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LUOGO - Antipurgatorio. ESPIANTI

dante



LUOGO

Antipurgatorio.

ESPIANTI

Anime negligenti che si pentirono all'ultimo momento della loro vita

CUSTODE

Catone l'Uticense

FIGURE E PERSONAGGI

Benincasa da Latrina, Guccio dei Tarlati, Federico Novello, Gano figlio di Marzocco, Orso degli Alberti, Pierre de la Brosse, Bordello da Goito

PENA

Debbono attendere nell'antipurgatorio tanto tempo quanto vissero prima di essere ammesse all'espiazione nella montagna del purgatorio

CONTRAPPASSO

Attesero l'ultimo minuto per pentirsi ora debbono attendere per espiare le loro colpe

SINTESI



Una schiera di anime di morti violentemente circonda Dante per chiedere suffragi; molti di loro vengono riconosciute da Dante. La richiesta di preghiere da parte della anime, perché possa essere abbreviata la loro espiazione, provoca un dubbio in Dante, che ricorda l'affermazione di Virgilio, fatta nell'Eneide, 333g69d circa l'inutilità della preghiera perché possa essere mutato un decreto divino. Virgilio spiega che la sua affermazione riguardava le preghiere disgiunte da Dio, che sono prive di valore; giusta è invece la speranza delle anime del purgatorio, perché la preghiera rivolta a Dio con vera carità muove a misericordia la volontà celeste.

Virgilio, incerto sulla via da seguire, si rivolge ad un'anima, isolata dalle altre perché gli indichi la via migliore per salire. L'anima, invece di rispondere alla domanda di Virgilio, chiede notizie sulla vita e sulla patria dei due pellegrini e, appena sente pronunciare da Virgilio la parola "Mantova", si lancia verso di lui per abbracciarlo, poi dice di essere Bordello, anch'egli cittadino mantovano.

Di fronte a questa manifestazione di amore patrio, Dante si abbandona ad un'invettiva violenta contro l'Italia, "nave senza nocchiero in gran tempesta", i cui cittadini, dimentichi di ogni virtù e di ogni concordia, si combattono tra di loro come nemici. A nulla è servita l'opera giuridica di Giustiniano, perché a nulla servono le leggi se nessuno poi le fa rispettare. Il disinteresse dell'imperatore per l'Italia, "giardino dell'impero" e l'intromissione della Chiesa in campo politico sono la causa della decadenza e del disordine che tormentano l'Italia. L'invettiva si conclude con un'ironica digressione riguardante la città di Firenze, città ricca, in pace e piena di senno, tanto che Sparta e Atene, che fondarono il diritto, fecero ben poca cosa di fronte ad essa, che fa provvedimenti così sottili che ciò che è stabilito ad ottobre non giunge a metà novembre.

CAP11

LUOGO

Prima cornice del purgatorio

ESPIANTI

Superbi

CUSTODE

Un angelo

FIGURE E PERSONAGGI

Omberto Aldobrandeschi, Oderisi da Gubbio, Provenzan Salvani

PENA

Camminano lentamente sotto il peso di massi che li opprimono; debbono meditare su esempi di superbia punita e su esempi di umiltà.

CONTRAPPASSO

Sulla terra furono superbi e guardarono gli altri dall'alto in basso, ora sono costretti a camminare curvi e col capo chino sotto il peso di enormi massi.

SINTESI

Le anime dei superbi recitano la preghiera del "Padre nostro", invocando l'aiuto di Dio per loro e per i vivi che sono rimasti sulla terra.

