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LA DC E I PARTITI DI DESTRA - I cattolici dopo il fascismo verso l'egemonia

comunicazione



LA DC E I PARTITI DI DESTRA


1)I cattolici dopo il fascismo verso l'egemonia

Nel suo periodo clandestino, la DC era preoccupata se ricostruire o meno un partito cattolico, perchè le gravi responsabilità della Chiesa nei confronti del fascismo facevano temere un'ondata anticlericale.Preoccupazioni infondate: persino il PLI, con a capo CROCE e il suo risentimento anticlericale, non seppe organizzare un'avanzata se non quando nel '45 444f55e (governo PARRI) farà la pesante richiesta del ministero della pubblica istruzione; la situazione cambiò quando il progetto di uno schieramento liberale (che avrebbe dimostrato l'illiberalità della chiesa) crollò per la necessità di "porre un freno all'anticristo che è in noi", all'avanzata del COMUNISMO: e sarà lo stesso Croce nel '45 a provocare la caduta di Parri e insediare per la prima volta un cattolico, DE GASPERI, alla guida del governo; la DC accetterà il PLI come collaboratore, concedendogli ampie libertà in alcuni campi, ma esso avrà sempre un ruolo "centrista", e spesso si butterà all'opposizione, come quando nelle elezioni del '46 De Gasperi si rifiuterà di troncare la collaborazione con i comunisti.


In realtà un vero ostacolo era costituito dal neonato PDI, che contestava alla DC il ruolo di unico partito dei cattolici. Essi intendono la tendenza cattolica come un aspetto di una concezione monarchica, moderato-conservatrice,anticomunista; per cui ovviamente la critica maggiore che muovono alla DC è quella di avere COLLABORATO con comunisti e socialisti, di avere tradito, e di inneggiare alla democrazia; nonostante la loro protesta possa considerarsi irrilevante, è vero che esistesse una corrente filorepubblicana nella DC, che De Gasperi stesso aveva scavalcato alla vigilia delle elezioni: il "salto nel buio" ci fu, ma con uno scarto decisamente inferiore rispetto a quello con il quale persero i partiti monarchici. Questo complesso fenomeno è spiegabile se pensiamo che era un desiderio della DC quello di non essere più un partito di moderati, ma di riformisti: sempre in coerenza con la tradizione cristiano-sociale, guardava alle masse contadine e ai ceti medi, e lo stesso ANDREOTTI motivava l'impossibilità di ogni intesa con la destra. Il problema insomma, era quello di conciliare una BASE ELETTORALE MODERATO-CONSERVATRICE, con dei dirigenti che aspiravano ad essere un BLOCCO PROGRESSIVO.




La conferma di questa interpretazione ci viene dal FRONTE DELL?UOMO QUALUNQUE, guidato dal commediografo Giannini, che si fece voce del malcontento della piccola e media borghesia contro lo "strapotere" del CLN. Soprattutto, dopo aver sempre inviato la DC ad alleanze a destra, si arrese a denunciarne il FALSO SINISTRISMO, equivoco e irragionevole, mentre la DC era turbata da forti contraddizioni interne e non voleva cedere ad alleanze che a sinistra. In questo clima Giannini si liberò abilmente delle tendenze estremiste e neofasciste del suo partito, proclamandosi vero difensore di LIBERALISMO E CATTOLICESIMO contro il "partito del disordine e dell'equivoco": un cambio vincente, che portò premi nelle elezioni del Novembre 1946 e portò la DC a prendere coscienza dei suoi errori.


Essa si accorse che la base del suo consenso veniva dai ceti medi, che con la conciliazione del '29 avevano fatto entrare nel proprio mondo di valori anche l'essere cattolici, quasi come se fosse un dovere civico, ed i credenti avevano potuto entrare in politica, anche se fino ad allora ne erano stati esclusi. Il comune denominatore di questo blocco omogeneo era però il MODERATISMO, che era l'unica via per avvicinarli: tradirlo sarebbe stato perderli, com'era successo per il fascismo. Dapprima dunque essi avevano dato il loro appoggio alla DC, perchè, indipendentemente dalle sue proposte politiche di rinnovamento, ne avevano visto un interprete del moderatismo;ma poi, delusi, la avevano abbandonata in massa, costringendola ad una dura autocritica.


