soprattutto teorico-generalista-astratto, nel senso che, siccome il diritto romano è un'enorme miniera di istituti, quindi a Bologna si studia soprattutto il diritto romano in questo modo, cioè stando attenti a questi grandi istituti. Nelle altre città, invece, questa impostazione non funziona, in quanto loro non vogliono studiare astrattamente il diritto romano, ma lo vogliono collegato alla realtà pratica: infatti, lo studio del diritto romano in tutte le università minori è contrassegnato da una maggiore praticità degli interessi.




Successivamente il comune riuscirà, progressivamente, ad affermare la propria supremazia e il proprio controllo nelle vicende universitarie e negli affari interni del centro di cultura internazionale che esso ospita.

Comincerà col vincolare sotto giuramento i professori a non insegnare per un certo periodo in altre città; passerà, poi, a sostenere col proprio bilancio i pagamenti degli stipendi loro dovuti; arriverà poi a tassare gli studenti e a disciplinare con una legislazione propria lo studium. In questo modo il potere decisionale degli studenti si restringerà sempre di più e, nel XIV secolo, a Bologna nascerà la magistratura comunale dei "Riformatori" addetti al controllo delle cose universitarie.


Come erano organizzati gli studi? L'insegnamento del diritto è identico in tutte le università europee: ovunque esso è quello adottato dal piano di studi dell'università di Bologna.

Costituiscono sostanza di insegnamento unicamente il CORPUS IURIS CIVILIS e il CORPUS IURIS CANONICI: non vi è distinzione di materie (tutto è diritto civile o canonico). Piuttosto esiste una bipartizione tra lezioni ordinarie (lecturae tenute sul digestum vetus, sul codice, sul decreto e sul liber extra) e lezioni straordinarie (lecturae tenute sulle altre parti del corpus iuris civilis e su quello canonico).

Il metodo didattico è di tipo scolastico.

Infine, anche lo scopo esclusivo della frequenza ai corsi, come a Bologna, è ovunque il conseguimento della "licentia docenti".

A partire dai secoli XII e XIII le teorie del giustnaturalismo e del razionalismo giuridico determinano, nei paesi germanici, l'emergere di un diritto naturale come fondamentale materia di insegnamento, che segnerà la fine della prevalenza del diritto romano.

Anche in Francia, poi, con un celebre editto del 1679, Luigi XIV affiancherà allo studio del diritto romano, lo studio del diritto vigente, individuato dal materiale giuridico fornito dalle ordinanze regie, dalle consuetudini provinciali e dalla giurisprudenza dei parlamenti del regno.

































PLURALISMO = questo termine, col tempo, sarà definito come PARTICOLARISMO, ma di questo termine possiamo già parlarne nel 400-500, in pieno medioevo.

D'altra parte, però, sappiamo che il medioevo è un'età pluralistica (particolarismo vuole dire che ognuno pensa al suo particolare e c'è una tonalità spregiativa): PLURALISMO è una SEMPLICE CONSTATAZIONE NEUTRA DEI FATTI.

Il pluralismo già lo abbiamo incontrato nell'alto medioevo, quando abbiamo visto il pluralismo del mondo delle consuetudini, però questo pluralismo si articola in maniera strepitosa soprattutto nel basso medioevo, dall'anno 1000 in poi, perché entrano in scena dei nuovi soggetti giuridici, cioè i comuni (con i loro statuti particolari: all'interno degli statuti urbani ci sono le corporazioni con i loro statuti, ci sono le confraternite con i loro statuti, ci sono le università degli studenti con i loro statuti), quindi la stessa città che contribuisce al pluralismo ha al suo interno un mondo plurale; poi ci sono i regna, ma anche all'interno dei regna c'è il pluralismo, perché c'è la chiesa, ci sono le città (che magari non hanno i loro statuti, ma solo le consuetudini). C'è un pluralismo spontaneo, quello che è tipico del PLURALISMO GIURIDICO medievale: tanti istituzioni, tanti diritti, tanti gruppi sociali.

Il medioevo è l'età delle libertà: per noi, oggi, la libertà è singolare, in quanto siamo abituati ad attribuirla all'uomo astratto (cioè l'uomo titolare di diritti); qui invece è un concetto pluralistico, perché vediamo gli studenti con la loro constitutio habita, c'è la città di Modena con il suo statuto, altre città con i loro diversi statuti. Quindi, diciamo "le libertà", cioè libertà di tipo pluralistico, in cui ogni gruppo cerca di costruirsi la sua sfera di libertà e di privilegi.




UNIVERSALISMO = L'universalismo che ci interessa è quello di carattere imperiale (in realtà, però, non è solo quello imperiale, ma è anche quello religioso). Sappiamo che c'è un imperatore, ma ora è stata posta alla luce una legislazione complessa, che risale a 600 anni prima, che articola il diritto privato in modo molto raffinato e che può risolvere alcuni problemi commerciali nei rapporti giuridici con le città, ma al suo interno ha anche una visione universalistica, cioè non è tipica della città o della corporazione, ma riguarda tutto il mondo allora conosciuto.

Universalismo vuole dire che esiste un'autorità che esercita la sua supremazia al di là dei confini, al di là del pluralismo, al di là del particolarismo. C'è un piano universale.

L'universalismo imperiale è un'entità suprema che insieme al pontefice governa il mondo: il pontefice guarda alle cose spirituali (come ci aveva insegnato Gelasio), mentre l'imperatore guarda alle cose secolari. Questo guardare alle cose secolari si forma in un'attività di governo che può essere benissimo spiegato dal diritto romano attraverso, ad esempio, le regalìe del 1158.

Quindi, il rapporto tra universalismo imperiale e particolarismo istituzionale è molto presente nel medioevo.









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