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MANET: "LA COLAZIONE SULL'ERBA"

storia dell arte



MANET: "LA COLAZIONE SULL'ERBA" - 1863 - olio su tela - 208x265cm - Parigi, Musée D'Orsay


    Ma cosa fu a destare tanti ingiustificati clamori e tante critiche astiose? Non certo la presenza di un nudo, di cui erano pieni anche i dipinti accademici, ma il fatto che quel nudo rappresentava una ragazza del tempo, non una dea antica o 939c25j un personaggio mitologico. Allo stesso modo di come i due uomini sulla destra non indossavano vesti classiche o abiti rinascimentali, ma "gli orribili costumi moderni francesi", come scrisse un critico di allora. In altre parole si rimproverava a Manet di aver abbandonato il linguaggio accademico della mitologia e delle allegorie e di aver sfacciatamente rappresentato "una comune prostituta, completamente nuda fra quelli che sembrano due studenti in vacanza, che si comportano male per far vedere che sono uomini". Contrariamente a tale interpretazione invece, nella realizzazione del dipinto Manet ha ben presenti alcuni famosi esempi rinascimentali: il "Concerto campestre" attributo al Giorgione e alcune incisioni di Marcantonio Raimondi tratte dal "Giudizio di Paride" di Raffaello. L'ispirazione è dunque classica e ciò che disturba non sta nel soggetto ma nella sua attualizzazione. Quando nel 1863 Manet presenta il quadro al "Salon des Refusés" lo sdegno generale è però soprattutto rivolto alla tecnica pittorica rivoluzionaria che venne messa abbondantemente in ridicolo, in quanto lo si accusò di non aver saputo usare né la prospettiva né il chiaroscuro. Il primo a stupirsi delle violente reazioni è Manet stesso che non solo è tipicamente borghese per carattere ed educazione e quindi ambisce a una carriera pubblica e a onori ufficiali, ma è fermamente convinto di operare nell'ambito della tradizione classica. Suo malgrado si trova all'improvviso a capo di un gruppo di giovani ansiosi di rinnovamento che salutano in lui il "leader" dell'opposizione al potere ufficiale. Osservando il dipinto si nota come personaggi a sfondo siano trattati in modo diverso, quasi che i primi (forse con l'unica eccezione della ragazza che sta lavandosi nel ruscello) fossero ritagliati e incollati sul secondo, come se si trattasse di figure prive di un volume e di una consistenza propri. Il senso della profondità prospettica non è dato dal disegno, in realtà quasi assente, ma dai piani successivi degli alberi e delle fronde, che si sovrappongono gli uni alle altre come in una quinta teatrale, creando zone di luce e di ombra più per sovrapposizione che grazie alla tecnica del chiaroscuro. I colori, infine, sono stesi con pennellate veloci, giustapponendo toni caldi (come ad esempio quelli della frutta fuoriuscita dal cestino rovesciato) e freddi (come quelli del vestito azzurro) in modo da creare quel contrasto simultaneo che li rende più vivaci e squillanti. L'atmosfera del dipinto è pertanto fresca e luminosa. Con esso Manet si proclama dunque pittore di sensazioni, non più di personaggi o di allegorie.






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