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Commento all'Ulisse di Dante - Il trecento e i miti paralleli

divina commedia



Commento all'Ulisse di Dante

Dato che Ulisse occupa nell'epopea dantesca un ruolo di secondo piano, non tanto nei confronti degli altri dannati quanto nei confronti delle necessità "tecniche" e narrative della Commedia, è cosa prevedibile il suo subordinamento alla narrazione e allo stile classico di Dante negli incontri con i dannati dei vari gironi. Negli abissi infernali Ulisse è quindi un 444c26e condannato alla sofferenza eterna,  e non riferirà all'insaziabile visitatore le sue mirabili imprese nella mitica guerra troiana, nè tanto meno il macchinoso e sofferto ritorno all'amata Itaca, già raccontato con invidiabile maestria da Omero, ma la storia della sua morte.

"...Nel suo ultimo viaggio, egli andò verso il monte del purgatorio, che Dio pose come promessa di salvezza prima ancora che Cristo venisse a redimere gli uomini e che, quindi, non può essere raggiunto da nessuno, tanto più se pagano o peccatore. E' lo stesso viaggio che ora sta compiendo Dante: ma se il primo, confidando solo in se stesso, fallì, il secondo riuscirà sorretto dall'aiuto della grazia..." tratto da La Scrittura E L'Interpretazione



Ulisse, quindi, che in vita visse di tanti onori e riconoscimento è condannato all'inferno anche per la sua esistenza pagana (cosa che tra l'altro denota una mentalità abbastanza chiusa per i tempi moderni, comunque giustificabile per via della datazione dell'opera dantesca, n.d.a.). Ma quale fu la vera motivazione che relega Dante all'inferno? Essenzialmente è il cattivo uso dell'ingegno, usato dal singolo per rincorrere i suoi interessi privati con la frode verso il prossimo, l'abuso dell'intelligenza, dono gratuito di Dio, in controcorrente alle norme etiche e religiose.

Il trecento e i miti paralleli

E' presente nel corso del XIV secolo un nascente parallelismo tra letteratura di ordine religioso, di cui lo stesso Dante sarà esponente, e la rinascita della mitologia classica. Esso è manifestazione dell'ininterrotto rapporto fra residui classici e cultura cristiana. Trovano in questo periodo nuova linfa il tema eroico, l'eros spirituale e sensuale, finora soffocati dalla cristianizzazione morale ed etica. Fra gli esponenti più importanti di questo contrasto e fra i fautori di una seppur momentanea fusione dei due aspetti vi sono Dante, da affiancarsi all'autore per eccellenza del trecento che lo seguirà, il Petrarca, che esprimerà la drammatica impossibilità di raggiungere un equilibrio. 

Confronto tra il volo folle di Ulisse e il viaggio di Dante

Facendo raccontare la sua avventura ad Ulisse, Dante crea in lui una sorta di doppio. Entrambi, in effetti vanno verso il Purgatorio, che però raggiungono attraverso cammini opposti: se il poeta fiorentino vi giunge mediante una ascensione etico - spirituale, l'eroe greco si affida ad un desiderio insaziabile di conoscenza, che non è elevazione etica ma accumulo di conoscenze. Inoltre al cammino ascendente di Dante si oppone il cammino in "orizzontale" di Ulisse, che procede ignorando volutamente gli dei, tanto quelli pagani (come si capisce dall'attraversamento delle colonne d'Ercole e dal furto della statua di Atena) tanto quello cristiano che non conosce. C'è quindi una netta opposizione fra la concezione del mondo spirituale legata a Dante e quella pratica legate ad un avventuriero quale è Ulisse.





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