Virgilio chiede quale strada sia più agevole per raggiungere la scala che porta alla seconda cornice; a lui risponde l'anima di Omberto Aldobrandeschi che ricorda la superbia sua e di tutto il suo casato. Un'altra anima, quella del miniaturista Oderisi da Gubbio, girandosi a fatica sotto il masso che lo opprime, riconosce Dante, a cui ricorda l'eccellenza della sua arte, affrettandosi a dire però che essa è stata superata da quella di Franco Bolognese. Da vivo non lo avrebbe mai ammesso, perché fu desideroso di primeggiare, ed ora è punito proprio per quella superbia. Oderisi poi riconosce che la gloria che viene dalle opere umane è vana e dura poco: così nella pittura Giotto ha superato Cimabue, e nella poesia Guido Cavalcanti ha oscurato la fama di Guido Guizzinelli, e forse è nato un nuovo poeta che li supererà entrambi.

Un altro esempio della brevità della gloria terrena, dice Oderisi, è offerto dalla vicenda di Provenzan Salvani, una volta signore di Siena ed ora del tutto dimenticato. Allo stupore di Dante, nel sentire che Provenzan Salvani si trova nel purgatorio, Oderisi spiega che meritò il perdono con un atto di umiltà: soffrì infatti l'umiliazione di chiedere l'elemosina per pagare il riscatto di un amico, prigioniero di Carlo d'Angiò. Lo stesso Dante, conclude Oderisi, non passerà molto tempo, che proverà a causa dei suoi concittadini, l'umiliazione di dover chiedere l'aiuto altrui.

CAP16

LUOGO

Terza cornice del purgatorio

ESPIANTI

Iracondi

CUSTODE

Angelo della pace

FIGURE E PERSONAGGI

Marco Lombardo

PENA

Camminano entro un fumo denso e pungente che li avvolge, rendendoli ciechi; meditano su esempi di mansuetudine e di ira punita.

CONTRAPPASSO

In vita si lasciarono accecare dal sentimento dell'ira, abbandonandosi alla violenza e alla discordia, ora sono accecati da un denso, fastidioso fumo. Cantando l'"Agnus Dei", chiedendo pace e misericordia.

SINTESI

Dante, impedito nella vista dal denso fumo della terza cornice, cammina accanto a Virgilio e procede come un cieco che segue la sua guida.

Le anime intanto, in piena concordia, intonano l'inno dell'"Agnus Dei" (Agnello di Dio): sono gli iracondi che espiano la loro colpa. Un'anima, accortasi che Dante è ancora vivo, gli chiede chi sia. Dante risponde all'anima, parlandole del suo viaggio, poi le chiede, a sua volta, chi sia e se quella è la via giusta per salire oltre. L'anima risponde dicendo di essere Marco Lombardo, di aver amato, mentre era in vita, la virtù che ora è da tutti trascurata, che quella è la via giusta per arrivare alla cornice successiva; poi invita Dante a pregare per lui quando sarà in cielo. Dante, dopo aver promesso a Marco di esaudirlo, gli chiede se il male che dilaga sulla terra è dovuto a influssi malefici dei cieli o a irresponsabile comportamento degli uomini. Marco spiega che i cieli muovono negli uomini gli istinti; ma nulla possono contro la ragione e il libero arbitrio di cui il creatore ha dotato l'uomo. La causa di tutti i mali quindi è da ricercare nell'uomo e non negli influssi degli astri: gli uomini soggiacciono solo a Dio che crea l'anima razionale sulla quale i cieli non possono avere potere. L'anima esce dalle mani di Dio semplice come una fanciulla e viene attratta solo da ciò che le dà gioia ed è portata a seguire i beni terreni se non è frenata dall'imperatore, che Dio le ha dato come guida, e dalle leggi che l'imperatore ha il compito di fare osservare. Ma gli interessi temporali del papa hanno creato una confusione di poteri che è alla base dell'attuale degenerazione, che è particolarmente avvertibile nella Lombardia, una volta ricca di virtù militari e civili, ora covo di vizi. Solo tre vecchi, Corrado da Palazzo, Gherardo da Camino e Guido da Castello, sono rimasti a rappresentare il buon tempo antico, a rimprovero del mondo presente, e non vedono l'ora che Dio li chiami a miglior vita.




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