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CANTO II

dante



CANTO II


Le anime che si resero conto, vedendomi respirare, che ero ancora vivo, impallidirono dalla meraviglia. E come un messaggero che porta un rametto d'ulivo attira intorno a sé la gente per raccontar loro le buone notizie, e nessuno evita la calca, così quelle anime, certe di salire in cielo (fortunate), iniziarono a fissare il mio viso, quasi dimenticando il compito di an 616i89g darsi a purificare.

Io vidi una di loro farsi avanti per abbracciarmi, con un movimento così affettuoso, che mi spinse a fare altrettanto. Oh ombre prive di consistenza tranne che nell'aspetto! Tre volte tentai di cingerla con le braccia, ma altrettante volte le mie mani ritornarono al mio petto.Credo che la mia meraviglia mutò l'espressione del mio volto, perché l'ombra sorrise e si allontanò da me e io, seguendola,, mi spinsi oltre di lei, nell'atto impulsivo di stringerla. Dolcemente mi disse di fermarmi: al suono della sua voce, allora, riconobbi chi era e la pregai di restare un poco per parlare con me. Mi rispose: "Come io, anima, ti amai quando ero nel corpo mortale in vita, così ti amo ora che ne sono sciolta: perciò mi arresto (in questa sosta nel cammino verso la purificazione); ma tu perché sei qui?"




"Mio caro Casella, faccio questo viaggio per tornare un'altra volta, dopo la morte, qui dove sono ora" dissi io; "ma tu come mai giungi solo ora nel Purgatorio?"

Ed egli a me: "Non mi è stato fatto nessun torto se l'angelo nocchiero, che prende le anime alla foce del Tevere, mi ha negato più volte il passaggio sulla sua imbarcazione, poiché la sua volontà è riflesso di quella divina: tuttavia da tre mesi l'angelo ha preso tutti quelli che lo hanno voluto. E io che allora, per ultimo, ero rimasto in attesa alla foce del Tevere, dove la sua acqua si mescola con quella salata del mar Tirreno, fui raccolto da lui. Ora quello stesso angelo è tornato alla foce del Tevere, dove si raccolgono tutte quelle anime che non scendono verso l'Acheronte (che non vanno all'Inferno)" 


Ed io: "Se non vi è nessuna legge qui (nuova naturalmente per Casella) che ti impedisca di cantare o di ricordare il tuo canto, che era solito placare tutti i miei desideri, sia di tuo gradimento  il consolare allo stesso modo ora la mia anima che insieme al mio corpo è venuta qui e che è profondamente agitata!"

"Amor che ne la mente mi ragiona", cominciò egli ad intonare così soavemente che la dolcezza della sua melodia ancora oggi mi stordisce. Il mio maestro, io e le altre anime che erano con lui eravamo così presi che sembrava che nessuno potesse pensare ad altro. Eravamo tutti attenti alle sue note quando giunse Catone gridando: "Cosa state facendo spiriti pigri? Quale negligenza, quale modo di comportarsi è questo? Correte al monte del Purgatorio a togliervi la scoria di peccati che vi impediscono di vedere Dio."

Come i colombi quando stanno alla pastura, beccando granelli di biada o di loglio, quieti, senza quella baldanza che spesso li distingue nel loro procedere impettiti, lasciano subito il cibo perché sono assaliti da una maggiore preoccupazione (la paura), allo stesso modo io vidi quella compagnia appena arrivata abbandonare l'ascolto del canto e andare verso l'erta del monte, come un uomo che vaga senza sapere dove andrà a finire.La nostra partenza non fu meno rapida e frettolosa.   






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