2)Dc e partiti di destra nell'età degasperiana

De Gasperi riuscì a redimersi con la svolta anticomunista del '47, e recuperò la fiducia degli ambienti che sostenevano il Fronte dell'uomo Qualunque, che d'altra parte, come i monarchici, sperava, assecondando la DC, di assicurarsi un posticino al governo; la Dc se ne servirà a lungo, ma non li accetterà mai. Ma il più importante recupero lo ebbe con le elezioni dell'Aprile '48, condotte all'insegna dell'anticomunismo; così l'elettorato precedentemente riversato a destra potè tornare all'ovile.


La scelta fu il CENTRISMO, con una alleanza quadripartitica Liberali-Socialdemocratici-Repubblicani(su cui continuava a fondarsi): ed ecco che si attirò le critiche di Monarchici e Missini, per bavere tradito ed essersi arresa alle forze comuniste. Stavolta quest'opposizione fu più forte e convincente, perchè l'idea di un fronte "sano" da contrapporre a quello socialcomunista toccò anche il Vaticano, che premeva per una svolta a destra: fallita l'"OPERAZIONE STURZO", continuavano attestazioni di simpatia reciproche della DC verso il MSI, ma anche qualche momento di ostilità, come la LEGGE SCELBA contro il neofascismo o altri avvertimenti contro velleità rivoluzionarie: un gioco del bastone e della carota. E mentre la DC giocava, nelle lezioni del '53 subì un marcato tracollo, per l'ostilità della borghesia conservatrice ai suoi progetti riformatori, e sottolineò il momento di maggior successo delle destre.


Il mancato scatto della LEGGE TRUFFA rappresentò la fine dell'età degasperiana:nelle elezioni del '53 il PNM unì i propri voti contrari a quelli di socialisti, comunisti e missini e insieme non rinnovarono la fiducia a De Gasperi.


3)Dal centro destra al centro sinistra

Si apriva però così un lungo periodo di instabilità politica, in cui dal '53 al '60 tutti i partiti sono impegnati nel cercare di soddisfare le esigenze delle masse, che attraversavano il miracolo economico, e di impedire lo storico incontro tra socialisti e cattolici. Il primo a provarci fu PELLA, che divenne una specie di mito per la destra e trovò accordi anche tra i monarchici; cosa che fallì al suo successore Fanfani, che aprì la strada a Scelba, sostenuto dal quadripartito. E proprio mentre l'opposizione monarchica aveva la possibilità di colpire, si creò una spaccatura in seno alk PNM, in cui rimase COVELLI, che auspicava ad un governo monocolore monarchico, e da cui se ne andava Lauro, formando il PMP ed auspicando ad un compromesso con la DC.


Questo nuovo dopo aver toccato l'apice nel Maggio '56, declinò già dal Maggio '58, e la vera vincitrice fu la DC che impostò il suo programma sul "progresso senza avventure". In questi anni, di ponte verso il centrosinistra, la DC puntellava i suoi governi aiutandosi con le destre: è quello che accadde per SEGNI, ZOLI, TAMBRONI che dimostrò per l'ennesima volta quanto fosse importante l'apporto missino, nonostante il declino monarchico perchè Moro nel '59 impegnò la DC a rifiutare, per il futuro, accordi con le destre, in vista di quella che Covelli, nel neo riunito PDI, chiamava "uscita dall'equivoco". L'uscita ci fu, ma in direzione opposta: una strada dura, che rivelerà delusioni, ma sarà un avanzamento per la società. Travagliato sarà il governo Fanfani del '62, fino alla sconfitta nelle elezioni del '63 e al monocolore di LEONE, da cui però sarà solo discesa con i governi di Moro.




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